LAI
. Il termine si trova nel francese antico; ma è d'origine celtica (irlandese lôid, laid) e aveva il senso di "canzone". Durante il Medioevo si dissero "lais bretoni" certe composizioni prevalentemente musicali, che i giullari della Bretagna e dell'Inghilterra cantavano, accompagnandosi con qualche strumento a corda (rote, una specie di arpa; ma anche con il flauto) e ispirandosi a un contenuto anch'esso, probabilmente, di origine celtica: racconti leggendarî e romanzeschi di cui si commentavano con la musica e il canto alcuni episodî lirici.
Il lai entrò nella letteratura francese con l'opera di Maria di Francia, che però l'usò con caratteri del tutto particolari e nuovi, creando un tipo di novella sentimentale e cortese, in versi ottosillabici rimati a coppia, di varia estensione (Eliduc è di 1184 versi; il Chievrefueil ne conta appena 118). Su questo tipo, d'indole esclusivamente narrativa e di gusti aristocratici, se ne modellarono altri, inferiori ai lais della gentile poetessa; anzi il genere ebbe sì larga diffusione che parecchi fabliaux, d'ispirazione seria o delicata, furono chiamati lais (sono di questo tipo il Lai du cor e il Lai du mantel, assai affini per il soggetto; tra i più antichi è il Lai d'Haveloc; il Lai d'Aristote è di materia orientale; il Lai de l'ombre è un romanzetto di vita contemporanea, ecc.). I romanzi cortesi, del resto, specie quelli di materia bretone, rappresentano una forma di lais di più vaste proporzioni e di architettura più complessa; e, mentre con il sec. XII I essi si fanno più numerosi, i lais invece vanno scomparendo come genere narrativo. Il termine tuttavia sopravvive per indicare i lais puramente lirici e musicali, di cui si trova qualche esempio nella letteratura provenzale e in quella francese dei secoli XII-XIII e nell'opera dei Minnesänger e dei Meistersinger; essi appartengono alla poesia propriamente lirica e si distinguono per la particolare forma metrica, assai simile a quella del discordo e per l'assoluta prevalenza melodica. Nel sec. XIV e nel Rinascimento la loro struttura acquistò un giuoco più vario e complicato con mutamento di melodia e talvolta anche di ritmo dall'una all'altra coppia di semistrofe, a gui sa di sequenza: ne furono abili artefici Guillaume de Machaut ed Eustache Deschamps. Si noti come per analogia a lai l'antico vireli abbia assunto nel sec. XIV la forma di virelai.
Ediz.: F. Michel, Lais inédits des XIIe et XIIIe siècle, Parigi 1839; G. Paris, Lais inédits (Tyolet, Guingamor, Doon, Du Lecheor, Tydorel), in Romania, VIII (1879), pagine 29-72. Per i lais lirici, F. Wolf, über die Lais, Sequenze und Leiche, Heidelberg 1841; A. Jeanroy, L. Brandin e P. Aubry, Lais et descorts français du XIIIe siècle, Parigi 1901. Per i lais musicali Th. Gérold, La musique au moyen âge, Parigi 1932, p. 325 segg.
Bibl.: G. Paris, introd. all'ediz. cit.; L. Fot, De la provenance des "Lais bretons" e La patrie des "Lais bretons"), in Romania, XXIV (1895) e XXVIII (1899); L. Foulet, Marie de France et les lais bretons, in Zeitschrift f. rom. Phil., XXIX (1905); E. Hoepffner, Marie de France et les lais anonymes, in Studi Medievali, n. s., IV (1931), pp. 1-31. Si veda alla voce maria di Francia.