Vedi La Russia tra modernizzazione e declino dell'anno: 2012 - 2013
Tra gli attori principali della scena internazionale, la Russia è con ogni probabilità quello il cui futuro appare più incerto. Erede dell’Urss, della quale ha ereditato il seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il formidabile arsenale nucleare, la Russia odierna ne ha però perduto lo status di superpotenza globale. In questo senso, lo stesso inserimento nei paesi Bric, legittimato dalla forte crescita economica nei primi anni del terzo millennio dopo la profonda crisi post-sovietica, può per certi aspetti essere considerato un dato negativo più che positivo.
La stabilità politica, l’alto livello culturale, le ingenti risorse naturali (in primo luogo gas e petrolio) e la strategica posizione geopolitica tra l’Europa e l’Asia sembrerebbero garantire al paese un posto di primo piano nel mondo di domani. Tuttavia, nonostante alcuni progressi sia rispetto ai fallimentari parametri sovietici che a quelli dei rovinosi anni Novanta dello scorso secolo, la Russia fatica a risolvere i problemi fondamentali che ne ostacolano lo sviluppo nell’ambito politico come in quello economico e sociale. Non è necessario condividere la russofobia ancora presente in diversi ambienti occidentali per affermare che la dirigenza post-sovietica non è sinora riuscita a valorizzare efficacemente le risorse di questo paese, che sono enormi quanto le sue criticità. L’eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche e l’incapacità di diversificare l’economia, la pervasiva corruzione, i forti squilibri regionali, l’irrisolta questione del Caucaso settentrionale e la perdurante crisi demografica pregiudicano seriamente le potenzialità di crescita della Russia. Il nodo cruciale sembra essere essenzialmente di carattere politico. In ampia, pur se non completa, continuità con le dinamiche sovietiche, la dirigenza russa privilegia infatti la stabilità del paese rispetto al suo sviluppo. Una stabilità che va peraltro intesa essenzialmente come controllo della società, a partire dalla stessa forma politica affermatasi a partire dalla prima presidenza di Vladimir Putin, un autoritarismo ufficialmente definito ‘democrazia guidata’. È interessante notare come quasi tutti i punti di forza della Russia presentino un rovescio della medaglia così accentuato che per alcuni aspetti paiono essere di ostacolo più che di giovamento allo sviluppo. In particolare, la stabilità politica tende a divenire stagnazione, mentre la ricchezza di risorse energetiche innesca dinamiche di corruzione dell’apparato statale e di inerzia nell’affrontare le necessarie riforme economiche.
Il quadro generale del paese è dunque fortemente in chiaroscuro. In sostanza, il problema principale della Russia post-sovietica è costituito dalla perdurante difficoltà di innestare un processo di efficace modernizzazione politica ed economica, che riesca realmente a metterla al passo con le realtà più avanzate del nostro tempo. Questa situazione potrebbe avere conseguenze estremamente serie perché la Russia deve confrontarsi con competitori che appaiono molto più dinamici. Soprattutto la vitalità economica e demografica della Cina costituisce una sfida cruciale, in particolare per quel che riguarda le regioni siberiane, ricchissime di materie prime, ma scarsamente popolate. Se i rapporti tra questi due paesi sono per il momento positivi sia nell’ambito politico che in quello economico, la crescita dello squilibrio esistente già adesso tra loro è foriero di scenari molto preoccupanti per Mosca. In questa ottica, il consolidamento dei rapporti politici ed economici con l’Occidente, in primo luogo con l’Unione Europea, resta la linea principale delle strategie russe.
Il destino della Russia appare quindi in bilico tra due scenari fortemente contrastanti: da un lato una prospettiva di crescita che potrebbe portarla definitivamente ai vertici della scena politica ed economica internazionale, dall’altro una parabola di declino e di sostanziale marginalizzazione. Il futuro del paese si gioca in gran parte sul successo del progetto di modernizzazione che la dirigenza russa riuscirà a realizzare nei prossimi anni. L’idea del presidente Dmitrij Medvedev che tale processo debba accordarsi alla storia e alla particolarità della Russia appare senz’altro condivisibile, a patto però che si riesca a realizzarlo in maniera realmente efficace e in tempi ragionevolmente brevi.