La scienza in Cina: i Ming. La medicina
La medicina
di Angela Ki Che Leung
Durante il periodo Ming (1368-1644) le conoscenze mediche progredirono significativamente e, soprattutto nelle regioni più prospere, il numero dei medici crebbe con rapidità. Questo sviluppo può essere messo in relazione con la crescita della popolazione, con la diffusione della stampa, con il dinamismo economico e il consolidamento di una élite urbana benestante, elementi caratteristici della società Ming. In questo periodo, inoltre, cambiarono i livelli nutrizionali e la qualità di vita della popolazione, in seguito all'adozione di colture alimentari non autoctone e all'arrivo di nuove malattie. Infatti, nonostante gli sforzi compiuti dai regnanti Ming per mantenere la Cina isolata, si intensificarono rapidamente i rapporti con il mondo occidentale.
Medicina colta e medicina popolare
La dinastia Ming ereditò dalle precedenti, Song, Jin e Yuan una tradizione medica colta molto ricca e complessa, oltre a una sempre più prospera tradizione popolare. La medicina colta poté beneficiare considerevolmente dei progressi conseguiti nelle epoche precedenti, in particolare della fiorente attività di pubblicazione e stampa di testi medici, sviluppatasi in epoca Song, e degli importanti progressi teorici realizzatisi nei periodi Jin e Yuan. In epoca Ming, infatti, i medici iniziarono a discutere sempre più della differente costituzione fisica degli abitanti del Nord e di quelli del Sud, collegata a una diversa ricettività alle malattie, differenziando le prescrizioni e le terapie per i pazienti di specifiche regioni geografiche e con una determinata costituzione fisica, che si ammalavano in una stagione precisa. In questo periodo i medici della tradizione erudita, per elaborare i principî stabiliti dai maestri Jin e Yuan e discutere le terapie e le prescrizioni fitoterapiche appropriate, non scrivevano soltanto trattati ma anche 'raccolte di casi clinici' (yi'an), nelle quali registravano le proprie esperienze professionali; esse divennero un genere molto in voga (v. par. 2). I medici della corrente tradizionale, il cui metodo consisteva nella palpazione del polso e nel fornire diagnosi basate sulle teorie apprese dai testi e dalla propria esperienza professionale, nonché nel prescrivere opportune sostanze fitoterapiche, erano orgogliosi di esibire una serietà paragonabile a quella dei letterati confuciani. Fu su queste basi che durante l'epoca Ming lo studio della 'materia medica' raggiunse il suo apice, con la pubblicazione nel 1596 della Classificazione ragionata della farmacopea (Bencao gangmu), opera fondamentale del grande medico Li Shizhen (1518-1593).
A partire dal XIII sec. circa, contemporaneamente all'affermarsi di una tradizione medica erudita basata sui testi stampati, si realizzò una progressiva emarginazione di alcune forme dell'antica tradizione medica, che iniziarono a essere considerate come meramente pratiche, manuali o 'superstiziose'. Di conseguenza, molte di queste tecniche di cura vennero utilizzate da guaritori, che non le apprendevano necessariamente dai libri e di sovente non lasciavano alcuna opera scritta. Tra queste rientravano l'agopuntura, l'oftalmologia, le tecniche chirurgiche e le cure sciamaniche. Per esempio, il famoso agopuntore di epoca Yuan, Hua Shou (1304-1386), osservava già ai suoi tempi: "il Tao dell'agopuntura è in declino, il sistema dei meridiani è divenuto oscuro" (Shisi jing fahui, prefazione, p. 4a). A partire da questo momento gli agopuntori furono sempre più spesso associati alla tradizione taoista, mentre la medicina ufficiale si avvicinò sempre più a quella confuciana, tanto che i pochi agopuntori stimati dell'epoca dovettero spesso apprendere l'arte da guaritori popolari. I testi medici ortodossi contenevano a volte capitoli sull'agopuntura, la medicina esterna o l'oftalmologia, ma poiché nessun medico della tradizione ufficiale avrebbe mai riconosciuto di aver scritto testi interamente dedicati a queste tecniche, essi erano sovente anonimi, o redatti da medici di minore importanza, o ancora attribuiti a personaggi mitici del passato, in genere taoisti. A partire dalla dinastia Song, i medici diventati famosi per l'esercizio di tali arti e tecniche erano sovente specialisti che non avevano raggiunto uno status sociale molto elevato; potevano essere al massimo considerati dei buoni tecnici, qualificati però come ignoranti. Secondo quanto ci è riferito da Qi Dezhi (1335 ca.), chirurgo alla corte degli Yuan, i guaritori che trattavano 'infezioni suppurative' (chuang) spesso trascuravano la palpazione del polso curando soltanto i sintomi esterni, mentre nei casi dubbi e difficili avrebbero dovuto rivolgersi ad altri dottori per fare una diagnosi mediante la palpazione del polso e l'osservazione delle condizioni generali del paziente. Questa genia di specialisti di infezioni suppurative accettava la reputazione di superficialità e negligenza. Accuse simili erano mosse anche agli agopuntori, agli oculisti e ad altri chirurghi durante e dopo gli Yuan. Molti guaritori popolari erano medici itineranti, chiamati spesso 'medici dei campanelli' (lingyi) poiché giravano per il paese portando dei campanelli che suonavano al loro arrivo. I loro metodi e principî erano quasi sconosciuti ai medici eruditi finché nel 1759 non fu pubblicata la Raccolta di metodi adatti (Chuanya), nella quale l'autore, il farmacista e studioso Zhao Xuemin (1719-1805 ca.), poneva alcune domande a un medico itinerante. L'opera rivela l'esistenza di un'antica tradizione medica popolare che faceva grande affidamento sull'agopuntura, sui purganti e su tecniche chirurgiche destinate all'eliminazione istantanea dei sintomi.
Fin dall'XI sec., i metodi di cura che avevano origine dalla 'tradizione sciamanica' (wu) erano stati socialmente e legalmente emarginati, ma continuarono a prosperare per tutto il periodo imperiale. Le pubblicazioni locali, gli scritti dei letterati e i documenti ufficiali del periodo Ming e di quelli seguenti mostrano chiaramente che, nonostante fossero scoraggiati dal governo, in molte zone della Cina i metodi di cura sciamanici prosperavano. Per le autorità era, infatti, quasi impossibile eliminare pratiche così popolari e tanto profondamente radicate; pertanto, l'intervento si limitava alle situazioni pericolose che si verificavano, per esempio, quando il guaritore attirava un seguito troppo grande.
La formazione dei medici nelle strutture pubbliche e in quelle private
Durante la dinastia Yuan era stato creato un complesso sistema burocratico e nel 1272 era stata fondata la Sovrintendenza alle scuole di medicina (Yixue tiju si) che operava in ogni area amministrativa ed era responsabile della formazione dei medici, dell'amministrazione della salute pubblica, della produzione di farmaci nonché della pubblicazione di testi medici. Le autorità mongole avevano inoltre creato un Ufficio medico musulmano e una Farmacia musulmana, che confermano l'influenza in Cina di una tradizione medica non Han. Di tutte queste istituzioni i Ming conservarono soltanto il sistema dei dispensari di carità (huimin yaoju) e le scuole di medicina (yixue), istituzioni dipendenti dalla menzionata Sovrintendenza creata dagli Yuan. Gli amministratori e i medici che lavoravano per tali istituzioni pubbliche cessarono, tuttavia, di avere lo status di funzionari di grado relativamente elevato che era stato dei loro predecessori vissuti durante la dinastia Yuan, e col tempo si trovarono ridotti al rango di piccoli burocrati. I più attivi espletavano mansioni relativamente semplici, fornendo cure di base ai bisognosi, specialmente durante le epidemie, o effettuando le perizie mediche per i casi giudiziari. A dispetto del nome, le scuole di medicina non furono più responsabili della formazione dei giovani medici come era avvenuto in epoca Yuan, né della produzione di medicinali; sembra, inoltre, che verso la metà del periodo Ming tali dispensari e scuole di medicina subissero un ulteriore declino, infatti, molti esistevano soltanto sulla carta e non esercitavano più alcuna funzione.
Un tipico esempio è quello del distretto di Chun'an, nella regione del Zhejiang. Secondo un documento del tardo XVI sec., la locale scuola di medicina era da tempo trascurata:
si è ormai dimenticato quando sia stata effettivamente abbandonata […] la scuola non ha più una sede, le posizioni burocratiche non sono ricoperte in modo adeguato. Pur essendoci persone che studiano medicina, non vi è autorità che le sovrintenda. Coloro i quali fanno uso della loro sinecura per trattare con le autorità superiori sono persone volgari. Come è possibile non restare perplessi di fronte a una simile situazione? (Chun'an xianzhi, 2, pp. 41b-42a)
In altre parole, due delle più importanti funzioni delle tradizionali scuole mediche locali, ossia la supervisione dell'insegnamento della medicina e l'amministrazione medica, non erano più affidate ad alcuna autorità pubblica. Nel tardo periodo Ming tale situazione allarmò un gran numero di funzionari, alcuni dei quali proposero persino delle riforme. Tra questi il più esplicito fu Lü Kun (1536-1618), un pragmatico funzionario di grande integrità, dai cui scritti traspare la preoccupazione per il declino dell'ordine sociale. Egli accusò
il governo per il crescente malcostume nel settore medico, e propose un più stretto controllo ufficiale su coloro che praticavano la medicina. Suggerì di impiegare nelle scuole pubbliche locali medici stimati, che avrebbero garantito una formazione più adeguata ai colleghi del posto. Secondo Lü Kun una tale formazione doveva comprendere l'insegnamento dei Classici della medicina, imparati a memoria prima di poter esercitare la professione. Per ogni medico in attività, la scuola avrebbe dovuto anche tenere un registro, nel quale i pazienti da lui curati avrebbero espresso commenti sulla qualità delle terapie ricevute; alla fine di ogni anno i medici sarebbero stati valutati in base a questi registri, e ricompensati o puniti di conseguenza; coloro che causavano la morte di un numero di pazienti superiore a quello di quanti riuscivano a curare sarebbero stati espulsi dal distretto. I suggerimenti di Lü restarono, tuttavia, lettera morta e durante gli ultimi decenni della dinastia le autorità non mostrarono alcun interesse ad avviare un programma di riforme.
Durante i Ming, la formazione dei medici divenne in sostanza una questione privata. La medicina era insegnata essenzialmente in tre modi: da un maestro ai suoi discepoli, all'interno della famiglia, o appresa come autodidatti attraverso la lettura. Studiare medicina con un maestro era forse il modo classico per acquisire conoscenze mediche. Sin dall'Antichità, all'interno della tradizione medica dotta, la relazione maestro-discepolo si sviluppava attraverso la trasmissione di testi e il rispetto di precisi rituali; tale forma d'insegnamento è rimasta fondamentale per tutto il corso della storia cinese. A partire dall'epoca Jin e Yuan, con la comparsa delle figure carismatiche dei grandi maestri, sembra però che tale relazione abbia subito nel campo medico alcuni cambiamenti che perdurarono durante i periodi Ming e Qing. In primo luogo, il denaro è divenuto un elemento sempre più importante, dimostrando così la crescente professionalizzazione della medicina quale attività lucrativa. In secondo luogo, la relazione maestro-discepolo è sempre più caratterizzata da forti legami intellettuali e affettivi; i maestri sembrano divenire figure più autorevoli, che rispetto al passato esigono dai discepoli una maggiore lealtà intellettuale e una più intensa partecipazione affettiva. Infatti, durante i periodi Jin e Yuan divengono sempre più importanti le cosiddette 'scuole' di medicina, strutturate sul modello delle scuole di pensiero neoconfuciane. Così come queste ultime, le diverse scuole di medicina sostenevano differenti teorie riguardo all'eziologia delle malattie e alla loro terapia, con un'enfasi che a volte poteva condurre a vivaci dibattiti intellettuali. Nella Cina meridionale, per esempio, il famoso medico di epoca Yuan, Zhu Zhenheng (1281-1358), divenne l'esponente di un'importante scuola di medicina che avrebbe esercitato una grande influenza per tutto il periodo Ming. Così come avveniva nelle scuole di pensiero neoconfuciane, in simili strutture non vi era posto per le donne.
Famiglie, clan e lignaggi erano le altre grandi strutture all'interno delle quali si tramandavano le conoscenze e le tecniche mediche. Anche se la loro importanza era già evidente durante i Song, quando il termine shiyi ('dottore' per discendenza familiare) designava un medico di provata abilità, esse acquisirono un predominio vero e proprio soltanto a partire dai Ming. In quest'epoca, infatti, il centro degli studi di medicina si spostò dal Nord al Sud, dove i grandi clan esercitavano un'influenza maggiore, come per esempio nelle regioni del Jiangsu, del Zhejiang, dello Anhui e, in seguito, del Jiangxi e dello Hunan. La tradizione medica tramandata all'interno di clan e lignaggi familiari era diversa da quella trasmessa da maestro a discepolo. Innanzitutto mostrava un carattere più pragmatico che teorico; era inoltre legata a una sfera d'influenza più circoscritta e le donne vi svolgevano un proprio ruolo. Le donne medico educate all'interno del clan spesso curavano i propri congiunti e, se raggiungevano una certa fama, anche la famiglia allargata; alcune di quelle più rinomate riuscirono anche a prestare la loro opera presso la corte imperiale, curando le donne del Palazzo imperiale. Un testo di epoca Ming su Pechino descrive il modo in cui levatrici competenti e dottoresse con una formazione professionale erano selezionate per servire a corte; pubblicazioni locali danno notizia di dottoresse che, superando i colleghi maschi, servirono a corte per tutta la loro vita, o che raggiunsero la fama per i servigi resi all'interno della propria comunità. A partire dalla metà dell'epoca Ming, apparvero dottoresse educate in famiglia le quali, emulando i colleghi maschi, compilarono testi di medicina alla maniera dei medici letterati, loro modello ideale (v. par. 2).
L'apprendimento da autodidatti era un'altra possibilità di acquisizione della formazione medica. Era ovviamente un tipo di formazione riservato ai letterati, che ebbe un notevole successo a partire dalla diffusione della stampa in epoca Song. Comparvero allora i ruyi ('medici confuciani' o 'medici letterati'), i quali crebbero notevolmente di numero durante i Ming. L'apprendimento da autodidatti era facilitato dall'enorme sviluppo dell'industria della stampa e dell'editoria avvenuto durante il periodo Ming, che aveva comportato un notevole incremento nella pubblicazione di enciclopedie (leishu) con capitoli che riguardavano le nozioni base di medicina, di edizioni economiche di manuali elementari e di testi in rima rivolti soprattutto ai principianti, nonché delle raccolte di casi clinici. È interessante notare che le enciclopedie destinate alle famiglie, pubblicate nella seconda metà della dinastia Ming, contengono sempre più frequentemente capitoli sulla medicina, in risposta evidentemente a una crescente domanda di conoscenze mediche generali nel mercato del libro del tempo. Grazie all'esistenza di numerose biografie di medici professionisti operanti durante l'epoca Ming, si sono calcolati il loro numero e la provenienza, constatando che risiedevano soprattutto in tre regioni meridionali: il Jiangsu, il Zhejiang e lo Anhui. Si è anche osservato che la maggior parte dei medici del tempo, circa il 70% del totale, era educata all'interno delle famiglie o dei clan, fatto che indica l'importanza delle discendenze familiari. Circa il 20% dei medici attivi in questo periodo doveva la sua formazione a maestri; mentre solo il 10% aveva acquisito le sue competenze teorico-pratiche come autodidatta. Rispetto al periodo degli Yuan, inoltre, si registra un cospicuo aumento, pari circa all'80% sul totale nazionale, del numero di medici di cui si ha un'attività documentata; in particolare 769 sono i medici istruiti dalle famiglie o dal clan; 271 quelli formati sotto la guida di maestri; 101 gli autodidatti.
Sebbene in epoca Ming sia cresciuto costantemente il numero di medici che esercitava la professione, tuttavia, poiché questo non è stato un periodo di innovazione e riordinamento della medicina dal punto di vista istituzionale, non si è giunti alla costituzione di un corpo medico definito e ben regolamentato. Malgrado ciò si è sviluppata una coscienza professionale, soprattutto tra i medici della tradizione erudita. Nel 1568 nella capitale Pechino, si assiste alla nascita della prima associazione di medici, la Società medica di accoglienza e soccorso (Zhairen yihui), a opera del famoso medico Xu Chunfu, proveniente dallo Anhui. I quarantasei medici che aderirono alla società sottoscrissero un patto che indicava con precisione le direttive etiche e teoriche. Tale coscienza professionale sembra aumentare sotto la crescente influenza esercitata dalla morale confuciana sull'etica medica; si ha notizia della creazione di associazioni mediche dello stesso tipo nel tardo XVI sec. e agli inizi del XVII secolo. Durante il periodo di regno di Wanli (1573-1619) nella zona del Qiantang fu fondata la Società della medicina celeste (Tianyi she), la quale raggruppava famosi medici della regione; nella stessa epoca, professionisti che si definivano 'medici confuciani' tentarono di delineare in modo più sistematico la deontologia medica, giungendo gradualmente a una definizione dettagliata delle direttive tecniche e diagnostiche, che stabilivano la responsabilità del medico professionista per gli errori evitabili nella diagnosi. Nonostante l'assenza di un controllo formale o ufficiale sulla professione medica, tra i medici eruditi maturò l'esigenza di tracciare una linea di demarcazione più netta fra coloro che avevano ricevuto una formazione professionale e i ciarlatani. La professionalità medica trasse beneficio anche dai gruppi di studio organizzati, del tipo di quelli guidati da Zhang Suichen (1589-1668) e dal suo discepolo Zhang Zhicong (1619-1674 ca.) della zona del Qiantang. Il gruppo formato da quest'ultimo, chiamato Lüshan dal nome del suo studio personale (Lüshan tang), divenne il più famoso centro di studi medici tra la fine del periodo Ming e l'inizio del periodo Qing.
La fornitura di medicinali
Come si è già detto, all'inizio della dinastia Ming restò attivo il sistema dei dispensari di carità creato dai Song e sviluppato ulteriormente dagli Yuan. In origine tale istituzione era preposta alla preparazione, all'immagazzinamento e alla distribuzione di medicine ai bisognosi, incluse le famiglie dei militari. Tuttavia, dopo il XV sec., questa istituzione venne lasciata a sé stessa, provocandone il rapido declino. Un esempio di questo stato di cose è rappresentato dal distretto di Hangzhou nella regione del Zhejiang, dove nel 1370 vi erano otto dispensari, ridotti soltanto a uno nella seconda metà del XVI sec.; una situazione analoga si ritrova nel distretto di Hezhou nella regione del Sichuan. Si è già detto che all'inizio del XVI sec. i dispensari facevano affidamento sulla carità dei funzionari locali per fornire medicinali. Mezzo secolo dopo essi erano in completo abbandono, così che, come si legge in una pubblicazione di Hezhou della fine del XVI sec., "il povero che si ammala, non potendo ottenere medicinali, si augura una morte rapida. È cosa che spezza davvero il cuore!" (Chongxiu Hezhou zhi, 2, pp. 2a-2b; 4, p. 10b). I dispensari di carità rimasero attivi solamente per un breve periodo ed è ragionevole affermare che verso la metà del XVI sec. avessero per la maggior parte cessato ogni attività; essi potevano contare soltanto su funzionari locali leali ed eccezionalmente energici per godere di brevi periodi di rinascita, o attendere epidemie catastrofiche che avrebbero obbligato le autorità a provvedere alle necessarie medicine. I poveri e i bisognosi del periodo Ming, a differenza di quelli del periodo Song e Yuan, hanno avuto un accesso sempre più difficile ai medicinali economici distribuiti dalle autorità pubbliche.
La fornitura di medicinali ai bisognosi, un tempo di competenza governativa, fu progressivamente affidata alla sollecitudine dei notabili locali. Diverse fonti attestano che a partire dal XVI sec. i funzionari letterati a riposo e gli studiosi benestanti divennero sempre più attivi nella creazione di dispensari locali per rispondere a una crescente esigenza sociale e, in parte, anche per affermare il proprio status e la propria posizione all'interno della comunità locale. Un tipico esempio è rappresentato dal dispensario creato nel 1591 dallo studioso Yang Dongming (1548-1624) a Yucheng, sua città natale, nella regione dello Henan. Yang riunì trentuno ricchi notabili locali in una Società della grande carità (Guangren hui), il cui scopo principale era quello di fornire gratuitamente medicine ai bisognosi; alcuni membri della Società avevano compiuto studi di medicina e pertanto prescrivevano anche ricette per la cura delle malattie più comuni. La società si riuniva regolarmente per rafforzare la solidarietà tra i suoi membri e, soprattutto, per raccogliere da ognuno di loro donazioni in denaro finalizzate all'acquisto di farmaci per scopi caritatevoli. Oltre a queste attività di beneficenza, piuttosto comuni soprattutto nella regione del basso Yangzi, negli ultimi decenni della dinastia Ming crebbe il numero dei dispensari privati. A differenza dei dispensari di carità pubblici di epoca Song, il cui scopo era quello di abbassare i prezzi dei medicinali a livello nazionale, le farmacie private di epoca Ming erano imprese puramente commerciali. Esse prosperarono di pari passo con l'approfondimento e la maturazione delle conoscenze di sostanze medicinali e la rapida espansione della rete commerciale, e assunsero particolare importanza nella zona di Xin'an, nella regione dello Anhui, un'area da cui provenivano abili mercanti e dotti confuciani. Molte eminenti famiglie di medici, come quelle dei Xu, dei Wang e degli Hong, possedevano farmacie importanti, alcune delle quali avevano anche succursali in altre parti della Cina, e vendevano erbe e farmaci di ogni tipo, inclusi medicinali con il proprio marchio. Nelle città maggiori come Pechino, Hangzhou, Canton, Xi'an, Hancheng (regione dello Shaanxi), Taiyuan, Taigu, Quwo (nello Shanxi) e altre, a partire dalla metà del periodo Ming apparvero farmacie gestite da famiglie di medici che raggiunsero una fama nazionale. Molte sopravvissero ai Ming e proseguirono la loro attività durante tutto il periodo Qing. L'ampia distribuzione delle farmacie in tutto il paese evidenzia l'espansione su scala nazionale della commercializzazione di farmaci e di sostanze medicinali che crebbe in modo costante a partire dal XV secolo. È probabile che soltanto i più ricchi potessero permettersi le costose medicine vendute in tali farmacie, tuttavia è anche possibile che lo sviluppo del commercio avesse determinato una diminuzione dei prezzi dei medicinali e favorito la loro disponibilità sul mercato, compensando così parzialmente la ridotta distribuzione di medicinali da parte governativa.
Accanto allo sviluppo dei dispensari pubblici e privati si colloca l'attività dei venditori ambulanti, che rendevano i farmaci reperibili anche per le classi più disagiate. Le classi dirigenti, pur osteggiando i medici privi di un'adeguata formazione professionale, erano solitamente più indulgenti nei confronti dei venditori ambulanti. Il già citato Lü Kun suggerì punizioni severe per i ciarlatani, inclusa l'espulsione permanente dalla regione, mentre si mostrò tollerante nei confronti dei venditori ambulanti, purché non fornissero cure. Egli propose, inoltre, che gli studenti di medicina che non riuscivano a superare l'esame di base, e di conseguenza a ottenere la qualifica per esercitare, fossero autorizzati a preparare medicinali e a venderli per guadagnarsi da vivere. Nella società Ming vigeva, dunque, una maggiore tolleranza sia per i commercianti di medicine sia per i guaritori e ciò spiega in parte la disponibilità di erbe e di farmaci a buon mercato nonostante il declino dei dispensari di carità.
Nuove malattie, salute e medicina
In epoca Ming, è difficile, se non impossibile, valutare l'effetto dello sviluppo e della diffusione della medicina sullo stato di salute della popolazione. Sarebbe necessario prendere in considerazione troppi fattori, nessuno dei quali in grado di fornire dati precisi e sufficientemente convincenti per sostenere una qualsiasi ipotesi. Le variazioni demografiche costituiscono comunque un utile strumento per l'esame dello stato generale di salute. Benché la natura delle fonti cinesi non permetta una ricostruzione demografica precisa, si ritiene che in questo periodo si sia verificata una crescita della popolazione. È generalmente accettato che dalla fine del XIV sec., ossia durante il primo periodo di regno della dinastia Ming, la popolazione si aggirasse intorno ai 65 milioni, e che fosse in costante crescita sino all'inizio del XVII sec., raggiungendo il massimo storico di 150 milioni nel 1600. A partire dalla metà del XVII sec., invece, si verificò un drastico e progressivo calo demografico. Queste fluttuazioni possono riflettere i cambiamenti avvenuti nella fertilità e nella mortalità della popolazione e potrebbero, dunque, essere connesse al suo stato di salute. È tuttavia impossibile isolare dal contesto generale l'effetto esercitato dalle cure mediche, poiché la crescita demografica è di solito attribuita a diversi fattori quali l'assenza di guerre o altre tensioni sociali; l'introduzione, a partire dal XVI sec., di specie coltivabili dal nuovo mondo; il cambiamento dei metodi di coltivazione e raccolta; l'aumento del capitale tradizionale che determinò un incremento del raccolto per acro, infine le condizioni climatiche favorevoli per tutta la metà del XV sec. fino al XVII secolo. In altre parole, i cambiamenti introdotti nell'alimentazione avrebbero potuto giocare un ruolo più importante della medicina nel miglioramento delle condizioni generali di salute, almeno fino alla caduta della dinastia a metà del XVII secolo.
Per quanto riguarda l'apporto della medicina al probabile calo della mortalità, occorre menzionare una tecnica medica che ha rappresentato uno sviluppo della tradizione popolare dell'epoca, la vaccinazione contro il vaiolo. Il primo documento esistente, nel quale si trovi una descrizione di questa tecnica, è un testo medico del 1695 redatto da Zhang Lu (1617 - m. dopo il 1695), attivo nella regione del basso Yangzi. L'opera di Zhang Lu e altre fonti di poco precedenti indicano che la vaiolizzazione era già in uso dal 1570. Tale pratica era disprezzata dai medici della tradizione colta, perché considerata troppo aggressiva e priva di giustificazione teorica. Di conseguenza, la vaiolizzazione era praticata essenzialmente da specialisti che avevano un approccio alla malattia di tipo pragmatico e non teorico. I metodi base di vaccinazione erano tre: un pezzo di cotone imbevuto del pus del vaiolo era inserito nelle narici del bambino sano; oppure si impiegavano, in assenza di pustole fresche, scaglie di pelle di persone affette dalla malattia; o infine si facevano indossare al bambino sano vestiti portati da un bambino che aveva contratto la malattia. Quando l'operazione era effettuata in modo adeguato, al bambino veniva la febbre e contraeva una forma benigna di vaiolo per circa una settimana, per poi restare immune per tutto il resto della vita. Fonti diverse risalenti ai secc. XVII e XVIII indicano che nel tardo periodo Ming questa pratica era ben accettata dalle classi agiate, soprattutto nella regione del basso Yangzi, e che a partire dal XVIII sec. era divenuta molto comune. Sebbene gli specialisti di vaiolizzazione dell'epoca sostenessero che la tecnica fosse efficace e sempre più diffusa, è impossibile valutare il ruolo da essa esercitato nella riduzione della mortalità per vaiolo nel corso dei secc. XVI e XVII, anche perché è probabile che il suo impiego fosse limitato ad alcune regioni e ad alcune classi sociali.
Quando la Cina dei Ming entrò a far parte della comunità internazionale, in seguito all'arrivo dei mercanti provenienti in primo luogo dall'Europa occidentale e dalle Americhe in seconda battuta, il mondo della medicina dovette confrontarsi con nuovi problemi e in particolare con il radicarsi di nuove malattie. È comunemente accettato che la sifilide apparve in Cina nel XVI sec. in seguito all'arrivo dei mercanti europei. Nei testi medici si fa menzione di una nuova malattia detta 'ulcere del Guangdong' (dal nome della regione) apparsa durante il tardo periodo Ming, che fa pensare con ogni evidenza alla sifilide (v. par. 2). Abbiamo comunque chiare indicazioni della confusione esistente all'epoca tra questa malattia apparentemente nuova e quella, già da tempo presente, detta lai (probabilmente la lebbra). A partire dal periodo Ming, le due malattie furono classificate dalla classe medica come malattie della pelle che colpivano soprattutto le popolazioni delle regioni costiere del Sud-est, zone a stretto contatto con il mondo esterno, anche se tale collocazione geografica non poteva essere messa in relazione con la malattia detta lai.
È difficile valutare in quale misura l'intensificarsi dei contatti con il mondo esterno abbia determinato la diffusione delle devastanti epidemie che colpirono soprattutto la Cina meridionale, contribuendo al presunto calo demografico precedente alla caduta dei Ming. La storia di altre malattie come il colera, la peste, la scarlattina, la difterite, ecc., introdotte in Cina durante la successiva dinastia Qing, conferma che i contatti sempre più intensi con il resto del mondo determinarono l'introduzione di malattie che potrebbero aver influenzato il tasso di mortalità, anche se spesso soltanto a livello locale e per brevi periodi. Alcune di queste malattie furono probabilmente introdotte nel tardo periodo Ming. Epidemie e malattie, oltre a influenzare la mortalità, stimolarono anche la riflessione medica e le iniziative politiche riguardo alla salute pubblica. Il Trattato sulle epidemie causate da 'calore' (Wenyi lun), scritto da Wu Youxing (1582 ca.-1661), è un testo importante, ispirato soprattutto alle epidemie che devastarono la Cina durante gli ultimi decenni della dinastia Ming. Wu, nativo di Suzhou, città che dette i natali a un gran numero di medici, sosteneva che tali epidemie erano provocate dalla presenza nell'atmosfera di un qi corrotto che colpiva il paziente attraverso la bocca e le narici. Le argomentazioni da lui avanzate indicano la maturazione nel corso del XVII sec. di una sempre più sofisticata teoria del contagio, e spinsero a porre in maggiore risalto il fattore 'calore' nelle discussioni eziologiche che si svilupparono dopo la metà del XVII sec., in particolar modo nel Sud-est del paese. La comparsa di nuove malattie ed epidemie nel corso del tardo periodo Ming contribuì probabilmente allo sviluppo di nuove misure per la salute pubblica, come le infermerie e i dispensari di carità creati dai notabili locali, di cui si è detto. In alcune province meridionali, a partire dal XVI sec., il crescente numero di lebbrosari e l'istituzione di ricoveri per i poveri finanziati dal governo, in cui erano accolti anche i malati (yangji yuan), rappresentano alcune delle misure per la salute pubblica adottate dai Ming e successivamente ereditate dalla dinastia Qing.
di Marta Hanson
Durante il periodo Ming, la scienza medica non era insegnata nei collegi, nelle scuole di medicina o negli uffici medici imperiali, ma era trasmessa privatamente di maestro in allievo, attraverso le imprese editoriali, i clan, le relazioni familiari, le reti sociali formate da amici e colleghi che si proponevano scopi comuni (v. par. 1).
Con il rapido sviluppo delle attività editoriali, connesso all'aumento dell'alfabetizzazione, e dunque grazie alla maggiore disponibilità di libri popolari a stampa destinati ai principianti, divenne possibile istruirsi da autodidatti. Poiché i figli erano tenuti a prendersi cura dei propri genitori, l'apprendimento dei principî elementari della medicina era considerato un atto di pietà filiale. Si riteneva, inoltre, che la pubblicazione di testi di carattere medico fosse una forma di carità che consentiva di assicurarsi meriti spirituali nell'aldilà.
Le correnti di pensiero mediche
Tra il 1450 e il 1550, il 'secolo intermedio' del periodo Ming, l'ideale della comunità rurale autosufficiente, dominante nel primo secolo della dinastia, tese costantemente a declinare a causa dell'intensificarsi delle attività commerciali, della competitività economica e dell'urbanizzazione che caratterizzarono i successivi cento anni. Tra il periodo centrale e quello finale dell'età Ming, grazie allo sviluppo commerciale, le attività editoriali, esercitate nel corso delle precedenti dinastie da centri non commerciali e spesso finanziati dal governo, iniziarono a essere svolte prevalentemente da case editrici commerciali e private. Grazie ai cambiamenti sociali, economici e politici intervenuti nel corso del 'secolo intermedio', la letteratura medica divenne una potenziale risorsa per il crescente numero di coloro che, pur essendo in possesso di un'istruzione di livello superiore non trovavano un impiego nell'amministrazione statale, a causa dell'aumento della popolazione e del relativo livellamento delle quote dei titoli. Sin dall'inizio del periodo Yuan, la medicina era una di quelle discipline che formavano l'educazione generale dei cinesi istruiti ed era considerata un'alternativa socialmente accettabile alla carriera nell'amministrazione statale. La medicina era un percorso professionale alternativo che poteva rivelarsi redditizio e appagante e, in alcuni casi, consentire a chi vi si dedicava di raggiungere, attraverso la pubblicazione di testi medici, una notorietà più vasta di quella conseguibile all'interno della burocrazia.
Nel corso del periodo Ming, un numero senza precedenti di studiosi iniziò a leggere, a scrivere e a pubblicare testi medici, compensando così la relativa inerzia dello Stato nel campo delle iniziative di sostegno ai centri editoriali, alle istituzioni e agli individui che operavano nell'area di questa disciplina. Nelle loro opere è rappresentata una vasta gamma di opinioni sui Canoni medici attribuiti al periodo Han (206 a.C.-220 d.C.), sulle pubblicazioni mediche imperiali dei Song settentrionali (960-1127) e sui testi medici revisionisti dei periodi Jin (1115-1234) e Yuan (1279-1368). Queste opere devono essere interpretate nel contesto della duplice eredità medica costituita dalle pubblicazioni imperiali dell'età Song e dal movimento di reazione che queste ultime suscitarono nel corso dei periodi Jin e Yuan. Queste due tradizioni erano accomunate da un'alta considerazione dei Canoni medici attribuiti al periodo Han (yijing), rispetto ai quali, però, si potevano assumere posizioni del tutto opposte. Gli autori delle pubblicazioni imperiali Song avevano tentato di giungere alla definizione di una nuova ortodossia da diffondere in tutte le regioni dell'impero, mentre i medici revisionisti Jin e Yuan avevano sfidato questa ortodossia, auspicando non un ritorno ai testi medici originali Han, che sarà perseguito nel periodo Ming, ma una revisione concettuale delle dottrine mediche e l'introduzione di innovazioni terapeutiche nel campo della pratica medica.
Nel periodo Ming ci si trovò quindi a dover affrontare soprattutto la questione relativa al modo in cui riconciliare le conoscenze dei Canoni medici tramandati dal periodo Han, le pubblicazioni mediche imperiali Song e i testi revisionisti Jin e Yuan con i nuovi criteri della pratica contemporanea. Influenzati dai tentativi volti a riscoprire le autentiche dottrine confuciane al di là dei commenti e delle interpolazioni prodotti nel campo della filosofia dai tardi studiosi neoconfuciani, alcuni studiosi di medicina del periodo compreso tra la metà e la fine del periodo Ming tentarono di riscoprire gli autentici Canoni Han di medicina separandoli sistematicamente dalle revisioni operate sotto le dinastie successive. Con questo lavoro di ricostruzione essi si proponevano di perfezionare la pratica medica riportando alla luce le antiche verità distorte nei periodi Song, Jin e Yuan. Nel campo della medicina, questa tendenza classicista, retrospettivamente definita 'corrente di pensiero ispirata al sapere Han' (hanxue pai), concentrò i suoi sforzi filologici soprattutto su tre testi redatti sotto la dinastia Han: (a) le Domande semplici del 'Canone interno dell'Imperatore Giallo' (Huangdi neijing suwen) e l'Asse spirituale (Lingshu, I sec. a.C. ca.), i due testi che formavano il Canone interno dell'Imperatore Giallo (Huangdi neijing); (b) il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo e sulle patologie miste (Shanghan zabing lun, III sec. d.C.), qui designato con il titolo di Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo; (c) il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore (Shennong bencao jing, redatto tra la fine del I sec. e l'inizio del II sec. d.C.). Nel 1064 e nel 1065, gli editori imperiali della dinastia dei Song settentrionali diedero alle stampe l'unica versione sopravvissuta, risalente al III sec., del Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo e sulle patologie miste dividendola in tre libri che nel corso del periodo Ming circolavano sotto i seguenti titoli: Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo (Shanghan lun), Canone dello scrigno aureo e dell'astuccio di giada (Jingui yuhan jing) ed Elementi essenziali e analisi del ['Canone dello] scrigno aureo' (Jingui yaolüe fanglun). Gli studiosi di medicina che aderirono al movimento del 'sapere Han', pubblicarono versioni critiche delle due edizioni del Canone dello scrigno aureo e ricostruirono le due sezioni sopravvissute del Canone interno dell'Imperatore Giallo, il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo e il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore (Zhao Pushan 1997).
Nel periodo Ming, gli studiosi di medicina influenzati dal più vasto movimento culturale del 'sapere Han' ritenevano che sopprimendo nei testi dei Canoni medici Han tutte le interpolazioni più tarde, si sarebbe giunti alla riscoperta delle antiche verità e quindi al perfezionamento dell'efficacia clinica. Altri medici tentarono di conseguire lo stesso obiettivo con mezzi diversi e, per colmare le lacune individuate negli stessi Canoni, che secondo i fautori del movimento del 'sapere Han' custodivano le antiche verità, si basarono sulle loro esperienze e sulle loro osservazioni. La medicina del periodo Ming si distingue quindi per due principali caratteristiche: l'esistenza di diverse correnti di pensiero e l'emergere di opinioni contrastanti in relazione alle edizioni sopravvissute dei Canoni medici Han. Queste due caratteristiche riflettono sia un'incertezza nei confronti dell'autenticità e della completezza degli antichi Canoni medici Han sopravvissuti, sia un ottimismo di fondo, riscontrabile anche nei testi revisionisti redatti nei periodi Yin e Yuan, basato sulla convinzione che il sistema concettuale ereditato dal passato potesse essere perfezionato, emendato e notevolmente ampliato, senza porre in discussione l'integrità della stessa tradizione medica.
Nel prendere in esame le scuole di pensiero mediche del periodo Ming, non bisogna tuttavia dimenticare che a quel tempo non esistevano vere e proprie scuole di medicina, né ospedali nel significato che oggi attribuiamo a questi termini; motivo per cui il termine pai è tradotto con l'espressione 'correnti di pensiero' nel campo della medicina invece che con quella di 'scuole' di medicina. Bisogna inoltre sottolineare che, in questo periodo, pur essendo strettamente legato alle relazioni familiari, agli stili regionali e al variare delle mode, il pensiero medico non si discostò mai dalla pratica clinica; tra la teoria e la pratica, infatti, non si creò mai una frattura comparabile a quella esistente nella medicina europea. Osserveremo, infine, che, nel corso di tutto questo periodo, la cura della salute e le pratiche di guarigione erano appannaggio di diverse tradizioni in competizione tra loro, scarsamente documentate in forma scritta e tràdite quasi esclusivamente da medici maschi letterati. Benché la maggior parte di queste pratiche popolari non sia stata registrata, è possibile acquisire una notevole conoscenza delle principali correnti di pensiero nel campo della medicina, grazie alla quantità senza precedenti di nuovi testi dedicati a questa disciplina presenti nei mercati librari delle città Ming e nelle biblioteche dell'élite della classe medica.
La diversità delle scuole di pensiero che operarono nel campo della medicina sotto la dinastia Ming si spiega indubbiamente con la grande disponibilità, fino ad allora impensabile, di testi medici registrata in questo periodo. L'espansione della pubblicazione di testi medici è attestata soprattutto dalla varietà dei generi dati alle stampe, quattro dei quali illustrano i cambiamenti provocati dall'ampliamento della distribuzione, dal rafforzarsi degli intenti divulgativi e da una nuova messa a punto della scienza medica cinese: i 'manuali elementari' di medicina (rumen); le 'raccolte di casi o registri medici' (yi'an); i 'compendi di testi di un singolo medico' (quanji) o 'di diversi medici' (congshu) e gli studi monografici sulle malattie. Molti di questi generi iniziarono a svilupparsi o giunsero a maturazione nel corso dell'espansione delle attività editoriali del periodo Ming. I testi medici destinati ai principianti, come, per esempio, i manuali semplificati di prescrizione, le riduzioni della 'materia medica' e i testi elementari di medicina, riflettevano la tendenza alla divulgazione e all'ampliamento della diffusione delle conoscenze mediche che caratterizzava l'attività editoriale di questo periodo. Questa letteratura trovava un pubblico attento nel crescente numero dei laureati senza occupazione e tra i membri di una generazione emergente di giovani istruiti. L'esempio di Wang Qi (attivo tra il 1600 e il 1668), un giovane originario della prefettura di Huizhou, che fondò una casa editrice a Hangzhou chiamata 'Studio del ritorno alla lettura' (Huandu zhai) è un eccellente esempio di questo fenomeno. Wang Qi iniziò a pubblicare testi medici nel 1621 e il membro della sua famiglia che gli succedette, Wang Ang (n. 1615), dopo essere divenuto uno dei più importanti editori dell'epoca, si dedicò personalmente, nel corso dell'ultimo decennio del XVII sec., alla stesura di testi medici destinati ai principianti (Widmer 1996).
Benché sin dal periodo Han, nelle biografie dei medici, in testi storici di carattere generale e in altre opere di argomento medico e non medico fosse possibile trovare descrizioni di casi clinici, le raccolte delle anamnesi di un unico o di diversi medici apparvero per la prima volta come opere autonome nel corso dell'espansione senza precedenti registrata dalle attività editoriali nel periodo centrale dell'età Ming. Quasi tutti i più antichi esempi di questo genere furono dati alle stampe dagli editori della prefettura di Huizhou, tra i più brillanti rappresentanti della nuova classe mercantile emersa in questo periodo. Nel mercato librario si verificò, inoltre, un progressivo aumento dell'offerta di compendi medici, rappresentati da una vasta gamma di pubblicazioni in cui figuravano opere complete di celebri medici Ming così come grandi raccolte enciclopediche degli scritti dei medici dei periodi precedenti. Verso la fine di questo periodo, apparve infine il genere delle monografie dedicate a categorie di malattie che si riteneva fossero state analizzate in modo insufficiente nei Canoni medici Han e spiegate in modo inadeguato nella letteratura medica successiva, perché diffuse prevalentemente nelle regioni di confine o scarsamente ricorrenti nel passato.
I manuali elementari: la storia della medicina narrata ai principianti
Nel corso dello sviluppo registrato dalle attività editoriali e dalla divulgazione dei testi di carattere medico nel periodo compreso tra il XVI sec. e la metà del XVII sec., tre manuali elementari di medicina esercitarono una particolare influenza: la Miscellanea di scritti dei medici illuminati (Mingyi zazhu), il Manuale elementare di medicina (Yixue rumen) e le Letture fondamentali per i medici della linea [ortodossa] (Yizong bidu). Oltre a presentare i concetti e i principî generali della pratica clinica, questi manuali offrivano ai lettori illuminanti interpretazioni della storia della medicina.
Il più importante di questi testi, la Miscellanea di scritti dei medici illuminati, illustra perfettamente il ruolo assegnato alla storia nei manuali divulgativi di medicina. Il suo autore, Wang Lun (attivo tra il 1484 e il 1521), era un insigne studioso a cui, nel 1484, era stato assegnato il più prestigioso titolo accademico (jinshi, 'studioso introdotto') previsto dall'amministrazione imperiale. Dopo aver rivestito cariche sempre più importanti all'interno del governo, tra il 1506 e il 1521 Wang assunse l'incarico di Grande vicecensore supremo e Grande coordinatore nelle regioni dello Hunan e dello Hubei, gli fu affidato cioè il compito di coordinare e controllare l'attività delle agenzie provinciali di queste regioni in qualità di delegato del governo centrale imperiale. Grazie a questa prestigiosa posizione, Wang raggiunse l'apice della gerarchia sociale, ma invece di dedicarsi ‒ come molti altri personaggi del suo status ‒ alla stesura di componimenti poetici, di opere in prosa o di carattere storico, pubblicò alcuni testi di medicina con cui accrebbe ulteriormente la sua fama.
Wang Lun redasse la Miscellanea di scritti dei medici illuminati per un pubblico di lettori non specializzati che desideravano apprendere i principî generali della scienza medica e i fondamenti logici della prescrizione. L'opera di Wang, in cui sono raccolti brevi saggi dedicati a vari argomenti relativi alla storia della medicina e alla pratica medica, dimostra fino a che punto le pratiche dell'élite dei medici cinesi fossero indissolubilmente legate ai complessi fondamenti teorici che informavano i Canoni classici. Benché avesse ideato questo testo per scopi pratici, nel corso dell'esposizione Wang dà prova di un acuto senso dei precedenti storici e, quel che più importa ai fini della comprensione delle correnti di pensiero del periodo Ming, spiega come e perché i suoi predecessori si fossero allontanati dalla strada indicata dai Canoni medici attribuiti al periodo Han. La Miscellanea di scritti dei medici illuminati si apre con un saggio dedicato ai contributi di Zhang Ji, autore di un classico della letteratura medica Han, il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo, e di tre dei più celebri medici revisionisti dei periodi Jin e Yuan, ponendosi l'interrogativo: "Chi di questi autori, Zhang Ji [150-219 ca.], Li Gao [1180-1251], Liu Wansu [1120-1200 ca.] e Zhu Zhenheng [1281-1358], ha redatto il trattato migliore?". Wang risponde a questo interrogativo sostenendo che i principianti dovevano affrontare lo studio di questi quattro medici soltanto dopo essersi dedicati a quello del Canone interno, così come i letterati dovevano anteporre lo studio delle opere originali di Confucio a quello dei testi dei suoi commentatori, e che non bisognava fondarsi soltanto sull'opera di uno dei quattro maestri, ma analizzarle tutte, perché ciascuna di esse integrava diversi aspetti del Canone interno. Wang si rivolgeva implicitamente ai seguaci di questi celebri medici che tendevano a privilegiare l'uno o l'altro dei loro accenti dottrinali e dei loro metodi terapeutici. Secondo Wang, con il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo, per esempio, Zhang Ji si era proposto di colmare le lacune dell'analisi dedicata a questa categoria di malattie nel Canone interno, ma i suoi seguaci avevano applicato i suoi principî indiscriminatamente ad altri tipi di malattie, senza tener conto dei confini del loro campo di applicazione. Wang Lun sosteneva che in questo trattato le malattie provocate da alcuni fattori esterni, come, per esempio, il caldo e la canicola, così come quelle causate da 'disfunzioni interne' (neishang), non fossero state analizzate a fondo e precisava: "Ciò non significa che Zhang Ji non abbia compreso [i disturbi causati dal] caldo, dalla canicola, o dalle lesioni interne, ma che [essi] nei suoi testi non sono affrontati" (Mingyi zazhu, 1, p. 1a).
Wang attribuisce i fattori del freddo, del caldo e della canicola, menzionati nel primo saggio della sua opera, alle rispettive configurazioni climatiche del qi ambientale che, manifestandosi fuori stagione o in eccesso rispetto alla norma, e penetrando nel corpo umano attraverso i pori, causano l'insorgere di una serie di malattie. Nella medicina tradizionale cinese, l'eziologia delle malattie si basava esclusivamente sul concetto di qi, abitualmente tradotto con l'espressione 'energia-materia'. Per comprendere la vasta gamma dei significati del concetto di qi sarà sufficiente ricordare che esso si identificava con la 'sostanza che rende possibile il verificarsi di ogni cosa', con la 'sostanza in cui ogni cosa si verifica' e con 'ciò che rende possibile il verificarsi di ogni cosa nella sostanza' (Sivin 1987). Nel campo della medicina erano presi in considerazione tre tipi di qi, esterni e interni al corpo umano. I cambiamenti del clima da una stagione all'altra, per esempio, erano identificati con le sei configurazioni climatiche del qi (liu qi): vento (feng), freddo (han), canicola (shu), umidità (shi), aridità (zao) e fuoco (huo), a volte definito caldo (re). Quando una di queste sei configurazioni climatiche del qi si manifestava fuori stagione (per esempio sotto la forma di una gelata tardiva in primavera o dei giorni particolarmente caldi in autunno) o in eccesso rispetto alla norma (come, per esempio, un inverno estremamente freddo o un'estate insolitamente calda) poteva causare l'insorgere di alcune malattie. Queste manifestazioni climatiche anomale del qi erano definite i 'sei eccessi' (liu yin). Le malattie potevano essere provocate anche dall'abbondanza o dal difetto di alcuni tipi di qi presenti all'interno del corpo umano, come il qi dell'umidità nella milza, il qi del fuoco nei reni e persino il qi associato alle emozioni. Gli squilibri di questi tipi di qi si manifestavano sotto la forma di malattie da disfunzioni interne.
Le nuove tendenze della dottrina medica rappresentate dai più autorevoli revisionisti dei periodi Jin e Yuan ‒ Liu Wansu, Li Gao e Zhu Zhenheng ‒ avevano messo in luce l'azione di diversi tipi patogeni, esterni o interni, di qi. Wang incorporò questi diversi temi dottrinali in un sistema non esplicitamente indicato né nel Canone interno né nel Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo, ma implicito negli schemi concettuali di ambedue i canoni. Secondo Wang, le revisioni dei medici Jin e Yuan integravano aree d'indagine non trattate esplicitamente nei Classici e non descritte nei dettagli nelle opere dei loro immediati predecessori. Dal punto di vista di Wang, pur avendo posto in discussione i presupposti eziologici di Zhang Ji, sfidato l'ortodossia medica definita sotto la dinastia Song ed evidenziato la possibilità che alcune delle malattie che si trovavano a dover affrontare fossero sconosciute nelle epoche precedenti, questi medici non avevano rifiutato i Canoni della medicina Han, ma si erano limitati ad ampliare una serie di temi all'interno di un ben definito corpus di conoscenze, che l'autore e i medici della sua epoca ritenevano fosse contenuto in questi Canoni.
Secondo Wang, per esempio, Liu Wansu aveva analizzato per la prima volta i metodi destinati al trattamento delle malattie causate dal caldo e dalla canicola, due fattori esterni al corpo umano, e Li Gao era stato il primo ad affrontare l'esame dei metodi di cura delle malattie provocate da fattori interni e soprattutto di quelle dei sistemi della milza e dello stomaco. Tuttavia, entrambi gli autori avevano condotto queste analisi ispirandosi ai saggi del Canone interno e senza entrare in contraddizione con le dottrine enunciate nel Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo. Wang Lun credeva invece che Zhu Zhenheng avesse segnato una vera e propria svolta precisando le cause dell'esaurimento dello yin. Egli, infatti, a differenza degli autori delle pubblicazioni mediche imperiali Song, attribuiva un tale esaurimento a fattori interni al corpo umano (per es., alla presenza di caldo umido nei sistemi organici della milza e dello stomaco e di fuoco ministeriale nel sistema organico dei reni) piuttosto che a fattori climatici esterni (per esempio, alle configurazioni climatiche del vento e del freddo del qi). Zhu Zhenheng era noto all'epoca di Wang soprattutto per l'enunciazione del principio secondo cui 'lo yang è sempre in eccesso, mentre lo yin è sempre in difetto' (yang chang you yu, yin chang bu zu). Zhu criticò le dottrine degli uffici medici Song, che attribuivano una grande importanza al freddo e al vento come cause patogene e che, per contrastare gli effetti di questi agenti climatici sui pazienti, raccomandavano la prescrizione di rimedi riscaldanti, irritanti ed essiccanti e consigliò, al contrario, la somministrazione di rimedi amari e rinfrescanti destinati a ricostituire le scorte di yin nei corpi dei pazienti.
Dopo aver affermato che il principale contributo di Zhu era stato quello di affrontare il tema delle malattie miste, categoria in cui rientrava l'esaurimento dello yin, che i suoi predecessori non avevano trattato in modo esauriente, Wang precisa: "È per questo che si dice: per le malattie provocate da fattori esterni [cioè dal freddo] segui Zhang Ji, per i disturbi causati da fattori interni Li Gao, per le alterazioni derivanti dal caldo Liu Wansu e per le malattie miste (cioè non classificate) Zhu Zhenheng. Un solo principio informa le loro opere: essi compresero la grande unità della 'via della medicina' (yidao)" (Mingyi zazhu, 1, pp. 2a-b). Fondandosi sul concetto di 'via della medicina', Wang Lun riuscì a unificare dal punto di vista concettuale le diverse e a volte discordanti dottrine dei suoi predecessori, ciascuna delle quali rappresentava un differente approccio clinico e una diversa inclinazione terapeutica, riunendole in un insieme organico.
Nel primo capitolo della Miscellanea di scritti dei medici illuminati, Wang Lun indica i nomi dei 'quattro maestri' (si dajia) da cui discendevano le tradizioni ereditate dai medici Ming: Zhang Ji, vissuto nel tardo periodo Han, autore del Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo e rappresentante della 'corrente di pensiero del freddo' (shanghan pai); Liu Wansu, vissuto nel periodo Jin, che aveva spostato l'accento dall'azione del freddo a quella del fuoco e rappresentava la 'corrente di pensiero dei fattori del tiepido e del caldo' (wenre pai), nota anche come 'corrente di pensiero di Hejian' (Hejian pai), dal nome della città che gli aveva dato i natali; Li Gao, vissuto nel primo periodo della dinastia Yuan, che aveva evidenziato i fattori interni delle malattie e le disfunzioni che provocavano nei sistemi organici dello stomaco e della milza e rappresentava la 'corrente di pensiero del rafforzamento della terra' (butu pai) o 'corrente di pensiero dello stomaco e della milza' (piwei pai), poiché sia il sistema organico dello stomaco sia quello della milza erano associati alla terra, cioè al primo dei Cinque agenti o fasi (terra, metallo, acqua, legno e fuoco); infine, Zhu Zhenheng, vissuto verso la fine del periodo Yuan, che si era concentrato soprattutto sulle malattie che considerava causate prevalentemente dall'esaurimento dello yin, e che rappresentava la 'corrente di pensiero dell'alimentazione dello yin' (yangyin pai), nota anche come 'corrente di pensiero del ruscello di Cinabro' (Danxi pai), dal soprannome di Zhu, che a sua volta derivava dal nome di un ruscello che scorreva nei pressi della sua abitazione.
Verso la metà del XVIII sec., l'associazione di questi 'quattro maestri' fu giudicata impropria da Xu Dachun (1693-1771), un medico profondamente influenzato dalla scuola probatoria (kaozheng) affermatasi nel periodo Qing (1644-1911). Egli, infatti, riteneva che Zhang Ji, in quanto autore di un Canone Han (il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo), andasse collocato in una posizione completamente diversa e decisamente superiore a quella dei tre medici revisionisti dei periodi Jin e Yuan. In seguito a queste critiche, la figura di Zhang Ji fu sostituita all'interno del gruppo dei 'quattro maestri' da quella di un altro Zhang, il celebre revisionista Zhang Congzheng (1156-1228). Questa sostituzione fu operata a partire dal periodo Qing, benché a suo tempo lo stesso Zhu Zhenheng avesse sostenuto che Zhang Congzheng era, con Liu Wansu e Li Gao, uno dei più importanti maestri dei periodi Jin e Yuan. Tuttavia, per i medici Ming, incluso Wang Lun, il gruppo dei quattro principali maestri della storia della medicina era composto da Zhang Ji, Liu Wansu, Li Gao e Zhu Zhenheng. Secondo Wang Lun, era lecito affermare che Zhu Zhenheng aveva rappresentato l'apice dello sviluppo della scienza medica della sua epoca. Verso la metà del periodo Ming, infatti, gli studiosi attribuivano a Zhu Zhenheng il merito di aver combinato la tradizione medica dominante nelle regioni settentrionali ‒ i cui principali centri si trovavano nelle regioni dello Henan e dello Hebei, dove avevano operato Liu Wansu, Li Gao e Zhang Congzheng‒ con gli stili della pratica medica della regione meridionale del Jiangnan, che includeva le regioni dello Anhui e del Jiangsu, così come quella dello Zhejiang, che aveva dato i natali sia a Zhu sia allo stesso Wang Lun.
Più di venticinque anni dopo la pubblicazione postuma della Miscellanea di scritti dei medici illuminati (1549), Li Yan (attivo nel 1575 ca.) diede alle stampe il Manuale elementare di medicina, un'opera destinata ai profani. Nel redigere questo testo, Li Yan, che conosceva a fondo le opere di Zhu Zhenheng, si basò soprattutto sugli Studi minori del canone medico (Yijing xiaoxue, 1388), una delle prime introduzioni alla pratica clinica pubblicata all'inizio del periodo Ming dal medico Liu Chun (attivo nel 1388 ca.), figlio di un allievo di Zhu Zhenheng. Il Manuale elementare di medicina riscosse un grande successo, molto probabilmente grazie allo sviluppo dell'editoria e alla divulgazione della scienza medica che tra il 1450 e il 1559, nel corso dell'espansione delle attività commerciali, coinvolsero l'intera società Ming. L'attività di pubblicazione di testi popolari di medicina, svolta tra il 1620 e il 1694 a Hangzhou dalla casa editrice 'Studio del ritorno alla lettura' di Wang Qi, si iscriveva quindi in una tendenza che aveva profonde radici nei secoli precedenti.
Li Yan rivelò inclinazioni più eclettiche di quelle mostrate da Liu Chun, richiamandosi alle opinioni di un gran numero di autori, tra cui Zhu Zhenheng. Come Wang Lun, egli inserì nella sua opera alcuni saggi dedicati alla storia della medicina. Dopo aver presentato le note biografiche di 215 medici, suddivise in categorie come 'i saggi del passato', 'i medici illuminati', 'i medici tradizionali' e così via, Li affronta un esame storico dei più importanti testi medici. Questo esame si intitola Discussione sistematica della via originaria (Yuandao tongshuo); si apre con l'analisi delle tradizionali fonti canoniche dell'Antichità e si conclude con quella delle opere degli stessi medici Jin e Yuan che Wang Lun aveva celebrato nella Miscellanea di scritti dei medici illuminati. Li, tuttavia, include nel suo esame anche le opere dei medici Ming che, a suo parere, avevano colmato i vuoti delle dottrine dei loro immediati predecessori Jin e Yuan; per esempio, le analisi dedicate da Tao Hua (attivo tra il 1426 e il 1435) alle malattie causate dal freddo, che integravano il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo di Zhang Ji; le dottrine sulla medicina esterna di Xue Ji (1488-1558), che colmavano le lacune delle analisi dedicate da Li Gao alle lesioni interne; le opere consacrate alle disfunzioni interne e alla pediatria da Ge Qiansun (1306-1354) e da Qian Ying (inizio del periodo Ming), che non si erano limitati a richiamarsi a Zhu Zhenheng, ma lo avevano superato. Secondo Li Yan, la storia della medicina era servita a integrare lo studio dei Canoni e aveva contribuito al graduale perfezionamento delle dottrine mediche. Egli, tuttavia, non concordava con Wang Lun nel ritenere che la storia di questa disciplina avesse raggiunto l'apice del suo sviluppo con le opere di Zhu Zhenheng, ma pensava che avesse trovato dei continuatori nei medici Ming che, a suo parere, avevano compiuto progressi decisivi.
Li Zhongzi (1588-1655), autore di un terzo manuale del periodo Ming, le Letture fondamentali per i medici della linea [ortodossa] (Yizong bidu), discendeva da una famiglia di alti funzionari ed era figlio di un segretario del Ministero della guerra, Li Shanggun (attivo nel 1593 ca.); superò la trafila del sistema degli esami fino a divenire 'studente del governo' e a conquistare una certa fama letteraria. Egli stesso racconta di essersi dedicato allo studio dei Canoni medici Han e delle opere dei 'quattro maestri' in seguito a una grave malattia. Nelle Letture fondamentali, Li propone un'interpretazione della storia della medicina leggermente diversa da quella offerta dai suoi immediati predecessori Wang Lun e Li Yan. La sua prospettiva è chiaramente delineata nei primi due saggi dell'opera: Letture sul 'Canone interno' e Letture tratte dai quattro maestri.
Nel primo saggio, Li Zhongzi riassume la storia dei testi, fino alle dottrine formulate dal movimento del 'sapere Han' in relazione al Canone interno, ma, invece di difendere il principio fondamentale di questo movimento, secondo cui per migliorare l'efficacia clinica bisognava soprattutto riscoprire gli autentici testi medici Han separandoli dalle integrazioni e dalle distorsioni più tarde, mostra una maggiore apertura nei confronti delle diverse dottrine mediche di sua conoscenza. Nel secondo saggio, Li identifica i 'quattro maestri' con i principali fondatori delle nuove correnti del pensiero medico. Secondo l'autore, infatti, essi non si erano limitati a interpretare le idee chiave enunciate nel Canone interno, ma avevano formulato nuove dottrine che non si sovrapponevano e non entravano in contraddizione tra loro. Egli apprezzava molto Zhang Ji, sia per aver presentato il freddo come la più dannosa delle sei configurazioni del qi climatico sia per aver messo per iscritto i metodi efficaci volti a contrastare le affezioni causate dal freddo, che non erano presenti nel Canone interno. Secondo Li Zhongzi, quindi, Zhang Ji avrebbe semplicemente colmato le lacune presenti nel Canone interno. Nonostante la sua alta considerazione delle revisioni operate dai 'quattro maestri', Li si mostrò diffidente nei confronti degli specialisti che si affidavano a queste revisioni più tarde senza tener conto del testo originale del Canone interno su cui erano basate. Nonostante le piccole differenze riscontrabili nei resoconti di storia della medicina inclusi nei loro manuali medici, Wang Lun, Li Yan e Li Zhongzi erano accomunati da un'alta considerazione del Canone interno e, al contrario dei loro contemporanei, non si allineavano ai principî del movimento del 'sapere Han', ma ritenevano che le opere di Zhang Ji, Liu Wansu, Li Gao e Zhu Zhenheng integrassero aree di indagine non esaurientemente trattate nel Canone interno.
Le raccolte di casi clinici: giungere alla notorietà attraverso un nuovo genere
Nel corso del XVI sec., la pubblicazione di tre opere contenenti le descrizioni dei casi affrontati da singoli medici segnò la nascita di un nuovo genere, quello delle raccolte di casi clinici. Le tre opere erano le Massime di una dottoressa (Nüyi zayan), i Casi medici della Montagna di pietra (Shishan yi'an) e i Casi medici di Sun Wenyuan (Sun Wenyuan yi'an), ripubblicata dieci anni più tardi nelle Opere complete della perla misteriosa delle acque cremisi (Chishui xuanzhu quanji), una collezione delle opere di questo autore. Questa tendenza raggiunse l'apice alla fine del XVI sec., con la pubblicazione delle Classificazioni di casi di medici celebri (Mingyi lei'an), compilate da Jiang Guan (1503-1565). Per la prima volta un'antologia dei casi clinici affrontati dalle più celebri figure della storia della medicina cinese ‒ ordinati secondo specifiche sindromi all'interno delle principali specializzazioni ‒ veniva pubblicata come testo autonomo da vendere al pubblico. Uno degli esempi più interessanti e singolari di questo genere sono le Massime di una dottoressa redatte da Tan Yunxian (1461-1554), una dottoressa di Wuxi, città situata lungo la riva nordorientale del lago Tai, nella regione del Jiangsu. Il padre di Tan lavorava come funzionario a Nanchino, e i suoi nonni paterni, in mancanza di un discendente maschio interessato all'esercizio della professione medica, decisero di trasmettere alla nipote l'eredità familiare. Nella storia della medicina cinese non si segnalano casi analoghi a quello della pubblicazione delle Massime di una dottoressa, almeno fino al tardo periodo imperiale. A cinquant'anni, superato il periodo della fecondità, Tan Yunxian chiese a suo figlio di dare alle stampe, come atto di carità, la raccolta dei casi affrontati nel corso della sua carriera; molto probabilmente, tuttavia, il desiderio della dottoressa di consolidare la sua reputazione di medico erudito non era estraneo a questa iniziativa. Benché la pubblicazione dell'opera di un'autrice di testi medici fosse priva di precedenti, nel corso del XVI sec. i rappresentanti maschili delle famiglie più in vista iniziarono a pubblicare le composizioni poetiche delle loro figlie, sorelle e madri come opere autonome (Ko 1994). La pubblicazione dei casi della dottoressa Tan si iscrive quindi nella nuova e più vasta tendenza delle famiglie dell'alta società del Jiangnan a rendere pubbliche le doti letterarie dei loro componenti femminili.
Le Massime di una dottoressa rappresentano un caso atipico e la loro diffusione fu molto limitata, tanto che attualmente l'unica copia dell'opera a nostra disposizione è conservata presso una biblioteca di Pechino; le raccolte dei casi clinici dei suoi colleghi maschi, invece, ebbero una vasta diffusione ed esercitarono una profonda influenza. Tra queste devono essere ricordate quelle di tre medici quasi contemporanei, Wang Ji (1463-1539), Sun Yikui (1522-1619) e Jiang Guan. Essi erano originari della regione sudorientale dello Anhui e, in particolare, della ricca prefettura di Huizhou, situata a molte centinaia di miglia di distanza da Wuxi, la città in cui, come già detto, operò Tan Yunxian. La prefettura di Huizhou abbracciava sei distretti, inclusi quelli di Qimen, Xiuning e She che avevano dato i natali a Wang Ji, Sun Yikui e Jiang Guan e si distingueva per la forte presenza di mercanti, di editori e medici di successo. In questa regione si sviluppò una cultura medica locale frequentemente designata Xin'an ('nuova pace') dal nome di una montagna che sorgeva sul suo territorio. Wang Ji fu il primo medico Xin'an a vedere pubblicata una raccolta dei suoi casi clinici, grazie alla diligenza di uno dei suoi discepoli, Chen Jue (attivo tra il 1519 e il 1531), il quale aveva registrato e compilato circa cento resoconti dei casi più interessanti affrontati dal suo maestro, dall'insorgere delle malattie al ristabilimento dei pazienti. Questa vasta casistica ha consentito agli storici di trascendere la sfera dei principî terapeutici astratti per approfondire l'analisi della pratica medica. La raccolta dei casi di Wang Ji, per esempio, ha dimostrato che i medici dovevano non soltanto fronteggiare la concorrenza dei loro rivali, ma anche saper persuadere i pazienti recalcitranti e rispondere alle critiche di entrambi. La pratica era ben lontana dalla perfezione e costituiva un terreno di dispute tra i medici e di potenziali frustrazioni per tutti i soggetti interessati. In questo contesto sociale così competitivo, le descrizioni dei casi servivano anche a definire, attraverso l'indicazione delle strategie terapeutiche adottate, le posizioni dei medici che li avevano affrontati all'interno di un dibattito più vasto. Wang Ji, per esempio, era un moderato seguace dell'influente dottrina di Zhu Zhenheng secondo cui bisognava soprattutto 'nutrire lo yin' e prescrivere rimedi amari e rinfrescanti per curare le malattie provocate dal suo esaurimento. Egli, tuttavia, riteneva che i suoi contemporanei, mostrando un eccessivo rispetto nei confronti degli insegnamenti di Zhu, tendessero a non prescrivere i rimedi riscaldanti neppure nei casi in cui sarebbero stati necessari.
I Casi medici di Sun Wenyuan di Sun Yikui è indubbiamente la compilazione più vasta, espressiva, personale e letteraria del periodo Ming. Anche Sun descrive i casi affrontati nel corso della sua carriera per rispondere ai suoi avversari e per confutare le loro opinioni, tanto che i medici rivali sono frequentemente presentati come i principali ostacoli alla guarigione dei pazienti. È interessante osservare che l'inclinazione a impiegare espressioni fiorite, l'adozione di uno stile leggermente colloquiale e il tono di autocompiacimento di Sun Yikui suggeriscono che questo autore non intendeva limitarsi a dar prova della sua abilità clinica. Pubblicando le descrizioni dei suoi casi sotto questa nuova forma, egli probabilmente si proponeva anche di acquisire un certo prestigio sociale come medico letterato in un contesto culturale che teneva in alta considerazione le doti letterarie. Si può quindi affermare che con la pubblicazione di quest'opera, realizzata verso la fine della sua carriera, Sun Yikui desiderava non soltanto consolidare la sua reputazione, ma anche dar prova del suo talento letterario.
Le collezioni di casi clinici di Tan Yunxian, di Wang Ji e di Sun Yikui illustrano alla perfezione la competitività che caratterizzava il mondo della medicina, la complessità dei dibattiti medici e l'uso delle pubblicazioni per consolidare la propria reputazione nell'ambito di una scena medica dominata da diverse autorità. Osservazioni di questo tipo sono valide anche per le Classificazioni di casi di medici celebri di Jiang Guan. Questo autore riunì per la prima volta i casi più interessanti affrontati da molti celebri dottori, reperibili nei testi di storia, nelle biografie, nelle collezioni di registri e tra i documenti conservati da diverse famiglie di medici. Nel 1552, dopo venti anni circa di ricerche, Jiang completò la sua raccolta, della quale però non vide mai la pubblicazione (avvenuta nel 1591) poco più di venticinque anni dopo la sua morte, a opera del figlio secondogenito, Jiang Yingsu, il quale ne aveva rivisto in modo considerevole il testo. Come Wang Ji e Sun Yikui, Jiang Yingsu fu facilitato dal grande sviluppo registrato dall'editoria nella prefettura di Huizhou e tentò di sfruttare questa situazione per consolidare la propria reputazione e quella del padre all'interno della cultura medica della loro regione. In questo periodo, la pubblicazione delle raccolte di casi clinici di Tan Yunxian, Wang Ji e Sun Yikui aveva già contribuito alla nascita di un nuovo genere, favorendo la formazione di un pubblico in grado di apprezzare una vasta antologia imperniata sulla narrazione documentata dei casi affrontati dalle figure più insigni della storia della medicina cinese.
Jiang Guan non aveva ordinato i casi descritti nella sua raccolta secondo un criterio cronologico o raggruppandoli sotto i nomi dei medici che li avevano affrontati, ma in base a 205 categorie di sindromi (bingzheng), a partire dalle malattie che rientravano nella 'medicina interna' (neike) ‒ come quelle causate dal freddo o dal caldo e le disfunzioni interne ‒ fino a quelle più specifiche, rappresentate, per esempio, dai problemi mestruali studiati dalla 'ginecologia' (fuke), dai diversi tipi di malattie esantematiche analizzate dalla 'pediatria' (erke) e da un gran numero di lesioni che rientravano nel campo della 'medicina esterna' (waike). Egli riteneva che questa organizzazione consentisse ai praticanti di trarre un maggior vantaggio dall'esperienza dei loro predecessori. Per venire incontro alle esigenze dei suoi ipotetici lettori, Jiang Guan aveva inoltre redatto una serie di commenti al testo, criticando di tanto in tanto le terapie, le ricette o le sostanze medicinali somministrate ed esprimendo il suo punto di vista in merito alle situazioni cliniche descritte nei diversi casi. A quest'opera, Jiang Yingsu aggiunse in seguito la raccolta dei casi clinici suoi e di suo padre, nonché una serie di note editoriali poste alla fine degli elenchi dei casi storici.
Questo testo non era destinato a spiegare i principî elementari della medicina ai profani, né a decorare le librerie dei letterati, ma era stato sistematicamente strutturato come testo di riferimento per l'élite dei medici praticanti. Sia Jiang Guan sia Jiang Yingsu, infatti, avevano combinato la loro eredità familiare con la documentazione dell'esperienza clinica dei loro predecessori, assicurandosi così una posizione a parte nella storia della medicina della loro regione. L'antologia della famiglia Jiang e le raccolte dei casi dei celebri maestri Xin'an, Wang Ji e Sun Yikui, hanno contribuito in modo decisivo alla popolarità e alla diffusione di questo genere. La propagazione di questo genere, oltre i confini della prefettura di Huizhou, è testimoniata dalla pubblicazione, nel 1644, della raccolta dei casi di un medico meno conosciuto, Cheng Congzhou (n. 1581), che aveva operato in una relativa oscurità tra il 1610 e il 1620 a Yangzhou ‒ una città situata a nord di Nanchino lungo il Grande Canale.
Le raccolte dei casi di Tan Yunxian, Wang Ji, Sun Yikui, Jiang Guan e Jiang Yingsu si iscrivono nel quadro dello sviluppo dell'editoria privata sotto i Ming che, come dimostra il caso di Tan Yunxian, condusse alla pubblicazione di un numero fino ad allora impensabile di opere redatte da donne e, come suggeriscono i casi degli altri quattro medici, indica il ruolo di primo piano svolto dagli editori e dai medici di Huizhou nella formazione e nella diffusione di questo nuovo genere. Grazie all'imponente documentazione raccolta nel corso di questa 'età dell'oro delle raccolte di casi' del tardo periodo Ming, gli storici hanno potuto esplorare il contesto sociale della pratica medica nella vita quotidiana, le relazioni tra i generi e le loro ideologie, così come il modo in cui i pazienti vivevano le malattie, anche se attraverso il filtro dei resoconti dei casi clinici redatti dai medici.
I compendi medici: l'ordinamento sistematico della tradizione medica ortodossa
Nell'ampia gamma di opere dedicate alla medicina pubblicate in questo periodo, troviamo il genere dei compendi, che sotto i Ming giunse a maturazione e conobbe la sua massima diffusione. Infatti, il grande sviluppo della stampa consentì all'editoria privata di affrontare la pubblicazione di opere voluminose e costose quali i compendi medici. Due dei medici Xin'an a cui abbiamo già accennato, non si limitarono a pubblicare le raccolte dei casi clinici affrontati nel corso della loro carriera, ma diedero alle stampe anche le loro opere complete in forma di compendi. È interessante osservare che sia I libri medici di Wang Shishan in otto testi (Wang Shishan yishu ba zhong) di Wang Ji, sia le Opere complete della perla misteriosa delle acque cremisi di Sun Yikui furono pubblicati per la prima volta nel territorio della prefettura di Huizhou che aveva dato i natali a entrambi gli autori. Oltre alla raccolta dei casi affrontati dai due medici, questi compendi includevano tutti i loro studi più significativi e, nel caso de I libri medici, anche i saggi di altri tre autori che Wang Ji aveva commentato. Tuttavia, il più prestigioso compendio medico del XVI sec. fu indubbiamente I casi medici del signor Xue in ventiquattro testi (Xueshi yi'an ershisi zhong), redatto dal medico nanchinese Xue Ji (1488-1558) che in seguito diede alle stampe una versione ridotta dell'opera, comprendente sedici testi e intitolata Opere complete del signor Xue (Xueshi quanshu). Sembra che entrambe le versioni di questo compendio siano state pubblicate per la prima volta nella vicina città di Suzhou, uno dei centri editoriali più importanti del XVI secolo. Dei ventiquattro testi inclusi nel primo compendio, sei erano stati redatti dall'autore, dieci erano opere che Xue aveva commentato e otto erano ristampe di saggi di altri medici. In essi è affrontata una grande varietà di temi, alcuni fungono da introduzioni essenziali al Canone interno, alle malattie causate dal freddo e alle tradizioni della 'materia medica', mentre molti sono dedicati a un gran numero di argomenti studiati dalla medicina esterna, dalla ginecologia e dalla pediatria. I testi di Xue Ji illustrano, come del resto la raccolta dei casi clinici di Wang Ji, l'emergere di un'opposizione sempre più decisa al predominio della dottrina dell''alimentazione dello yin' tra i seguaci Ming di Zhu Zhenheng. Come le raccolte di casi, anche i compendi furono impiegati dai loro autori per ritagliarsi una precisa collocazione all'interno di un dibattito più vasto; Xue Ji, per esempio, selezionò i testi da inserire nei suoi compendi in modo da distinguere in maniera chiara la sua posizione da quelle di Zhu Zhenheng e dei suoi immediati predecessori. Con la pubblicazione di queste opere egli si proponeva di legittimare la sua dottrina inserendola all'interno di una genealogia testuale di sua ideazione e di assicurarle una più ampia diffusione.
Nel periodo Ming, sia la dottrina dell''alimentazione dello yin' di Zhu Zhenheng sia quella del 'caldo e della nutrizione' (wenbu) di Li Gao seguitarono a esercitare una profonda influenza. I principî di Li, secondo cui le forze dello yin e dello yang erano in relativo equilibrio all'interno del corpo umano, contraddicevano la teoria di Zhu dell'esaurimento dello yin. Li aveva sostenuto che, poiché il fuoco, principale alimento del corpo umano, rischiava sempre di estinguersi, era necessario prescrivere ai pazienti sostanze riscaldanti e tonificanti, vale a dire ricche di qualità yang in grado di ravvivare il fuoco interno, piuttosto che i rimedi rinfrescanti e amari ricchi di qualità yin consigliati da Zhu. Xue Ji riuscì a sintetizzare le opposte dottrine di Li Gao e di Zhu Zhenheng, assicurandosi così una grande notorietà. A suo parere, la dottrina di Li Gao andava applicata, per esempio, nei casi di ammalati che non fossero più in grado di nutrire il proprio corpo, mentre le tesi di Zhu servivano a compensare l'eccesso di fuoco, condizione in cui occorreva prescrivere sostanze yin, rinfrescanti. Basandosi sui principî formali enunciati da Li Gao, Xue riteneva che le alterazioni delle funzioni chiave dello stomaco e della milza, i quali distribuivano il nutrimento solido e liquido in tutto il corpo, potessero essere curate attraverso la somministrazione di rimedi riscaldanti. Ma, poiché le sostanze dotate di virtù riscaldanti potevano, secondo le dottrine di Zhu, alimentare anche il qi del fuoco che egli, con molti altri medici, riteneva fosse situato tra i due reni, consigliò anche la prescrizione di sostanze rinfrescanti in grado di prevenire gli eccessi del 'fuoco dei reni' (Unschuld 1985). Grazie alla sua opposizione alla dottrina di Zhu che aveva attribuito una grande importanza ai rimedi 'amari e rinfrescanti' e al suo perfezionamento delle tesi di Li Gao, basate sulla preminenza dei rimedi dotati di virtù riscaldanti, Xue Ji si impose come il principale rappresentante della 'corrente di pensiero del caldo e della nutrizione' (wenbu pai). È interessante osservare che nel suo compendio, costituito da ventiquattro testi, egli ha incluso un solo saggio di Zhu Zhenheng, eliminato nella versione ridotta pubblicata in seguito.
Un altro esempio di come Xue Ji abbia usato i compendi per rafforzare la propria posizione all'interno di un dibattito medico più vasto si ricollega a un altro aspetto della sua interpretazione del ruolo centrale attribuito da Zhu Zhenheng al fuoco che ha il proprio luogo nei reni. Oltre a mostrare un rinnovato interesse nei confronti delle funzioni fisiologiche dei reni dovuto ai testi di Zhu Zhenheng, Xue Ji rivalutò l'oscura interpretazione di un concetto riscontrabile soltanto nel pensiero medico cinese, quello della 'porta vitale' (ming men). Nei trattati di agopuntura, la 'porta vitale' coincide con il quarto punto di quel Canale sovrintendente (dumai) che percorre l'asse dorsale del corpo, e si pensava fosse il luogo in cui aveva origine l'energia che dava la vita al nuovo essere umano. Nel Canone delle difficoltà (Nanjing, II sec. d.C.), tuttavia, si trova una diversa teorizzazione, secondo la quale il rene sinistro svolgerebbe le funzioni abitualmente assegnate a quest'organo, mentre il rene destro coinciderebbe con la 'porta vitale' dalla quale traggono origine le funzioni riproduttive sia degli uomini sia delle donne. Xue Ji ha sviluppato ulteriormente questa teoria, sostenendo che la 'porta vitale' situata nel rene destro sia la fonte dello sperma negli uomini e la sede dell'utero nelle donne. Xue Ji si affermò, quindi, anche come l'iniziatore della 'corrente di pensiero della porta vitale' (ming men pai), una delle più interessanti tendenze dottrinali del pensiero medico Ming.
Tra il XVI e il XVII sec., si discusse a lungo sulle funzioni fisiologiche e sulla collocazione fisica della 'porta vitale'. Anche Zhang Jiebin (1563-1640), come Xue Ji, ripropose l'interpretazione offerta nel Canone delle difficoltà secondo cui il rene sinistro sarebbe il rene vero e proprio, mentre il rene destro sarebbe la sede della 'porta vitale', vale a dire la fonte dello sperma negli uomini e la sede dell'utero nelle donne. Uno dei loro contemporanei, Zhao Xianke, basandosi su alcuni passaggi delle Domande semplici sul 'Canone interno dell'Imperatore Giallo', sosteneva che il sistema organico più importante del corpo fosse retto non dal cuore, ma dalla 'porta vitale', concepita come una tipologia particolare di fuoco che 'brucia' tra l'acqua dei due reni. Secondo Zhao Xianke, questo fuoco interno influenzava tutte le funzioni del corpo umano e qualsiasi calo nella sua intensità poteva provocare una serie di malattie. Soltanto l'acqua dei reni poteva regolarlo e, per spiegare il trattamento medico di questo fuoco interno attraverso formule idonee, egli ricorse all'analogia del fuoco e dell'acqua 'fisici'.
Il più celebre funzionario di livello nazionale che nel corso del periodo Ming si dedicò allo studio della medicina fu indubbiamente Wang Kentang (1549-1613). La notorietà di Wang è legata soprattutto alla vastità di vedute e all'assenza di preconcetti di cui diede prova nella scelta dei testi da inserire nei suoi ambiziosi compendi medici. Insieme alla Classificazione ragionata della farmacopea (Bencao gangmu) di Li Shizhen (1518-1593), i due compendi medici di Wang Kentang ‒ Opere complete della linea ortodossa [di trasmissione] della tradizione medica, passata e presente (Gujing yitong zhengmai quanshu) e Indicazioni sul trattamento dei disordini divise in sei materie (Liuke zheng zhi zhunsheng) ‒ possono essere considerate le imprese editoriali più prestigiose del periodo Ming. Originario del distretto di Jintan, nella regione del Jiangsu, e figlio di Wang Qiao (attivo verso il 1548), uno dei due viceministri della Giustizia della città di Nanchino, nel 1589 Wang Kentang superò così brillantemente gli esami dell'ultimo livello accademico (ottenendo il titolo di jinshi, 'studioso introdotto') che gli fu concesso di frequentare per tre anni l'Accademia Hanlin come osservatore esterno fino al superamento di un altro esame che avrebbe determinato la sua specifica posizione, insieme a un piccolo gruppo di laureati scelti in base alle loro promettenti doti letterarie. Wang Kentang entrò a far parte dell'Accademia Hanlin durante il regno dell'imperatore Wanli (1573-1619) con la qualifica di direttore degli esami. Nel 1592, all'incirca due anni dopo la sua nomina, il Giappone invase la Corea e l'anno seguente Wang, che desiderava partecipare alla campagna militare in Corea, inviò un memoriale all'imperatore per chiedergli un periodo di congedo. Subito dopo aver ottenuto una risposta negativa, Wang rassegnò le dimissioni e ritornò nella sua regione natale per dedicarsi alla pratica della medicina.
Nell'impresa di pubblicazione del suo vasto compendio medico, costituito da 200 capitoli e intitolato Opere complete della linea ortodossa [di trasmissione] della tradizione medica, passata e presente Wang non poté quindi contare sul sostegno dell'imperatore Wanli, al servizio del quale aveva lavorato per diversi anni. La pubblicazione fu intrapresa nel 1601 grazie al finanziamento di un facoltoso mercante di Huizhou, Wu Mianxue (attivo tra il 1601 e il 1660). Nel corso dei sei anni successivi, dal 1602 al 1608, Wang riuscì a ottenere altri finanziamenti privati che gli consentirono di dare alle stampe un testo di riferimento costituito da sei sezioni, le Indicazioni sul trattamento dei disordini divise in sei materie: le 'alterazioni miste' (zabing, 1602); le 'ricette classificate per le alterazioni miste' (zabing leifang, 1602); le 'disfunzioni causate dal freddo' (shanghan, 1604); la pediatria (erke, 1607); la ginecologia (fuke, 1607) e la 'medicina esterna' (waike, 1608). La storia della pubblicazione di queste opere è un chiaro esempio del passaggio, che nel corso del periodo Ming interessò tutti i generi editoriali, dall'editoria imperiale non commerciale all'editoria privata. Con la pubblicazione di questi due compendi medici, Wang acquisì una notorietà molto più vasta di quella che il suo incarico presso l'Accademia Hanlin gli avrebbe potuto garantire. Come abbiamo già osservato, anche Sun Yikui molto probabilmente volle dare alle stampe la sua raccolta di casi per dar prova delle proprie capacità di medico letterato ed elevare così il suo status sociale. Sin dal periodo Yuan, la medicina era considerata dai membri dell'alta società una professione dignitosa e, come dimostra il caso di Wang Kentang, anche nel tardo periodo Ming, l'ideale del medico letterato continuava a esercitare una grande attrattiva su coloro che avevano abbandonato la carriera ufficiale.
Nel suo primo compendio medico, Wang inserì ventiquattro testi già dati alle stampe, tra cui figuravano alcune versioni sopravvissute dei classici di medicina Han e i più importanti trattati dei quattro celebri revisionisti dei periodi Jin e Yuan: Liu Wansu, Zhang Congzheng, Li Gao e Zhu Zhenheng. Come è chiaramente indicato nel titolo, con quest'opera Wang si proponeva di ordinare in modo sistematico l'ortodossia medica combinando tra loro due aspetti della medicina: la 'tradizione medica' (yitong) e la sua 'linea ortodossa di trasmissione' (zhengmai). Secondo Wang, la tradizione medica aveva avuto inizio con i saggi dell'Antichità ‒ il leggendario Fu Xi, l'Imperatore Giallo e l'autore del Canone di farmacopea del Divino Agricoltore ‒ ed era poi proseguita attraverso la linea ortodossa di trasmissione dei loro successori. Egli tenta quindi di fissare questa ortodossia, stabilendo un preciso ordine genealogico tra i principali testi redatti tra il periodo Han e la sua epoca. Nel secondo compendio egli si rivolge chiaramente ai medici praticanti, scegliendo di ordinare una serie di citazioni in base a criteri di carattere medico e non genealogici. Gli scopi di entrambi i compendi sono stati indicati da Wang esplicitamente nei titoli, richiamandosi nel primo libro all''ordinamento sistematico dell'ortodossia medica' (yitong zhengmai), e nel secondo ai metodi di cura delle malattie, che rientravano nell'area d'indagine complementare della medicina clinica. Al contrario degli autori di compendi medici del primo periodo Ming ‒ Wang Ji, Sun Yikui e Xue Ji ‒ che avevano selezionato, ponendoli in risalto, alcune dottrine e certi orientamenti pratici, Wang Kentang fece confluire nelle proprie opere teorie e tecniche pratiche molto diverse tra loro. Nel primo decennio del XVII sec., infatti, erano emersi nuovi orientamenti clinici. Wang Kentang e molti altri medici del tardo periodo Ming criticavano i revisionisti dei periodi Jin e Yuan e i loro seguaci a causa dell'unilateralità delle loro dottrine, della superficialità delle loro diagnosi e dell'incapacità di distinguere le caratteristiche fondamentali delle diverse malattie. L'assenza di preconcetti e la vastità dei due compendi di Wang Kentang, così come il suo tentativo di definire una linea ortodossa in grado di unificare le diverse tradizioni, possono essere considerati un riflesso di questa nuova tendenza. Tuttavia, i testi dei revisionisti dei periodi Jin e Yuan riscuotevano ancora un considerevole successo tra i lettori dell'epoca. Wu Mianxue, il facoltoso mercante di Huizhou che nel 1601 aveva consentito a Wang Kentang di dare alle stampe le Opere complete della linea ortodossa, pubblicò nello stesso anno anche cinque compendi medici di dimensioni più ridotte. Tre di queste pubblicazioni, La scienza medica di Liu Hejian in sei libri (Liu Hejian yixue liu shu) di Liu Wansu, Le tesi di Liu Hejian sulle disfunzioni causate dal freddo in tre libri (Liu Hejian shanghan san shu), un testo più breve dello stesso autore, e la collezione di saggi di Li Gao inclusa ne I dieci libri di Dongyuan (Dongyuan shi shu), erano riedizioni di raccolte di opere di singoli medici e furono realizzate con gli stessi cliché utilizzati per la stampa dei compendi di Wang Kentang. Sempre nel 1601, Wu Mianxue pubblicò una raccolta di testi di Zhu Zhenheng intitolata Metodi fondamentali del danxi (Danxi xinfa) e un compendio dedicato al vaiolo e ad altri tipi di malattie esantematiche dell'infanzia, Tutte le opere sul vaiolo e le malattie esantematiche in otto testi (Douzhen daquan ba zhong), di cui fu data alle stampe anche una versione ridotta, il Vaiolo e malattie esantematiche in quattro testi (Douzhen si zhong). Dal punto di vista commerciale, questi ultimi due titoli non erano meno promettenti delle raccolte dei testi di Liu Wansu, Li Gao e Zhu Zhenheng, dal momento che erano dedicati al problema, a quel tempo molto discusso, della prevenzione del vaiolo e delle altre malattie infantili.
Ignoriamo la natura delle occupazioni di Wu Mianxue nel periodo precedente al 1601, anno in cui iniziò improvvisamente a finanziare la pubblicazione di questi compendi medici, ma sappiamo che molti editori di Huizhou, prima di dedicare le loro energie allcommerciale, avevano tentato senza successo di superare la trafila degli esami o di intraprendere la carriera ufficiale. Nella scelta dei titoli da pubblicare separatamente dal vasto compendio di Wang Kentang, Wu Mianxue diede prova di un certo senso degli affari; tutte le persone colte e i medici d'élite del tempo, infatti, avrebbero potuto sentirsi obbligati ad acquistare questi brevi compendi per inserirli nelle loro biblioteche. Inoltre, è interessante notare come il genere letterario dei compendi sia stato influenzato soprattutto dai medici e dagli editori di Huizhou, la prefettura dalla quale provenivano sia gli autori di due importanti testi di questo genere ‒ i medici Xin' an Wang Ji e Sun Yikui ‒ sia l'editore delle opere di Wang Kentang. La pubblicazione di queste opere dimostra inoltre che, nel corso del XVI sec., la medicina assunse una grande importanza nel mondo dell'editoria privata, essendo in grado di attrarre un pubblico di potenziali acquirenti. Le ristampe delle opere di Liu Wansu, di Li Gao e di Zhu Zhenheng realizzate nel 1601 da Wu Mianxue, suggeriscono inoltre che i tre medici dei periodi Jin e Yuan, che Wang Lun aveva celebrato nel suo saggio del 1502, cento anni più tardi erano ancora considerati dal grande pubblico i maestri della medicina, benché le loro dottrine non fossero accettate senza riserve dagli autori più raffinati. Le prospettive unilaterali indicate dai compendi che riunivano le opere di singoli medici ‒ come per esempio, le raccolte dei testi di Liu Wansu, Li Gao e Zhu Zhenheng ristampate da Wu Mianxue e quelle compilate da Wang Ji e Sun Yikui ‒ furono superate da Wang Kentang che, nelle Opere complete della linea ortodossa, tentò di contrastare la tendenza al settarismo dottrinale, definendo una linea testuale in cui trovavano posto, come sfaccettature della stessa ortodossia, tutte le diverse dottrine mediche.
Le monografie: la critica all'ortodossia medica
Come le raccolte dei casi clinici, diverse monografie del tardo periodo Ming dimostrano che in questo genere di opere alcuni medici preferiscono basarsi sulle proprie osservazioni piuttosto che sulle nozioni ereditate dal passato. Gli autori delle monografie hanno anteposto l'esperienza personale alle analisi registrate nei testi dei loro predecessori dei periodi Song, Jin e Yuan e si sono concentrati su categorie di malattie che fino ad allora, nelle opere precedenti (dalle edizioni sopravvissute dei testi medici Han alla letteratura di epoca Ming) erano state trascurate, ma che era capitato loro di incontrare nel corso dell'esercizio della professione. Come dimostrano tre monografie redatte negli ultimi due decenni del periodo Ming, questi medici hanno tentato di rettificare le spiegazioni di alcune malattie rare fornite dai testi tradizionali, perfezionando anche i metodi di cura convenzionalmente adottati in questi casi. Nel Trattato completo sulle disfunzioni causate dalla canicola (Shangshu quanshu), Zhang Heteng ha preso in esame una malattia provocata dall'eccesso di caldo estivo ignorata dai Classici, di cui aveva constatato l'endemicità nelle regioni tropicali. Chen Sicheng (nato probabilmente nel 1551) ha scritto il Trattato segreto sulle ulcerazioni muffide (Meichuang milu) dopo aver osservato in alcuni suoi pazienti una serie di malattie degli organi genitali, che la letteratura tradizionale non spiegava in modo esauriente e per le quali la sua eredità medica familiare non prevedeva efficaci metodi di cura. Wu Youxing (1582 ca.-1661) si dedicò alla stesura del Trattato sulle epidemie causate da 'calore' (Wenyi lun, 1642) nel corso del 1641, anno in cui la diffusione delle epidemie nella Cina centrale raggiunse il suo culmine, rivelando l'inadeguatezza dei metodi convenzionali di cura. Wu non accettava la tradizionale concezione configurazionista secondo cui la diffusione delle epidemie era legata a uno degli eccessi climatici del qi ‒ freddo, vento, umidità, canicola, aridità e fuoco (o caldo) ‒ e si mostrava critico soprattutto nei confronti di Zhang Ji che aveva attribuito un ruolo di primo piano al freddo, identificandolo con il più influente e pernicioso dei sei eccessi climatici. Nonostante la diversità dei loro approcci e dei loro programmi di indagine, questi tre autori hanno assunto una stessa posizione critica nei riguardi dei Canoni medici attribuiti al periodo Han, presentando la propria esperienza clinica come la soluzione ai problemi dovuti all'eccessivo rispetto che i loro contemporanei tributavano a questi stessi testi.
Il primo fra loro, Zhang Heteng, era originario della regione dello Anhui e nel 1595 superò gli esami dell'ultimo livello accademico (jinshi), lavorando come funzionario dell'amministrazione imperiale fino al 1608, anno in cui, divenuto parzialmente cieco, fu costretto a rassegnare le dimissioni. Come Wang Kentang, dopo aver abbandonato la carriera ufficiale, Zhang decise di dedicarsi allo studio della medicina. Egli morì nel 1635, cioè quasi trent'anni più tardi, in un periodo in cui le rivolte che caratterizzarono l'ultimo decennio della dinastia Ming si estesero alla sua prefettura natale. Nella prefazione al Trattato completo sulle disfunzioni causate dalla canicola, Zhang Heteng narra che, avendo contratto in gioventù una malattia causata dalla canicola (shangshu), aveva compreso come questa categoria di malattie, nonostante i richiami sia nel Canone interno sia nel Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo, fosse stata trascurata dai testi più tardi e ignorata da intere generazioni di medici. Sarebbe stato questo il motivo per cui i medici avrebbero assimilato le malattie causate dalla canicola a quelle provocate dal freddo. In questo modo criticava quanti si basavano quasi esclusivamente sulle prescrizioni del Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo, tentando di curare le malattie provocate dalla canicola con i sudoriferi prescritti dalla tradizione, i quali, a suo avviso, nuocevano ai pazienti già spossati da un'abbondante sudorazione. In un saggio dedicato al qi locale, Zhang ha inoltre asserito che le disfunzioni causate dalla canicola ricorrevano prevalentemente nelle regioni dell'estremo Sud della Cina, il Guangdong e il Guangxi. Egli metteva quindi in guardia i medici contro i rischi che potevano derivare dall'uso indiscriminato delle terapie per il freddo, dal momento che, a causa del qi locale, nei climi meridionali le malattie provocate dalla canicola sono più frequenti e più pericolose di quelle dovute al freddo. Egli esortò i medici a tener conto delle condizioni regionali e ad adattare le strategie terapeutiche alle contingenze ambientali.
Pubblicati all'incirca un decennio più tardi, gli studi di Chen Sicheng sulle ulcerazioni veneree manifestano un'analoga disapprovazione nei confronti di quanti applicavano in maniera assai rigida i metodi convenzionali e un'identica consapevolezza delle lacune presenti nel corpus medico tradizionale. Chen Sicheng riteneva che questo tipo di patologia riscontrata nei suoi pazienti si trasmettesse attraverso i rapporti sessuali, i contatti corporei, e durante la gestazione dalla madre al figlio. Nella prefazione alla sua opera Trattato segreto sulle ulcerazioni muffide, Chen narra di essersi reso conto dell'inadeguatezza della letteratura medica dedicata a questi temi, dopo aver dedicato venti anni della sua vita allo studio della medicina e, in particolare, dei problemi venerei. Dal suo punto di vista le sue nuove concezioni vogliono essere soprattutto un'integrazione e non una critica ai predecessori:
Sono trascorsi venti anni da allora e tutte [le mie] medicine sono efficaci. Ho visto inoltre persone ricche sviluppare malattie invalidanti venendo a contatto con questo veleno. I manuali di prescrizione non lo prendono in considerazione e gli studi disponibili non sono abbastanza approfonditi. Dal momento che ero profondamente interessato a questa malattia, ho deciso di analizzare il sistema delle corrispondenze, le stagioni, le possibili cause, il suo grado di contagiosità e le abitudini dei pazienti che ne erano afflitti. Ho aggiunto a tutto ciò una serie di analisi, l'indicazione di ricette e metodi di cura efficaci e li ho ordinati in questo volume intitolato Trattato segreto sulle ulcerazioni muffide. Non penso di dovermi presentare come un grande maestro a cui si deve l'enunciazione di [nuove] dottrine; mi sono limitato a integrare le scoperte dei miei predecessori. (Meichuang milu, in: Yan Shiyun 1990, pp. 4577-4578)
Secondo Chen Sicheng, le ulcerazioni veneree muffide si erano diffuse a partire dai tropici, dove il livello del suolo era vicino a quello del mare e il clima era dominato dalle configurazioni del qi ambientale umido e caldo, che determinavano sia la tendenza all'ammuffimento e al deterioramento delle cose, sia la predisposizione degli esseri umani a sviluppare ulcerazioni simili alla muffa e piaghe purulente. Chen riteneva che l'espressione 'ulcere cantonesi' (guangchuang), impiegata per designare queste lesioni, dimostrasse che questa malattia non esisteva nell'Antichità e si era diffusa a partire dalle regioni dell'estremo Sud, il Guangdong e il Guangxi, raggiungendo poi in un secondo momento quelle settentrionali.
Le 'ulcere cantonesi' sono simili al vaiolo. Nell'Antichità nessuno moriva a causa del vaiolo. Questa malattia ebbe origine al nord e di lì si estese al sud. Nel corso della dinastia Han il vaiolo era chiamato 'eruzione barbarica' (hudou). Anche le 'ulcere cantonesi' non esistevano nell'Antichità. Esse ebbero origine al sud e di lì si diffusero al nord. [È per questo] che oggi sono chiamate 'ulcere cantonesi' […]; le 'eruzioni barbariche' e le 'ulcere cantonesi' derivano i loro nomi dalle rispettive regioni [d'origine]. (Meichuang milu, 1, pp. 2a-b)
Affrontando, nello stesso saggio, il tema della predisposizione a contrarre questa malattia, Chen sostiene che essa poteva colpire sia gli anziani sia i giovani, indipendentemente dai contatti con le prostitute, perché si poteva trasmettere sia attraverso il qi aeriforme presente nell'ambiente, sia attraverso i 'veleni' ereditati dai genitori al momento del concepimento. Secondo Chen, le persone dotate di una costituzione robusta potevano vivere e mangiare con coloro che ne erano affetti senza contrarla, perché il qi aeriforme e i veleni ereditati che causavano le ulcerazioni veneree muffide non riuscivano a entrare nei loro corpi. Egli riportava anche il caso di uomini che avevano frequentato per anni le prostitute senza contrarre alcun disturbo del genere. Con le loro monografie, sia Zhang Heteng sia Chen Sicheng si proposero di colmare le lacune individuate nei Canoni medici attribuiti al periodo Han e nei testi revisionisti dei periodi Jin e Yuan. Concentrandosi soprattutto sulle disfunzioni causate dalla canicola, Zhang Heteng volle compensare l'eccessiva importanza accordata alle terapie prescritte per le disfunzioni provocate dal freddo, che considerava più adatte alle regioni settentrionali che a quelle dell'estremo Sud, dove tendeva a prevalere la configurazione climatica del calore estivo. Chen Sicheng si spinse ancora più lontano, sostenendo che il sistema configurazionista delle corrispondenze forse poteva spiegare l'origine delle ulcerazioni veneree muffide, consentendo di rilevare la prevalenza nelle aree tropicali delle configurazioni climatiche del qi di tipo umido e caldo, ma non la loro incidenza. Secondo l'autore, infatti, i qi dell'umidità e del caldo che causavano le ulcerazioni veneree potevano trasformarsi in fattori di contagio ereditati dai genitori al momento del concepimento, trasmessi dalla madre durante la gestazione o attraverso i rapporti sessuali e i contatti corporei ma, in definitiva, era la natura della costituzione fisica a determinare le possibilità di accesso del fattore patogeno nel corpo. Per individuare le terapie idonee al trattamento di questa malattia non bisognava rivolgersi ai testi canonici o alle opere più tarde della tradizione medica, ma alla monografia che lo stesso Chen aveva dedicato a questo tema.
Una delle più autorevoli monografie di questo periodo, il Trattato sulle epidemie causate da 'calore' , venne redatta in seguito alle ondate epidemiche che nel 1641 si abbatterono sulla regione di Suzhou. Come i suoi contemporanei Zhang Heteng e Chen Sicheng, Wu Youxing era consapevole delle lacune presenti nei Canoni medici tradizionali e disapprovava l'eccessiva fiducia che gli altri medici nutrivano nei confronti del Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo e, in particolare, delle strategie terapeutiche ivi indicate. Wu Youxing inoltre critica la nozione che rientrava nell'epidemiologia tradizionale, secondo cui le epidemie sarebbero provocate dallo squilibrio causato dal manifestarsi fuori stagione o in eccesso rispetto alla norma di una delle sei configurazioni climatiche del qi. La vera causa delle epidemie era invece da ricercare nelle forme di contagio del 'qi eterogeneo' (zaqi) che non avevano nulla a che fare con i sei eccessi del qi climatico e non erano mai state classificate o studiate a fondo.
Secondo la medicina cinese, le epidemie erano determinate da anomalie temporali e qualitative del ciclo stagionale delle sei configurazioni climatiche del qi. Wu pensava che le 'epidemie causate dai fattori del caldo' (wenyi) non derivassero tanto da queste anomalie stagionali, quanto da un invisibile e ancora sconosciuto tipo di qi eterogeneo, definito 'qi deviante' (liqi), che non seguiva i cicli stagionali regolari delle configurazioni climatiche del qi e non si manifestava soltanto in determinati luoghi. Wu metteva così in discussione uno dei cardini del pensiero medico cinese, vale a dire il sistema basato sulle corrispondenze tra i cambiamenti stagionali prevedibili e la salute degli individui, il quale risaliva alla tradizione inaugurata dal Canone interno. La sua teoria epidemiologica può essere considerata un riflesso della tendenza, seguita da un certo numero di medici Ming, a spiegare le malattie basandosi più sulle situazioni contingenti di carattere regionale che sui cicli universali dei cambiamenti stagionali. Come Zhang Heteng, Wu tentò di compensare l'eccessiva importanza attribuita dai medici contemporanei alle disfunzioni causate dal freddo, senza però fondarsi sulla constatazione della diversità geografica delle provincie meridionali, ma mettendo in luce le differenze rilevate tra questo tipo di disfunzioni e le epidemie provocate dal caldo nella sua regione natale, il Jiangnan. Egli criticava quanti tentavano di curare queste epidemie seguendo acriticamente la tradizione delle disfunzioni causate dal freddo di Zhang Ji:
Benché Zhang Ji [abbia redatto] il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo e sulle patologie miste […], dal momento che [il suo metodo] si basava sul vento e sul freddo esogeni, la sua spiegazione della trasmissione di queste malattie è molto diversa da quella delle epidemie provocate dal caldo. In seguito, molte dozzine di suoi seguaci che studiavano [le malattie] si riferirono costantemente alle disfunzioni causate dal freddo […]. Nella loro pratica clinica, tuttavia, essi [in realtà] si trovarono ad affrontare quasi esclusivamente le malattie epidemiche provocate dal caldo. Le vere e proprie disfunzioni causate dal freddo costituiscono uno o due [casi] su cento. Essi non si resero conto di essersi impadroniti di un'arte priva di un campo di applicazione e di aver chiamato cervo un cavallo. (Wenyi lun, prefazione, I)
Secondo Wu, questi medici non si limitavano a formulare diagnosi errate, ma ricorrevano ai metodi di cura prescritti per le disfunzioni causate dal freddo anche nei casi di comuni malattie da raffreddamento e di epidemie provocate dal caldo. Nella seconda parte della prefazione, Wu loda il testo originale del Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo di Zhang Ji, ma critica l'unica versione sopravvissuta dell'opera che era stata compilata da Wang Xi (attivo nel III sec.). Wu riteneva che Zhang Ji avesse redatto anche un testo sulle epidemie provocate dal caldo che in seguito era andato perduto. Allineandosi al movimento del 'sapere Han', che tendeva a dubitare dell'autenticità delle versioni sopravvissute dei testi canonici attribuiti al periodo Han, Wu pensava che Wang Xi avesse inserito molti concetti di sua ideazione nell'originale, fino a inficiarne il valore. Tuttavia, al contrario dei seguaci del movimento del 'sapere Han' che si proponevano di riscoprire le antiche verità dimenticate, Wu, nel sostenere le sue tesi, sottolinea l'importanza dell'osservazione diretta e dell'esperienza clinica, dimostrando di guardare al futuro e non al passato.
Wu Youxing ha posto sistematicamente in discussione il modello universale delle sei configurazioni climatiche del qi ricorrendo ad argomenti che tendevano ad avvalorare l'ipotesi dell'esistenza di un tipo di contagio basato sul qi eterogeneo che non dipendeva dai cicli stagionali e dalle differenze geografiche. Wu riteneva, inoltre, che l'imprevedibile qi deviante penetrasse nel corpo umano non attraverso i pori e gli interstizi del corpo ‒ come le configurazioni climatiche del vento, del freddo, della canicola, dell'aridità, dell'umidità e del fuoco ‒ ma attraverso le narici e la bocca. Il buon esito del trattamento delle alterazioni epidemiche era legato all'individuazione del tipo specifico di qi eterogeneo che aveva causato l'insorgere dell'epidemia in una data regione, al quale doveva essere attribuito un 'nome appropriato' (zhengming) e a cui dovevano essere adattate le ricette convenzionali (Wenyi lun, prefazione, I).
Nei secoli successivi molti seguaci furono attratti dalle originali critiche all'epidemiologia tradizionale, dall'innovativa tesi secondo cui il contagio poteva non dipendere dalle condizioni climatiche e dalla nuova idea in base alla quale la trasmissione avveniva attraverso il naso e la bocca. I testi di Wu (v. par. 1) diedero vita a un nuovo interesse per le 'alterazioni causate dal caldo' (wenbing) nella sua regione nativa, e l'autore fu retrospettivamente considerato il più importante rappresentante della 'corrente di pensiero delle epidemie provocate dal caldo' (wenyi pai). Al contrario dei medici che guardavano al passato e tentavano di riscoprire le antiche verità ricostruendo i testi degli antichi Canoni medici Han, Wu Youxing, Zhang Heteng e Chen Sicheng cercarono di porre rimedio alle insufficienze individuate negli stessi Canoni basandosi sull'osservazione diretta. I primi, tuttavia, non si proponevano semplicemente di ritornare al passato, così come i secondi non rifiutavano in blocco la sua eredità. La principale differenza tra questi due approcci ai Canoni medici attribuiti al periodo Han va ricondotta all'adozione di due concezioni alternative; secondo i seguaci del movimento del 'sapere Han', i Canoni del passato contenevano tutte le antiche verità di rilevanza universale, mentre i medici qui presi in esame ritenevano che questi testi, benché fondamentali, non fornissero un quadro completo a coloro che si proponevano di analizzare le malattie contemporanee e le loro variazioni regionali.
Il passaggio dalle comunità rurali autosufficienti del primo periodo Ming alle economie commerciali urbane della seconda metà del regno di questa dinastia determinò la trasformazione delle pratiche editoriali. L'industria libraria, in un primo momento finanziata prevalentemente dallo Stato, divenne progressivamente commerciale e fece ricorso sempre più frequentemente ai finanziamenti privati. Grazie all'aumento dell'alfabetizzazione e alla crescita demografica, ma anche al relativo contenimento delle quote dei titoli che abilitavano alla carriera ufficiale, gli editori privati iniziarono a poter contare su un pubblico interessato alla letteratura medica, formato da giovani forniti di un'istruzione superiore che ricercavano i testi medici per poter studiare una delle discipline che le persone colte dovevano conoscere, oppure in vista di una scelta professionale in tale direzione. Si può presumere che i generi presi in esame fossero destinati, almeno in parte, alle esigenze di questo gruppo sociale. Essi, inoltre, dimostrano il bisogno dei loro stessi autori di confrontarsi con la storia della medicina, per ritagliarsi una posizione all'interno di una precisa discendenza testuale, in alcuni casi di carattere regionale, e per consolidare la loro reputazione di medici letterati nella cerchia sociale cui appartenevano. I manuali elementari di medicina, per esempio, offrono un'interpretazione della storia di questa disciplina basata sul Canone interno, ma integrata dai testi dei 'quattro maestri' e, in alcuni casi, da quelli degli stessi medici Ming, che servirono a delineare un quadro più completo della 'via della medicina'. Le raccolte delle descrizioni di casi, invece, dimostrano che i medici iniziarono a basarsi più sulla loro esperienza clinica che sull'autorità della tradizione e dei testi canonici. Le raccolte di casi clinici sono state impiegate dai medici letterati anche per consolidare la loro reputazione, per definire la loro collocazione, per attrarre nuovi clienti a scapito della concorrenza e per assicurarsi una posizione sociale all'interno di un contesto medico privo di un'autorità centrale. I primi compendi Ming erano costituiti da raccolte di casi clinici di singoli autori, integrate a volte da un certo numero dei loro testi (Wang Ji e Sun Yikui) o anche dai saggi di altri autori (Xue Ji). Anche i compendi tendevano a convalidare le strategie terapeutiche preferite dagli autori e a legittimare le loro rivendicazioni situandosi entro un lignaggio che risaliva a uno o più membri del gruppo dei 'quattro maestri'. I compendi tardi di Wang Kentang, tuttavia, tentarono di contrastare la tendenza alla contrapposizione delle diverse dottrine e delle differenti pratiche indicando la linea di una tradizione medica ortodossa che collegava il Canone interno ai 'quattro maestri' e ai loro successori Ming. I tardi autori di monografie tentarono, inoltre, di porre rimedio alle insufficienze dell'archivio medico tradizionale, basandosi sulla loro esperienza e sulle loro osservazioni cliniche, senza, tuttavia, rifiutare in blocco la tradizione classica che era alla base delle loro revisioni. Fortunatamente, le numerose tracce testuali che la cooperazione tra il commercio, l'editoria e la medicina ha lasciato dietro di sé, ci consentono di definire le complesse dimensioni intellettuali, sociali e culturali delle correnti di pensiero della medicina Ming.
di Charlotte Furth
Il corpo
In Cina, le principali dottrine mediche prendevano le mosse, come già ricordato, dai principî dello yin-yang, del qi e delle Cinque fasi per interpretare l'esperienza corporea. Secondo la visione cosmologica neoconfuciana, attribuita al filosofo Zhou Dunyi (1017-1073), alla fonte della vita vi era il qi, la principale forma di energia, emergente da un Vuoto atemporale, anteriore a tutti i fenomeni. Yin e yang, in quanto forze preposte al cambiamento, regolavano la differenziazione di questo qi primordiale nella miriade di fenomeni terrestri e nelle sue successive trasmutazioni. Probabilmente, i Cinesi vissuti nel I millennio a.C. identificavano yin-yang con l'aspetto mutevole delle cose che rifletteva il gioco di luce e ombra associato al passaggio dal giorno alla notte. La filosofia correlativa classica del periodo Han assegnò a yin-yang il ruolo di forze macrocosmiche che determinavano i cicli universali del cambiamento, mentre nelle concezioni neoconfuciane questi due principî erano concepiti come forze che operavano la differenziazione primordiale dell'Uno nel molteplice al momento della Creazione, sia nel Cosmo sia nel corpo. Secondo un tema ricorrente, lo yin-yang costituiva un principio binario che consentiva di unificare le cose in base alle loro qualità. In riferimento alla spinta al cambiamento e alla trasmutazione, yin e yang spiegavano l'azione del tempo e, sebbene come coppie qualitative, che contrapponendosi si equilibravano, potevano essere considerate paritetiche, in alcuni contesti la superiorità dello yang serviva a indicare una relazione gerarchica.
Nel microcosmo dell'essere umano, questi modelli cosmologici spiegavano sia le strutture del corpo sia il corso della sua esistenza. Dal punto di vista strutturale, lo yin-yang ordinava le opposizioni qualitative del corpo in aspetti maschili e femminili, lo suddivideva in senso spaziale in elementi superiori o superficiali, e in elementi inferiori o interni, e determinava gli attributi somatici caldi o freddi, umidi o secchi. Dal punto di vista dinamico, si riteneva invece che il percorso della vita iniziasse nel momento in cui un minuscolo frammento di qi celeste, acconsentendo a incarnarsi nel concepimento come qi primordiale umano (yuanqi), attivava le forze yang dello sviluppo fetale, della nascita, della crescita e della maturazione. Questa origine della vita era assistita dalle funzioni postnatali terrene (houtian) del corpo 'sostenute dal cibo e dalle bevande', ma come fonte primaria di vitalità generatrice il qi primordiale tendeva inevitabilmente a declinare con l'età e, infine, a esaurirsi, provocando la morte fisica. Si riteneva che le funzioni fisiologiche ordinarie del metabolismo, quali la digestione o la respirazione, dipendessero dalla potenza vitale dello yin-yang del sangue e del qi che operavano a diversi livelli nel corpo. Verso la fine della dinastia Ming, i medici cosmologi immaginarono una gerarchia corporea che, dalle funzioni materiali del liquido seminale e del flusso mestruale, salisse nella riproduzione sessuale a livelli sempre più alti di forza generativa e creativa, raggiungendo funzioni corporee più elevate, definite dalle coppie yin-yang del sangue e dell'essenza, e dell'essenza e del qi.
Nella cosmologia correlativa classica esistevano altri esempi di trasformazione del mondo naturale, organizzati sulla base della teoria delle Cinque fasi, i cui elementi costitutivi, ossia il legno, il fuoco, la terra, il metallo e l'acqua, erano concepiti non tanto come sostanze diverse quanto come processi sequenziali. Applicata al corpo umano, tale teoria serviva a spiegare le relazioni dinamiche e l'interazione dei cinque principali sistemi di attività dei visceri (zang), identificabili con il fegato, il cuore, la milza, i polmoni e i reni; a questi, nel catalogo delle parti interne del corpo, fu affiancata una serie parallela di sei organi (fu) meno importante però dal punto di vista teorico. In quanto sistemi di energia funzionale, gli zang corrispondevano soltanto in modo approssimativo ai relativi organi anatomici ed erano considerati soprattutto centri di azione. Secondo questa prospettiva dinamica, le emozioni e le funzioni cognitive erano considerate aspetti dell'attività viscerale e concepite non nei termini del dualismo mente-corpo, ma come suscettibili di influenzare le relazioni che legavano reciprocamente i sistemi vitali del corpo e di esserne a loro volta influenzate. Nella sua versione classica, la cosmologia delle Cinque fasi descriveva un corpo senza centro, inteso piuttosto come un insieme organizzato di funzioni interdipendenti. I medici Ming, seguendo l'esempio dei maestri Jin e Yuan e soprattutto di Zhu Zhenheng, attribuirono una grande importanza all'interazione del sistema dei reni, identificato con la vitalità generativa e quindi con il centro d'azione del qi primordiale, e di quello del cuore, sede della coscienza e della conoscenza.
Uno dei più antichi modelli yin-yang del corpo mostrava la mappa del flusso del qi attraverso un sistema di meridiani (jingmai) che connettevano le estremità ai centri vitali e le parti interne del corpo con l'esterno, attraverso aperture invisibili (xue), e considerava le pulsazioni (mai) percepibili attraverso la superficie della pelle, come segni dell'energia attiva a livelli più profondi. I sei vasi yang, individuabili lungo la superficie esterna, esposta al Sole, delle braccia e delle gambe, si combinavano con i sei vasi yin che attraversavano la parte interna degli arti, quella in ombra. Come testimonia il Canone interno dell'Imperatore Giallo, nel periodo Han si riteneva che gli interventi clinici basati sull'agopuntura e la moxibustione dovessero seguire i percorsi e le aperture di tali vasi, mentre il flusso del qi al loro interno indicava i sintomi e il corso di un'ampia categoria di febbri e infezioni acute e debilitanti denominate 'colpi di freddo' (shanghan), all'eziologia dei quali è dedicato un trattato classico, il Trattato sulle disfunzioni causate dal freddo, attribuito a Zhang Ji (150-219 ca.). Sebbene i medici eruditi del periodo Ming non fossero molto interessati all'agopuntura, essi seguirono l'esempio dei loro predecessori Song, adottando la teoria dei vasi meridiani di Zhang Ji come criterio di base per la diagnosi di queste febbri debilitanti, ed enfatizzando così le connessioni tra i vasi e i sistemi degli organi. La categoria delle malattie da 'colpi di freddo' è la più rappresentata nelle raccolte di casi e ciò fa supporre che essa rivestisse una grande importanza nella pratica dei 'medici letterati' confuciani.
Le malattie e i loro sintomi: il caso delle febbri da 'colpi di freddo'
Per i medici Ming, le malattie da 'colpi di freddo' iniziavano con attacchi provenienti dall'esterno dovuti alla presenza di un qi ambientale anomalo per la stagione in corso e, abitualmente, i primi sintomi, provocati dall'esposizione al freddo, si manifestavano per reazione sotto forma di calore. Nel corso della fase iniziale yang dell'affezione, il calore infiammava la superficie dell'epidermide, inclusa quella delle mani e dei piedi, le pulsazioni erano quasi sempre rapide e irregolari e i malati, rossi in volto e assetati, pur accusando sintomi dolorosi e acuti al torace, rimanevano vigili e inquieti. Questa fase della febbre acuta si muoveva lungo i tre vasi yang che collegavano le superfici esterne, quindi esposte al Sole, delle estremità alle parti interne. Quando tale aggressione patogena, che attaccava gli strati superficiali superiori ed esterni del corpo, raggiungeva i tre vasi yin, che collegavano le superfici interne, in ombra, delle estremità ai più profondi sistemi vitali degli organi del tronco, il malato appariva intorpidito e inerte, il suo volto cinereo, le mani e i piedi freddi, le pulsazioni soffocate o deboli e i sintomi respiratori potevano cedere il passo ai dolori addominali, alla diarrea e al vomito. Quando le alterazioni iniziali e superficiali infettavano i due vasi yang maggiori, regolati nel processo opposto dai due vasi yin estremi, la vita era in pericolo. Tuttavia, tra queste due estremità si trovavano otto vasi centrali, ossia un'area intermedia con diversi sintomi e indizi. Il contrasto tra yin e yang segnava la differenza tra il violento insorgere della febbre nei corpi forti e in grado di resistere alla malattia, e la sfibrante consunzione di quelli in cui era profondamente radicato il processo patologico, nel quale il calore del corpo era meno importante della vulnerabilità dei fluidi corporei. La differenza tra le prime e le ultime fasi della malattia dimostra, dunque, che mentre lo yang rappresentava il momento centrale della resistenza all'affezione e del ristabilimento, lo yin era connesso all'aggravamento delle condizioni cliniche e al rischio di morte.
I medici Ming che dovevano affrontare le patologie da 'colpi di freddo' avevano appreso dai maestri Jin e Yuan che la sfida più impegnativa consisteva nel comprendere le relazioni tra le influenze eziologiche interne ed esterne che condizionavano il decorso di una malattia. Il trattato di Zhang Ji, partendo dal presupposto che il freddo invernale e il caldo estivo fossero dannosi per il corpo, presentava le affezioni da 'colpi di freddo' come il risultato di aggressioni esterne causate dalle correnti d'aria e dalle condizioni atmosferiche, e quindi come malanni stagionali. Questa impostazione fu successivamente adottata e notevolmente ampliata anche dai medici Song, Jin e Yuan, i quali vi inclusero anche un gran numero di febbri epidemiche e di forme di dissenteria; essi elaborarono, inoltre, un'eziologia esterna basata su un complesso sempre più vasto di influenze legate al calendario e all'ambiente. La più intricata di queste teorie, quella di Liu Wansu che postulava un avvicendamento cosmico stagionale di 'cinque cicli e sei qi' (wuyun liuqi) non sembra aver svolto, tuttavia, un ruolo significativo nelle raccolte di casi Ming. Infatti, benché i medici Ming ritenessero importante identificare i modelli yin-yang dell'affezione, che essi collegavano all'ambiente esterno per vie complesse e indirette, intendevano, tuttavia, comunque evidenziare i fattori interni di vitalità costituzionale, considerati risolutivi per l'esito della malattia. Cheng Congzhou, nell'opera Casi medici di Cheng Maoxian (Cheng Maoxian yi 'an, 1633), scrive: "tutti conoscono le aggressioni del freddo dei mesi invernali, ma pochi capiscono che le affezioni delle altre tre stagioni, legate ai primi freddi autunnali, al tepore primaverile e al caldo estivo, possono manifestare modelli yin latenti" (1, p. 13b).
Evidenziando la gravità del fattore dello yin latente o della fase yin di una malattia da colpi di freddo, questo medico richiamava l'attenzione, come del resto avevano fatto molti suoi colleghi, sulla funzione svolta da danni interni preesistenti nei casi più gravi, ricollegabili non solo alle patologie da colpi di freddo, ma anche ad altre affezioni croniche. Sia che si presentassero come risultati di precedenti aggressioni ambientali, come conseguenze di debolezza cronica e di costituzione fragile o come danni provocati da eccessi sessuali e da altri abusi, i sintomi clinici legati alle manifestazioni yin erano particolarmente temuti da tutti i medici: di fronte ai casi più gravi, mentre alcuni prescrivevano rimedi a base di erbe destinati a nutrire lo yin, mostrandosi più propensi a proteggere i fluidi piuttosto che a somministrare febbrifughi o purgativi, altri invece esaltavano l'efficacia dei ricostituenti yang riscaldanti e fortificanti, quali il ginseng, che si riteneva rafforzassero il qi primordiale indebolito. Le dispute tra i seguaci delle diverse scuole mediche erano imperniate proprio su questioni cliniche pratiche di questo tipo.
Il genere e la sessualità
La rappresentazione del corpo organizzata sulla base dei percorsi dei vasi meridiani e dei sistemi degli organi interni a essi associati era la stessa per i due sessi e le funzioni generative della riproduzione di entrambi erano dominio del sistema funzionale dei reni, abbinato con l'elemento acqua, ossia la più assimilabile allo yin delle Cinque fasi. Come unione dello yin e dello yang, il rapporto sessuale, nel corso del quale il liquido seminale maschile si univa al sangue mestruale femminile per dare origine a una nuova vita, replicava la genesi del Cosmo. Come inizio (shi), lo yang agiva per primo nella sequenza temporale del coito ma, come forza che portava il processo di gestazione a maturazione (cheng), lo yin non era meno importante e decisivo. Per perfezionare la loro descrizione del corpo come microcosmo, i medici della tarda epoca Ming discussero a lungo sull'ubicazione esatta, all'interno del sistema dei reni, del luogo in cui si collocava il qi primordiale celeste al momento del concepimento. Alla fine prevalse la tesi, sintetizzata da Zhang Jiebin (1563-1640), che ne proponeva la collocazione all'interno di una 'porta vitale' (mingmen), di vita e morte, situata dietro l'ombelico, la porta posteriore che conduce al mondo 'atemporale' (xiantian), anche se taluni affermavano che questa porta vitale era collocata nel rene destro, mentre ad altri sembrava improbabile che il ricettacolo corporeo del puro qi celeste risiedesse in questo punto. In ogni caso, era opinione comune che, ovunque dimorasse, tale sede rappresentasse una fonte di vitalità riproduttiva più profonda di quella insita nei genitali o nelle funzioni maschili o femminili.
Affermando che gli uomini e le donne condividono le stesse energie yin-yang, e quindi anche gli impliciti poteri creativi di trasmutazione e cambiamento, la medicina Ming tendeva a rappresentare un corpo androgino, anche se talvolta ipotesi relative alle differenze tra i sessi influenzarono l'interpretazione dell'azione dello yin e dello yang nel corpo. In primo luogo, si riteneva che il sesso stesso appartenesse allo yin, funzione del sistema dei reni associata alla fase yin dell'acqua, ragione per cui i genitali di entrambi i sessi si designavano ricorrendo alle espressioni 'luogo dello yin' (yinchu) o 'strumento dello yin' (yinqi).
In secondo luogo, ipotesi sulla gerarchia dei sessi furono avanzate per rispondere agli interrogativi relativi ai meccanismi di determinazione del sesso degli individui. Le risposte a tali quesiti, assai importanti dal punto di vista sociale, si richiamavano in un modo o nell'altro ai poteri di yin-yang. Secondo un'antichissima e sempre riproposta concezione, il sesso degli individui era determinato da influenze legate al calendario: esso dipendeva dai giorni yin o yang del ciclo mestruale o del ciclo stagionale (divisi in numeri pari o dispari) nei quali era avvenuto il concepimento. Mentre in precedenza il ricorso alla magia, all'influenza del karma e alle divinità buddhiste era sufficiente come spiegazione, in epoca Ming, invece, molte coppie supponevano che il sesso dei loro figli dipendesse dall'equilibrio delle forze yin-yang interno alla coppia, vale a dire dalla forza dei poteri generativi dell'uomo e della donna. Nelle spiegazioni popolari del concepimento e delle differenze sessuali attribuite a Chu Cheng, un maestro di medicina vissuto nel V sec., si supponeva che il sesso dei nascituri fosse il risultato di una contesa sessuale tra i partner del coito. Anche se, durante gli anni di regno dei Ming, nessuna delle teorie sulla differenziazione sessuale prevalse, si continuò, tuttavia, a ritenere che in questo campo agissero i poteri dello yin e dello yang inerenti al corpo umano e alla Natura e i medici suggerivano ai loro clienti i procedimenti da adottare per manipolare queste forze e generare figli maschi.
Si credeva inoltre che negli uomini e nelle donne le comuni funzioni riproduttive fossero collegate in vari modi alle forze primarie del sangue e del qi, una coppia yin-yang. Un proverbio molto popolare tra gli specialisti delle 'malattie delle donne' (fuke) affermava che nelle donne il sangue dirige tutto. Esso rappresentava infatti il contributo delle donne alla riproduzione ed era quindi analogo all'essenza maschile: dal momento che il liquido seminale era considerato la forma più materiale dell'essenza, si riteneva che il flusso mestruale mensile, il sangue placentare che nutriva il feto e il latte che alimentava il neonato fossero le diverse manifestazioni di un sangue vitale primario. Secondo queste concezioni, un ciclo mestruale normale e regolare era la prova più affidabile della fertilità femminile ed era fondamentale nelle valutazioni mediche sulla salute delle donne. Tali tesi sulla centralità del sangue condussero i migliori tra i medici-letterati del periodo Song a proporre una farmacopea olistica destinata a curare un'ampia gamma di malattie diffuse tra le donne, con prescrizioni specifiche per il sesso femminile. In seguito, i medici Ming adottarono una concezione più moderata, secondo cui la maggior parte delle malattie maschili e femminili non era distinguibile, assegnando prescrizioni farmaceutiche particolari soltanto alle gestanti e alle puerpere. Questa concezione venne razionalizzata sulla base del truismo cosmologico secondo il quale il sangue segue il qi o, con riferimento alla cosmologia basilare delineata nel Classico dei mutamenti (Yijing), il sangue è ricettivo (kun). In questo caso la medicina Ming utilizzò il linguaggio cosmologico per esprimere il concetto che se il qi, principio yang più puro e raffinato, svolge un ruolo guida, tuttavia è la natura yin del sangue che lo rende la controparte più materiale e dipendente nel funzionamento del corpo.
In definitiva, le descrizioni mediche del corpo sessuato obbedivano a una strategia retorica avvalendosi di possibilità interpretative estremamente flessibili. Tali relazioni, infatti, potevano evocare la complementarità ideale dell'uomo e della donna come coppia potenzialmente fertile o l'armoniosa gerarchia che univa idealmente i mariti e le mogli nelle famiglie; consentivano di rappresentare un corpo essenzialmente androgino ma sessuato dal punto di vista delle funzioni e di assegnargli il compito di riprodurre la specie umana in analogia con i poteri creativi del cielo e della Terra; suggerivano che i poteri stessi dello yin e dello yang inducevano gli uomini e le donne a entrare in conflitto tra loro e, allo stesso tempo, descrivevano una dipendenza femminile socialmente rispettabile. Lo yin e lo yang non venivano definiti come attributi di cose corporee o naturali, bensì come i fondamenti su cui riposava il linguaggio dei generi; detto nel linguaggio della teoria letteraria, lo yin e lo yang erano i significati e non i significanti.
Il ciclo della vita
La cosmologia medica si rivelò una sorgente ricca d'immaginazione nel raffigurare i cicli temporali e influenzò profondamente le descrizioni del ciclo della vita umana. La teoria delle Cinque fasi, la cosmografia del Classico dei mutamenti e il calendario sessagenario offrirono le tecniche necessarie a disegnare la mappa della vita umana, tecniche che nella teoria dei 'cinque cicli e sei qi' furono collegate tra loro in una serie di rapporti estremamente intricati. Il compito di applicare in modo circostanziato questi modelli al breve spazio di tempo della vita umana spettava più agli indovini che ai medici, ma l'importanza da essi accordata a questo processo di continua trasformazione influenzò in modo decisivo le comuni dottrine mediche. La medicina insegnava che la vita umana inizia al momento del concepimento e che le sue potenzialità si manifestano gradualmente, secondo cicli di sviluppo espressi sotto forma di movimenti tra i poli yin-yang. Alle donne che vivevano l'esperienza dei dieci mesi di gestazione si insegnava che i loro corpi partecipavano ai ritmi yin-yang della Natura, mentre una sequenza analoga di dieci cicli, definiti da una metafora culinaria come cottura al vapore e cambiamento, descriveva la crescita e lo sviluppo del neonato nel primo anno e mezzo di età. Di conseguenza, la nascita non coincideva con una brusca rottura e la natura umana dei bambini emergeva solo gradualmente dall'infanzia; queste concezioni influenzarono profondamente le considerazioni mediche sull'aborto e la mortalità infantile.
Per quanto riguardava la crescita e lo sviluppo, le autorità Ming si richiamarono ai modelli numerici della crescita fisica esposti nel Canone interno dell'Imperatore Giallo:
A sette anni il qi dei reni di una bambina è fiorente, appaiono i suoi denti permanenti e i suoi capelli crescono fino a divenire lunghi. A quattordici anni, ella acquisisce le sue capacità riproduttive; il suo polso del concepimento si muove e quello della via superiore è abbondante; il flusso mestruale è regolare ed ella può essere considerata giovane. A ventun anni il qi dei suoi reni si è stabilizzato, appaiono i denti del giudizio e i capelli si allungano […]. A otto anni (sui) il qi dei reni di un bambino è abbondante ed esuberante; appaiono i denti permanenti e i capelli crescono fino a divenire lunghi. A sedici anni il qi dei suoi reni è abbondante ed egli acquisisce le sue capacità riproduttive; la sua essenza seminale trabocca e defluisce: egli può unire lo yin e lo yang e divenire giovane. A ventiquattro anni il qi dei suoi reni si è stabilizzato, le sue ossa e i suoi tendini sono forti, appaiono i denti del giudizio e la crescita raggiunge il suo apogeo. (Huangdi neijing suwen, 1.3, pp. 8-9)
Nel corpo umano descritto dall'immaginazione medica i cambiamenti dei denti e dei capelli segnano l'inizio della vita sessuale e sono quindi regolati dal sistema dei reni. Affermando che con l'avanzare dell'età "il qi dei reni si indebolisce, il capelli cadono e i denti si deteriorano", si nota che le caratteristiche sessuali secondarie più importanti non sono rappresentate da quei caratteri anatomici (per es., la barba e il seno) che evocano il dimorfismo sessuale, poiché la collocazione dei corpi maschili e femminili nel tempo induce a operare una distinzione tra gli anni delle capacità riproduttive, l'immaturità e in seguito la vecchiaia. Quella che i moderni chiamano menopausa era considerata un evento del ciclo della vita che, come la pubertà, si manifestava negli uomini e nelle donne con caratteri analoghi ma in periodi diversi. Se le donne cessavano di avere il flusso mestruale, gli uomini producevano un liquido seminale insufficiente, e le malattie associate a questo fenomeno non rientravano in una patologia climaterica, poiché erano considerate parte integrante dell'indebolimento proprio della vecchiaia.
Nel periodo Ming, il tema della salute in età avanzata fu affrontato in molti testi medici popolari dedicati al 'nutrimento della vita' (yangsheng) e, grazie alle raccolte di casi, sappiamo che i medici consigliavano ai loro pazienti anziani di seguire una dieta moderata, di evitare gli eccessi sessuali e di adottare abitudini regolari, appropriate ai diversi momenti della giornata e alla stagione. Se le donne non potevano evitare le fatiche della gestazione, la prudenza imponeva la moderazione sessuale agli uomini più anziani, i cui eccessi con le prostitute, con le concubine o nell'uso di sostanze della farmacopea destinate ad aumentarne le energie, fornivano ai medici comode spiegazioni sull'eziologia delle loro malattie. Dal momento che per raggiungere la longevità bisognava conservare e nutrire la propria dotazione originale di qi primordiale, che si immaginava fosse una risorsa finita, anche gli esercizi di meditazione dell'alchimia interna erano considerati importanti per il nutrimento della vita ed erano consigliati come pratica salutare esoterica.
L'influenza dell'alchimia interna può essere individuata nelle versioni Ming della teoria medica. Secondo il Canone delle difficoltà (Nanjing), redatto nel II sec. d.C., il corpo possedeva un certo numero di 'vasi singoli' (qijing) così definiti perché, contrariamente ai vasi meridiani più importanti, non formavano coppie yin-yang. In tale opera si sosteneva che questi ultimi erano vasi che accoglievano l'energia in eccesso, mentre in seguito prevalse la tesi secondo cui, più che essere destinati allo scambio con l'esterno, fungevano da regolatori dei flussi di energia interna. Nel XIV sec., due 'vasi singoli' associati alla pratica dell'alchimia interna furono aggiunti tra le coppie yin-yang e inseriti nell'elenco dei dodici vasi meridiani che divennero così quattordici. Il 'canale sovrintendente' yang (dumai) e il 'canale del concepimento' yin (renmai), che passavano rispettivamente lungo la spina dorsale e lungo l'asse ventrale del corpo, collegando la regione genitale al cervello e al dorso, erano considerati la base corporea di connessione tra le forze sessuali e riproduttive e i poteri generativi più profondi, in grado di conservare il 'qi primordiale' e di prolungare la vita stessa. Se i taoisti medievali seguaci dell'alchimia esterna (waidan) cercavano di raggiungere l'immortalità consumando droghe alchimistiche, i praticanti dell'alchimia interna (neidan) dei periodi più recenti ricorsero esclusivamente alla meditazione, al controllo della respirazione e alla visualizzazione della proiezione interna del corpo per far circolare il flusso del qi intorno a questi due vasi; speravano così di perfezionarlo in un corpo alchimistico di rinascita. L'integrazione di questi due 'vasi singoli' nelle rappresentazioni del corpo medico ortodosso fu parte di un processo attraverso il quale le tecniche di alchimia interna destinate al raggiungimento della longevità persero in una certa misura il loro carattere religioso ed esoterico per entrare a far parte del repertorio di una medicina destinata alla cura sia della vitalità generativa sia della salute degli anziani. Come affermava Yuan Hao, medico del XV sec., se un uomo era afflitto da una malattia che non poteva essere curata con la farmacopea, insegnandogli questi metodi sarebbe senz'altro guarito.
Le emozioni incarnate
Oltre ad avere orientato le interpretazioni comuni dei rapporti esistenti tra la procreazione, la sessualità e la longevità, la cosmologia medica forgiò un linguaggio destinato a spiegare i modi in cui le emozioni si incarnavano. La cosmologia correlativa aveva stabilito che le esperienze cognitive ed emozionali erano parte integrante delle funzioni organiche umane, concetto espresso in diversi modi nel Canone interno dell'Imperatore Giallo. Tra questi ricordiamo il ricorso alle Cinque fasi per legare i cinque sistemi degli organi alle cinque principali emozioni destabilizzanti, responsabili dell'insorgere di alcune malattie (fegato-collera, cuore-gioia, milza-preoccupazione, polmoni-dispiacere, reni-paura) e quello, più apprezzato dai neoconfuciani, di suggerire che la facoltà della coscienza stessa (shen) era una funzione del sistema del cuore, che il giudizio (yi) era una facoltà della milza e che la volontà (zhi) era connessa ai reni. Così, se la vivacità e la loquacità attestavano la vitalità del cuore, il coraggio e la risoluzione erano propri degli uomini in cui la funzione dei reni era molto vivace, mentre si riteneva che chi aveva una buona digestione, vale a dire una milza forte, fosse equilibrato e sereno.
Queste ipotesi organicistiche non lasciavano alcuno spazio al dualismo mente-corpo, ma incoraggiavano le argomentazioni che presupponevano l'integrazione degli aspetti psichici e fisici: determinate emozioni potevano provocare una malattia organica o esserne il risultato. Spesso i medici individuavano alla fonte delle malattie dei loro pazienti un'emozione che poteva essere rappresentata da una preoccupazione, da un dolore o dalla consunzione amorosa, e quindi sostenevano che le 'sette emozioni', secondo un elenco buddhistico considerato esauriente, fossero il principale fattore delle affezioni di origine interna. Tuttavia, i metodi di cura adottati non prevedevano il trattamento della psiche, ma la prescrizione di rimedi a base di erbe che si riteneva agissero sul funzionamento dell'intero organismo. In base a questi metodi, nel periodo Ming le allucinazioni e le crisi di svenimento erano abitualmente curate inducendo i pazienti a vomitare la flemma viscosa che si riteneva opprimesse il cuore; si pensava inoltre che le persone inclini alla collera soffrissero di una stasi del fegato, che la malinconia dovesse essere curata con stimolanti che attivavano e liberavano il qi e il sangue stagnanti e l'angoscia con rimedi destinati a 'tranquillizzare il cuore' (an xin).
La medicina Ming, seguendo l'esempio dei medici dei periodi Jin e Yuan e di Zhu Zhenheng, rivolse la sua attenzione soprattutto al ruolo svolto nella vita emozionale dalla Fase del fuoco, considerato il principale responsabile del meccanismo che dirigeva tutte le funzioni umane. Adattando la cosmologia alla cornice della filosofia della Natura neoconfuciana, Zhu Zhenheng aveva insegnato che, così come il Fuoco celeste attiva e risveglia la coscienza producendo il mondo dei fenomeni, sulla Terra i sentimenti umani rispondono allo stimolo del mondo esterno, dando luogo ai desideri. Secondo questa deduzione, quella del fuoco non doveva più essere ritenuta una delle Cinque fasi, ma la principale forma di energia yang del Cosmo. Nel corpo umano i sistemi organici del cuore e dei reni erano la coppia yin-yang i cui fuochi, rispettivamente definiti in un idioma politico il 'principesco fuoco yang del cuore' (junhuo) e il 'ministeriale fuoco yin dei reni' (xianghuo), erano determinanti per la vita morale ed emozionale. Questi due fuochi, animando la fragile facoltà della coscienza in alto e le spinte sessuali del sistema generativo dei reni in basso, potevano facilmente infiammarsi e fuorviarsi. Dal punto di vista ideale, l'acqua dei reni doveva salire e il fuoco del cuore scendere con un movimento continuo, consentendo allo yin e allo yang di controllarsi a vicenda e quindi di arginare il calore della sensualità in basso e di temperare l'inquietudine della psiche in alto. Tuttavia, il celebre Zhu Zhenheng sostituì la definizione aforistica della salute data nel Canone interno dell'Imperatore Giallo, 'yin tranquillo e yang nascosto', con la massima pessimistica secondo la quale "lo yang è sempre in eccesso e lo yin è sempre in difetto" (Gezhi yulun, prefazione).
Nella versione Ming dei rapporti esistenti tra il corpo e i desideri, la salute e la malattia non erano separati dalla psicologia morale. La medicina in questo caso affrontò un problema fondamentale dell'etica neoconfuciana, secondo cui i desideri umani sono energie incarnate indispensabili alla vita stessa e, parallelamente, ostacoli sulla retta via che conduce alla coltivazione di sé. I medici si richiamarono alle stesse immagini del corpo, spiegando che una donna poteva smarrirsi per un eccesso di fuoco del cuore o del fegato, o individuando nel 'fuoco ministeriale della porta vitale' un fattore eziologico latente della malattia del vaiolo. Inoltre, la medicina Ming attribuiva al desiderio sessuale un duplice volto che lo rendeva contemporaneamente la fonte del calore corporeo necessario alla generazione e alla nascita, e l'origine delle più temute e diffuse malattie infantili.
Verso la fine del periodo Ming, gli insegnamenti di Zhu Zhenheng relativi al fuoco corporeo e alle malattie non erano unanimemente accettati. All'inizio del XVII sec., le sue tesi furono attaccate da Zhang Jiebin, autorevole medico di corte, che considerava la virtù dello yang come il principio cosmologico più importante per l'origine della vita e consigliava quindi di adottare un regime basato su una farmacopea molto aromatica e riscaldante. Ma, a partire dal XVIII sec., alcuni celebri medici iniziarono ad attribuire un maggior peso ai qi regionali e ambientali come cause di malattie, ponendo implicitamente in discussione il modello della corrispondenza tra il corpo e il macrocosmo. Furono proposte nuove interpretazioni dell'eziologia del vaiolo e inediti modelli dei vasi meridiani e persino dell'anatomia. Le questioni cliniche concernenti le terapie a base di droghe da consigliare, che riguardavano, per esempio, l'opportunità di scegliere se prescrivere erbe riscaldanti o raffreddanti, febbrifughi, tonici e purgativi, seguitarono a suscitare numerose dispute sull'azione dello yin e dello yang nel corpo, dividendo i medici in diverse fazioni terapeutiche. Nell'insieme, tuttavia, la cosmologia medica del Tardo Impero, formatasi nel corso della dinastia Ming, diede prova di resistenza e, probabilmente, uno dei motivi per cui non cadde di fronte alla critica radicale risiede nel fatto che, in quel periodo, il linguaggio della filosofia della Natura era ormai entrato in consonanza con le esperienze fisiche ed emozionali della vita quotidiana.
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