VITALI, Lamberto
– Nacque a Milano il 22 novembre 1896, unico maschio di quattro figli, da Gustavo – imprenditore in pellami, caffè e coloniali – e da Vittoria Soria, entrambi israeliti livornesi giunti a Milano negli anni Novanta dell’Ottocento (Vitali, in Lamberto Vitali e la fotografia, 2004; Pirovano, in Brera, 2001).
Coltivò la passione per le stampe da giovanissimo, quando prese a frequentare la libreria antiquaria Cesati di Milano. Si diplomò nel 1912 presso l’Istituto tecnico Carlo Cattaneo, dove strinse una durevole amicizia con Riccardo Bauer. Durante la prima guerra mondiale prestò servizio in artiglieria e vi rimase con l’incarico di ufficiale fino al 1919. Sotto le armi effettuò i primi scatti fotografici, inaugurando una passione amatoriale che percorse tutta la sua esistenza. Al congedo, iniziò a dedicarsi all’impresa commerciale di famiglia, cui conferì nuovo slancio. La curiosità intellettuale, tratto distintivo della sua personalità, lo portò allo studio autodidatta della storia dell’arte su impulso di Paolo D’Ancona, cui restò sempre molto legato. Mentre s’inseriva nel contesto culturale milanese, Vitali non trascurò gli antichi legami a Livorno con la famiglia del pittore Amedeo Modigliani. In quegli anni effettuò un primo acquisto di opere d’arte, un quadro di Vittorio Matteo Corcos, dando avvio a una raccolta eterogenea per epoche e tipologie. Riunì materiali archeologici, sculture e mosaici medioevali, dipinti del Rinascimento veneto e dell’Italia centrale, pitture dei Macchiaioli, fino ai capolavori di Giorgio Morandi e di Modigliani.
Dagli anni Venti fino al 1938 collaborò con riviste d’arte e quotidiani (tra cui, L’Italia letteraria, Emporium, L’Ambrosiano, Poligono), affermandosi sia come critico militante sia come studioso di storia della fotografia. Precocemente interessato all’arricchimento delle pubbliche raccolte d’arte, nel 1924 scrisse l’articolo d’esordio I musei di Milano per la rivista letteraria Il Caffè e nel 1925 pubblicò, sul periodico Le arti plastiche, lo scritto Amici dei musei. Agli anni 1927-29 risale l’esperienza di Grafica Moderna, casa editrice fondata con Giovanni Scheiwiller (poi diretta dal solo Vitali con il nome di Grafica Nova), allo scopo di diffondere la produzione incisoria di artisti viventi, tra i quali Giorgio De Chirico, Carlo Carrà, Felice Casorati, Mario Sironi, Ardengo Soffici. In questo contesto ebbe origine il lungo sodalizio con Morandi, che Vitali incontrò di persona alla XVI Biennale di Venezia (1928), dove acquistò il suo primo quadro dell’artista, Fiori (1918). Nel 1928 sposò America Campagnani, con la quale ebbe tre figli. Da quell’anno fino al 1937, scrisse una serie di articoli per la prestigiosa rivista Domus. Interessato alla tendenza novecentista, affiancò l’attività di pubblicista all’organizzazione di mostre d’arte: la «Seconda mostra del Novecento italiano» alla Permanente di Milano (1929) e «Incisione italiana moderna» ad Amsterdam (1931). Elaborò le sue estese conoscenze sulla grafica contemporanea, ambito all’epoca carente di studi, nel volume L’incisione italiana moderna (Milano 1934). In quel periodo, crebbero in casa Vitali le frequentazioni e le amicizie con gli artisti (Carrà, Casorati, Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Mario Mafai, Ernesto Treccani e molti altri), i critici, tra i quali Giuseppe Marchiori, e i collezionisti, come Emilio e Maria Jesi. Negli anni Trenta Lamberto conobbe il bibliografo e pubblicista Marino Parenti, con il quale instaurò una lunga amicizia, all’insegna della comune passione per il collezionismo fotografico, cui Lamberto stesso si era dedicato dalla fine degli anni Venti. Con una serie di scritti apparsi su Emporium, che diresse dal 1935 al 1938, egli avviò il discorso critico sulla storia della fotografia in Italia. I suoi contributi pionieristici, tra i quali il saggio Ritorno all’antica fotografia (1936), fornirono un’analisi del mezzo fotografico in termini sia estetici sia storico-documentativi nel contesto della cultura visiva dell’Ottocento. Negli stessi anni nacque il rapporto amicale con il giornalista Silvio Negro, esperto di fotografia storica di ambito romano. Nel 1937 Vitali diede alle stampe la prima monografia italiana sullo scultore Marino Marini.
L’entrata in vigore delle leggi razziali nel 1938 segnò profondamente l’esistenza di Vitali, che fu costretto ad abbandonare ogni attività culturale pubblica e commerciale. Intestò la ditta di famiglia alla moglie, che non aveva origini ebraiche, e, sempre a nome di quest’ultima, poté acquistare L’Enfant gras (1915) di Modigliani. Negli anni prebellici confluì nella sua raccolta d’arte un’opera emblematica del periodo metafisico di Morandi: Natura morta (1920). Durante la guerra si trasferì con la famiglia a Pescia, dove mise al sicuro la collezione e la biblioteca, ma dopo l’8 settembre 1943 riparò in Svizzera con l’aiuto di Fernanda Wittgens e dei fratelli Ferdinando e Gianni Mattioli. Insegnò pittura francese presso la Libera Università di Mürren e strinse durevoli amicizie con Giorgio Strehler, Dante Isella, Paolo Grassi, Luigi Caccia Dominioni e altri.
Rientrato in Italia nel luglio del 1945, Vitali riprese l’attività commerciale e partecipò con entusiasmo alla vita culturale nella Milano della ricostruzione. Mentre s’intensificava l’amicizia con Morandi, dal 1947 strinse solidi legami con i funzionari dei principali musei milanesi, come Costantino Baroni e Gian Alberto Dell’Acqua. Dopo l’uscita di un secondo libro su Marini, preparò la sezione della grafica per la mostra «Tesori d’arte della Lombardia» (Zurigo, 1948) e si occupò dell’esposizione «Art Italien Contemporain» (Bruxelles, 1949). All’inizio degli anni Cinquanta conobbe Franco Russoli, direttore della Pinacoteca di Brera dal 1957 al 1977, con il quale instaurò un intenso rapporto intellettuale e condivise la visione museologica della ‘grande Brera’. Nel 1952 iniziò a collaborare con la casa editrice Einaudi, in seno alla quale nacquero le amicizie con Giulio Einaudi, con Giulio Bollati e soprattutto con Roberto Cerati. Nel 1953 pubblicò presso Einaudi Lettere dei Macchiaioli, preziosa fonte documentaria sull’Ottocento italiano. L’anno seguente uscì la traduzione del Diario di Eugène Delacroix, in tre volumi, che contribuì alla ripresa degli studi sul pittore francese. Su proposta di Vitali, Einaudi pubblicò alcuni volumi, a tiratura limitata, sull’opera grafica di artisti del Novecento: Morandi (1957), Modigliani (1959) e Alberto Giacometti (1963). Nel frattempo, coltivò la frequentazione di artisti contemporanei come Achille Funi, Giacomo Manzù e Bruno Cassinari.
Nel 1957 curò la sezione Antica fotografia italiana nell’ambito dell’XI Triennale di Milano, che può considerarsi la prima esposizione di fotografia dell’Ottocento in Italia. Nella scena nazionale, Vitali riconobbe il ruolo di protagonista della modernità all’ambito della ripresa istantanea. Con il saggio Fotografia italiana dell’Ottocento contribuì alla Storia della fotografia (1959) di Peter Pollack, dove analizzò la specificità autoriale degli ‘irregolari’, termine con il quale definì i fotografi non professionisti che sperimentarono innovative modalità espressive, in contrapposizione al pittorialismo. Nello scritto La fotografia e i pittori (Firenze 1960), si soffermò su un tema, inedito per la critica del tempo, che approfondì attraverso le prove fotografiche di Telemaco Signorini, di Federico Faruffini e, in seguito, di Francesco Paolo Michetti.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta i suoi interessi si rivolsero agli sviluppi internazionali della fotografia e, in linea con il paradigma della straight photography di Alfred Stieglitz, si dedicò soprattutto alla fotografia di reportage, cui diede impulso la consuetudine di rapporti con Edward Steichen. In occasione della XII Triennale di Milano (1960), ideò una serie di mostre sui principali esponenti della fotografia contemporanea, come Mario De Biasi e Ugo Mulas, con i quali si legò in amicizia, Anselm Adams, Brassaï, Robert Doisneau, Lee Friedlander. Infaticabile animatore culturale, promosse a Milano mostre di Henri Cartier-Bresson (1956), Werner Bischof (1958) e Robert Capa (1961). I suoi contatti internazionali del periodo inclusero Alfred H. Barr e Beaumont Newhall.
Nel 1964 prese parte al progetto di riordino e di restauro della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, occupandosi della sistemazione del cartone della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio. Nel 1966, a due anni dalla scomparsa di Morandi, che lo segnò profondamente, organizzò la prima retrospettiva sul pittore presso l’Archiginnasio di Bologna. Gli iconici ritratti fotografici di Vitali a Morandi, insieme ad altri scattati dallo studioso, furono oggetto di una mostra nel 1964 presso la libreria San Babila di Milano. Con interessi sedimentati negli anni Trenta e dopo anni di ricerche, nel 1968 Vitali diede alle stampe Un fotografo fin de siècle. Il conte Primoli, il primo e determinante contributo sulla figura di Giuseppe Primoli. Nel corso del decennio, intanto, si era in gran parte formata la sua raccolta fotografica, tra le più notevoli in Italia, che includeva i principali generi ed esponenti del racconto fotografico di Otto e Novecento, tra cui Nadar, i fratelli Alinari, Hippolyte Deroche e Francesco Heyland, Luigi e Giuseppe Primoli, Luigi Sacchi, Ludovico Tuminello e molti altri.
Dal 1968 al 1975 Vitali ricoprì l’incarico di presidente dell’Associazione Amici di Brera. La sua conoscenza approfondita del mercato dell’arte e dei collezionisti si rivelò determinante per l’acquisizione di diversi capolavori, tra i quali la tavola di Giovanni da Milano Cristo in trono adorato da angeli (1360-65) nel 1970. Dal 1972 al 1975 assunse il ruolo di presidente dell’Associazione Amici del Poldi Pezzoli, di cui fu consigliere dal 1958. Nel 1973 tornò alla fotografia delle origini con il volume Nadar (Torino), dove offrì un inedito raffronto tra le immagini fotografiche e le testimonianze dell’epoca. Nel 1975 organizzò un’importante antologica su Morandi presso la Galleria d’arte moderna di Bologna e nel 1977 pubblicò il catalogo generale dei dipinti dell’artista, ampliato nel 1983. Nel 1975 effettuò un acquisto decisivo per la sua raccolta: un disegno di testa virile di Leonardo da Vinci fino allora attribuito alla ‘scuola leonardesca’ e, in seguito, donato a Brera. L’acquisto a Londra di album fotografici di Eugène Sevaistre si rivelò strumentale alla pubblicazione del volume Il Risorgimento nella fotografia (1979), ultimo capitolo della trilogia di Einaudi sulle immagini fotografiche. La metodologia innovativa di Vitali, che gli consentì di delineare la vicenda biografica di autori fino allora anonimi e di coniare una terminologia specifica per il mezzo fotografico, lo rese di fatto il «primo storico moderno della fotografia in Italia» (Costantini, in Lamberto Vitali e la fotografia, 2004, p. 39).
A seguito della scomparsa della moglie America nel 1979, Vitali attraversò un periodo di crisi esistenziale di cui fu testimone la raccolta di poesie Oggi la luce, pubblicata nel 1980. Il successivo volume di poemi Come sabbie apparve nel 1983. L’anno seguente Vitali lasciò l’attività commerciale.
Morì a Milano il 2 dicembre 1992, a novantasei anni (Vitali, in Lamberto Vitali e la fotografia, 2004, p. 20).
Donò alla Pinacoteca di Brera la sua raccolta d’arte, cui rese omaggio nel 2001 una mostra organizzata dall’istituzione milanese, che acquisì nel 1998 parte della sua biblioteca. Nel 1995 le collezioni di fotografie, dal 1848 fino al 1943, e di incisioni dello studioso pervennero alla Civica Raccolta delle stampe A. Bertarelli di Milano e confluirono poi nel Civico Archivio fotografico, che conserva le fotografie scattate da Vitali. Nel 2002 il Castello Sforzesco di Milano dedicò alla raccolta fotografica la mostra «Obiettivo sull’800». Nel 2008 la Biblioteca Marucelliana di Firenze espose il Fondo fotografico Vitali, acquisito nel 2003. Nel 2019, con la mostra «Il ritorno del ’900 a Brera», fu possibile ammirare i capolavori d’arte moderna donati da Vitali e da Jesi, per la sede designata di palazzo Citterio.
Opere. L’incisione italiana moderna, Milano 1934; Ritorno all’antica fotografia, in Emporium, LXXXIII (1936), 495, pp. 138-144; Marino Marini, Milano 1937; Preferenze, Milano 1950; Lettere dei Macchiaioli, Torino 1953; Diario di Eugène Delacroix, Torino 1954; Fotografia italiana dell’Ottocento, in P. Pollack, Storia della fotografia dalle origini a oggi, Milano 1959, pp. 258-280; L’opera grafica di Giorgio Morandi, Torino 1964; Un fotografo fin de siècle. Il conte Primoli, Torino 1968; Giorgio Morandi. Catalogo generale dei dipinti, Milano 1977; Il Risorgimento nella fotografia, Torino 1979.
Fonti e Bibl.: Brera: un milanese che parlava toscano. L. V. e la sua collezione (catal.), a cura della Direzione della Pinacoteca di Brera, Milano 2001 (in partic. M. Pirovano, Appunti per una biografia di L. V., pp. 35-41); L. V. e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche, a cura di S. Paoli, Cinisello Balsamo 2004 (in partic. E. Vitali, La passione di fare, pp. 15-20; P. Costantini, L. V., storico moderno della fotografia, pp. 35-40); S. Paoli, Vitali, Gernsheim, Newhall, Soby, 1956-1961. Intorno ad alcune mostre di fotografia a Milano, in RSF - Rivista di studi di fotografia, I (2015), 1, pp. 80-97.