MARAMALDO (Maramauro), Landolfo
Nacque da Guglielmo di Landolfo probabilmente tra il 1350 e il 1355 in una famiglia napoletana di antica nobiltà del sedile di Nido.
Il padre fu cavaliere al servizio del re e letterato. Fratelli, quasi certamente minori, del M. furono Carlo e Feulo. Già nel XIII secolo il nome della famiglia è attestato in due forme, testimoniate anche per il M. che sottoscrisse "Landulfus Maramaurus" una lettera del 1379-81, forse autografa (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga; citata con errori da Monfrin, p. 256). La forma Maramaldo appare prevalente dalla fine del XIV secolo avendo sostituito gradualmente l'altra che poteva essere percepita come dialettale.
Il M., indicato come "Randalfelus de Neapoli", rettore degli studenti citramontani alla facoltà di diritto dell'Università di Bologna, l'11 ott. 1378 divenne dottore in diritto civile, presentato da Bartolomeo da Saliceto. Ben presto fu nominato arcidiacono di Bologna, al quale competeva anche l'ufficio di cancelliere dell'Università. Al più tardi dall'ottobre 1379 il M. ("Randulfellus Maramurus de Neapoli") trattò il Volumen legum nella lezione per i principianti che proseguì nei successivi due anni accademici.
Lasciò Bologna prima di maggio 1381 (e non nel 1378) quando Urbano VI, anch'egli napoletano, gli assegnò l'arcidiocesi di Bari che era stata sua prima di divenire papa. Il M. non cercò di accelerare la consacrazione episcopale e del resto è incerto se egli abbia mai ricevuto l'ordinazione sacerdotale. È probabile che fosse in Curia quando il 21 dic. 1381 il papa lo creò, ancora "electus Barensis", cardinale diacono di S. Nicola in Carcere. Conservò l'amministrazione della diocesi e da allora fu detto "cardinalis Barensis".
Il 18 apr. 1384 partì da Napoli come legato papale con il re Carlo III d'Angiò Durazzo in lotta con Luigi I d'Angiò. Poiché Luigi - schierato con il papa di obbedienza avignonese Clemente VII - era considerato eretico, l'impresa fu dichiarata una crociata. Nel giugno, però, ci fu una rottura tra Urbano e Carlo: il papa sospettò di essere vittima di una congiura da parte dei cardinali e nel gennaio 1385 ne fece imprigionare e torturare sei e in dicembre perfino uccidere cinque. Sembra che il M. sia rimasto presso il re e che il papa lo abbia richiamato invano; comunque il M. fu destituito e, in aperta ribellione, nell'estate 1385, con altri quattro cardinali, incitò da Napoli i Romani a deporre Urbano (Baluze).
Dopodiché si perdono le sue tracce sino a quando papa Bonifacio IX, anche egli napoletano, lo riabilitò il 18 dic. 1389, poco dopo la sua elezione. All'inizio di febbraio 1390 il M. ricomparve presso la Curia romana. Nell'autunno 1391 fu nella commissione di tre cardinali per la canonizzazione di Brigitta di Svezia.
Nell'ottobre 1392 si recò con il papa a Perugia. Nella primavera successiva fu a Gaeta, allora residenza del re di Napoli Ladislao d'Angiò Durazzo; nel luglio Bonifacio lo inviò come legato nel Nord delle Marche e il M. fu mediatore nel conflitto tra Antonio di Montefeltro e i fratelli Malatesta. Nel maggio 1397 fu nuovamente legato presso Ladislao, per sostenerlo nella cacciata dal Regno del suo antagonista Luigi II d'Angiò.
Ebbe rapporti con il mondo letterario e fu celebrato come "Mecenas alter" da Giovanni Quatrario di Sulmona che gli dedicò due elegie; ebbe rapporti epistolari con Pellegrino Zambeccari; della sua cerchia fecero parte lo scriptor pontificio Dietrich von Nieheim, suo cappellano dal 1390 circa, Francesco Pizolpassi, suo segretario verso il 1400, e Poggio Bracciolini che iniziò la sua carriera presso la Curia al servizio del M. nell'ottobre 1403.
Come la maggioranza dei cardinali, utilizzò la vicinanza con il papa per accumulare prebende. Le concessioni sono note in modo lacunoso: un arcidiaconato a Eger (Ungheria), una prepositura dell'Ordine dei fratelli della S. Croce a Budapest, la chiesa fiorentina di S. Iacopo tra i Fossi, canonicati a Liegi e Verden, una prepositura a Brema e un'altra a Hildesheim; una volta accettò persino un ospedale dei poveri a Barmen. A essi si aggiunsero, concessi in commendam, il monastero basiliano dei Ss. Pietro e Paolo a Itala presso Messina; le abbazie di Blasimont presso Bazas, di St-Vincent a Metze di S. Vincenzo al Volturno (benedettine); di S. Maria a San Nicola di Tremiti (cisterciense); di S. Paolo a Ripa d'Arno a Pisa (vallombrosana), che da sola dava un'entrata annua stimata in 1200 fiorini.
Dal 12 al 17 ott. 1404 partecipò al conclave che elesse Cosma Migliorati, come Innocenzo VII, il quale, con istruzioni e mandati del 26 e 27 dic. 1404, creò il M. vicario generale in temporalibus a Perugia e nelle zone confinanti dello Stato della Chiesa, e lo nominò anche cardinal legato. L'8 genn. 1405 il M. lasciò Roma e l'11 era a Perugia.
Perugia nel 1400 si era sottomessa al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, ma nel 1403, dopo la sua morte, era tornata all'obbedienza di Bonifacio IX, che ritirò le sanzioni ecclesiastiche comminate e concluse con la città un patto, rinnovato da Innocenzo VII. Perugia era ancora nelle mani del fratello di Bonifacio, Giovannello Tomacelli. Compito del nuovo vicario generale era il consolidamento del diretto dominio pontificio. Il territorio assegnatogli comprendeva Perugia e Città di Castello con i relativi contadi, il Ducato di Spoleto e, più a sud, le cosiddette terrae specialis commissionis con Terni, Narni e Amelia - eccezionalmente senza Todi, Orvieto e Rieti - e la piccola terra Arnulphorum a nord di Terni. L'incarico gli fruttò 6000 fiorini annui sulle entrate locali. Esercitò anche la funzione di legato: la sua competenza si estendeva anche su Todi e Orvieto, Chiusi e Cortona. Il M. si preoccupò in prima persona di garantire l'ordine a Perugia e nel suo distretto, turbato soprattutto dagli attacchi dei cittadini banditi sin dal 1393, tra i quali molti nobili. Il 5 febbr. 1405 concluse con i Priori di Perugia un accordo che comportava il ritiro di ogni sanzione ecclesiastica e il riconoscimento degli statuti cittadini. Fu poi a Todi per riconquistare alla Chiesa Terni, Narni e Orte. Durante la sua assenza Bandello Bandelli, vescovo di Città di Castello, funse da suo vicario a Perugia. Il M. fu di ritorno a metà giugno 1405.
I Consigli cittadini di Perugia si riunivano ogni volta con il suo permesso e le loro decisioni avevano bisogno del suo assenso. Del M. è più volte attestata la mediazione pacificatrice: tra la cittadinanza di Perugia e i fuorusciti Trinci; tra le parti in lotta ad Assisi; tra Perugia e Bettona. Partecipò anche a un accordo con Firenze per il pagamento di un vecchio debito dei Perugini. Si occupò inoltre di alta politica: già da Roma aveva cercato di eliminare un malinteso diplomatico tra Ladislao di Napoli e la Repubblica di Firenze, ora riuscì ad assicurare anche ai Perugini la benevolenza del re. Nello svolgimento del suo incarico fu benvoluto: i rettori di Perugia lo indicarono come concivis et benefactor. Più volte furono inviati ambasciatori al papa per attestare l'ineccepibilità della sua condotta e il vantaggio della sua presenza per la tranquillità di Perugia e del contado. Il M. fu pure difeso da una calunniosa accusa di malgoverno presso la Curia.
Dopo la morte di Innocenzo VII, il 6 nov. 1406, il M. partì per Roma dove giunse il 13. Il conclave cominciò il 18, il 23 fu concluso un accordo per il superamento dello scisma, il 30 fu eletto Gregorio XII. Il 5 dicembre il nuovo papa confermò il M. vicario generale e legato pontificio ed egli l'8 ripartì da Roma. Il 1° giugno 1407 il papa restrinse l'estensione del suo vicariato generale a Perugia, Città di Castello e al Ducato di Spoleto. Il 25 agosto il M. fu con la Curia a Viterbo e con essa si recò ad Acquapendente da dove, il 2 settembre, tornò a Perugia.
Circa un anno dopo, il suo incarico ebbe bruscamente fine: Ladislao con sua politica espansionistica minacciava anche Perugia e per prevenire un suo attacco gli ambasciatori cittadini conclusero con lui a Roma nel giugno 1408 un patto di sottomissione. Già da maggio erano state intavolate trattative per una lega proposta dal re; le relative decisioni dei Consigli vennero prese, come d'abitudine, con il consenso del M.; ma non fu più chiamato a partecipare quando fu approvato l'accordo appena concluso. Il 16 il Consiglio cittadino, in sua assenza, lo creò verus et originarius civis Perusinus per i meriti acquisiti nello svolgimento delle sue mansioni. Il M., come si disse, in prima istanza era riparato ad Assisi. In un documento emesso il 5 agosto a Urbania (Castel Durante) presso Urbino egli portava soltanto il titolo di legato, ma per un'area più vasta: Ducato di Spoleto, Perugia, Gubbio, Urbino, Chiusi. In settembre era a Gubbio.
Nel frattempo la maggior parte dei cardinali aveva abbandonato Gregorio XII, reagendo così alla rottura delle trattative tra il papa di obbedienza romana e il suo avversario Benedetto XIII per sanare lo scisma. Dal maggio 1408 la maggioranza dei cardinali delle due parti prese l'iniziativa, si riunì in un unico Collegio e convocò per il 25 marzo 1409 un concilio a Pisa, per processare ambedue i papi.
Il M. aderì alla loro intesa, conclusa il 29 giugno, firmandola il 5 ottobre a Pisa. Da lì egli inviò una lettera di biasimo a B. Bandelli, suo vicario nella legazione perugina, che era appena stato creato cardinale da Gregorio XII. Il 5 novembre partì verso il Nord, come legato.
Nelle sue istruzioni (Girgensohn, 1995-96, pp. 365-382) era descritta la condotta dei due papi ed era definita la situazione giuridica che ne derivava: evidentemente si riteneva necessario giustificare la convocazione di un concilio generale da parte dei cardinali, nonostante che secondo la tradizione canonica questo diritto spettasse solo al papa. Il M. doveva cercare il sostegno soprattutto di Roberto, re dei Romani, degli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri (elettori ecclesiastici dell'Impero), degli altri principi tedeschi e, inoltre, dei re di Boemia, Ungheria e Polonia.
In un vivace resoconto (Deutsche Reichstagsakten, VI, pp. 349-355) il M. descrisse la sua accoglienza solenne a Trento, Bressanone, Innsbruck, Costanza e Basilea; più tardi gli si rimproverò di aver usurpato le prerogative che spettavano a un legato pontificio a latere. A Friburgo in Brisgovia riuscì ad avere dalla sua il duca d'Austria Federico IV d'Asburgo; a Strasburgo svolse poi opera di persuasione presso clero e popolo. L'8 genn. 1409 a Magonza presenziò a un consiglio dell'arcivescovo; a metà mese a Francoforte ottenne l'attenzione della Dieta dei principi tedeschi al piano dei cardinali pisani, ma non poté avere dalla sua re Roberto. In febbraio a Praga guadagnò alla causa re Venceslao di Boemia, promettendogli che il concilio lo avrebbe riconosciuto re dei Romani, nonostante la destituzione del 1400. A inizio marzo ebbe il sostegno dell'Università di Vienna.
Non fece in tempo a proseguire verso Est, come previsto. Nel viaggio di ritorno attraversò Carinzia e Friuli, toccò Ferrara e Bologna (28 marzo); giunse a Pisa poco dopo l'inizio del concilio e si fece registrare tra i partecipanti il 4 aprile.
Gregorio XII aveva intanto proceduto contro i suoi cardinali: il 14 dic. 1408 li citò davanti alla sua Curia per disobbedienza, blasfemia, spergiuro e altri delitti. Il M. ebbe tre mesi di tempo per recarsi alla presenza del papa, il quale il 16 marzo 1409 lo depose e lo scomunicò; il 21 maggio le sue insegne furono strappate dalla sua residenza a Roma, come quelle degli altri cardinali condannati.
Nell'aprile 1409 gli era stata affidata dai cardinali una nuova ambasceria: Ladislao di Napoli minacciava Siena e Firenze con le sue truppe e si temeva per il concilio, egli, "come suo più confidato del collegio d'Italia" (Rinaldo degli Albizzi), fu inviato presso il re, ma non riuscì a fermarlo.
Tornò in tempo per sottoscrivere il 5 giugno la sentenza di deposizione dei due papi concorrenti e partecipò al conclave che il 26 giugno elesse Alessandro V. Fu poi designato come legato in Germania e Boemia, ma rimase in Curia a Pisa. Lasciò la città con il nuovo papa in ottobre e nel gennaio 1410 giunse a Bologna. Dopo la morte di Alessandro V fu nel conclave che il 17 maggio elesse Giovanni XXIII, il quale voleva inviarlo come legato nella penisola iberica, per guadagnare alla sua obbedienza il re Giovanni II di Castiglia e i re d'Aragona e di Navarra. La nomina e gli ampi mandati (nell'insieme 44 documenti) sono datati 22 giugno 1410. Il giurista M. formulò allora una lista di 34 eccezioni, argomenti basati sul diritto canonico che potevano essere utilizzati da Benedetto XIII contro la condotta dei cardinali, l'andamento del concilio e la sentenza di destituzione; papa Giovanni avrebbe dovuto far confutare tali eccezioni dagli esperti in questa materia (Martène - Durand, 1717, coll. 1534-1538; Finke, I, pp. 20-23). Non si sa se questo avvenne, in ogni caso il M. poté sottrarsi all'incarico di legato.
Rimase quindi a Bologna e tornò con la Curia a Roma nella primavera successiva. Nel giugno 1413 Ladislao di Napoli fece irruzione a Roma e la saccheggiò, il papa fuggì, Ladislao imprigionò il M. e quando il 6 luglio partì per Napoli lo portò con sé. Dopo la morte del re (16 ag. 1414), Giovanna II, succedutagli, lo rilasciò per sollecitazione del papa.
Il M. giunse al concilio di Costanza il 15 nov. 1414, un giorno prima della solenne sessione iniziale. Dopo la fuga di papa Giovanni, il M. fu tra i cardinali che il 24 marzo 1415 lo seguirono a Sciaffusa, da lì tornò a Costanza soltanto il 20 aprile. Forse fu intenzionale la sua assenza dalle turbolente sessioni solenni del 30 marzo e 6 aprile, nelle quali fu discusso e approvato il decreto Haec sancta che dichiarava legittima la riunione di un concilio senza papa. Nel processo che finì con la destituzione di Giovanni XXIII, il 20 maggio il M. fece una deposizione spietata, accusò il papa di simonia e lo criticò per aver ignorato i frequenti richiami a correggere la sua condotta scandalosa (Finke, IV, pp. 867-870).
Il M. morì a Costanza il 16 ott. 1415 dopo una grave malattia.
Fu sepolto nel coro della chiesa domenicana di Costanza, le sue spoglie furono poi traslate a Napoli in S. Domenico Maggiore. L'orazione funebre fu tenuta a Costanza dal domenicano Giacomo Balardi Arrigoni, vescovo di Lodi, suo compagno nella legazione in Germania (Id., II, pp. 420-422), il quale mise in risalto la nobile discendenza del M., la sua magnanimità, l'abilità negli incarichi svolti e i meriti nella convocazione del concilio pisano e nel suo riconoscimento, ma soprattutto la sua devozione, la sua sottomissione a Dio e la sua contrita ricerca per raggiungere la remissione dei peccati attraverso la confessione.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 1040, c. 427; Arch. di Stato di Perugia, Arch. stor. del Comune di Perugia, Diplomatico, n. 372; Consigli e riformanze, regg. 50-52, passim; 53, cc. 1v-88r; 203, cc. 27r-29r, 33r-41r; Arch. di Stato di Siena, Concistoro, 1867, n. 35; Arch. segr. Vaticano, A.A. Arm. I-XVIII, n. 3205; A.A. Arm. E, n. 15 (con il sigillo del M.); Instr. misc., n. 3859 (firma autografa del M.); Reg. Vat., 314, cc. 129v-131r, 151v-157v; 333, cc. 122r-133v, 175, 189v-190r, 251; 335, c. 3; 336, cc. 45v-46v; 337, cc. 78v-80r; 340, cc. 94v-120v; Reg. Lat., 178, cc. 181v-182r, 193; Camera apostolica, Oblationes et solutiones, 51, passim; 54, passim; 57, cc. 121v, 157r, 158r, 172; 61, passim; Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 12123, cc. 275r-280r; Barb. lat., 873, cc. 36r-39v; Londra, British Library, Harley, 431, cc. 95r-96v; G. Delayto, Annales Estenses, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, col. 1079; ibid., XX, ibid. 1731, coll. 166 s.; Corpus chronic. Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 1, vol. III, p. 530; I Diurnali…, a cura di M. Manfredi, ibid., XXI, 5, p. 37; A. Dello Schiavo, Il Diario romano, a cura di F. Isoldi, ibid., XXIV, 5, ad ind.; Ordo Romanus (XV, cap. 153), in J. Mabillon - M. Germain, Museum Italicum, II, Luteciae Parisiorum 1689, p. 537, e in J.-P. Migne, Patr. Lat., LXXVIII, col. 1361; H. von der Hardt, Magnum … Constantiense concilium, IV, Francofurti-Lipsiae 1699 (cfr. index in Finke, IV, p. 964); E. Martène - U. Durand, Thesaurus…, II, Lutetiae Parisiorum 1717, coll. 1480, 1534-1538; Id., Veterum scriptorum… collectio, VII, Parisiis 1733, coll. 806 s., 888 s., 899-909, 1176, 1178 s.; G.D. Mansi, Sacrorum conciliorum… collectio, XXVI, Venetiis 1784, col. 1239; XXVII, ibid. 1784, coll. 67-73, 105 s., 165 s., 192-200, 339; Codex diplomaticus Dominii temporalis S. Sedis, a cura di A. Theiner, III, Romae 1862, p. 140; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi…, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1867, pp. 54, 56 s., 60-73, 75-78, 81 s., 109-111, 118-145, 201; C. Baronius - O. Raynaldus - I. Laderchius, Annales ecclesiastici, a cura di A. Theiner, XXVI, Andegavi-Barri Ducis 1872, p. 491 (1389 n. 13); XXVII, ibid. 1874, pp. 224-228, 258, 315 s. (1408 nn. 61-66, 1409 n. 45, 1410 n. 25); Ulrich von Richental, Chronik des Constanzer Concils, a cura di M.R. Buck, Tübingen 1882, pp. 84-86; Deutsche Reichstagsakten, IV, a cura di J. Weizsäcker, Göttingen 1882, p. 70; VI, a cura di J. Weizsäcker, ibid. 1888, ad ind.; N. Barone, Notizie del re Ladislao…, in Arch. stor. per le provincie napoletane, XIII (1888), p. 9; Monumenta Vaticana historiam Regni Hungariae illustrantia, s. 1, III, Budapest 1888, p. 119; IV, ibid. 1889, pp. 8 s.; Theodericus de Nyem, De scismate, a cura di G. Erler, Lipsiae 1890, ad ind.; Diurnali detti del duca di Monteleone, a cura di N.F. Faraglia, Napoli 1895, p. 26; C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, III, Roma 1896, pp. 437 s., 653 s.; IV, 1, ibid. 1905, pp. 255 s.; H. Finke, Acta concilii Constanciensis, I-IV, Münster i.W. 1896-1928, ad indices; P.M. Baumgarten, Untersuchungen und Urkunden…, Leipzig 1898, ad ind.; O. Günther, Zur Vorgeschichte des Konzils von Pisa, in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, XLI (1919), p. 662; Quellen zur Geschichte der Stadt Wien, sez. I, IX, Wien 1921, p. 110 n. 17570 (descrizione del sigillo del M.); S. Baluze, Vitae paparum Avenionensium, a cura di G. Mollat, IV, Paris 1922, pp. 298-301; U. Dallari, I rotuli…, IV, Bologna 1924, pp. 5 s., 8; P. Zambeccari, Epistolario, a cura di L. Frati, Roma 1929, pp. 51-53, 70; Repertorium Germ., II, a cura di G. Tellenbach, 1-2, Berlin 1933-38; III, a cura di U. Kühne, ibid. 1935; IV, a cura di K.A. Fink, 1-3, ibid. 1943-58, e Personenregister, a cura di S. Weiss, Tübingen 1979, ad indices; A. Garosi, La vita e l'opera di F. Casini…, in Bull. senese di storia patria, n.s., VI (1935), pp. 357 s.; Il "Liber secretus iuris Caesarei"…, a cura di A. Sorbelli, I, Bologna 1938, pp. CXVII, 1 s., 9-11; J. Vincke, Acta concilii Pisani, in Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und für Kirchengeschichte, XLVI (1938), ad ind.; Le pergamene del duomo di Bari, a cura di F. Nitti di Vito, Trani 1939, p. 37; J. Vincke, Briefe zum Pisaner Konzil, Bonn 1940, ad ind.; Id., Schriftstücke zum Pisaner Konzil, ibid. 1942, pp. 180, 202, 236; J. Monfrin, Étudiants italiens…, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, LXIII (1951), pp. 215 s., 255 s.; I. Lisowski, Polonica ex libris "Obligationum et solutionum"… anno 1373, Romae 1960, ad ind.; U. Richental, Das Konzil zu Konstanz, a cura di O. Feger, Starnberg-Konstanz 1964, Faksimile, cc. 60r-62r; Kommentar und Text, pp. 208 s.; Graziano di S. Teresa, Un nuovo elenco dei partecipanti al concilio di Pisa…, in Ephemerides Carmeliticae, XVI (1965), p. 392; Acta Universitatis Vindobonensis 1385-1416, a cura di P. Uiblein, Graz-Wien-Köln 1968, pp. 309-311; Ein Kopialbuch der Wiener Universität…, a cura di P. Uiblein, Wien 1973, pp. 77 s.; W. Brandmüller, Sieneser Korrespondenzen zum Konzil von Pisa, in Annuarium historiae conciliorum, VII (1975), p. 210; J. Leinweber, Ein neues Verzeichnis der Teilnehmer am Konzil von Pisa 1409, in Konzil und Papst… Festgabe für H. Tüchle, a cura di G. Schwaiger, München-Paderborn-Wien 1975, p. 222; C. Piana, Nuovi documenti sull'Università di Bologna…, Bologna 1976, pp. 489 s.; H. Millet, Les pères du concile de Pise (1409), in Mélanges de l'École française de Rome, Moyen Âge - Temps modernes, XCIII (1981), 2, p. 723; D. Girgensohn, More sanctorum patrum…: die Einberufung des Pisaner Konzils von 1409, in Annuarium historiae conciliorum, XXVII-XXVIII (1995-96), pp. 329, 352, 359-362, 365-382; Id., Kirche, Politik…, I-II, Göttingen 1996, ad ind.; F. Contelorius, Elenchus… cardinalium, Romae 1641, pp. 117 s., 128; F. Della Marra, Discorsi delle famiglie… di Napoli…, a cura di C. Tutini, Napoli 1641, p. 241; C. Borrellus, Vindex Neapolitanae nobilitatis, Neapoli 1653, pp. 136 s.; P. Pellini, Dell'historia di Perugia, II, Venetia 1664, pp. 144-146, 149 s., 153-155, 157, 160, 165 s., 169, 194; A. Chacón, Vitae et res gestae pontificum Romanorum…, a cura di A. Oldoinus, II, Romae 1677, coll. 652 s.; F. Lombardi, Compendio… degli arcivescovi baresi, I, Napoli 1697, pp. 167-171; R. Pirro - V.M. Amico, Sicilia sacra, a cura di A. Mongitore, II, Panormi 1733, pp. 1035 s.; A. Mariotti, Saggio di memorie istoriche… di Perugia…, Perugia 1806, I, 2, pp. 314 s.; M. Garruba, Serie critica de' sacri pastori baresi, Bari 1844, pp. 281 s.; G. De Blasiis, Fabrizio Marramaldo e i suoi antenati, in Arch. stor. per le provincie napoletane, I (1876), pp. 757, 763-771; G. Erler, Dietrich von Nieheim, Leipzig 1887, pp. XIX, 35 s., 77 s., 218; K.R. Kötzschke, Ruprecht von der Pfalz und das Konzil zu Pisa, Jena 1889, pp. 36-38, 40-42, 45-47, 49-52; M. Souchon, Die Papstwahlen in der Zeit des Grossen Schismas, I, Braunschweig 1898, pp. 281, 287, 294; II, ibid. 1899, pp. 272 s., 308 e ad ind.; N. Valois, La France et le Grand Schisme d'Occident, IV, Paris 1902, ad ind.; L. Zanutto, Il cardinale L. di Bari…, Udine 1912; G. Pansa, Giovanni Quatrario…, Sulmona 1912, pp. 4, 151-159, 370 s., 379-383; E. Walser, Poggius Florentinus, Leipzig-Berlin 1914, pp. 19 s.; A. Valente, Margherita di Durazzo…, in Arch. stor. per le provincie napoletane, XL (1915), pp. 294 s., 459; H. Heimpel, Dietrich von Niem, Münster i.W. 1932, ad ind.; P. Stacul, Il cardinale Pileo da Prata, Roma 1957, pp. 182, 344, 364; Carlo da Capodimonte, Poggio Bracciolini…, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XIV (1960), pp. 36 s.; A. Gerlich, Territorium, Bistumsorg. und Obödienz, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, LXXII (1961), pp. 59 s., 62, 67, 84; P. Glorieux, Pierre d'Ailly…, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, XXXI (1964), pp. 119-121; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna…, Quaracchi 1966, pp. 56, 502; A. Cutolo, Re Ladislao…, Napoli 1969, pp. 348, 372 e ad ind.; A. Esch, Bonifaz IX.…, Tübingen 1969, ad ind.; F. Sabatini, La cultura a Napoli nell'età angioina, in Storia di Napoli, IV, 2, Napoli 1974, pp. 90, 253; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis praedicatorum…, II, Romae 1975, pp. 300 s.; C. Regni, L'amministrazione… di Perugia…, in Ricerche su Perugia…, Perugia 1981, p. 169; S. Weiss, Salzburg und das Konstanzer Konzil, in Mitteil. der Gesellschaft für Salzburger Landeskunde, CXXXII (1992), pp. 154, 234 s.; S. Bellomo, in G. Maramauro, Expositione sopra l'Inferno di Dante Alligieri, a cura di P.G. Pisoni - S. Bellomo, Padova 1998, pp. 3-8, 22; W. Brandmüller, Das Konzil von Konstanz, I, Paderborn-München-Wien 1999, ad ind.; S. Bellomo, Diz. dei commentatori danteschi, Firenze 2004, pp. 325-329; Hierarchia catholica, I, pp. 24, 129.