REGILLO, Lago
Località dell'antico Lazio, nell'agro Tuscolano (forse dove è oggi il Pantano Secco a nord di Frascati), celebre per la battaglia che, secondo la tradizione, fu combattuta al principio del sec. V a. C. (499 a. C., secondo Livio, II, 19; 496, secondo Dionisio, VI, 2), dai Romani contro i Latini, incitati da Tarquinio il Superbo, per mezzo del genero Ottavio Mamilio.
Il vecchio re fu presente alla battaglia e vi fu ferito, come feriti o uccisi rimasero in singolari tenzoni tutti i duci dell'una e dell'altra parte. A un tratto, montati su cavalli bianchi, apparvero sul campo di battaglia, per incitare i Romani alla vittoria, i Gemelli, che poi della vittoria diedero l'annuncio in Roma, comparendovi d'improvviso alla fonte di Giuturna, presso il tempio di Vesta. È, come si vede, la ripetizione dell'epifania dei Dioscuri alla battaglia della Sagra tra Crotoniati e Locresi nel sec. VI a. C.; ma a spiegare il racconto basta pensare alla diffusione piuttosto antica del mito dei Dioscuri nel Lazio, anziché a derivazione meccanica da tarde fonti greche. Nel suo insieme il racconto della battaglia del lago Regillo deve risalire a carmi epici, ma della realtà del combattimento in sé e per sé non pare si possa dubitare, e il suo collegamento con le leggende della caduta dei Tarquinî è artificiale, e devesi piuttosto credere che la battaglia abbia costituito l'episodio finale delle lotte combattute da Roma contro i Latini per riaffermare il suo primato nel Lazio, che i Latini avevano tentato di scuotere sul declinare della monarchia, stringendosi nella lega, che aveva come santuario federale l'ara di Diana presso il lago di Nemi. La conclusione finale delle lotte fu costituita dal foedus Cassianum.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 94 seg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926, pp. 148 e 193; E. Pais, Storia di Roma dalle origini all'inizio delle guerre Puniche, 3ª ed., III, Roma 1927, p. 16 seg.; id., Storia di Roma dall'età regia alle vittorie su Taranto e Pirro, Torino 1934, p. 15.