LANDONE
Terzo di questo nome, figlio di Landonolfo gastaldo di Teano e nipote di Landolfo (il Vecchio) che aveva retto Capua dall'815 all'843, nacque probabilmente poco prima della metà del secolo IX; è ignoto il nome della madre. L. apparteneva alla terza generazione della famiglia, che dominò Capua nell'Alto Medioevo.
Il moltiplicarsi del numero dei rami collaterali della dinastia capuana creò una situazione favorevole allo scoppio di dissidi e conflitti interni, che misero in pericolo l'autonomia della stessa contea; nell'879, alla morte di Landolfo, vescovo e conte di Capua, i nipoti di questo, tra i quali L., decisero di spartirsi il comitato. L. ottenne il controllo di Calino e Caiazzo; suo figlio Landolfo, ancora adolescente, ebbe la carica di vescovo di Capua. Il patto tra i cugini durò pochi mesi; nel maggio dell'879 il nuovo conte di Capua, Pandonolfo, prese infatti Caiazzo a Landone. Pandonolfo, che evidentemente voleva assumere il pieno controllo della contea capuana, oppose inoltre al figlio di L., designato ad assumere la carica di vescovo, suo fratello Landonolfo, in quel periodo ancora laico. Papa Giovanni VIII, che probabilmente sperava di ottenere l'aiuto del conte nella lotta contro i musulmani, accettò di consacrare il fratello di Pandonolfo, determinando così uno scisma nella Chiesa capuana. Nell'autunno dell'879 il pontefice cercò di porre fine al dissidio recandosi a Capua, dove assegnò il titolo di vescovo a Landonolfo, mentre il giovane Landolfo fu nominato vescovo della vecchia Capua (attuale Santa Maria Capuavetere). Questa soluzione non riportò la pace: L., i suoi fratelli e i cugini Landone (II) e Landolfo risposero all'attacco del conte di Capua alleandosi tra loro. Gli scontri durarono circa tre anni e il conflitto fu aggravato dall'intervento di forze esterne: la fazione di L. chiese aiuto al principe di Salerno Guaiferio, che sperava di rientrare in possesso di Capua, mentre Pandonolfo sollecitò l'intervento del principe di Benevento Gaideris e del baiulo bizantino Gregorio, che avevano lo stesso obiettivo del signore di Salerno. Successivamente anche il vescovo-duca di Napoli Atanasio (II) si schierò con Pandonolfo e approfittò della lotta per estendere il suo dominio in Liburia. Il dissidio terminò alla fine dell'882 quando, su proposta di Atanasio, che aveva deciso di porre fine alla sua alleanza con Pandonolfo, i cugini si incontrarono a Capua per stipulare un trattato di pace. Le reali intenzioni degli avversari di Pandonolfo erano però diverse: appena L. e i suoi alleati entrarono in città, catturarono il loro parente e lo inviarono in esilio a Napoli insieme con suo fratello, il vescovo Landonolfo. Nuovo conte di Capua diventò Landone. Suo figlio Landolfo tornò nella legittima sede della Chiesa di Capua, che in tale maniera fu nuovamente riunificata.
La scomparsa dalla scena politica di Pandonolfo non rappresentò il ritorno della pace nel territorio capuano; L. dovette infatti fronteggiare le mire espansionistiche del vescovo-duca di Napoli, che in un primo momento cercò di attirare dalla sua parte Landone (II) - cacciato da Capua dai suoi zii, dopo essere stato conte soltanto per sei mesi nell'861 -, sfruttando il suo desiderio di rivalsa. Il piano di Atanasio tuttavia fallì, perché Landone non agì mai contro i propri parenti, malgrado avesse suggellato l'alleanza con il signore di Napoli sposandone una nipote. Il vescovo-duca partenopeo provò in varie occasioni a conquistare Capua con la forza e alla fine, pur essendo riusciti a neutralizzare sempre questi tentativi, L. e i suoi consorti preferirono sottomettersi al duca di Spoleto Guido in modo da godere della protezione di quest'ultimo.
Atanasio non fu l'unico avversario che L. dovette affrontare. Sfruttando l'appoggio del gastaldo dei Marsi, suo fratello Atenolfo cercò infatti di privarlo del titolo di conte, senza però riuscirvi, grazie alla ferma reazione dei Capuani, che si schierarono con Landone. Atenolfo non desistette dal suo progetto e si schierò con il vescovo partenopeo.
Descrivendo questi eventi, il cronista Erchemperto riporta un particolare relativo al carattere di L.: il conte di Capua sarebbe stato spesso vittima di pigrizia e indolenza e per questo non avrebbe mai preso provvedimenti contro il fratello, che tramava con il suo peggiore avversario (capp. 62 s.).
Il governo di L. durò due anni e dieci mesi, ed ebbe termine forse a causa di una malattia. Nell'estate dell'885 gli successe suo fratello Landonolfo.
Il nome della moglie di L. non è noto: doveva comunque trattarsi della sorella del principe di Benevento Gaideris, dato che Erchemperto indica L. come cognato di quest'ultimo (cap. 42).
Fonti e Bibl.: Erchempertus, Historia Langobardorum Beneventanorum, a cura di G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarumsaec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 250, 254-256, 258 s.; N. Cilento, La cronaca della dinastia di Capua, in Id., Italia meridionale longobarda, Milano-Napoli 1971, pp. 301-303, 322, 325; Id., Le origini della signoria di Capua nella Longobardia minore, Roma 1966, pp. 117, 131, 136; G. Cassandro, Il Ducato bizantino, in Storia di Napoli, II, 1, Napoli 1969, pp. 111, 114; I. Di Resta, Il Principato di Capua, in Storia del Mezzogiorno, a cura di G. Galasso - R. Romeo, II, 1, Il Medioevo, Napoli 1988, pp. 167 s.; H. Taviani-Carozzi, La Principauté lombarde de Salerne (IXe-XIe siècle). Pouvoir et société en Italie lombarde méridionale, Roma 1991, pp. 55, 397, 405, 408; S. Palmieri, Duchi, principi e vescovi nella Longobardia meridionale, in Longobardia e Longobardi nell'Italia meridionale. Le istituzioni ecclesiastiche. Atti del II Convegno internazionale di studi, Benevento… 1992, a cura di G. Andenna - G. Picasso, Milano 1996, p. 88.