LABBRO (lat. labia e labra [lat. scient. labia oris]; fr. lèvres; sp. labr0s; ted. Lippen; ingl. lips)
Anatomia e fisiologia. - Le labbra, distinte in superiore e in inferiore, costituiscono due pieghe cutaneo-muscolo-mucose, che delimitano l'apertura della bocca. S'uniscono ai lati nelle commessure labiali, ove si formano gli angoli della bocca.
Il labbro superiore si differenzia esternamente per la presenza d'un solco mediano o filtro, che termina in basso col tubercolo. Si chiama prolabio la parte ricoperta da mucosa opaca visibile a bocca chiusa (fig.1). Negl'individui di razza bianca e a normale costituzione il prolabio è rosso o intensamente roseo; negli anemici è meno colorito e in taluni malati di cuore può apparire rosso ceruleo (v. cianosi). Nei Negri il prolabio è molto sporgente. La conformazione dei due prolabî non è uguale; al tubercolo del labbro superiore corrisponde una depressione mediana dell'inferiore e alle depressioni laterali del superiore corrispondono due maggiori sporgenze dell'inferiore. Nell'uomo sulla cute del labbro superiore crescono i baffi e al disotto della depressione mediana dell'inferiore cresce un ciuffo di peli (mosca). Verso la cavità orale i prolabî si continuano con la mucosa lucida e umida, che medialmente presenta i frenuli, dei quali il superiore è più visibile. Tra la cute e lo strato mucoso è interposto il muscolo orbicolare, che a guisa d'anello contrattile restringe l'apertura boccale. Alcuni suoi fasci restringono l'apertura e retraggono i prolabî (difesa contro l'introduzione di sostanze disgustose), altri la restringono e fanno sporgere i prolabî (suzione del lattante, bacio). Vi sono poi muscoli della faccia che, inserendosi alle labbra, contribuiscono a modificarne gli atteggiamenti. Da ricordare i triangolari, che abbassano le commessure (disgusto), i risorî, che allargano l'apertura (risata), gli zigomatici, che sollevano le commessure (scherno), i quadrati superiori, che innalzano il labbro superiore (nausea), i quadrati inferiori, che abbassano l'inferiore (disgusto), ecc. Non vanno dimenticati i muscoli delle guance (buccinatori) che rilasciandosi permettono l'allargamento dell'apertura boccale e, contraendosi insieme con l'orbicolare, provocano la fuoriuscita, anche modulata, dell'aria dalla bocca (zufolo). Le labbra hanno nervi sensitivi e motori e sono irrorate dalle arterie labiali o coronarie, alle quali corrispondono le vene omonime. Una ricca rete di vasi linfatici è in rapporto con le linfoghiandole del collo. Sotto la mucosa sono sparse numerose ghiandole mucipare.
Patologia. - Lo sviluppo embrionale del labbro superiore spiega le non rare malformazioni congenite (labbri leporini). A costituire il labbro superiore partecipano tre prominenze, una mediana e due laterali, che normalmente si saldano tra loro: la mediana partecipa alla formazione del filtro. Se il saldamento tra una prominenza laterale e quella mediana non s'effettua, rimane una fessura labiale (labbro leporino unilaterale; fig. 2); se ambedue le prominenze laterali non si saldano con la mediana, rimangono due fessure (labbro leporino bilaterale; fig. 3). Eccezionalmente può avvenire il mancato sviluppo della prominenza mediana, per cui le due laterali rimangono disunite e allontanate tra loro (labbro leporino mediano). Spesso siffatte malformazioni congenite s'accompagnano con altre più profonde interessanti una o entrambe le narici, il processo alveolare del mascellare superiore e il palato (gola lupina). Si può anche osservare una fessura geniena per mancato sviluppo d'una guancia: ne risulta, per difetto della commessura labiale, che l'apertura boccale è deformemente ingrandita (macrostomia).
Le ferite delle labbra dànno spesso notevole emorragia e, se interessano profondamente il muscolo orbicolare, tendono ad allargarsi. Se non vengono suturate, lasciano una cicatrice retratta deturpante. Tanto le estese ferite mal guarite, quanto le gravi ustioni possono lasciare retrazioni cicatriziali, che riducono l'apertura boccale (microstomia). Per azione del freddo, in alcuni individui si può formare al prolabio inferiore una ragade o fessura, che stenta a guarire e che facilmente sanguina.
Tra i processi infiammatorî acuti, specialmente del labbro superiore dell'uomo, sono importanti il foruncolo e l'antrace, che possono assumere gravità. Talvolta residuano, dopo questi processi suppurativi, ipertrofie elefantiasiche del labbro che si possono osservare anche dopo l'erisipela. Tra i processi cronici vanno ricordati quelli tubercolari (ulcere e lupus) e per la loro maggiore frequenza quelli sifilitici. Questi sono a manifestazione primaria (ulcera) o secondaria (placca mucosa) o, più di rado, terziaria (gomma). Il contagio primario può essere diretto o indiretto. Nei soffiatori vetrai il mal uso di scambiarsi la canna insufflatrice provocò spesso siffatti contagi. ql labbro superiore dell'uomo sono frequenti croniche infiammazioni eczematose e quelle mantenute da funghi patogeni (micosi).
Speciale importanza presentano i tumori. Tra i benigni ve ne sono dei congeniti, costituiti da anormale sviluppo di vasi sanguigni (emangiomi) o di linfatici (linfangiomi). I primi sono erettili, cioè aumentano di volume per una maggior copia di sangue (nello sforzo, nel pianto, ecc.), i secondi determinano spesso notevoli ingrossamenti parziali o totali del labbro (macrocheilia). Fra i tumori maligni il più frequente è il carcinoma, quasi sempre localizzato al labbro inferiore e che s'inizia come un nodulo duro, indolente, che poi si ulcera e si estende. Gli elementi tumorali hanno tendenza a diffondersi alle ghiandole linfatiche del collo. Con molta frequenza il carcinoma labiale sorge in un punto che subì per lungo tempo ripetute irritazioni (fumatori).
Per le malattie che il chirurgo cura con l'asportazione dei tessuti colpiti si rende necessario un intervento complementare atto a ricostruire il labbro (cheiloplastica). Gl'interventi plastici s'eseguono anche per ferite con strappamento di pezzi di labbro (morsi in rissa) e per la ortomorfosi dei labbri leporini e delle deformazioni acquisite (microstomie cicatriziali).
Antropologia. - Nelle labbra è da distinguere una parte tegumentare e una parte mucosa, la cosiddetta parte rossa. Il labbro superiore, allorquando la testa guarda orizzontalmente in posizione di riposo, può esser disposto verticalmente (ortocheilia), verso l'innanzi (procheilia), verso dietro (opistocheilia). Quest'ultima è assai rara però (Europei del nord). Il labbro inferiore presenta quasi sempre procheilia. Queste variazioni sono connesse con le variazioni di grandezza della parte mucosa, più che con le disposizioni del bordo alveolare del mascellare, ma non è naturalmente da escludere l'influenza dell'inclinazione suddetta (prolatnia) quando essa è forte. La linea di profilo del labbro superiore può essere inoltre diritta, concava o convessa. Esistono forti differenze anche nell'altezza del labbro superiore; queste differenze però sembra abbiano più valore locale e individuale che raziale. Le differenze dello sviluppo della parte rossa del labbro sono notevolissime tra razza e razza. Allorquando essa è sviluppata al massimo, le due labbra formano un cercine ellittico ad asse minore notevole. Si dice che in tali casi le labbra presentano eversione massima, giacché la parte maggiore di esse guarda verso l'innanzi, mentre nei casi di minimo sviluppo ciascuna delle due labbra ha la parte rossa poco spessa, che guarda quasi esclusivamente la opposta. Il carattere si presta male a determinazioni esatte di grado. Minimo sviluppo della parte mucosa è presentato in Europa dai nordici, massimo dai meridionali. I più forti gradi sono presentati dai Melanesiani e dai Negri; i Mongoloidi presentano gradi medî. L'uomo in genere presenta una parte mucosa più sviluppata della donna. La struttura istologica dell'epitelio della parte rossa appare semplice nell'adulto, ma non è tale negli stadî precedenti, giacché Bolk dimostrò che nel neonato sulla zona della parte mucosa si può distinguere una pars villosa e una pars glabra, il che chiaramente indica un'origine cutanea. È poi da ricordare che in molte razze umane il cosiddetto rosso non è affatto tale, ma presenta spesso delle colorazioni bluastre, più o meno intense, dovute a presenza di pigmento. Nell'Annam, per es., gli stessi indigeni distinguono fra "labbra di minio" e "labbra di piombo". Il colorito rosso deriva dal trasparire attraverso l'epitelio privo di pigmento della sostanza colorante del sangue, circolante nella ricca rete capillare del derma e del muscolo orbicolare. La presenza di una parte mucosa rossa del labbro costituisce una caratteristica che separa bene l'uomo dagli altri Primati, giacché solo nel cimpanzè se ne troverebbero accenni, secondo alcuni autori. Il suo valore però è stato assai esagerato, avendosi nelle diverse razze tutte le possibili gradazioni di sviluppo di detta parte ed essendo essa a preferenza più forte proprio in razze gerarchicamente basse; esso può dirsi forse un carattere nuovo, ma deve essere qualificato di progressivo solo nel senso che si accrebbe nell'umanità per certi tipi.
Riguardo al modo della produzione della parte mucosa due teorie si dividono il campo: l'una, più chiaramente formulata da Duckworth e da Hauschild, secondo la quale essa sarebbe un prodotto della eversione della mucosa boccale verso l'esterno, per influenza del muscolo orbicolare; l'altra che si può dire della inversione, dovuta a Klaatsch e a Bolk, secondo cui il rosso rappresenta una striscia o cintura cutanea invaginata. Non si comprende però perché l'inversione avrebbe luogo; l'atto del suggere le mammelle nel neonato, che si potrebbe invocare quale causa, è comune a tutti i Mammiferi. Il principale argomento a favore di questa teoria è la presenza nell'adulto di ghiandole sebacee nella parte rossa. Secondo la prima teoria l'eversione sarebbe determinata dal differenziarsi di una parte anteriore e più centrale del muscolo orbicolare. Esaminando infatti la sezione di un labbro, secondo un piano sagittale, si vede che il muscolo orbicolare è a foggia di squadra, si presenta cioè con due parti disposte ad angolo retto, l'una più corta, sita più innanzi e in prossimità della rima boccale, l'altra più lunga e disposta verticalmente per l'altezza del labbro. Lo sviluppo della prima parte è, in base all'osservazione di molti autori, correlativo allo sviluppo della parte mucosa del labbro; presentandosi essa molto forte appunto nei Melanesiani e nei Negri; secondo il Hauschild però l'eversione del labbro sarebbe determinata soprattutto dalla contrazione di fibre speciali che hanno un decorso dalla parte anteriore alla posteriore del labbro e che perciò sono perpendicolari alla direzione delle fibre dell'orbicolare. L'insieme di queste fibre egli chiamò musculus rectus labii. Questo muscolo però 2 stato osservato in molti Primati e anche in altri Mammiferi (Bovero), senza che esso sia accompagnato dall'eversione del labbro. Nel 1928 Poplewski, in base a ricerche su Primati e su feti e neonati umani, arrivò alla conclusione che il rosso delle labbra è una modificazione della cintura cutanea, a ragione dell'accollarsi all'epitelio cutaneo della parte anteriore più sviluppata dell'orbicolare: in altre parole l'epitelio cutaneo si modificherebbe in mucoso a ragione del contatto con i capi delle fibrille muscolari. Non vi sarebbe perciò né eversione né inversione. La ipotesi del Poplewski rende conto dei fatti opposti che le due teorie precedenti a volta a volta non spiegano. Ma tutte queste ipotesi in realtà hanno una portata morfologica e non spiegano il significato funzionale e biologico in genere della comparsa delle labbra umane. Da alcuni essa è stata posta in rapporto con il linguaggio, ma la spiegazione non appare plausibile e lo stesso si dica per l'ipotesi di particolari tipi di nutrizione. Il significato biologico, adunque, del fatto rimane ancora oscuro.
Bibl.: A. Bloch, Essai sur les lèvres au point de vue anthropologique, in Bull. Soc. Anthrop. de Paris, s. 4ª, IX, 1898; L. Bolk, Zur entwickelungsgeschichte der Menschl. Lippen, in Anat. Hefte, XLIV (1911); M. W. Hauschild, Anthropol. Betracht. an d. menschl. Lippe, in Korrespondenz-Blatt d. deutschen Gesellschaft f. Anthrop., ecc., XLII (1911); R. Poplewski, L'origine du rouge des lèvres, in Comptes rendus Assoc. Anat., Praga 1928.