lama
Nel significato di " luogo di acque staguanti ", la voce ha tre attestazioni.
In If XX 79 [il Mincio] trova una lama, / ne la qual si distende e la 'mpaluda, D. allude alle " bassure lacustri " che circondano Mantova (" appresso a' fiumi diciamo lame certi luoghi erbosi coperti d'alberi. Ma qui si chiama lama il lago ", Landino). Dato che " lama o lacca è luogo concavo e basso " (Buti), molto opportunamente il termine designa la palude ghiacciata di Cocito: Lèvati quinci e non mi dar più lagna, / ché mal sai lusingar per questa lama! (If XXXII 96). Ancora il significato di " bassura ", in Pg VII 90 Di questo balzo meglio li atti e ' volti / conoscerete voi di tutti quanti, che ne la lama giù tra essi accolti.
Si tratta di termine presente nel latino di Orazio (Epist. I XIII 10 " per clivos, flumina lamas " ma che vive lessicalmente - certo per una sua rarità - soprattutto nelle glosse, secondo una tortuosa parabola che da Porfirione (Commentum in Horatium Flaccum, Hildesheim 1967², 332, 15) e dimenticati scoliasti (cfr. l'anonimo citato da G.J. Vossii, Etymologicon Linguae Latine, Amsterdam 1685, 324) conduce, attraverso il Corpus Glossatorum Latinorum (cfr. ediz. Amsterdam 1965², II,120 39), a Paolo Diacono epitomatore di Festo, pronto a specificarci (cfr. De Verborum significatione quae supersunt cum Pauli epitome, Lipsia 1939, 117): " Lacuna id est aquae collectio, quam alii lamam alii lustrum vocant ". Da queste matrici trassero certo origine le frequentissime attestazioni della voce che si trovano in testi vicini alla cultura dantesca come le Derivationes di Uguccione, il Catholicon di Giovanni da Genova, il Papias Vocabulista che c'informano minuziosamente come " Lama... est locus voraginosus "; " Lamae sunt confractiones viarum "; " Lama... piscina dicitur a quibusdam barbaris ": e può essere che il poeta alla ricerca di ‛ colori ' per i suoi paesaggi infernali ne tenesse conto. Tuttavia, più che a una ripresa colta, pensando a carte medievali (tra il 1063 e il 1187) in cui si parla di " lama spinosa ", " lama ubi currit aqua ", " lama de flumine ", dovremo forse far riferimento, come nel caso di ‛ lacca ' (v.) a un linguaggio tecnico-agricolo toscano di remota matrice latina (cfr. F. Blatt, Novum Glossarium Mediae Latinitatis ab Anno DCCC usque ad Annum MCC, Copenaghen 1957, sub v., e M.G. Bruno, Il lessico agricolo latino, Amsterdam 1969², 116). L'ipotesi potrebbe essere confermata dalla risentita toscanità della voce sottolineata da taluni lessicografi sensibili agli archetipi regionali (cfr. A. Politi, Dittionario toscano, Venezia 1628, 383) e da una testimonianza di Vincenzo Borghini: " Lama... è l'uso comune in tutto il fiorentino di chiamare così luoghi bassi lungo il fiume " (cfr. Studj sulla D.C. di Galileo Galilei, Vincenzio Borghini ed altri, Firenze 1885, 235).