CECCANO, Landolfo da
Figlio maggiore di Giovanni (I) conte di Ceccano morto tra il 1224 e il 1227 e di Rogasia figlia di Pietro conte di Celano, il 28 ag. 1227 venne investito a vita della città di Sezze da Gregorio IX, ma con meno diritti di suo padre. A differenza del padre, il C. non portò mai il titolo di conte di Ceccano, che del resto non fu più in uso prima della metà del sec. XIV. Dal padre aveva ereditato per intero Ceccano, Arnara, Patrica, Cacume, Monteacuto, Giuliano, Santo Stefano, Pisterzo, Carpineto e quanto era di sua proprietà in Montelanico, Alatri, Frosinone, Torrice e Ceprano, e riuscì a mantenere integro questo vasto territorio patrimoniale. Dal suo testamento, che fu rogato il 18 ag. 1264, risulta tuttavia che egli allora poteva disporre non soltanto dei castelli ricevuti in eredità direttamente dal padre, ma anche di Maenza e di Asprano (o Rocca Asprana) che erano stati destinati da suo padre Giovanni (forse pro indiviso) al figlio Berardo (I). In questo documento figura per la prima volta Roccagorga (Rocca Dompneburge), situata vicino a Rocca d'Asprano e forse edificata dallo stesso Ceccano.
Dal testamento si trae anche che egli aveva avuto cinque figli (Giovanni, Annibaldo, Guglielmo, Riccardo e Raniero) e quattro figlie (Florisinda, Rogasia, Carisia e Adelasia).
A Giovanni lasciò in indiviso la terza parte di Ceccano, Carpineto e Amara, e per intero Patrica, Cacume e Pisterzo; ad Annibaldo la terza parte di Ceccano, Carpineto, Amara, e per intero Giuliano, Monteacuto, Maenza, Roccagorga e Asprano; a Guglielmo, Riccardo e Raniero, tutti ecclesiastici al momento della redazione del testamento, la restante terza parte di Ceccano, Carpineto e Amara, ma soltanto in usufrutto. La moglie, Maccalona, ereditò da lui Santo Stefano de Valle e la Vigna Donica (nel territorio di Ceccano), oltre a beni situati a Ceccano, Patrica e Giuliano. Secondo una recente ipotesi avanzata dal Dykmans, Maccalona sarebbe stata un'Annibaldi (o Annibaldeschi) e sarebbe quindi nipote del primo Trasmondo. La cosa appare probabile, perché tra gli Annibaldi e la famiglia dei Ceccano intercorsero legami di parentela intorno alla metà del secolo XIII: una lettera di Innocenzo IV del 9 apr. 1254 precisa infatti che Guglielmo di Landolfo (II) da Ceccano, chierico, era nipote del cardinale Riccardo Annibaldi della Molara. A questo cardinale, inoltre, il C. aveva affidato nel suo testamento il delicato incarico di presiedere alla spartizione dellesue proprietà nelle parti ivi definite e alla divisione fra i suoi figli maschi di Prossedi e di Montelanico. Il testamento non chiarisce però il tipo dei rapporti familiari esistenti tra il cardinale e il testatore.
La maggiore delle figlie, Florisinda, era andata sposa a Federico d'Aquino. Rogasia aveva invece sposato Giovanni Colonna, che deve essere identificato con il senatore di Roma deceduto tra il 1292 e il 1294: risulta infatti da una lettera di Benedetto XII del 17 ag. 1338 che Francesca da Ceccano, figlia di Tomasio (II) da Ceccano e nipote del cardinale Annibaldo da Ceccano, ottenne la dispensa di sposare Pietro Colonna, suo cugino di quarto grado, il cui padre, il defunto Agapito Colonna, era appunto figlio del senatore Giovanni e di Rogasia da Ceccano.
Secondo il Caetani (Caietanorum genealogia, tav. LXVI), un'altra figlia del C., Giovanna, non nominata nel suo testamento, avrebbe sposato prima del 1270 o circa il 1280, (tav. A-XXXVII n. 20) Pietro (II) Caetani figlio di Roffredo (II) Caetani. Questa affermazione deve essere accolta con prudenza, perché non sembra confortata da documenti coevi.
Sull'azione politica svolta dal C. le notizie in nostro possesso sono rare. Tra queste ricordiamo una lettera di Innocenzo IV del 5 maggio 1253, inviata anche ad esponenti di altre potenti famiglie della Campagna eMarittima, con la quale il pontefice ordinava al C. di difendere con decisione e fermezza "sub debito fidelitatis" la città di Terracina che il Senato di Roma, così come aveva fatto per altre città del Lazio, stava per occupare militarmente (Potthast, 14958). Il governo del C. sembra abbia rappresentato una fase di transizione della politica familiare, quando i Ceccano, dopo avere sostenuto anche militarmente la riconquista dello Stato pontificio compiuta sotto Innocenzo III, favorendo in tal modo l'espansione territoriale della famiglia dei conti di Segni, si videro costretti intorno alla metà del sec. XIII ad opporsi con sempre maggiore fermezza all'accentramento monarchico cui tendevano i sovrani pontefici e alla espansione dei Caetani nella Campagna e Marittima.
G. Caetani segna la morte del C. tra l'agosto del 1264 e il 1265.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Colonna, LI-26, LIV-2, LVI-28 (regesti nello sched. dell'Arch. Caetani); Ibid., Arch. Sforza Cesarini, A. I, n. 16 (testamento del C.); Les registres d'Innocent IV (1243-1254), a cura di E. Berger, Paris 1884-1921, n. 6115; Les registres de Grégoire IX (1227-1241), a cura di L. Auvray, Paris 1890-1955, nn. 135, 145; Benoît XII (1334-1342). Lettres communes, a cura di J.-M. Vidal, Paris 1902-1911, n. 6115; P. Pressutti, Regesta Honorii papae III, 1, Romae 1888, pp. LXXXIII-LXXXVIII; A. Theiner, Codex diplomaticus dominiitemporalis S. Sedis, I, Romae, 1861, p. 85 n. 144; A. Potthast, Regesta pontificum Romanorum, II, Berolini 1875, nn. 8019, 14958; D. A. Contatore, De historia Terracinensi libri quinque, Romae 1706, pp. 62-64; M. Sindici, Ceccano. L'anticaFabrateria, Roma 1893, pp. 140-149; G. Tomassetti, Amaseno, Roma 1899, pp. 138-142; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1921, tavv. A-XXXVII, LXVI; G. Falco, I Comuni dellaCampagna e Marittima nel Medio Evo …, in Arch. della Soc. rom. distoria patria, XLVIIL (1925), p. 24; M. Dykmans, Le cardinalAnnibal de Ceccano (vers 1282-1350). Etude biographique et testament du 17 juin 1348, in Bull. de l'Inst. histor. belge de Rome, XLIII (1973), pp. 148 s., 174, 314 n. 33.