LANDOLFO (Landolfo il Vecchio)
Non è nota la data di nascita di L., avvenuta probabilmente intorno all'ultimo decennio dell'VIII secolo. Nessuna informazione è pervenuta sui suoi genitori né sulla maniera in cui egli acquisì il titolo di gastaldo di Capua, una delle più importanti circoscrizioni del Principato di Benevento. In base al particolare che nella Cronaca della dinastia di Capua si riferisce che L. governò per 25 anni e quattro mesi sulla vecchia Capua (la Capua romana, attuale Santa Maria Capua Vetere), la cui distruzione a opera dei musulmani è fatta risalire all'841, si ritiene che questa carica gli sia stata assegnata nell'815 (cfr. Cilento, 1966, p. 82). A tale proposito occorre tuttavia sottolineare che ci si muove nel campo delle ipotesi e che i dati cronologici vanno usati con cautela: altri infatti sostengono che la distruzione dell'antica Capua ebbe luogo nell'848.
Secondo i riferimenti proposti da Cilento, L. ricoprì l'importante incarico di gastaldo sotto i principi di Benevento Grimoaldo (II), Sicone e Sicardo, il governo dei quali si caratterizzò per gli scontri tra le varie fazioni aristocratiche, rimasti probabilmente sopiti nel periodo precedente, per la lunga lotta dei Longobardi contro i tentativi espansionistici dei Franchi. La gravità dei dissidi fu tale che sia Grimoaldo (II), sia Sicardo furono assassinati. Non si sa se L. partecipò a questi scontri, ma un aneddoto riferito da un anonimo cronista salernitano, che scrisse verso la fine degli anni Settanta del sec. X, sembra alludere a una certa tensione tra L. e il principe Sicone, salito al potere in seguito all'eliminazione, nell'817, di Grimoaldo (II).
Il racconto, caratterizzato da varie imprecisioni, riferisce che, dopo aver costruito un nuovo centro abitato sul colle Triflisco, L. chiese a Sicone di recarsi a Capua. Il principe accettò e, invitato a dare un nome alla nuova sede, propose Sicopoli. Un uomo al seguito del principe osservò che invece la si sarebbe dovuta chiamare Ribellopoli. Alla reazione sdegnata del principe, fu spiegato che i Capuani non sarebbero mai stati buoni sudditi, a meno che con loro non fossero stati stabiliti rapporti di parentela. Sicone allora decise di accogliere questo consiglio e si imparentò con alcune famiglie capuane (Chronicon Salernitanum, cap. 58). Le fonti non permettono però di sapere esattamente attraverso quali matrimoni questi legami fossero stabiliti. L'unica notizia a tale proposito è presente ancora nel Chronicon Salernitanum (cap. 80), dove si riferisce che un certo Adelchi, figlio di Rofrit, era cognato di Landolfo. Recentemente si è sostenuto che Rofrit debba essere identificato con il figlio di Dauferio il Profeta, consigliere del principe di Benevento Sicardo (Taviani-Carozzi, p. 398). Se tale ipotesi è corretta, L. era riuscito a imparentarsi con una delle più importanti famiglie del Principato di Benevento.
Alla morte di Sicardo, nell'839, alcuni beneventani, in disaccordo con il nuovo principe, il tesoriere Radelchi, decisero di liberare Siconolfo, fratello di Sicardo e da questo imprigionato, di nominarlo principe e di insediarsi con lui a Salerno. Tale evento portò alla guerra tra Radelchi e Siconolfo, al fianco del quale si schierarono tutti coloro che volevano l'indipendenza dal principe di Benevento. Tra questi figurava anche L., il quale, dopo aver cercato di aiutare suo cognato Adelchi a impossessarsi del titolo di principe, decise di assumere il pieno controllo di Capua, attaccando la famiglia dei Sadutti, probabili sostenitori di Radelchi. Secondo l'anonimo autore della seconda parte dei Chronica S. Benedicti Casinensis (cap. 5, p. 471), l'iniziativa di liberare Siconolfo e di proclamarlo principe sarebbe da attribuire al gastaldo di Capua che, timoroso per le malefatte compiute, avrebbe deciso di agire in tale maniera per paura di Radelchi. L'odierna storiografia però attribuisce tale narrazione all'avversione nutrita dalla comunità cassinese per i Capuani e ritiene che L. si fosse schierato con Siconolfo dopo che questi si era insediato a Salerno e L. aveva probabilmente partecipato alle campagne del principe Sicardo contro i Napoletani. Lo stato di belligeranza con i Partenopei era continuato anche dopo la morte di Sicardo ma, a causa del suo impegno nel conflitto tra Radelchi e Siconolfo, L. preferì stabilire subito un trattato di pace con il Ducato di Napoli.
L. - descritto dal cronista Erchemperto come uomo molto bellicoso - e i suoi figli fornirono un prezioso aiuto al principe di Salerno. Grazie a loro questi infatti riuscì a porre sotto il proprio dominio gran parte della Puglia e della Calabria. Se è corretta la data dell'841 per la devastazione dell'antica Capua da parte dei mercenari musulmani assoldati da Radelchi, L. dovette anche sperimentare in prima persona gli effetti nefasti provocati dalla guerra civile tra i Longobardi dell'Italia meridionale. Proprio a quella distruzione è attribuita la sua decisione di trasferire la sede della contea nel centro fondato sul Triflisco.
Le fonti non possono confermarlo, ma è probabile che, dopo lo scoppio del conflitto, L. avesse deciso di assumere il titolo di conte per sottolineare la propria indipendenza dal principe di Benevento. L. ebbe fama di desiderare a tal punto di essere autonomo da qualsiasi potere, da avere indotto la creazione di un aneddoto, narrato da Erchemperto, secondo il quale, poco prima di morire, avrebbe riferito ai figli che essi avrebbero sempre avuto dei vantaggi se avessero agito perché tra Benevento e Salerno ci fosse la guerra. Tale suggerimento fu poi da essi trasmesso ai loro eredi (Erchempertus, cap. 22).
La Cronaca della dinastia di Capua afferma che L. governò nella nuova città costruita sul Triflisco per un anno e otto mesi; su questo Cilento (1966, p. 82) ipotizza la morte di L. all'843.
L. - il quale, nonostante l'oscurità che avvolge le sue origini, è ritenuto il fondatore della dinastia che resse per lungo tempo il potere a Capua - ebbe quattro figli: Landone (I), che succedette al padre nel governo di Capua; Pandone, il quale ebbe la carica di marepaphis presso la corte del principe di Salerno; Landonolfo, a cui fu assegnata la città di Teano; Landolfo, avviato alla carriera ecclesiastica e in seguito vescovo e conte di Capua.
Fonti e Bibl.: Erchempertus, Historia Langobardorum Beneventanorum, a cura di G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 240, 242 s.; Chronica S. Benedicti Casinensis, a cura di G. Waitz, ibid., pp. 471 s., 474; Il "Chronicon Vulturnense" del monaco Giovanni, I, a cura di V. Federici, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], LVIII, Roma 1925, pp. 288, 315; Chronicon Salernitanum. A critical edition…, a cura di U. Westerbergh, Stockholm 1956, ad ind.; La cronaca della dinastia di Capua, a cura di N. Cilento, in Id., Italia meridionale longobarda, Milano-Napoli 1971, pp. 298, 311 s.; M. Schipa, IlMezzogiorno d'Italia anteriormente alla monarchia. Ducato di Napoli e Principato di Salerno, Bari 1923, pp. 47, 60, 62-64, 74; Beneventan ninth century poetry, a cura di U. Westerbergh, Stockholm 1957, p. 37; N. Cilento, Le origini della signoria di Capua nella Longobardia minore, Roma 1966, pp. 32, 69, 71, 82-90, 155; G. Musca, L'emirato di Bari, 847-871, Bari 1967, p. 55; M. Schipa, Storia del Principato longobardo di Salerno, in F. Hirsch - M. Schipa, La Longobardia meridionale (570-1077). Il Ducato di Benevento, il Principato di Salerno, a cura di N. Acocella, Roma 1968, pp. 98, 101 s., 104, 106 s.; G. Cassandro, Il Ducato bizantino, in Storia di Napoli, II, 1, Napoli 1969, p. 82; N. Cilento, I cronisti della Longobardia minore, in Id., Italia meridionale longobarda, cit., p. 87; P. Delogu, Mito di una città meridionale. Salerno (secoli VIII-XI), Napoli 1977, pp. 85, 104; I. Di Resta, Capua medievale. La città dal IX al XIII secolo e l'architettura dell'età longobarda, Napoli 1983, p. 47; V. von Falkenhausen, I Longobardi meridionali, in Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, in Storia d'Italia (UTET), III, Torino 1983, pp. 263-265, 267; C. Wickham, L'Italia nel primo Medioevo. Potere centrale e società locale (400-1000), Milano 1983, pp. 206 s.; P. Delogu, Il Principato di Salerno. La prima dinastia, in Storia del Mezzogiorno, a cura di G. Galasso - R. Romeo, II, 1, Il Medioevo, Napoli 1988, pp. 242 s., 247; I. Di Resta, Il Principato di Capua, ibid., pp. 160 s.; S. Gasparri, Il Ducato e il Principato di Benevento, ibid., p. 116; B. Kreutz, Before the Normans. Southern Italy in the ninth and tenth centuries, Philadelphia 1991, pp. 69 s., 125, 147; H. Taviani-Carozzi, La Principauté lombarde de Salerne (IXe-XIe siècle). Pouvoir et société en Italie lombarde méridionale, Rome 1991, ad ind.; B. Figliuolo, Longobardi e Normanni, in Storia e civiltà della Campania. Il Medioevo, a cura di G. Pugliese Carratelli, Napoli 1992, p. 44; O. Capitani, Storia dell'Italia medievale, Roma-Bari 1994, p. 137; S. Palmieri, Duchi, principi e vescovi nella Longobardia meridionale, in Longobardia e Longobardi nell'Italia meridionale. Le istituzioni ecclesiastiche. Atti del II Convegno internazionale, Benevento… 1992, a cura di G. Andenna - G. Picasso, Milano 1996, pp. 84-87, 98; P. Cammarosano, Nobili e re. L'Italia politica dell'Alto Medioevo, Roma-Bari 1998, p. 171; N. Cilento, Il Principato di Capua e il Ducato di Gaeta (secoli IX-XII), in Id., Pluralismo ed unità del Medioevo cassinese (secoli IX-XII), a cura di F. Avagliano, Montecassino 1998, p. 147; P. Cammarosano, Storia dell'Italia medievale. Dal VI all'XI secolo, Roma-Bari 2001, pp. 207, 224; W. Pohl, Werkstätte der Erinnerung. Montecassino und die Gestaltgung der langobardischen Vergangenheit, Wien-München 2001, pp. 84, 104 s., 116, 165.