LABARO
Lo stendardo costantiniano avente come elemento caratteristico la "laurea" in oro circuente il Chrismon, cioè la sigla monogrammatica (☧) del nome di Cristo.
La forma λάβορον è in una titolatura seriore del cap. XXXI della Vita di Costantino eusebiana. L'attestazione più esplicita è nella seconda metà del sec. IV, quando anche a tale vessillo si riferisce Gregorio di Nazianzo (Oratio in Iulianum, I, 66) traducendone in greco quella che egli credeva l'etimologia latina del nome (con la parola καμάτων egli interpreta un laborum immaginato come derivante da labor). Il più antico esempio latino della parola è in S. Ambrogio (Ep. XL, dell'anno 388). È stato fatto di recente il ravvicinamento: λαυρᾶτα o λαβρᾶτα con λάβορον-λάβαρον e si son ricordate le laureatae imagines imperiali e i laureata signa, cioè i vessilli con l'effigie dell'imperatore.
Il racconto sull'adozione del Chrismon è diverso in Lattanzio (De mortibus pers., 44) e in Eusebio (Vita, XXVIII-XXXI). Il primo narra del monogramma dipinto sugli scudi poco prima della battaglia con Massenzio (ottobre 311), alle porte di Roma; il secondo d'un episodio prodigioso avvenuto forse prima d'entrare in Italia: l'apparizione della Croce fiammea nel cielo, con le parole: "Trionfa con questo segno" e poi della successiva visione del Cristo che teneva quel segno medesimo. L'imperatore l'avrebbe fatto mettere sugli stendardi che precedevano l'esercito in battaglia. Eusebio avrebbe veduto questa insegna nel palazzo imperiale, mostratagli dallo stesso imperatore. Era un vexillum dalla lunga asta con traversa da cui pendeva un pezzo di stoffa quadrato. Al vertice dell'asta, il Chrismon aurato e, certo, laureato. Nel basso dell'asta si vedevano le immagini di Costantino e dei figli..
Bibl.: H. Grégoire, L'étymologie de "Labarum", in Byzantion, IV (1927-1928), pp. 477-82; P. Franchi de' Cavalieri, Il labaro descritto da Eusebio, in Studi rom., I, Roma 1914, pp. 161-86; id., Ancora del labaro descritto da Eusebio, ibid., II (1914), pp. 216-23; H. Leclercq, Labarum, in Cabrol, Diction. d'Archéol. Chrét. et de Liturgie, Parigi 1928.