VITTORIA, Lago (Victoria Nyanza, Victoria Lake; A. T., 118-119)
Grande lago dell'Africa centrale, appartenente al bacino idrografico del Nilo e uno dei grandi serbatoi dai quali il Nilo defluisce.
Sebbene l'esistenza di grandi bacini lacustri nell'Africa centrale che avrebbero alimentato il Nilo dovesse non essere ignorata dagli antichi e vaghe notizie in tempi più recenti se ne avessero dai mercanti arabi che frequentavano la regione, il loro riconoscimento non risale oltre ai primi anni della seconda metà del sec. XIX. La scoperta del Lago Vittoria si deve all'esploratore inglese John Hanning Speke, che dopo avere con R. F. Burton scoperto il Lago Tanganica, obbligato nel viaggio di ritomo alla costa a fermarsi a Kazé (Tabora) dove il Burton era caduto ammalato, si valse di quella sosta per appurare la verità di quanto aveva appreso dai mercanti circa l'esistenza nella regione a nord di un altro grande lago, maggiore del Tanganica. Lasciata quindi Kazé il 9 luglio 1858, raggiungeva in 25 giorni di marcia la riva sud-orientale del lago nell'insenatura che prese poi il nome di Golfo di Speke. Al nuovo vastissimo bacino lacustre lo scopritore diede il nome di Victoria Nyanza, o Lago Vittoria, in onore della regina regnante d'Inghilterra, nyanza essendo termine generico che nelle lingue bantu si applica alla distesa di acque ferme. In questo suo viaggio di scoperta l'esploratore si limitò a fissare, con una determinazione astronomica, la latitudine del punto della riva raggiunto (che risultò di 2° 24′. lat. sud) e l'altitudine mediante l'ipsometro ad acqua bollente che diede il valore di 1140 m. Per integrare la grande scoperta che faceva travedere risolto il problema delle origini del Nilo, la Royal Geographical Society di Londra organizzava una nuova spedizione affidandone la condotta allo stesso Speke, cui si diede per compagno J. A. Grant. I due viaggiatori, partiti da Bagamoyo il 25 settembre 1860, raggiunsero il lago nel territorio dei Karagwe, da dove contavano riconoscerne la costa occidentale e pervenire al punto di defluenza del Nilo. Ammalatosi il Grant, lo Speke proseguì il viaggio pervenendo alla residenza di Mtesa re dell'Uganda, dove il Grant lo raggiunse dopo alcuni mesi completando e rettificando le ricognizioni del suo predecessore. I due esploratori proseguirono poi di conserva penetrando nel regno dell'Unyoro; ma ragioni di salute obbligarono ancora il Grant ad arrestarsi, mentre lo Speke continuava il suo viaggio per rintracciare l'imbocco dell'emissario del lago. Pervenne così a penetrare in un angusto seno, cui diede il nome di Canale Napoleone, da cui si dipartiva l'emissario che non avrebbe potuto essere altro che il Nilo e al quale lo Speke diede il nome di Nilo Vittoria. Alle cascate dell'altezza di circa quattro metri che ne interrompono a breve distanza dal lago il corso, lo Speke diede il nome di cascate di Ripon in onore del conte di Ripon, allora sottosegretario alla Guerra. La spedizione Speke-Grant non poté, come si proponeva, compiere la ricognizione totale del vastissimo lago, del quale venne rilevato solo il margine occidentale sino all'imbocco del Nilo Vittoria. La compiuta circumnavigazione fu effettuata alcuni anni dopo dallo Stanley, durante la sua memorabile traversata del Continente Nero. Col battello vela del quale la sua spedizione era provvista, lo Stanley impiegò quasi due mesi, dall'8 marzo al 5 maggio del 1875, a circumnavigare sommariamente il lago e ad effettuarvi alcuni scandagli. Ulteriori esplorazioni e rettifiche dei rilevamenti precedenti lungo la costa orientale eseguirono, nell'agosto del 1885, G. A. Fischer e successivamente Emin Pascià e F. Stuhlmann, cui si deve la scoperta della profonda insenatura sud-occidentale da lui denominata Golfo di Emin Pascià; dobbiamo a Oskar Baumann la scoperta e il rilevamento del corso del Kagera sino alle sorgenti (1892-94), finché con i regolari rilevamenti compiuti nel 1908 da B. Whitehouse, lo Stato maggiore britannico poté allestire e pubblicare nel 1910 una carta speciale del lago alla scala di un milionesimo.
Il Lago Vittoria si estende tra le latitudini estreme di 0° 27′ lat. nord e 3° lat. sud, e le longitudini orientali di 31° 36′ e 34° 53′. Esso presenta nelle sue linee fondamentali la forma grossolana di un parallelogrammo di 200-250 km. di base e 300 km. di altezza. Il suo contorno, abbastanza regolare nel suo lato occidentale, offre negli altri tre rientranze e sporgenze assai pronunziate, dando luogo a un succedersi d'insenature, alcune delle quali, come il Golfo di Speke nel suo angolo sud-orientale e il Golfo di Kavirondo in quello nord-orientale, s'internano per 60-70 km. Il perimetro del lago ha quindi uno sviluppo di circa 2200 km., mentre la sua area è valutata a 68.000 kmq. L'altitudine dello specchio d'acqua fu oggetto più volte di determinazioni con metodi fisici, che dopo quella prima di Speke diedero risultati oscillanti tra 1000 e 1300 m. La misura trigonometrica eseguita dal Kohlschütter nel 1907 le assegna il valore di 3724 piedi (1136 m.) che può ritenersi definitivo. Pare per altro che il livello del lago, indipendentemente dalle oscillazioni stagionali, dovute al succedersi di periodi diversamente piovosi, sia soggetto anche a variazioni secolari. Si ritiene che negli ultimi decennî il livello si sia abbassato, scoprendo notevoli tratti di costa, e che nel passato le sue acque ricoprissero gran parte delle pianure adiacenti, come attestano le conchiglie che vi si rinvengono. Una determinazione rigorosa comproverebbe che nel periodo dal 1881 al 1898 il lago si sarebbe abbassato di 3 m. Maggiori incertezze si hanno circa la sua profondità, per la quale non fu eseguita sinora una metodica esplorazione batimetrica. Sembra tuttavia che in nessuno dei punti scandagliati si sia riscontrata una profondità superiore ai 100 m. Contrariamente quindi a quanto si verifica negli altri grandi laghi dell'Africa intertropicale (il Tanganica, il Niassa) il cui fondo scende a centinaia di metri sotto il livello marino, il Lago Vittoria ha una profondità poco considerevole, ciò che avvalora l'ipotesi che esso non abbia rapporto col sistema delle grandi fratture che originarono gli anzidetti laghi e che sia piuttosto in relazione col sistema delle conche primitive dell'imbasamento cristallino. Il lago è alimentato da numerosi affluenti, il più considerevole dei quali è il Kagera che sbocca sulla costa occidentale a circa 40 km. a nord di Bukoba e che è perciò considerato il ramo sorgentifero del Nilo. L'area del complesso del bacino scolante ascenderebbe a 238.000 kmq. La piovosità che esso raccoglie, tenuto anche conto della vastità dello specchio che da solo ragguaglia circa 1/3 dell'intero bacino, non spiegherebbe le considerevoli oscillazioni di livello che il lago presenta, tanto che alcuni hanno affacciato l'ipotesi che esso sia alimentato anche da sorgenti subacquee. Il periodo delle massime piene, corrispondente a quello delle grandi piogge autunnali, cadrebbe nei mesi di settembre-novembre. L'acqua del lago, assolutamente dolce, è chiara e limpida, e la sua temperatura oscilla tra i 20° e i 25°. La costa, che nei lati settentrionale, orientale e meridionale è generalmente bassa e anfrattuosa, nel lato occidentale, in cui la piattaforma continentale cade quasi a picco sul lago lasciando solo un'esigua fascia costiera pianeggiante, è generalmente uniforme. Numerose isole sporgono dallo specchio lacustre, quasi tutte in prossimità delle coste basse, delle quali possono considerarsi lembi staccati. La maggiore di tutte è l'Isola Ukerewe che chiude a nord la vasta insenatura del Golf0 di Speke e che può ritenersi saldata alla costa, dalla quale la divide un angusto canale. L'area di quest'isola, che ascende a circa 1200 kmq., si ricopre di una folta vegetazione tropicale. Il suo nome fu per equivoco esteso dai mercanti arabi a tutto il lago. Un altro gruppo considerevole di isole, denominato Isole Sesse, si trova nell'angolo nord-ovest e un altro ancora nell'angolo a sud-ovest di fronte al Golfo di Emin Pascià. Non sembra che sporgano isole notevoli nella parte centrale dello specchio. La ricordata carta al milionesimo ne segna una piccolissima a circa 80 km. dalla costa, elevata appena 15 m. sullo specchio del lago, che porta il nome di Nabuyongo. Complessivamente le isole del lago abbraccerebbero un'area di 6000 kmq. poco meno cioè di 1/11 dell'area totale dello specchio. Le acque del lago sono molto pescose e la pesca viene abbastanza praticata dalle popolazioni rivierasche. Assai numerosi vi si trovano anche gl'ippopotami e i coccodrilli. La vegetazioni delle sponde è quella delle regioni umide tropicali con alternarsi di distese boschive e di steppe. Le genti stanziate sulle rive e nelle isole principali appartengono nella grande maggioranza alla grande famiglia dei Negri parlanti linguaggi bantu. Nella parte orientale sono stanziate anche popolazioni nilotiche, fra le quali particolarmente notevoli i Kavirondo, che dànno il nome alla grande insenatura nord-orientale di cui occupano le rive. Genti laboriose e pacifiche, attendono all'agricoltura e vivono organizzate in una specie di federazione di villaggi senza sottostare al reggimento dispotico cui i primi viaggiatori trovarono soggetti gli abitatori dell'Uganda e dell'Unyoro. Ma per tutto quello che si riferisce alle condizioni fisiche e alla vita nei territorî adiacenti al lago rimandiamo alle voci kenya; tanganica; uganda, che rappresentano appunto l'assetto politico-amministrativo, in cui i territorî stessi sono ripartiti. Limitandoci al lago propriamente detto, aggiungeremo che per la convenzione anglo-germanica del 1890 esso venne diviso dal parallelo di 1° lat. sud in due parti, delle quali quella a nord restava compresa nella zona d'influenza brìtannica e quella a sud in quella germanica. In seguito alla perdita da parte della Germania delle sue colonie africane e all'assegnazione per "mandato" dell'Africa Orientale Germanica all'Inghilterra, tutto il lago passò sotto la giurisdizione britannica. Si accede al Lago Vittoria dalla costa orientale africana mediante due linee ferroviarie. La più antica è quella detta dell'Uganda che partendo da Mombasa e sviluppandosi tutta nel territorio della colonia del Kenya raggiunge il lago al porto di Kisumu (già Port Florence). L'altra più recente è rappresentata dalla ferrovia del Tanganica che parte da Dar es-Salam, e dal tronco che staccandosi dalla linea anzidetta a Tabora raggiunge le rive meridionali del lago a Mwanza.
Sul lago funziona un regolare servizio di navigazione con piroscafi in coincidenza con gli arrivi delle due ferrovie anzidette che fanno il giro del lago toccandone gli scali principali.
Bibl.: Oltre alle relazioni dei primi viaggiatori che scoprirono o esplorarono il Vittoria: Speke, Grant, Stanley, si vedano le bibliografie delle voci kenia; tanganica; uganda.
Fauna. - Per quanto prossimo al Tanganica, al Niassa, all'Alberto, all'Edoardo, al Kivu, il Lago Vittoria non appartiene come essi alla grande frattura africana e il suo bacino ha tutt'altra morfologia. Ciò nonostante, anche nel Vittoria compaiono quegli endemismi che hanno reso celebre il Tanganica; su un totale di 289 specie note a tutto il 1920, sono endemiche 110, vale a dire il 38% (nel Tanganica, il 73%). Anche qui il contingente più interessante è fornito dai Pesci, con 9 famiglie, 25 generi, due dei quali endemici e 86 specie, 60 delle quali endemiche. I due generi endemici appartengono alla famiglia dei Ciclidi e sono Platytaeniodus e Bayonia. Riccamente rappresentati sono fra i Ciprinidi i Barbus, fra i Ciclidi le Tilapia e gli Haplochromis. È anche interessante che solamente il Vittoria contenga specie endemiche di Mormiridi. L'endemicità del Vittoria si abbassa molto, rispetto al Tanganica, per quanto riguarda i Molluschi; il lago contiene sette famiglie e 11 generi di Gasteropodi, con un totale di 28 specie, undici delle quali endemiche, appartenenti ai generi Vivìparus, Ampullaria, Lanistes, Limnaea, Isidora, Planorbis, Ancylus. Mancano in particolare al Vittoria tutte le famose forme talassoidi del Tanganica. Lamellibranchi vi sono rappresentati da 5 famiglie, con 7 generi e 18 specie, delle quali 12 endemiche, appartenenti ai generi Corbicula, Sphaerium, Unio, Mutela, Spatha. I Crostacei Decapodi Macruri contano la sola Caridina nilotica gracilipes; i Brachiuri il Potamon emini e il P. niloticus. Non molto interessante è la fauna a Copepodi, con 13 specie, di cui 3 endemiche: il Diaptomus stuhlmanni, il Canthocamptus schröderi, il Cyclops stuhlmanni. Anche la fauna a Ostracodi è povera, con 5 specie endemiche, nei generi Heterocypris, Eucypris, Cypridopsis, Limnicythere. I Cladoceri, che, com'è noto, nel Tanganica sembrano mancare affatto, sono riccamente rappresentati nel Vittoria, con un totale di 16 generi e 31 specie, nessuna delle quali è peculiare al lago (solamente l'Alberto e l'Edoardo presentano cladoceri endemici). Gl'Idracnidi contano sei generi, con dodici specie, metà delle quali sono endemiche, nei generi Limnesia, Oxus, Unionicola, Encentridophorus. Pochi gli Oligocheti; sei specie, quattro delle quali endemiche, nei generi Aulophorus, Pygmaeodrilus, Alma. La fauna a Rotiferi può sembrare povera di fronte all'enorme ricchezza del Niassa, ma conta 13 generi, con 25 specie, una delle quali, la Philodina emini, è esclusiva del lago. Ricca la fauna a Protozoi, con 25 generi e 37 specie, quattro delle quali endemiche, nei generi Arcella, Ceratium e Cothurnia.