LAMBARDI
Famiglia di musicisti. Camillo nacque a Napoli nel 1560 circa; compositore e organista, iniziò la sua attività come "sopranino" alla Ss. Annunziata di Napoli, sotto la guida del maestro di cappella Giovanni Domenico Del Giovane da Nola, che in seguito ne sostenne sempre la carriera. Fu protetto con particolare impegno dall'Annunziata "per esser egli musico e marito di Lucretia Esposito di questa Casa Santa", ricevendo dal febbraio 1579, come tenore in organico, uno stipendio più alto rispetto ai suoi colleghi (2 ducati al mese, ai quali furono aggiunti 5 carlini dal giugno dello stesso anno) con il vantaggio che "non possa essere amosso in futuro ancor che perdesse la voce" (Columbro, Le fonti musicali, p. 69). Dai registri dell'Annunziata apprendiamo che il suo stipendio raggiunse nel 1584 i 4 ducati, e i suoi guadagni, riferiti all'evoluzione della sua carriera all'interno della stessa istituzione, aumentarono costantemente: al momento del suo congedo, avvenuto nel 1631, Camillo godeva di una paga di 15 ducati mensili, superiore a quella del maestro della Real Cappella di Napoli. Dopo aver più volte sostituito Del Giovane nel periodo dal 1588 al 1591, fu eletto maestro di cappella dell'Annunziata il 5 maggio 1592, nello stesso periodo in cui era organista della Santa Casa A. Mayone.
La Casa dell'Annunziata, gestita da cinque governatori in carica triennale, nominati tra le famiglie più in vista della nobiltà napoletana, ricorreva ai musicisti più prestigiosi per lo svolgimento delle funzioni musicali: per le festività solenni venivano reclutati perfino i cantori della Cappella Reale. L'istituzione era interessata a sostenere una scuola strumentale e vocale di qualità - alla quale partecipavano le fanciulle ivi accolte -, strettamente correlata alla cappella musicale della Casa. I compiti rivestiti dai maestri di cappella dell'Annunziata - e dunque anche di Camillo - comprendevano tutto quello che era necessario al funzionamento della vita musicale della Casa, dalla direzione del complesso musicale, alla composizione delle musiche di uso quotidiano, dalle assunzioni dei musicisti, al reclutamento di professionisti "aggiunti" qualora ci fossero particolari esigenze d'organico ed esecutive. Inoltre i maestri di cappella sceglievano personalmente i fanciulli da avviare allo studio musicale, tanto che il mantenimento dei sopranini ricadeva sulla loro paga mensile.
Quando Camillo divenne maestro di cappella, si sottopose all'obbligo di eseguire solo musiche degli organisti al servizio della Casa, S. Stella e J. de Macque, secondo un'antica e consolidata prassi. La documentazione dell'Annunziata rivela che tale restrizione per lui cessò il 24 maggio 1595, quando "fatta esperienza della sua habilità e conosciuto il suo merito e perfettione delle sue compositioni […] gli si concede di più, che possa tra quelle cantar anche l'opera sua, come degne e non meno meritevoli delli predetti organisti" (S. Di Giacomo, La Santa Casa dell'Annunziata, cit. in Columbro, Le fonti musicali, p. 69). La conferma del suo prestigio in città viene da S. Cerreto, che nella sua Della prattica musica (1601), lo pone "tra i compositori eccellenti della Città di Napoli che oggi vivono".
Non conosciamo attività musicali di Camillo al di fuori di Napoli: oltre ai suoi compiti presso l'Annunziata, si conoscono suoi contributi musicali per funerali di membri del Monte della Misericordia nel 1612 e nel 1630 e collaborazioni con i padri filippini, chiamati a Napoli girolamini. Tutte le sue composizioni sacre superstiti sono dedicate ai governatori della Santa Casa e tutte le sue opere a stampa pervenute sono state impresse a Napoli, città in cui sono ancora oggi conservate la maggior parte delle sue composizioni (Biblioteca nazionale, Biblioteca dei Girolamini, Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella). L'unico manoscritto finora individuato fuori dal contesto napoletano, il ms. Chig., Q.VIII.205 conservato nella Biblioteca apostolica Vaticana (noto come uno dei manoscritti più importanti delle opere per tastiera di G. Frescobaldi), può tuttavia ampliare il raggio della ricezione dell'opera di Camillo anche all'ambiente spirituale romano: contiene due sue arie spirituali a tre voci (di cui ne trasmette solo due), O Maria Annuntiata et ab angelo salutata e Ave Maria Mater Salvatoris.
Le altre opere superstiti di Camillo - sono invece andati perduti le messe e i vespri citati in un manoscritto di C. Tutini della Biblioteca nazionale di Napoli (VIII.A.13; cfr. Larson, pp. 916-919) e le Canzonette a più voci indicate da H. Schütz in una lettera del 1632 (p. 118) - ci sono pervenute tutte a stampa: i Responsorii della settimana santa con ilMiserere, Benedictus e Christus factus est a due chori (Napoli 1592), Il primo libro di madrigali, a 4 voci (ibid. 1600); il Secondo libro de madrigali ariosi, a 4 voci (ibid. 1609); più un madrigale nel Teatro de madrigali a 5 v. de diversi excellentiss. musici napolitani (ibid. 1609), raccolti da S. Riccio, G.B. Gargano e L. Nucci; inoltre Il secondo libro di motetti a due voci… con il basso continuo per sonare nell'organo (ibid. 1613) e Il secondo libro de motetti, a tre voci e basso continuo, op. 10 (ibid. 1628).
Camillo morì a Napoli nel novembre 1634.
L'opera di Camillo si inserisce pienamente nel contesto musicale di una cappella cittadina prestigiosa come la Ss. Annunziata, alla quale erano destinati soprattutto i lavori sacri per le funzioni religiose dell'istituzione, strettamente correlata alla principale cappella napoletana, quella del viceré accolta nel palazzo reale (diretta da J. de Macque fino al 1624 e poi da G.M. Trabaci, entrambi già organisti dell'Annunziata), con la quale si instaurò proprio in quegli anni uno scambio intenso di musicisti. La musica di Camillo non è ancora stata oggetto di uno studio specialistico, ma risulta evidente come le sue composizioni riflettano l'evoluzione delle mode musicali a cavallo tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, incontrando quasi senza subire interferenze l'intensa esperienza gesualdiana - che invece attrasse anche i non napoletani - e adeguandosi al fascino della polifonia sostenuta dal basso continuo imperante nel primo Seicento, come si osserva soprattutto nelle sue opere più recenti.
Francesco, figlio di Camillo, nacque a Napoli intorno al 1587. Compositore e organista, iniziò la sua carriera sotto la guida del padre alla Ss. Annunziata, inizialmente come soprano dal 1599 ma, già dall'anno seguente, come alto, fino all'assunzione nel 1607 come tenore nella Real Cappella di Napoli. Qui si distinse per le sue spiccate doti musicali, tanto che J. de Macque e il cappellano maggiore Sanchez de Luna proposero al viceré J.A. Pimentel de Herrera conte di Benavente un aumento di salario giudicandolo "uno dei migliori soggetti che sia nella R. Cappella, molto habile e destro specialmente nel monocordo" (Prota-Giurleo, 1955, p. 276). In quello che era il più importante complesso musicale napoletano, ricoprì l'incarico di organista, succedendo a G.M. Trabaci, dal 1615 alla morte. Francesco fu inoltre maestro di cappella al conservatorio della Pietà dei Turchini dal 1626 al 1630 e di S. Maria la Nova nel 1628. Parallelamente a questi incarichi prestigiosi, svolse una intensa attività didattica, confluita dal 1623 in una vera e propria scuola di canto che contò numerosi allievi (fu, tra l'altro, maestro privato di Maria Ruffo, principessa di Scilla, nel 1612); anche Francesco, come il padre, procurò le musiche per le esequie funebri di alcuni membri del Monte della Misericordia di Napoli. Della sua vita privata sappiamo che sposò Grazia Maria Corso, dalla quale ebbe una figlia, Lucrezia.
Francesco morì a Napoli il 25 luglio 1642.
Alla sua morte subentrò nell'incarico di organista alla Real Cappella suo fratello Giacinto, che lo aveva già affiancato dal 1636. Francesco fu sepolto nella chiesa dei padri filippini di Napoli, ulteriore segno del possibile rapporto di collaborazione artistica con questa istituzione e in generale del prestigio che il musicista godette nella capitale vicereale, documentato anche da testimonianze coeve (Larson, pp. 673, 943).
Le opere che conosciamo di Francesco sono tutte profane, scritte per allietare la vita mondana degli ambienti nobiliari o borghesi napoletani, fatta eccezione per alcuni brani spirituali recentemente rinvenuti manoscritti nella Biblioteca Casanatense di Roma, copiati in una collezione romana di primo Seicento insieme con composizioni, tra gli altri, di L. Rossi e a una passacaglia strumentale: si tratta di tre arie strofiche per voce sola e basso continuo, di particolare interesse per la ricercatezza compositiva e la complessità stilistica che si contrappongono alla immediatezza del testo devozionale. Le raccolte di villanelle di Francesco, pur giunte incomplete, lasciano intravedere la loro stretta parentela con il coevo madrigale, abbracciando tutte le sfumature del genere nella sua metamorfosi verso l'apice espressivo dei primi due decenni del Seicento. Parallelamente i suoi madrigali a poche voci si rivelano, nelle scelte stilistiche e nel trattamento musicale del testo letterario, molto simili alle arie accompagnate dal basso continuo, il nuovo idioma delle raccolte a stampa di Francesco. Sono andati perduti due suoi libri di Canzonette a 3 voci (il IV e il V libro), citati da Schütz nel 1632 (p. 118).
Composizioni: All'hor che per l'huomo, O' pane del ciel e Combattuto mio cuore (Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., 2472); Villanelle a tre et a quattro voci, et arie, Libro primo (Napoli 1607), in esemplari incompleti; Il secondo libro de villanelle a tre, a quattro, et a cinque, con alcune à modo di dialoghi et nella parte del tenore due arie nel fine (ibid. 1614; ristampa 1618); Canzonette a tre, et a quattro, et a cinque voci con alcune arie per cantar solo nella parte di tenore, Libro terzo (ibid. 1616), in esemplari incompleti; madrigali nelle citate antologie del 1609 (Dolce et amata Clori nel Secondo libro de madrigali ariosi a 4 voci di Camillo, e due madrigali nel Teatro de madrigali a 5 v. de diversi excellentiss. musici napolitani), del 1612 (O felice quel giorno, in I lieti giorni di Napoli, di Girolamo Montesardo), del 1616 (Hor che la primavera, in Il secondo libro de madrigali a cinque voci, di Scipione Lacorcia), del 1620 (Nel gran giron, in Breve racconto della festa a ballo fattasi in Napoli… al 1° di marzo 1620), pubblicati in Recent researches in the music of the Baroque Era, a cura di J. Haar, XXV, Ann Arbor 1978, pp. VIII, 3-8; Gagliarda, Toccata, Partite sopra Fidele, per tastiera e Nasce la pena mia, passeggiato per viola bastarda (Londra, British Library, Add. Mss., 30491), pubblicate in Corpus of early keyboard music, a cura di J. Caldwell, XXIV, Neuhausen-Stuttgart 1967, pp. X, 33, 35-37 (facsimile in 17th Century keyboard music, XI, introduzione di A. Silbiger, New York-London 1987, pp. VIII s., XI, cc. 10, 22, 51).
L'attività musicale della famiglia Lambardi si perpetuò a Napoli con gli altri figli di Camillo. Andrea (Napoli, 1590-95 - ivi 1629) fu soprano alla Ss. Annunziata e in seguito tenore nella Real Cappella di Napoli. Il già citato Giacinto (Napoli 1585-89 - ivi 1650 circa), organista e compositore, elaborò le musiche - ora perdute - per il Monte Parnaso di G.B. Basile (Napoli 1630); di lui ci resta un Primo libro delle canzonette a tre voci con alcuni dialoghi (Napoli 1630) finora sconosciuto (Die Musik in Geschichte und Gegenwart), e una stampa di Composizioni profane vocali, a 3 voci (Napoli s.d.).
Forse fu figlio di Camillo anche Gennaro Lambardi: sorprende il parallelismo della sua carriera con quella di Andrea e di Giacinto, giacché cantò da alto all'Annunziata nel 1604 e fu un alto-tenore nel 1614 nella cappella vicereale. Non sappiamo se Filippo Lambardi appartenesse alla stessa famiglia napoletana: di lui si ha notizia per essere stato il responsabile, nel gennaio del 1629, dell'organizzazione delle musiche per il funerale di un membro dell'Accademia degli Annoverati di Napoli.
Fonti e Bibl.: Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., XVII: S. Di Giacomo, La Santa Casa dell'Annunziata; S. Cerreto, Della prattica musica vocale, et strumentale, Napoli 1601, p. 156; H. Schütz, Gesammelte Briefe und Schriften, a cura di E.H. Müller, Regensburg 1931, pp. 115-118; S. Di Giacomo, Il conservatorio di S. Onofrio a Capuana e quello di S.M. della Pietà dei Turchini, Palermo 1924, pp. 310-312; U. Prota-Giurleo, La musica a Napoli nel Seicento, in Samnium, I (1928), pp. 67-90; G. Pannain, L'oratorio dei filippini e la scuola musicale diNapoli. Istituzioni e monumenti per la storia della musica, V, Milano 1934, pp. XXVI s.; U. Prota-Giurleo, Aggiunte ai "Documenti per la storia dell'arte a Napoli", in Il Fuidoro, II (1955), pp. 275, 279 (per Francesco, pp. 275 s.); Id., G.M Trabaci e gli organisti della Real Cappella di palazzo di Napoli, in L'Organo, I (1960), pp. 185-196; H.B. Lincoln, I manoscritti Chigiani di musica organo-cembalistica della Biblioteca apostolica Vaticana, ibid., V (1967), p. 76; K.A. Larson - A. Pompilio, Cronologia delle edizioni napoletane del Cinque-Seicento, in Musica e cultura a Napoli dal XV al XIXsecolo, a cura di L. Bianconi - R. Bossa, Firenze 1983, pp. 104, 116, 118, 122 s., 129, 135, 138 (per Francesco, pp. 121, 124-126, 135, 138); K.A. Larson, The unaccompanied madrigal in Naples from 1536 to 1654, tesi di dott. (1981), University Microfilms International, Ann Arbor, MI, 1986, pp. 81, 127, 140, 393, 405, 424, 619, 667, 672, 677, 794, 797-805 (per Camillo); pp. 40, 82, 96, 102 s., 142, 225, 540, 672-674, 749, 787, 798 (per Francesco); pp. 62, 79, 178, 540 (per Giacinto); D. Fabris, Andrea Falconieri napoletano, Roma 1987, pp. 13, 18, 53, 55, 121 s. (per Francesco); p. 54 (per Giacinto); G. Rostirolla, Aspetti di vita musicale religiosa nella chiesae negli oratori dei padri filippini e gesuiti di Napoli a cavaliere tra Cinque e Seicento, in La musica a Napoli durante il Seicento, a cura di D.A. D'Alessandro - A. Ziino, Roma 1987, p. 648; M. Columbro, Formazione e produzione musicale a Napoli fra '500 e '600: la Santa Casa dell'Annunziata, in Enrico Radesca di Foggia e il suo tempo, a cura di F. Seller, Lucca 2001, pp. 171 s., 184 s.; Id., Le fonti musicali nella Conservatoria del patrimonio storico, artistico ed archivistico dell'ex Reale Casa Santa dell'Annunziata diNapoli, in Fonti d'archivio per la storia della musica e dello spettacolo a Napoli tra XVI e XVIII secolo, a cura di P. Maione, Napoli 2001, pp. 52, 55, 69; Répertoire international des sources musicales, Einzeldrucke vor 1800, V, p. 207; Recueils imprimés XVIe-XVIIe siècles, pp. 388, 422 s. (per Francesco, pp. 422, 438, 455, 472); Bibliografia della musica italiana vocale profana (Il nuovo Vogel), pp. 867 s. (per Francesco, pp. 869-872); Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 255 s.; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, pp. 160 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil (ed. 2003), X, coll. 1080-1084.