LAMBERTI (Lamberteschi), Lambertesco
Non sono noti il luogo e la data di nascita, che può essere collocata presumibilmente a Firenze nell'ultimo decennio del sec. XII, in base al primo dei suoi incarichi podestarili, svolto a Lucca nel 1231-32.
Il futuro podestà, infatti, ricevuta la lettera di invito dal Comune che lo aveva nominato, doveva ottenere il nulla osta da parte del Consiglio generale del proprio Comune, davanti al quale era tenuto a giurare di avere più di 32 anni di età e di gradire la nomina.
Un dubbio sul ramo della famiglia cui il L. apparteneva è suscitato dai versi, ricordati da Salimbene da Parma, con cui nel 1242 i Reggiani celebrarono il suo operato come podestà: "Venuto è 'l lione / De terra Fiorentina / Per tenir raxone / In la cita Regina". È evidente l'allusione al leone come emblema araldico, tuttavia non presente nello stemma (che era invece allo scudo d'azzurro con palle d'oro) di quei Lamberti di antico lignaggio immortalati da Dante (Inferno, XXVIII, 103-111), bensì in quello di un'altra famiglia omonima, che in un periodo successivo avrebbe visto accedere al priorato diversi suoi membri. Questa discrepanza, unita al suo essere talvolta detto "dei Lamberteschi", potrebbe ingenerare il dubbio che il L. appartenesse effettivamente a quei Lamberti e non piuttosto ad altra famiglia omonima.
Non sembra, comunque, che il L. abbia partecipato in alcun modo - forse perché ancora troppo giovane - all'episodio più noto nel quale i Lamberti furono implicati, cioè l'uccisione di Buondelmonte Buondelmonti la mattina di Pasqua del 1216, nel quale ebbe invece tanta parte il suo congiunto Mosca Lamberti. È peraltro impossibile stabilire il grado di parentela che intercorreva tra i due.
Non è noto se il L. esercitasse l'attività bancaria, che fu invece propria di altri esponenti della famiglia: certamente banchiere fu Tignoso Lamberti (console nel 1204) e, sul finire del secolo, l'omonimo Lambertesco Lamberti, la cui società fu costretta al fallimento nel 1304.
Il L. esce dall'oblio soltanto per le due occasioni in cui ricoprì cariche pubbliche. Nel 1231 fu richiesto come podestà di Lucca, precorrendo così un'apparente anomalia che vedrà molto tempo dopo (fra il quarto e il quinto decennio del sec. XIV) Firenze fornire - assai probabilmente non per sua volontà - un cospicuo numero di reggitori ghibellini alla tradizionale alleata guelfa del periodo comunale. Non sono rimaste tracce dell'operato del L. in veste di podestà di Lucca, ma qualcosa di più è possibile dire in merito all'altra sua esperienza podestarile, che ebbe come teatro la città di Reggio nell'Emilia nel 1242.
Reggio era in quegli anni fra le più fedeli alleate dell'imperatore, tanto che inviò la sua cavalleria, proprio nel 1242, in aiuto al re Enzo, mandato dal padre Federico II a sedare una rivolta delle città lombarde. Non è chiaro se il L., nel suo ruolo di podestà, partecipasse attivamente alla spedizione e se sembra piuttosto improbabile una sua funzione di comandante militare. È però certo che, visti anche lo stato di guerra aperta e la gravità della situazione, gli furono accordati pieni poteri sulla città. Di questa sorta di balia egli sembra aver fatto buon uso, tanto che le pur scarse fonti sono unanimi nel riconoscergli realizzazioni di rilievo (forse anche le fortificazioni della città) e un apprezzamento pressoché unanime da parte della cittadinanza, che si espresse con i versi celebrativi già ricordati.
In realtà, proprio il suo operato come podestà di Reggio e la favorevolissima impressione lasciata nei suoi amministrati costituiscono una prova della sua appartenenza all'antica consorteria magnatizia. Infatti, in considerazione della sua opera e delle sue realizzazioni e in segno di grande omaggio nei suoi confronti, i Reggiani vollero chiamare a succedergli nella carica di podestà il più famoso dei suoi congiunti, quel Mosca Lamberti di dantesca memoria, già distintosi per l'efficacia del suo operato come podestà di Viterbo.
Del L. non si hanno altre notizie e non è possibile fare alcuna illazione neppure sulla data della morte, per la quale si può soltanto assumere il 1242 come terminus post quem.
Fonti e Bibl.: Salimbene Parmensis, Chronica, a cura di A. Bertani, in Monumenta historica ad provincias Parmensem et Placentinam pertinentia, IX, Parmae 1857, p. 58; Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca, a cura di S. Bongi, II, Carte del Comune di Lucca, Lucca 1876, pp. 307 s.; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, pp. 558, 560; A. D'Addario, Lamberti, in Enc. dantesca, III, Roma 1971, pp. 557 s.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1977, II, pp. 294, 381; V, p. 261; I podestà nell'Italia comunale, I, Reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine XII sec. - metà XIV sec.), a cura di J.-C. Maire Vigueur, Roma 2000, I, pp. 608 s.