labirinto
Perdita dell’orientamento e difficile ricerca di una via d’uscita
Nel mito greco lo straordinario architetto Dedalo progetta una prigione per il mostruoso Minotauro: è il labirinto, da cui nessuno riesce a fuggire. Simbolo originario di potere, il labirinto diviene nell’arte e nella letteratura una metafora della condizione dell’uomo moderno, sempre affannato alla ricerca di qualcosa
Nell’isola di Creta, in un antichissimo tempo mitico, i Greci collocano uno dei loro miti più affascinanti e ricchi di valori simbolici (micenea, civiltà). Minosse, il leggendario sovrano di Creta, chiede al dio Poseidone (il romano Nettuno) di concedergli il dominio sui mari: il dio esaudisce la sua preghiera, e invia al sovrano, dagli abissi marini, un toro lucente simbolo del potere, che però Minosse dovrà sacrificare al dio stesso. Minosse inganna Poseidone sacrificando un altro toro, ma il dio, irato, rende folle la sua sposa, Pasifae, facendola innamorare del toro.
La regina chiede a Dedalo, stra;ordinario inventore ateniese di macchine e attrezzi di ogni tipo, di costruire una vacca in cui nascondersi per unirsi al toro. Così avviene, e dalla innaturale unione nasce un mostro per metà uomo e per metà toro: il Minotauro. Minosse non può togliere la vita alla terribile creatura, e così pensa di rinchiuderla in un luogo dove nessuno potrà mai vederla.
Minosse incarica Dedalo di progettare un luogo inaccessibile. Viene così costruito il labirinto, un intrico di corridoi e di vicoli ciechi in cui è impossibile ritrovare la strada di uscita: nel labirinto verrà poi rinchiuso il Minotauro.
Minosse, per custodire il segreto, rinchiude immediatamente nel labirinto – secondo una versione del mito – anche Dedalo insieme al figlio Icaro. Ma l’architetto riesce a uscire costruendo due paia di ali con piume d’oca e cera. Dedalo ammonisce il figlio di non avvicinarsi troppo al Sole, perché il calore potrebbe sciogliere la cera che tiene insieme le ali. Icaro però non gli dà ascolto e, affascinato dal Sole, si avvicina pericolosamente all’astro. La cera si scioglie e Icaro precipita nel mare che da lui prenderà il nome di Icario. Il labirinto conserva il suo segreto. Solo Teseo, grazie all’aiuto di Arianna, la figlia di Minosse, riuscirà a non smarrirsi nel labirinto e a uccidere il Minotauro.
Qual è la realtà storica che fa da sfondo al mito di Minosse e del labirinto? Gli studiosi hanno evidenziato due fatti. I palazzi dell’isola di Creta, in cui si colloca il centro del potere e della vita culturale della civiltà minoica, sono perlopiù costruiti senza un vero e proprio ‘piano regolatore’, cioè per giustapposizione di camere e strutture una accanto all’altra. L’idea che uno straniero potrebbe farsi di questi palazzi è davvero quella di una costruzione caotica e disordinata, una specie di labirinto: i Greci dell’età classica, pertanto, potrebbero aver pensato a quei palazzi così disordinati e impenetrabili quando hanno creato il concetto di labirinto.
Quanto al nome labirinto, sulle pareti dei palazzi di Creta è raffigurata spesso un’ascia a doppia lama, simbolo del potere del sovrano: poiché uno dei termini più antichi per indicare questo tipo di ascia è làbrys, si è pensato che il palazzo del re fosse chiamato anche palazzo delle asce, cioè delle làbrys, e quindi labirinto.
Nella storia della cultura e della letteratura occidentale l’immagine del labirinto si è spesso caricata di valori simbolici e metaforici. Il labirinto, prima di tutto, è un simbolo di smarrimento: è la perdita dell’orientamento ma anche la possibilità di incontrare l’altro, il diverso da noi. In senso esistenziale è la crisi della propria identità e la messa a nudo di inquietudini e angosce.
Spesso immagini di labirinti sono poste in luoghi sacri, a rappresentare l’impossibilità dell’uomo di comprendere il mistero del divino o la possibilità di accedervi solo attraverso un difficile percorso di ammissione.
Il labirinto, infine, è anche un simbolo di ricerca: una metafora esistenziale di «ciò che più per sé brama e disìa», come i cavalieri che il poeta Ariosto immagina rinchiusi nel labirintico castello del mago Atlante, o, ancora, un simbolo del complesso cammino verso il sapere, meta difficile da raggiungere, come la labirintica biblioteca di Babele descritta da Borges in uno dei suoi racconti.