LACRIMALI ORGANI
ORGANI Sono gli organi che forniscono e che educono le lacrime, e si distinguono perciò in organi secretori e organi eliminatori. Gli organi secretori sono rappresentati dalla ghiandola lacrimale e gli eliminatori dalle vie lacrimali.
1. Ghiandola lacrimale. - È formata da due lobi, uno orbitale, situato in una fossetta dell'osso frontale, dietro l'angolo superiore temporale dell'apertura orbitale, e uno palpebrale, situato sotto il precedente, nello spessore della palpebra superiore; il primo detto anche ghiandola innominata di Galeno, il secondo ghiandola accessoria di Monro o ghiandola di Rosenmüller. Sette o otto canalini escretori s'aprono in corrispondenza del fornice superiore della congiuntiva. La ghiandola è innervata da un ramo del trigemino, al quale sono incorporate anche fibre provenienti dal facciale.
Fisiologia. - La secrezione delle lacrime non è continua, ma si produce a seconda del bisogno; così di notte, quando per la chiusura delle palpebre non avviene l'evaporazione, la ghiandola lacrimale non funziona. La secrezione delle lacrime si compie per azione riflessa. La superficie dell'occhio, e specialmente la corneale, è sensibilissima, ed è necessario, per la sua integrità, che sia continuamente umida; quando l'occhio è aperto, a causa dell'evaporazione la superficie oculare tende a essiccarsi; questo essiccamento è avvertito come un disturbo (dolore), e questo disturbo stimola, per azione riflessa, la ghiandola lacrimale a funzionare. Anche uno stimolo qualunque (piacere, dolore), purché violento, eccita l'azione del trigemino, e così si spiega la lacrimazione nel riso, nel pianto, nelle infiammazioni oculari, ecc.
Patologia. - Oltre a ferite e traumi in genere, da cui possono risultare delle fistole permanenti, si ha l'infiammazione o dacrioadenite, per cause tossiche o infettive, l'ipertrofia (talvolta sintomo della malattia di Mikulicz), cisti (dacryops o igroma) e varie specie di tumori, fra cui il cloroma (specie di sarcoma) e il cilindroma (tumore d'origine epitelio-endoteliale).
Vie lacrimali. - Sono date (v. fig.) dai punti lacrimali, dai canalini lacrimali, dal sacco lacrimale e dal condotto nasale. I punti lacrimali, due veri fori di spillo, s'aprono all'apice di due minime sporgenze (tubercoli o papille lagrimali) poste al labbro interno del margine delle due palpebre presso l'angolo interno, il superiore un po' più verso il naso che l'inferiore. Rivolti un po' verso l'indietro, pescano nel seno che si ha nell'angolo interno fra bulbo oculare e palpebre, nel quale sono contenute una piccola sporgenza e una membranella che si chiamano rispettivamente caruncola lacrimale e plica semilunare. I punti lacrimali rappresentano l'inizio dei canalini lacrimali, anche questi in numero di due. I canalini lacrimali presentano una prima porzione verticale diritta, poi piegati arcuatamente si riuniscono in uno solo e sboccano nel sacco lacrimale. Complessivamente hanno una forma che ricorda il ferro di cavallo, una lunghezza di circa un centimetro; sono costituiti da sottile connettivo, circondato da fascetti muscolari derivati dall'orbicolare e tappezzati internamente da epitelio stratificato, pavimentoso. Le loro pareti contengono anche abbondante tessuto elastico. Poco dopo il loro inizio presentano un certo restringimento (angustia), indi un allargamento (ampolla).
Il sacco lacrimale si trova all'angolo interno delle palpebre nella doccia lacrimale, formata dall'unguis e dal processo ascendente del mascellare superiore. Al davanti di esso passa il tendine diretto dell'orbicolare, che lo divide come in due metà: la superiore è detta cupola del sacco lacrimale. Il sacco ha una lunghezza di 10-15 millimetri, una larghezza di 5: obliquo indietro e in basso, si continua col canale nasale. Questo canale, o condotto nasale, lungo 12-16 millimetri, decorre in un canale osseo dello stesso nome aperto tra unguis, apofisi ascendente del mascellare superiore e cornetto inferiore, e s'apre nel meato inferiore. Le pareti del sacco lacrimale e del condotto nasale sono formate, come quelle dei canalini, da una membrana mucosa, ma molto più spessa che quella di questi ultimi, e sono tappezzate da epitelio cilindrico. La mucosa del sacco e del condotto nasale forma delle pliche, relativamente costanti, che comunemente si chiamano valvole. L'apertura inferiore del condotto nasale nel naso è molto obliqua, così che forma una specie di linguetta, più o meno lunga, che può chiudere l'apertura nell'espirazione, e fungere da valvola. Fu proposto di chiamarla valvola del Morgagni, perché descritta da questo autore, il quale però negava l'esistenza di valvole nelle vie lacrimali.
Patologia. - S'osserva l'occlusione dei punti e canalini, l'eversione dei punti, di cui è conseguenza una molesta lacrimazione, e l'infiammazione del sacco lacrimale. Questa infiammazione, o dacriocistite, è piuttosto frequente e rappresenta la principale malattia delle vie lacrimali. La dacriocistite può essere acuta e cronica. Si riconosce per una tumefazione più o meno accentuata all'angolo interno dell'occhio, che, premuta col polpastrello di un dito, dà luogo a rigurgito dai punti lacrimali di un umore, ora trasparente, ora torbido, ora coi caratteri del pus. Nella forma acuta l'infiammazione si propaga alla cute e si forma un vero flemmone. Questo può aprirsi spontaneamente dando uscita al pus. Non è raro che consecutivamente rimanga un seno fistoloso, e per questo la malattia comunemente si chiama fistola lacrimale. È malattia grave per i disturbi che dà, e soprattutto perché rappresenta una continua minaccia per l'occhio, il quale per una qualsiasi, anche accidentale, soluzione di continuità può infettarsi e finire per andare perduto. La cura della dacriocistite è chirurgica, conservativa o demolitrice. La conservativa consiste nel fare irrigazioni di soluzioni medicamentose, che dai punti lacrimali escano dal naso. Per poter fare queste irrigazioni può convenire di aprire uno dei canalini e poi sondare fino al naso. La cura demolitrice consiste nell'allontanamento del sacco lacrimale. Da alcuni anni, per iniziativa di A. Toti, tornò in vigore, ma con metodi razionali, un'operazione già anticamente praticata, che consiste nell'aprire una via artificiale direttamente fra il sacco e le cavità nasali.