MEZZANO, Lago di
Piccolo bacino nel comune di Valentano (Viterbo), nella regione vulcanica dei Monti Volsinii, situato nella caldera di Latera. È forse identificabile con il Lacus Statoniensis ricordato dalle fonti (Sen., Nat. Quaest., III, 58, 8; Plin., Nat. hist., II, 209). In seguito a indagini subacquee, sono stati individuati due stanziamenti su palificazione e un'area «massicciata»: M. 1, con una superficie di c.a 2.800 m2 e zona sterile al centro, per cui è stato convenzionalmente definito M. 1A e M. 1B; M. 2, con una superficie di c.a 300 m2; M. 3, caratterizzato da una fitta concentrazione di pietrame e dalla totale assenza di pali. Tra i due abitati, che si trovano a una profondità che va da 3 a il m, vi è una zona presumibilmente sterile di 250 m di larghezza.
Il lago, attraverso il suo emissario Olpeta, comunica attualmente con il sistema idrografico del fiume Fiora, la cui vallata ha restituito testimonianze di diverse culture a partire dal Paleolitico sino a epoca etrusca e oltre.
Ai tempi dell'abitato protostorico, il livello dell'acqua era notevolmente più basso di quello attuale e quindi l'emissario non esisteva. Infatti l'insediamento umano avvenne quasi certamente durante il Sub-Boreale, e il suo abbandono coincise probabilmente con un rapido incremento del livello delle acque (nei tempi attuali l'innalzamento stagionale delle acque del lago arriva sino a 2 m).
Tale ipotesi è basata sull'eccezionalità del rinvenimento, dovuta alla conservazione integrale di buona parte dei materiali - 170 vasi d'impasto - per lo più di grandi dimensioni, oltre a tre macine di pietra vulcanica e alcuni oggetti metallici (due spade, sei asce, un raschietto, una punta di lancia, una fibula ad arco follato, uno spillone con testa a disco e una spiralina d'argento). Si tratta di oggetti domestici e da lavoro che tipologicamente rappresentano un punto di riferimento fondamentale per le seriazioni culturali cui sono stati attribuiti (Bronzo Antico 2 e Bronzo Medio 1-2, 3).
Probabilmente l'abitato era su bonifica; i pali, che hanno un diametro di 10-15 cm, raggiungono talvolta le quattro unità per metro quadrato. Uno di essi, di quercus sessiliflora caducifoglie, prelevato dal fondale dove era infisso per 2,50 m, presentava la parte terminale appuntita. Le altre specie arboree identificate sono: alnus glutinosa, acer platanoides, acer opalus, ulmus minor, fagus sylvatica, tutte idonee a strutture destinate a essere immerse nell'acqua.
Lo spillone con testa a disco, di foggia settentrionale e transalpina dell'antica Età del Bronzo, è considerato l'oggetto più antico di M., che collocherebbe il sito al centro di un'ampia area di diffusione tra l'Italia centrale tirrenica e quella settentrionale.
Le asce invece, quelle a margini rialzati riconducibili all'orizzonte del Bronzo Antico, quelle ad alette estese, della fase antica del Bronzo Recente, e quella ad alette mediane della fase finale del Bronzo Recente, appartengono all'attività metallurgica dell'area mediotirrenica. Le due spade, una tipo Arco e l'altra tipo Canegrate, del Bronzo Recente, rappresentano deposizioni rituali in acqua. Alla fase terminale dello stesso momento cronologico è riferibile la fibula ad arco di violino follato con noduli che, per la sua tipologia, trova riscontri nel vicino insediamento di Scarceta e in ambito settentrionale e adriatico. Coevi risulterebbero la punta di lancia e il raschietto (paletta?) che trovano confronti a Lipari e a Peschiera.
I numerosi contenitori per gli alimenti e il bollitolo cilindrico fanno pensare a genti dedite all'agricoltura, alla pastorizia e alla lavorazione del latte. Inoltre tra le forme ceramiche, alcune di tipo «capograzianoide» sembrerebbero trovare stretti confronti con le mode prevalenti in Grecia nel Mesoelladico.
I reperti osteologici rinvenuti appartengono principalmente ad artiodattili come bovini, cervi e capre.
La loro tipologia e la stratigrafia orizzontale offrono la possibilità di suggerire più ipotesi sul significato cronologico e culturale del sito e sulle connessioni con le facies dell'Età del Bronzo in Italia e nell'Egeo. Si suppone infatti che il primo insediamento nell'alveo di M. sia stato a M. 1, alla fine dell'antica Età del Bronzo, c.d. facies di M., cui segue, durante l'orizzonte di passaggio al Bronzo Medio (BM 1-2), uno spostamento dell'abitato a M. 2, mentre la vita prosegue a Μ. 1 nella zona B; l'estinzione dello stanziamento avvenne nel Bronzo Medio 3. L'area M. 3 costituisce una zona a sé stante, dove è stato rinvenuto materiale votivo in acqua databile al Bronzo Recente.
L'articolazione topografica del sito e la multiformità tipologica dei materiali rappresentano una chiara testimonianza di varie fasi abitative e «cultuali» con particolari aspetti collocabili cronologicamente dal Bronzo Antico II al Bronzo Recente (c.a XVIII-XII sec. a.C.).
Bibl.: M. C. Franco, Materiali dell'età del Bronzo dal Lago di Mezzano, in Nuove Scoperte e Acquisizioni nell'Etruria meridionale, Roma 1975; ead., Presentazione del materiale archeologico rinvenuto nel Lago di Mezzano (Viterbo), Roma 1975; ead., L'insediamento preistorico del Lago di Mezzano, Roma 1982; AA.VV., Vulcano a Mezzano. Insediamento e produzioni artigianali nella media Valle del Fiora durante l'età del Bronzo, Valentano 1993.