LA STARZA
Il sito preistorico di La S. (Ariano Irpino), fu identificato già nel 1920, a seguito di lavori di sbancamento di una cava di gesso che interessarono parte della collina sulla quale sorgeva l'insediamento; questo infatti occupava un'altura naturale, che in origine misurava circa m 50 × 170, con i fianchi profondamente incisi, su tre lati, da torrenti; il quarto lato, in direzione est, si raccordava, mediante una breve insellatura, alle colline vicine. Il luogo aveva quindi caratteristiche ambientali particolarmente favorevoli, potenziate dalla sua eccezionale posizione topografica: esso dominava infatti uno dei percorsi della catena appenninica, attraverso un basso valico, naturale via di comunicazione tra le coste tirreniche e quelle adriatiche.
Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta (1957, 1960, 1961, 1962) D. Trump condusse una serie di indagini che misero in luce, nelle varie trincee aperte sui fianchi della collina, una continuità di occupazione che va dal Neolitico all'età del Ferro. Delle tredici trincee aperte, nessuna dette una stratigrafia completa, ma le sequenze, integrate tra loro, offrirono un quadro della lunga durata dell'occupazione; i vari tagli rivelarono spessori eccezionali, poiché il deposito antropico raggiungeva in alcuni casi gli 8 m di profondità.
Il Neolitico (trincee iv, i, x, xiii) era rappresentato da frammenti di ceramica impressa con piccoli motivi a tratto, frammenti graffiti e incisi e frammenti di ceramica nero lucida non decorata; pochissimi frammenti avevano decorazione dipinta a linee scure su fondo camoscio. Queste associazioni indicano un momento avanzato del Neolitico, suggerendo rapporti con la sfera pugliese e materana. Una fase finale del Neolitico Medio era rappresentata da elementi tipici della facies di Serra d'Alto, rinvenuti principalmente nelle trincee ix e xi, con la caratteristica pittura miniaturistica a motivi geometrici e una sintassi decorativa complessa, che interessa tutto il vaso o la sua parte superiore; è interessante ricordare che i livelli appartenenti a questa facies erano sigillati, in alto, da un episodio di frana, che ne garantiva la posizione stratigrafica in maniera inequivocabile.
L'ossidiana, presente in poche schegge, testimoniava l'esistenza di rapporti con le isole Eolie e Pontine, suggerendo anche percorsi precisi per lo scambio di queste materie prime.
La facies eneolitica, definita dallo scavatore ''di Rinaldone'', era attestata nelle trincee ii, viii, ix, xi, i cui livelli raggiungevano in alcuni casi lo spessore di 4 m: la ceramica, che mostrava ampie affinità con la facies eneolitica della Toscana, aveva nel repertorio ampi piatti tronco-conici, fiaschi, ciotole con alta carena; l'originalità di alcune forme era spiegata da Trump con la differenza esistente tra la produzione domestica (come questa di La S.) e quella più nota di uso funerario. Per quanto riguarda l'età del Bronzo, una serie di saggi rivelavano la presenza di varie fasi, da quelle iniziali a quelle più recenti.
Se le ricerche di Trump avevano chiarito successioni cronologiche, scavi più recenti (1988-89), eseguiti estensivamente da C. Albore Livadie, hanno colto elementi strutturali e abitativi più dettagliati, indicando inoltre più sottili scansioni temporali.
Quest'ultimo scavo, visto come intervento di salvaguardia a causa della quasi totale distruzione del sito a opera della cava, ha interessato dapprima un'area di 80 m2 nella quale è stata confermata la successione, in uno spessore di 6 m, di 9 livelli insediativi, che partono dalle fasi iniziali del Protoappenninico fino a un Appenninico ''maturo'' (BM 1/2 e BM 3); materiale dilavato forse dal pianoro sovrastante indica la presenza di abitati più tardi subappenninici e del Protogeometrico. In un'area più ampia, di 270 m2, gli scavi, ancora in corso, hanno attualmente raggiunto la base dell'Appenninico classico.
Dal terrazzamento al di sotto della cima più bassa i 9 livelli insediativi hanno rivelato una serie di capanne, di forma ovoide e subcircolare, con strutture annesse (forni, buche, ecc.); l'abitazione più antica (capanna E) poggia su pomici vulcaniche di un'eruzione del Somma-Vesuvio databile al Bronzo Antico, e costituisce la base di altre capanne che si succedono nel tempo; al tetto di queste, un altro livello di ceneri e sabbie vulcaniche sigilla questa fase, separando le successive capanne del sovrastante livello Appenninico classico, rappresentato da capanne di grandi dimensioni (fino a 10 m di lunghezza) con repertorio ceramico di grande abbondanza e varietà di motivi decorativi (a intaglio, a incisione, ecc.). Vedi tav. f.t.
Bibl.: D.H. Trump, The prehistoric settlement at La Starza, Ariano Irpino, in Papers British School at Rome, 25 (1957), pp. 1-15; Id., Scavi a La Starza, Ariano Irpino, in Bull. Paletnologia Italiana, 23 (1960-61), pp. 221-31; Id., Excavations at La Starza, Ariano Irpino, in Papers British School at Rome, 31 (1963), pp. 1-32; C. Albore Livadie, Nuovi scavi alla Starza di Ariano Irpino, in Rassegna di Archeologia, 10 (1991-92), pp. 481-91.