lamentismo
s. m. (iron.) L’atteggiamento tipico di chi si lascia andare a un lamento insistito, a una lagna inconcludente.
• Roberto Saviano arriva poco dopo ed è accolto da un’ovazione. La gente si alza in piedi, scatta foto. Il suo sarà il discorso più denso perché produce uno scatto avanti rispetto al lamentismo di queste adunate. (Marco Alfieri, Stampa, 6 febbraio 2011, p. 4, Interno) • La loro ricerca di «una via immaginifica alla distruzione dell’esistente» fa sorridere per l’ingenuità del linguaggio fantasioso, un po’ tronfio e masticato male, da assemblea rivoluzionaria con finale in osteria. Niente a che vedere con il delirio brigatista contro lo Stato Imperialista delle Multinazionali. Qui siamo al lamentismo contro il Potere, anzi contro i Poteri, quasi piagnucoloso, a tratti infantile, quasi per niente ideologico, culturalmente scadente. E tuttavia prendiamoli sul serio. (Paolo Graldi, Gazzettino, 12 maggio 2012, p. 1, Prima pagina) • Finita l’era del «lamentismo», sono sempre di più i gruppi di cittadini e i comitati civici che, in assenza di risposte istituzionali ai problemi, si stanno organizzando per risolverseli da soli. (Giusi Spica, Repubblica, 11 aprile 2013, Palermo, p. II).
- Derivato dal s. m. lamento con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nella Stampa del 18 marzo 1992, p. 15, Sport (Piero Abrate).