LANGRES (Andematunum Lingonum)
Città della Gallia celtica (Alta Marna) tra la Sequana e l'Arar, capitale della civitas Lingonum (Ptol., ii, 9, 19; Ir. Ant.; Tab. Peutin.; Not. Gall.; C. I. L., xiii, 2, p. 107); posta su di un luogo naturalmente munito (plateau de L.) era attraversata dalle vie che conducevano a Tullo, Cambate, Genava.
All'inizio del XIX sec. esisteva ancora una parte della cinta romana costruita con grosse pietre e frammenti riadoperati: dalle mura infatti provengono le numerose serie di sculture, rilievi e iscrizioni raccolte nel locale museo. Ancora visibile è un arco a due fornici, inglobato nelle mura e situato tra la porta del Mercato e quella di St. Didier. Nel 1838 era ancora completo sulla facciata esterna, mentre l'attico era già scomparso. Era decorato da cinque pilastri corinzî, due a ciascuna estremità e uno tra le due arcate; mancano le forti membrature della architettura gallo-romana ed anche il fregio, in gran parte restaurato, che rappresentava scudi e armi sovrapposte, è a rilievo basso. Non è sicura la relazione dell'arco con un bronzo di Marco Aurelio trovato presso le sue fondamenta: anzi la datazione intorno alla seconda metà del II sec. (A. Blanchet) è stata definitivamente abbandonata, ed ora l'arco viene considerato di epoca flavia. La medesima datazione si attribuisce all'altro arco, esistente più a N, ora distrutto e conservato solo in disegni, dello stesso stile di quello sopra descritto, ma di dimensioni maggiori. La fattura accurata rende probabile l'ipotesi che si trattasse di archi di trionfo, inglobati poi nelle mura, costruite nel 300 circa d. C.
Interessante come fonte per i monumenti sepolcrali del III sec. d. C. è il testamento di un certo Lingonio (C. I. L., xiii, 5708), trovato a L., di età severiana, dove è richiesto un monumento sepolcrale fornito di un'esedra con statue, di fronte all'ara contenente le ossa, il tutto compreso in un recinto marmoreo con una fontana e un giardino mantenuto da tre giardinieri. Questa descrizione sembra avvicinarsi al tipo di monumenti sepolcrali absidati, imitanti i ninfei, frequente nel III secolo e che restò in uso anche nella tarda antichità, dando luogo ad un tipo di martyrium.
Bibl.: J. F. Luquet, Antiquités de Langres, Langres 1838; E. Espérandieu, Bas-reliefs de la Gaule romaine, IV, Parigi 1911, pp. 266-269, con tutta la bil. precedente, nn. 3219-3368; A. Blanchet, Inventaire des mosaïques de la Gaule, II, Parigi 1909, 1571-1579; A. Blanchet, Les enceintes romaines de la Gaule, Parigi 197, pp. 20-24; J. J. Hatt, La tombe Gallo-romaine, Parigi 1951, p. 172; G. A. Mansuelli, El arco honorífico en el desarollo de la Arquitectura romana, in Archivo Español de Arqueología, 1954, p. 129; L. Crema, in Enciclopedia Classica, XII, i, 1959, pp. 303 e 331.