TANGANICA, Lago (ingl. Tanganyika; A. T., 105-106; 118-119)
Grande lago dell'Africa centro-orientale, il secondo per superficie (31.900 kmq.), dopo il Lago Vittoria, di quel continente.
Di forma molto allungata - misura infatti circa 725 km. di lunghezza contro una larghezza variabile tra i 50 e i 70 km. - si stende con direzione N.-SE. da circa 3° 20′ a 8° 45′ lat. S. con un perimetro di 1900 km. Il livello delle acque si trova a 782 m. s. m.; poiché la massima profondità, che si raggiunge nella parte meridionale, è di 1435 m., il lago forma una cripto-depressione di ben 653 m., ed è così, dopo il Bajkal, il lago più profondo della Terra. Il Tanganica occupa la parte meridionale della grande fossa tettonica centro-africana, che si apre nel tavolato dell'altipiano e si continua a SE., nella depressione occupata dai laghi Rukwa e Niassa, e a N., dove le acque dovevano coprire un'area molto maggiore dell'attuale estendendosi notevolmente verso il Lago Kivu.
A settentrione tale fossa fu colmata da materiali eruttivi, che formarono come una potente diga tra il Kivu e il Tanganica. Le acque del Rusisi, incidendo con gole profonde l'ostacolo interposto fra i due laghi riunirono poi i due bacini. Il lago si apre nel grande tavolato africano, costituito da rocce arcaiche (gneiss e scisti), ricoperte da enormi depositi di arenarie rosse, conglomerati e quarziti, che raggiungono anche uno spessore di 1000 m. L'altipiano domina il bacino lacustre, sia ad oriente sia ad occidente, dove anzi raggiunge le maggiori altezze (2130 m. nel Picco Soumbourousa), con dirupi alti anche un migliaio di metri. Le coste, assai variate, presentano un aspetto pittoresco per le alte falesie di arenaria rossa, che si alternano a pareti di calcare bianco e a scuri terreni vulcanici, contrastanti con il verde dei boschi. A nord la costa si presenta bassa e mal delimitata, orlata com'è da una vasta zona paludosa che si copre di acqua nelle variazioni di livello; per il rimanente è piuttosto alta e ricca di golfi e insenature, tra le quali più notevoli sono il golfo di Burton, nella parte settentrionale del lago, e il golfo di Cameron, all'estremo sud.
Pur essendo alimentato da numerosi corsi d'acqua, il Tanganica ha un bacino relativamente modesto (238.000 kmq.). Tra gl'immissarî il più considerevole è il Mlagarassi, lungo circa 1100 km., che ha origine nell'altipiano orientale da un piccolo lago e si versa nel Tanganica a SE. di Ujiji; più conosciuto del precedente è il Rusisi, emissario del Lago Kivu, che sfocia all'estremità settentrionale del lago. Più brevi di corso e meno ricchi di acque sono i tributarî provenienti dall'altipiano occidentale. Le acque dei tributarî convogliano numerosi isolotti galleggianti che possono ostacolare la navigazione dei fiumi, presso la foce.
Per lungo tempo si credette che il lago non avesse emissario, fatto avvalorato sia dall'acqua, a volte leggermente salmastra, sia da notevoli variazioni di livello delle acque. V.L. Cameron per primo dimostrò che il sovrappiù delle acque per mezzo del Lukuga si versava nel Congo, al cui bacino appartiene il Tanganica. Tale comunicazione si verifica a distanza di anni e solo dopo piogge eccezionali; l'ultima avvenne nel 1929. Recenti ricerche hanno dimostrato che il livello del lago è soggetto a variazioni in rapporto alle variazioni del clima, che può essere più o meno umido. Data la grande estensione in latitudine il clima varia sensibilmente da un estremo all'altro del lago. La parte settentrionale, infatti, ha clima nettamente tropicale con due stagioni piovose. Durante la stagione asciutta il lago è soggetto a violente tempeste portate dai venti dell'est, che possono ostacolare la navigazione.
Le pendici dell'altipiano sono coperte di una vegetazione lussureggiante, mentre le parti pianeggianti sono sottoposte a colture variate (palma da olio); inoltre le alte rive a NO. si prestano bene all'allevamento. Le rive del lago sono abitate da Bantu, da Arabi e da Suaheli, provenienti dalla costa orientale. Numerosi centri rivieraschi sorgono lungo le rive, in special modo sulla costa meridionale e nord-orientale; tra questi i più notevoli sono Usumbura e Uvira all'estremo nord; Ujiji, Kigoma, il principale porto del Tanganica, dove ha termine la ferrovia proveniente da Dar es-Salaam, Karema, centro minerario (mica), Kirando sulla riva orientale; Kasanga all'estremità sud; Moliro, Badouinville e Albertville, termine della ferrovia che per la valle del Sukuga unisce il Tanganica al Lualaba (Kabalò), sulla riva occidentale. Servizî di vaporetti allacciano i varî centri rivieraschi tra loro; una linea regolare traversa il lago in 4 giorni.
Politicamente il lago è diviso fra il Territorio del Tanganica, cui appartiene quasi tutta la riva orientale, la Rhodesia Settentrionale, che possiede l'estremità sud, il Congo Belga e il Ruanda e l'Urundi cui spettano la riva occidentale e l'estremo nord.
V. tav. XLV.
Bibl.: E.O. Teale, Provisional Geological Map of Tanganyika with Explanatory Map (con carta al 1.000.000); B. Corti, I problemi del Tanganica, in L'Oltremare, 1930; R. Codrington, in Geogr. Journ., 1902; F.S. Joelson, The Tanganyika Territory, 1920; J.C. Smits, German East Africa, in Geogr. Journ., 1918; E. Stromer, in Peterm. Mitteil., 1901; C. Gilmann, The Hydrology of Lake Tanganyika, in Geological Survey Department Tanganyika Territory, Boll. n. 5; J.E.S. Moore, Tanganyika and the Counties North of it, in Geogr. Journ., 1901; J.W. Gregory, The Rift Valleys and Geology of East Africa, in Society Journ., 1920; The South and East African Year Book and Guide, Londra 1933.
Storia dell'esplorazione. - L'esistenza di un vasto bacino lacustre esteso su una gran parte dell'Africa equatoriale cominciò a rendersi nota nella prima metà del sec. XIX in seguito alle informazioni dei mercanti arabi. Ma si trattava di notizie vaghe che si riferivano al complesso dei grandi laghi equatoriali. Si deve alla spedizione inviata dalla Società geografica di Londra sotto il comando di Burton e Speke la scoperta del Lago Tanganica, di cui, partiti da Dar es-Salām nel giugno 1857, raggiunsero le rive orientali il 13 febbraio successivo, riconoscendone poi il bacino settentrionale. Dieci anni dopo pervenne alle rive meridionali del lago D. Livingstone, che, abbandonato poi dalle sue genti, ammalatosi e privo di mezzi, raggiunse Ujiji, dove il 10 novembre 1871 lo trovò H. M. Stanley mandato alla ricerca del grande missionario ed esploratore che si temeva perduto. Lo Stanley e il Livingstone attesero insieme per alcuni mesi a perlustrare il lago nella sua parte settentrionale, pervenendo alla scoperta del suo immissario Rusisi, onde rimaneva risolta negativamente la questione della pertinenza o meno del Tanganica al bacino del Nilo. Nel 1873 una nuova spedizione di soccorso affidata a V. L. Cameron incontrava a Tabora il convoglio che trasportava la salma del Livingstone; il Cameron proseguendo il suo viaggio raggiunse il Tanganica ad Ujiji e ne riprese l'esplorazione riuscendo a scoprirne l'emissario nel Lukuga, confermandone la pertinenza al bacino del Congo. Una nuova esplorazione sistematica delle sue coste per tutto il suo contorno compì lo Stanley per quasi due mesi del 1876 nella memorabile sua impresa che lo condusse alla ricognizione totale del corso del Congo. Seguirono le esplorazioni del geologo inglese J. Thomson, che, provenendo dal Niassa, riconobbe particolarmente la sezione meridionale e il corso del Lukuga; i viaggi del francese V. Giraud, sempre nella parte meridionale del bacino, e quelli ancora più fruttiferi del missionario inglese E. C. Hore, che dal 1880 s'interessò molto del rilevamento del lago e dello studio delle sue condizioni idrografiche. Passata nel 1890 la regione sotto il dominio germanico, ne venne iniziato il regolare rilevamento topografico e geologico del territorio e il lago fu oggetto di ricerche e di studî continuati e intensificati dopo la guerra mondiale, passata l'ex-colonia germanica sotto il mandato della Gran Bretagna.
Fauna. - La fauna del Tanganica offre caratteri di grande singolarità; delle oltre quattrocento specie sinora note, 293 sono endemiche, con una percentuale del 73% (massimo indice di endemicità fra i laghi della grande frattura). Le condizioni più interessanti sono offerte dai Pesci; ne sono note 146 specie, delle quali 121 sono endemiche; il massimo grado di specializzazione è presentato dai Ciclidi, con 27 generi di cui 21 endemici e 89 specie delle quali 84 endemiche, la più ricca fauna di Ciclidi del mondo. Fra i generi endemici di Ciclidi si possono ricordare: Cunningtonia, Simochromis, Tropheus, Asprotilapia, Lobochilotes, Bathybates, Haplotaxodon, Ectodus, Enantiopus. Molto bene rappresentata è anche la fauna a Molluschi, fra i quali i Gasteropodi offrono in circa due terzi delle specie un aspetto marino (talassoide) che persuase i primi ricercatori essere il Tanganica un lago relitto. Delle 84 specie di Gasteropodi albergati dal Tanganica, 76 sono sconosciute altrove e proprio queste specie così strettamente endemiche sono quelle che rivestono aspetto talassoide (Bridouxia, Leroya, Spekia, Tanganycia, Rumella, Stanleya, Limnotrochus, Chytra, ecc.). La rassomiglianza fra molte di queste forme e certi fossili giurassici, sottolineata da J. E. S. Moore, non venne confermata da successivi studiosi, e oggi si ritiene che il prolungato isolamento cui venne assoggettato il Tanganica sia sufficiente a rendere conto di queste alte percentuali di forme endemiche, senza che sia necessario ricorrere all'ipotesi della sopravvivenza di un'antica fauna marina. Tuttavia l'aspetto talassoide di molti fra questi Gasteropodi non ha ancora ricevuto una spiegazione soddisfacente. I Lamellibranchi non presentano aspetto marino, benché anch' essi offrano un altissimo indice di endemicità (14 specie endemiche su 17 e 3 generi endemici su 8 (Burtonia, Brazzaea, Moncetia). Fatta eccezione per una specie di Palaemon, tutte le altre forme di Crostacei Macruri (12, in 3 generi) sono speciali del Tanganica (Limnocaridina, Caridella, Atyella). I Brachiuri sono rappresentati dal Potamon con una specie endemica e dal genere endemico Platythelphusa con tre specie, pure caratteristiche del Tanganica. I Copepodi contano oltre una trentina di specie, anch'esse con un'alta percentuale di endemicità (22) soprattutto spiccata nel genere Schizopera. Caratteristico è il Diaptomus simplex, che costituisce gran parte del plancton pelagico. Ricchissima è anche la fauna ad Ostracodi (22 specie, delle quali 20 caratteristiche) e singolari sono le condizioni presentate dai Cladoceri, dei quali era stato detto che fossero del tutto assenti dal Tanganica, forse a causa dell'elevato tenore di sali di magnesio nelle acque, ritenendosi anzi che i Cladoceri veicolati dagli affluenti non potessero sopravvivere nelle acque del lago. R. Monti però vi indicò recentemente la Macrothrix hirsuticornis, cosmopolita. La fauna a Rotiferi, forse per le stesse ragioni, è scarsa quantitativamente. I Celenterati sono rappresentati dall'Hydra e dalla celebre medusa del Tanganica descritta da R. T. Günther nel 1893 come Limnocida tanganicae, la quale venne ritrovata poi nel Lago Vittoria, nel delta del Niger, in un tributario dello Zambesi ed ha quindi perso il suo significato di forma marina relitta peculiare del Tanganica. Fra i Poriferi, quattro specie di Spongilla sono endemiche. In conclusione il "problema del Tanganica", in seguito alle recenti scoperte è alquanto modificato; la sua natura di lago relitto da un mare giurassico è sempre più dubbia e l'alta endemicità delle sue forme, più specializzate che primitive, è piuttosto attribuita a un lungo periodo d'isolamento, prima che la cattura del Lukuga gli creasse un emissario.
Bibl.: W.A. Cunnington, in Proceed. Zool. Soc., Londra 1920; R. Monti, in Rend. Ist. lomb. sc. e lett., 1931.