SPEZIA, La (A. T., 24-25-26)
Città e porto della Liguria, capoluogo di provincia dal 30 agosto 1923, sede di comando militare marittimo; è la più importante piazzaforte marittima del Tirreno; dotata di numerose industrie in gran parte attinenti alla difesa dello stato, fortemente munita, ha una particolare impronta di centro militare che la caratterizza inconfondibilmente.
Il Colfo della Spezia si apre all'estremità sud-orientale della costa ligure, fra due dorsali longitudinali dell'Appennino orientale da NO. a SE., che lo dividono da un lato dall'aperto Mar Tirreno, dall'altro dalla piana alluvionale del basso corso della Magra: quella di SO. più alta (tocca i 700 m.), quella di NE. più bassa (non arriva ai 500). Anche nella parte più interna i colli chiudono il golfo scendendo presso la costa: qui si sviluppa però un lembo di territorio pianeggiante alluvionale diviso in due conche dalla dorsale collinosa che si spinge fin presso il mare, là dove era il colle dei Cappuccini, ora splateato. A NE. si stende l'ampia piana di Migliarina; l'altra zona pianeggiante, a O. e a S., è in parte occupata dai fabbricati e dai bacini dell'arsenale e dall'area adibita a Piazza d'armi e caserme, sul rimanente si stende il nucleo principale dell'abitato cittadino. Nella pianta di questo è ancora riconoscibile il centro più antico, con vie strette e irregolari, corrispondente alla città quale era fino al 1862, prima che s'iniziasse l'espansione che ne ha quasi decuplicata l'area. La Spezia antica era limitata fra le attuali vie Colombo, Malta, Biassa, Da Passano, mentre anche il mare si spingeva assai più all'interno che non ora: una nuova area fu appunto guadagnata costruendo la calata verso il mare della Passeggiata Morin, e poi colmando lo spazio retrostante. Iniziata la costruzione dell'Arsenale, la città fu meta di un'intensa immigrazione richiamatavi dagl'impianti della R. Marina e poi dal crescente sviluppo delle industrie e del traffico: l'abitato cittadino si andò allora ingrandendo con prodigiosa rapidità e occupò tutta la zona rimasta libera dalle costruzioni militari, fra i colli e il mare, fino allo sperone del colle dei Cappuccini. Al principio del secolo XX già si prolungava con case e borgate (Pegazzano, La Chiappa, ecc.) sui colli vicini e cominciò ad estendersi con costruzioni sempre più numerose anche sulla collina dei Vici a NE., sulle pendici della quale sorgono le rovine del castello di S. Giorgio. Intanto fin dagli ultimi del sec. XIX era sorto sul litorale a NE., all'inizio della piana di Migliarina, il porto mercantile. Anche gli stabilimenti industriali si andavano concentrando su questo lato del golfo verso il quale perciò l'abitato si era cominciato ad estendere formando la città nuova che si è andata via via collegando all'antica con grandiose costruzioni, nel punto di contatto delle quali sta sorgendo la nuova cattedrale, deliberata dopo l'elezione della Spezia a sede vescovile. Un nuovo piano regolatore approvato nel 1936 contempla la trasformazione del vecchio centro cittadino, il collegamento diretto con una trasversale ed una galleria sotto il Colle dei Vici tra la pianura a NO. e quella di Migliarina, per spostare il traffico, ora concentrato nelle arterie del Corso Umberto e del Viale di S. Bartolomeo a mare e nella via Chiodo, che dalla Piazza dell'arsenale, demolito il Colle dei Cappuccini, giunge sino a Migliarina. Intorno alla Piazza Verdi e alla Piazza del Littorio, che si aprono sulla via Chiodo, sono stati costruiti i nuovi palazzi degli Studî, del governo, della posta, ecc.; è in progetto anche un nuovo teatro.
La Spezia possiede buoni istituti d'istruzione, un pregevole museo (collezioni di storia naturale, di etnografia, di archeologia) ed è sede del museo tecnico navale; le vie nuove e le nuovissime sono dritte e spaziose, alcune alberate; presso il mare si stende il giardino pubblico nel quale si sviluppa, protetta da un clima mite, una flora lussureggiante.
Il mirabile sviluppo per il quale La Spezia è divenuta in pochi decennî una grande città, è dovuto al fatto che essa fu prescelta quale piazzaforte marittima e sede del più importante arsenale del regno. Alla funzione di piazzaforte marittima la chiamava la natura del suo golfo, che, oltre ad offrire l'incanto di una natura privilegiata, si presta quant'altri mai a ospitare in sicuro riparo una grande flotta; esso si addentra nella costa per una lunghezza di circa 13,5 km. e una larghezza massima di km. 8,7; nella parte centrale ha una profondità di m. 11,80, all'imboccatura di m. 17, ed è protetto da una serie di fortificazioni ergentisi tra la folta vegetazione dei monti che coronano il golfo.
L'essere stata scelta quale piazzaforte marittima ha fatto sì che per sovvenire ai bisogni della marina e per il forte aumento demografico La Spezia divenisse anche un importante centro industriale. Gli stabilimenti relativi si sono localizzati specialmente sul lato NE. del golfo e lavorano soprattutto, ma non soltanto, per i bisogni della marina da guerra (per l'arsenale marittimo, che costituisce per sé stesso un potente organismo industriale, v. appresso).
Tra le industrie metallurgiche e meccaniche vengono primi fra tutti i cantieri navali; nel grandioso cantiere del Muggiano appartenente alla società "Odero Terni Orlando" sono stati costruiti in gran numero sommergibili, piroscafi, motonavi, ecc. Nello stabilimento meccanico della stessa società (già Vickers Terni), che ebbe un'attività intensa durante la guerra mondiale, si fabbricano materiale bellico e motori e si riparano locomotori elettrici per le ferrovie. Lavorano poi a La Spezia e nelle località del golfo altri cantieri navali; vi si esercita l'industria delle riparazioni navali e quella delle demolizioni. Da notarsi la produzione di tubi di piombo, macchinarî elettrici, lampadine, oltre a numerose officine meccaniche ed elettromeccaniche. Negli stabilimenti Cerpelli si fabbrica materiale ausiliario di bordo, ma specialmente pompe, turbine, ecc. Nell'industria metallurgica è da segnalare la fonderia di Pertusola per il minerale di piombo; lo stabilimento Saturnia che tratta il piombo per la preparazione del minio e litargirio. L'industria chimica, che comprende grandi impianti di deposito per olî minerali, è caratterizzata da uno stabilimento per la produzione della benzina mediante la piroscissione dei residui di olî minerali, nonché da una raffineria di zolfo. La società Pirelli compie l'armatura e la posa di cavi sottomarini. Si fabbricano isolatori e altro materiale di porcellana per uso elettrico. L'industria tessile vanta un grande iutificio; si esercita l'industria del legno (segherie elettriche, costruzione e raddobbo d'imbarcazioni, ecc.); tra le industrie alimentari va ricordato il pastificio. Le industrie che hanno avuto un periodo di eccezionale attività durante la guerra mondiale, malgrado la stasi postbellica, sono tuttavia in viva efficienza e loro non manca un lavoro intenso per i rifornimenti militari.
Il porto mercantile, già dotato di potenti macchinarî alla fine del secolo XIX, è in via di ampliamento. Attualmente comprende circa 15.000 mq. di superficie acquea ed è limitato verso E. da un molo rettilineo lungo circa 500 m., prolungato da una gettata che, ultimata, dovrà essere lunga circa 500 metri. Verso ovest è in corso la costruzione di un nuovo molo lungo circa 500 metri che ha origine al limite della Capitaneria. Per movimento il porto della Spezia è il terzo della Liguria. Il traffico vi raggiunse il massimo durante la guerra superando nel 1915-1916 il milione di tonnellate, ma nel dopoguerra si ebbe una forte contrazione. In questi ultimi anni le tonnellate di stazza delle navi arrivate in porto toccarono un massimo di 821.000 nel 1933; il movimento delle merci imbarcate e sbarcate ha toccato il massimo nel 1929-30 con la media di 931.000 tonn. (di cui solo 46.000 imbarcate); nel 1933 si sbarcarono 752.000 tonn. e se ne imbarcarono 106.000 (il tonnellaggio d'imbarco è in aumento). Il porto della Spezia ha una funzione locale per i rifornimenti dell'arsenale e delle industrie locali; la sua attività nel retroterra raggiunge i caposaldi di Piacenza e di Modena, irraggiandosi dalla linea ferroviaria La Spezia-Parma. La sua espansione è naturalmente limitata dai settori d'interferenza dei porti di Genova e di Livorno e, nel retroterra padano, di quelli adriatici. Le merci di maggior traffico sono il carbone, i combustibili liquidi, la terra refrattaria, i legnami all'importazione; il marmo portoro, i prodotti refrattarî e ceramici, lo zolfo raffinato all'esportazione.
Per le comunicazioni La Spezia è servita dalle linee ferroviarie Pisa-Genova e La Spezia-Parma. La città è provvista di servizio tramviario; con i paesi del golfo è collegata da servizî di vaporetti, mentre si vanno sviluppando sempre più i servizî automobilistici con queste località e con gli altri paesi dei dintorni.
Si calcola, sui dati dell'annalista genovese A. Giustiniani, che nel sec. XVI la popolazione della Spezia nell'attuale territorio comunale ascendesse a circa 4500 ab. (800 fuochi). Poco prima che s'iniziassero i lavori dell'arsenale, al censimento del 1861, il comune della Spezia contava appena 11.556 ab.; questi erano già più che raddoppiati nel 1871: 24.127; erano 30.732 nel 1881; 65.612 nel 1901; 73.599 nel 1911; 88.035 nel 1921; 107.958 nel 1931. A tale intensissimo accrescimento del comune della Spezia si dovrebbe aggiungere quello talvolta maggiore di alcuni comuni limitrofi (Arcola, Vezzano, Lerici, Portovenere), che sono compresi nel settore economico spezzino e ad esso forniscono molta mano d'opera.
Il territorio del comune abbraccia un'area di 50,50 kmq.; esso si estende sulle due rive del golfo da Cadimare a SO. al Muggiano a NE. e sui colli che gli fanno corona, coltivati prevalentemente a viti e ulivi, in coltura specializzata (13,8% della superficie agraria forestale, che è di 4464 ha.), o consociati ai seminativi (circa il 29%), oppure coperti da boschi e castagneti. Le colline sono disseminate di ville, di case, di pittoresche borgate; fra queste Campiglia, Biassa, Fabiano, Rebocco, Marinasco, La Foce, Sarbia, San Venerio, Pitelli, Migliarina a Monte, al margine della piana omonima, nella quale si trova la borgata di Migliarina a Mare; Pegazzano e La Chiappa sono ormai unite al nucleo urbano; lungo il mare sono le borgate di Cadimare, Marola, ecc.
Monumenti. - Del periodo comunale La Spezia non serba che il castello di San Giorgio (sec. XIV, poi ampliato, con pareri di fra Vincenzo Maculano, nel XVII), sulla collina del Poggio, e qualche resto delle mura castellane. Ruderi dell'antica Loggia del comune vennero in luce nella costruzione del palazzo comunale nuovo. Nella frazione Paverano, una casa colonica medievale. Scarse sono anche le tracce del Rinascimento. La chiesa abbaziale di S. Maria Assunta, edificata nel secolo XIV, ultimata nel 1550, parzialmente ripristinata, contiene un'importante maiolica robbiana, Incoronazione della Vergine; e dipinti del Fiasella, del Lomi, ecc. Nell'oratorio di S. Antonio Abate, c'è un antico crocifisso in legno (secolo XIV?). In municipio, una Gloria di S. Nicolò di Tolentino, dipinto di Antonio Carpenino da Spezia (1539). Nel Museo civico, fondato nel 1873, sono raccolti avanzi archeologici romani e medievali, vasi e suppellettili di tombe liguri-apuane della Lunigiana, e una notevole raccolta di statue menhir. L'arsenale ha un importante museo navale.
Fortificazioni. - Sin dal Medioevo sorsero luoghi fortificati intorno alla città. Queste fortificazioni ebbero un nuovo incremento per opera della repubblica di Genova sulla fine del sec. XVI, per fronteggiare le incursioni dei pirati turchi: sorsero così il castello di S. Terenzo, i fortilizî di S. Gerolamo di Cadimare e di S. Andrea Pezzino, che furono distrutti dagli Inglesi nel 1814, quello di S. Giovanni Battista e la fortezza di Santa Maria al Varignano, che fu la chiave militare della difesa del golfo e sparì nel 1799 smantellata dagli Anglo-Russi.
Napoleone I nel 1808 intravide la possibilità di costituire a La Spezia un grande porto militare e allo scopo di attuare tale concetto fece eseguire studî e rilievi, che la caduta dell'impero troncò. Tali studî furono ripresi nel 1849 dal governo sardo. Il centro navale doveva contenersi entro modesti limiti, fu perciò progettato di costituirlo nei seni delle Grazie e del Varignano. A meglio concretarlo nel 1853 furono incaricati l'ingegnere inglese Rendell e il capitano del genio Domenico Chiodo per lo studio dei particolari. I lavori furono anche iniziati, ma la guerra del 1859 li fece sospendere. Costituitosi il regno d'Italia, quel centro di marina così limitato risultò non più rispondente alle nuove necessità. Cavour nominò una commissione, nella quale fu membro autorevole il Chiodo, e questa propose di portare l'arsenale sul fondo del golfo presso La Spezia, e fortificare tutte le alture che circondavano lo specchio d'acqua. Così sorse l'attuale centro ligure della marina militare italiana.
Il complesso della difesa fu pertanto svolto sui seguenti concetti: 1. sbarramento del golfo con una forte diga di muratura, per limitare gli accessi ad esso; tale diga fu costruita tra la punta di Santa Maria e quella di Santa Teresa; 2. una serie di forti e batterie sui promontorî di Portovenere per difendere la diga e i suoi passaggi, per battere lo specchio d'acqua esterno e anche interno alla diga, per battere lo specchio d'acqua esterno al promontorio stesso, onde evitare il bombardamento dell'arsenale con tiri scavalcanti le alture. A tale fine l'isola della Palmaria fu fortificata con un'opera principale e sei batterie secondarie; infine sul promontorio di Portovenere furono eretti sei forti e varie batterie; 3. sulla sponda opposta del golfo, allo stesso fine, con azione concomitante alle opere precedenti, furono costruiti tre forti e varie batterie; 4. per la difesa delle piazze contro un attacco dal lato di terra, si sbarrò con una linea di forti tutta la dorsale delle alture al nord e ad oriente del golfo dal M. Parodi, per il Castellazzo, l'Albano, il Bastia, poi al Sorbolo, al Canarbino sino al M. Rocchetta, che domma la foce della Magra; 5. per l'armamento dei forti si seguì il concetto di usare grossi obici per il tiro curvo contro le navi, e cannoni per battere con tiro radente le zone d'acqua e i fronti di terra; 6. come opere sussidiarie La Spezia fu circondata da una cinta di sicurezza per fucileria, e si costruirono strade militari, tagliate, batterie lanciasiluri, stazioni fotoelettriche, posti telegoniometrici, ecc. Per il caso di guerra sono pure previsti sbarramenti di mine subacquee.
Oggi la difesa della Spezia non si può considerare indipendente da quella della dorsale dell'Appennino e di Bologna, le quali costituiscono un tutto organico per lo sbarramento della penisola italiana.
Storia. - Il suolo dove si estende la moderna città della Spezia, comprendente vari centri medievali un tempo separati dal suo nucleo, è ricco di testimonianze archeologiche romane (già note nel sec. XV a Flavio Biondo), specialmente nel luogo dello scomparso villaggio di S. Vito, ora incluso nella cinta dell'arsenale. Un piccolo centro di popolazione marinara col nome della Spezia, corrispondente al sito dell'odierno quartiere del Poggio, non ci è noto che sulla fine del sec. XII; nella seconda metà del XIII fu popolato di fuorusciti guelfi genovesi e fortificato dal conte Niccolò Fieschi, in guerra con la repubblica; fu espugnato da Oberto d'Oria, nel 1274. Sotto la dominazione genovese, La Spezia crebbe rapidamente; fu elevata a sede di podesteria nel 1343; divenne poi il capoluogo amministrativo e giudiziario dell'estrema Riviera di Levante con titolo di vicariato. Nel sec. XV, aveva acquistato importanza come emporio commerciale e navale; contava circa 4500 abitanti, sui primi del sec. XVI. La città e il suo golfo ebbero sempre una funzione importante nelle vicende marinare della repubblica e nelle sue lotte interne.
Con deliberazione del consiglio dei ministri 30 agosto 1923 La Spezia fu elevata a capoluogo di provincia; con bolla 12 gennaio 1929, Pio XI vi trasferiva la sede della diocesi di Luni.
Bibl.: Chabrol de Volvic, Mémoire sur le golfe de la Spezzia, in Statistique de l'ancien département de Montenotte, Parigi 1824, II, p. 478 segg; T. Calderai, Della vita e delle opere di D. Chiodo, Firenze 1871; U. Formentini e T. Valenti, La Spezia e la sua provincia, Milano 1923. Per la bibliografia delle opere di U. Mazzini, in gran parte dedicate alla storia della Spezia, v. Giornale storico della Lunigiana, XIII, Pontremoli 1923; v. anche monografie di varî autori e notizie storiche e statistiche in: Il comune della Spezia, I-XIII, La Spezia 1923-1935. - Per i monumenti, v.: G. B. Monti, La Spezia illustrata, La Spezia 1826; U. Mazzini, Guida della Spezia e del suo golfo, ivi 1896; id., Le vicende di un invetriato robbiano, in Giorn. st. e lett. della Liguria, V (1904), p. 280; Castello di S. Giorgio in Spezia, in Boll. d'arte, 1910, p. 283.
La provincia della Spezia.
La provincia della Spezia fu creata il 30 agosto 1923 con territorio già appartenente per la massima parte alla provincia di Genova. Confina con questa provincia e con quelle di Massa e di Piacenza, e abbraccia una superficie di 895,77 kmq. Comprende essenzialmente il bacino del Vara e il basso corso della Magra, a valle della sua influenza nel Vara; longitudinalmente al corso di questo fiume si stende la catena montuosa che ne divide la valle dal Golfo della Spezia e dalla Riviera di Levante, che appartiene alla provincia della Spezia da Deiva al Capo Corvo. Il territorio della provincia è costituito di colline e di bassa e media montagna, eccettuata la piana alluvionale della Magra nel Sarzanese. Questa, con le colline che la circondano, costituisce la più ricca zona agricola, la sola nella quale abbia una certa importanza l'allevamento bovino, ma anche in tutta la zona collinosa della bassa valle del Vara è attivamente esercitata l'agricoltura. Della superficie agraria e forestale (83.225 ha.) più della metà (54,6%) è occupata da boschi, il 7,7% da prati e pascoli, il 9,9% da incolti produttivi: pochissima importanza hanno i seminativi in coltura specializzata; essi si associano invece quasi sempre alle colture legnose della vite e dell'ulivo; queste si trovano anche in coltura specializzata (oltre il 7% della superficie agraria-forestale; i seminativi semplici e con piante legnose 19,7%) e sono caratteristiche della zona di collina e bassa montagna sia nella valle del Vara sia verso la Riviera (notissimo è il vino delle Cinque Terre). All'agricoltura si dedicava nel 1930 il 27% della popolazione, ma solo il 16,4% con occupazione agricola principale. Nell'industria era occupato nel 1927 circa il 13% della popolazione (29.326 addetti, di cui 13.100 nelle industrie meccaniche) e circa il 3,9% era occupato nel commercio. Le industrie si concentrano a La Spezia (17.890 addetti) e comuni limitrofi del golfo (Arcola, Lerici, Portovenere) e delle più importanti fra esse si è già parlato; si deve ancora ricordare l'estrazione del celebre marmo portoro, di cui le cave più importanti sono nei monti S. Croce, Castellana, Muggerone e nelle isole di Palmaria e del Tino. Nei comuni di Vezzano, Sarzana, S. Stefano è attiva l'industria dei laterizî e ceramica. Nei territorî di Levanto e di Bonassola vi sono ricchi giacimenti del cosiddetto marmo di Levanto. L'energia elettrica è fornita per la massima parte dalla Società idroelettrica ligure, ricavata da alcune centrali idriche sparse nell'Appennino Emiliano e da una grande centrale termica a La Spezia. Nel Golfo della Spezia e nei paesi rivieraschi si esercita la pesca; nel golfo è fiorente anche la mitilicoltura.
La provincia della Spezia contava 204.982 ab. nel 1921 e 221.921 nel 1931, con una densità di 248 ab. per kmq., che le assegna il secondo posto fra le provincie liguri dopo Genova. La popolazione si distribuisce in 32 comuni, fra cui il capoluogo assorbe circa il 50% della popolazione totale.