LABIATE (lat. scient. Labiatae o anche Lamiaceae)
Vastissima famiglia di piante Dicotiledoni Simpetale comprendente erbe annuali o perenni o anche frutici a fusto persistente e legnoso, rarissimamente alberi o piante volubili. Hanno radice fusiforme, fusto eretto tetragono, spesso cespuglioso e munito in basso di stoloni serpeggianti, ramoso con i rami opposti o verticillati; foglie astipolate, opposte, picciolate o sessili, di forme varie, intere ma più spesso dentate o crenate, penninervie, glabre, pubescenti, tomentose come spesso tutta la pianta che è coperta d'un vello fitto grigiastro o biancastro. I peli possono essere semplici, ramosi, stellati, capitati e spesso ghiandolosi e fanno così parte del tessuto secretore che si riscontra anche sotto forma di grosse ghiandole pluricellulari immerse nel tessuto della foglia; peli e ghiandole elaboranti e secernenti olî essenziali che si riscontrano anche lungo il fusto specialmente nell'infiorescenza e negli stessi organi fiorali; da ciò il profumo, grato o ingrato, che la massima parte dei componenti di questa famiglia emana. L'esame dei peli e del sistema secretore ha grande importanza dal punto di vista sistematico.
I fiori si trovano all'ascella di foglie che o sono simili a quelle vegetative o anche notevolmente ridotte, bratteiformi; sono solitarî e opposti, ma più spesso l'asse che li porta si ramifica per formare cime bipare che passano spesso a cime unipare elicoidi, più o meno fittamente bratteolate, e sono i cosiddetti verticillastri che possono essere distanziati fra loro, ovvero, in seguito all'accorciamento degli internodî, formano una falsa spiga o spicastro, o sono situati all'estremità dei rami a guisa di capolini più o meno densi. In qualche caso l'infiorescenza, per un cambiamento di posizione dei fiori e delle brattee, può diventare dorsoventrale o anche unilaterale. Il calice è formato dalla saldatura di 5 sepali (gamosepalo), regolare ma più spesso bilabiato, e può portare appendici (come la scaglia di Scutellaria, la borsetta di alcuni Teucrium) o la fauce essere chiusa da un anello di peli; esso è persistente e spesso, dopo la fecondazione, accrescente. La corolla è anch'essa fondamentalmente formata da 5 petali saldati in tubo, che alla fauce forma due labbri (donde il nome della famiglia): il superiore è rialzato e foggiato a vòlta (sotto il quale stanno di regola le antere) ed è costituito da due lobi più o meno fra loro congiunti, raramente quasi atrofici (Ajuga), ovvero, a causa della profonda fessura, spostati ai lati (Teucrium); il labbro inferiore consta di tre lobi, di cui il mediano è il più ampio; assai di rado la corolla è quasi regolare o oscuramente labiata; il tubo è spesso munito all'intorno di un anello di peli, il cosiddetto nettarostegio, considerato come difesa del nettario. Gli stami sono 4 didinami, o due soli fertili e gli altri sterili (staminodî) o mancanti, ma in alcune specie si hanno individui in cui tutto l'androceo abortisce ed essi funzionano solo come pistilliferi (ginodioici); antere biloculari con logge da prima parallele, ma che in alcuni generi divaricano sino a porsi trasversalmente al filamento, mentre in altri il connettivo si sviluppa molto, distanziando le due logge e formando un apparecchio a bilanciere favorente l'impollinazione incrociata, come in Salvia. L'ovario consta di 2 carpelli con uno stilo terminato in uno stigma bifido; ciascun carpello è bipartito e ciascun loculo contiene un ovulo che, dopo la fecondazione, si trasforma in un tetrachenio con pericarpio secco, raramente un po' carnoso (Prasium).
Le Labiate comprendono circa 3500 specie distribuite in 170 generi che G. Bentham e J. D. Hooker, e con lievi modificazioni J. Briquet, inquadrano in 8 tribù principali. Sono diffuse in quasi tutto il globo, copiose nei territorî circummediterranei e specialmente in quelli orientali e in generale nelle regioni temperate e nei monti fra i tropici. In Italia se ne annoverano 31 generi e circa 150 specie, alcune delle quali le sono esclusive e altre (Thymus serpyllum, le varie specie di Mentha) straordinariamente polimorde e ancora imperfettamente note.
È la famiglia per eccellenza dei profumi e degli aromi, che sono dati da olî essenziali e spesso anche da canfore, che si estraggono per distillazione; i prodotti si trovano sotto forma di essenze, di acque distillate, di tinture, di canfore, aventi azione stimolante sulle mucose e perciò adoperate come toniche, stomachiche e sudorifere, ovvero impediscono o rallentano la fermentazione; vasto è anche il loro uso in profumeria. Inoltre le infiorescenze di Lavandula (lavanda e spigo) servono per profumare la biancheria, i calici di Ballota pseudodictamnus per portalucignoli delle lampade a olio, parecchie per aromatizzare le vivande, e ciò spiega come di molte di esse si faccia coltivazione: si può dire non vi sia giardino o orto dove non esistano salvia, lavanda, rosmarino, maggiorana, timo, menta, basilico, tutti generi di questa famiglia; una coltura estesa in varî paesi d'Europa e anche in Giappone si fa con la Mentha e specialmente con la M. piperita o menta inglese, dal paese in cui la sua coltivazione viene più largamente praticata.