Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nato come progetto di natura militare nel 1969, internet si è sviluppato autonomamente traendo forza e risorse dal mondo accademico; sino ai primi anni Novanta è infatti rimasto uno strumento elitario, riservato a pochi esperti. L’accesso al grande pubblico è un fenomeno molto più recente, reso possibile dallo sviluppo di tecnologie di facile approccio che hanno avuto una diffusione capillare in tutto il pianeta. È questo che ha permesso la grande rivoluzione di internet: nuove forme di comunicazione, nuova economia, una nuova fonte di sapere.
Come nasce la rete delle reti
Manuel Castells
Sorveglianza e controllo
Nondimeno, le nuove e potentissime tecnologie dell’informazione potrebbero essere messe al servizio della sorveglianza, del controllo e della repressione da parte degli apparati dello Stato (polizia, prelievo fiscale, censura, soppressione della dissidenza politica, ecc). È altrettanto vero che i cittadini possono usarle per aumentare il proprio controllo sullo stato attraverso un legittimo accesso alle informazioni contenute in banche dati pubbliche, mediante l’interazione online con i propri rappresentanti politici [...]. D’altra parte [...] la vera questione è un’altra, ossia la raccolta di informazioni sul conto di singoli individui condotta da aziende e organizzazioni di ogni tipo, nonché la creazione di un mercato per queste informazioni. È la carta di credito, più che quella d’identità, a compromettere la privacy [...]. Al posto di un oppressivo Grande Fratello, abbiamo una miriade di piccole sorelle, legate personalmente a ognuno di noi.
M. Castells, Il potere delle identità, Milano, Egea, 2003
Il termine rete (in inglese net) indica in generale il modello di una struttura che può riguardare diversi settori della realtà, dalla struttura dei cristalli ai sistemi di scambi sociali all’interno di una comunità. Nella storia delle tecniche indica un sistema tecnico caratterizzato dalla presenza di una pluralità di punti (o nodi) che non sono necessariamente in rapporto gerarchico fra loro. È una struttura tipica di molti macrosistemi tecnici, anche se non tutti i macrosistemi hanno una forma reticolare.
Internet può essere interpretata come l’evoluzione della rete telefonica, che nel corso del XX secolo è diventata la rete più vasta esistente, dal momento che essa unisce in un unico sistema (dapprima per mezzo di cavi aerei, sotterranei e sottomarini, poi via satellite) l’intero pianeta. Sono stati proprio gli sviluppi tecnici informatici e telematici a rendere possibile l’abbattimento di costi che ha reso il collegamento a internet pari al costo di una telefonata urbana.
Internet nasce da ARPAnet, un network di computer realizzato nel settembre 1969 da ARPA (Advanced Research Project Agency) all’interno dell’IPTO (Information Processing Techniques Office), istituzione creata nel 1962 dal Pentagono. Il direttore, Joseph Licklider, è interessato a sviluppare la ricerca sull’uso interattivo del computer. All’interno di questa ricerca. ARPAnet riesce a collegare on line i molteplici gruppi e centri che partecipano al progetto grazie all’utilizzazione della commutazione a pacchetto (packet switching) realizzata da Paul Barane Donald Davies. ARPA era stata fortemente appoggiata dal presidente Dwight D. Eisenhower per rilanciare – in una logica tipica della guerra fredda – la supremazia tecnologica statunitense dopo lo scacco rappresentato dal lancio del primo satellite Sputnik da parte dell’Unione Sovietica: l’obiettivo era infatti quello di mettere in piedi un sistema di comunicazione militare a prova di attacco nucleare.
La vera rivoluzione di ARPAnet è la distruzione del paradigma per cui per comunicare è necessario un sistema centrale di smistamento. Molti studiosi, invece, ritengono possibile creare una rete di computer in cui ognuno di essi (nodo) abbia pari responsabilità nella gestione del flusso di dati: nel caso fosse distrutto un nodo della rete le informazioni scomposte in pacchetti di dati, transiterebbero attraverso nodi diversi, garantendo comunque la trasmissione del messaggio. Ma ARPAnet non si è sviluppata affatto come strumento militare. I primi nodi della rete saranno la University of California di Los Angeles, lo Stanford Research Institute (SRI), la University of California di Santa Barbara e la University of Utah che permetteranno ai rispettivi ricercatori di condividere la ricerca da luoghi diversi. Nel 1971 i nodi erano già 15, quasi tutti accademici. Il progetto sarà portato a termine dalla Bolt, Beranek e Newman Inc. (BBN), una società informatica fondata da Richard Bolt, Leo Beranek e Robert Newman, membri del MIT (Massachussett Institute of Technology). Nel 1972 ARPAnet sarà presentata in una conferenza internazionale a Washington.
Ora Arpanet, collegandosi con altri network, dà luogo a un network di network. Nel 1973 Robert Kahn (di ARPA) e Vincent Cerf abbozzano la struttura di internet. Le reti di computer hanno bisogno di protocolli standardizzati per comunicare, parzialmente realizzati in quello stesso anno vengono con il progetto TCP (Protocollo di Controllo Trasmissione). Nel 1978 viene realizzato il protocollo TCP/IP (IP è un protocollo fra rete e rete), che è lo standard con il quale internet opera tuttora. Solo nel 1983 il Ministero della Difesa statunitense, preoccupato per la sicurezza delle informazioni, crea una sua rete di comunicazione (MILNET) separandosi da ARPAnet, che si è trasformata invece in Arpa-internet. Nel 1990 Arpanet, nel frattempo consolidata come canale di scambio fra ricercatori ma anche invecchiata dal punto di vista tecnico, è abbandonata. A partire dal 1995 inizia la “privatizzazione” di internet: alcuni informatici costruiscono reti proprie, e internet diventa in breve la rete delle reti di computer basata sulla struttura di Arpanet: grazie a essa, altri infiniti nodi si sono aggiunti a quelli iniziali.
In realtà internet si sviluppa anche a partire da un’altra tecnologia finalizzata alla comunicazione tra più computer: i cosiddetti sistemi di bacheca elettronica (bulletin board systems, BBS), un servizio on line interattivo attraverso cui gli utenti possono trasmettere o leggere messaggi, eseguire dei giochi elettronici con più partecipanti e distribuire programmi software che trova grande diffusione quando Ward Christensen e Randy Suessrealizzano il modem (sintesi delle parole modulator-demodulator) (1977), una tecnologia che consente per la prima volta a due computer di scambiarsi informazioni attraverso le linee telefoniche e che negli anni a venire consentirà l’accesso alla rete al grande pubblico.
Internet diviene una rete che abbraccia tutto il pianeta, un vero e proprio mezzo di comunicazione “di massa” solo quando Tim Berners-Lee, un fisico in carico al centro informatico del grande laboratorio di fisica del CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) di Ginevra concepisce l’idea di un “sistema ipertestuale per facilitare la condivisione di informazioni tra i gruppi di ricerca nella comunità della fisica delle alte energie”: si tratta del World Wide Web. Il primo documento ufficiale in cui si fa riferimento a questo strumento risale al marzo del 1989, mentre è del novembre del 1990 un secondo documento – firmato dallo stesso Berners-Lee e da un suo collega, Robert Cailliau – che rende pubblico il progetto e descrive in dettaglio il protocollo HTTP, il concetto di browser e server. Nello stesso anno i due realizzano nel 1990 anche il primo programma browser / editor web battezzato con lo stesso nome (Word Wide Web). Per browser (letteralmente dall’inglese “sfogliatore”) si intende un programma che consente la lettura delle pagine web e il collegamento con le pagine individuate e connesse per mezzo di link, cioè nessi ipertestuali. Per motore di ricerca, invece, s’intende un altro tipo di software, che si è reso indispensabile con la crescita rapidissima dei documenti pubblicati in rete, e che consente di individuare per mezzo di parole chiave le pagine relative a determinati argomenti.
Internet, sinonimo di globalizzazione
La velocità delle comunicazioni resa possibile da internet e dalla posta elettronica è stata un elemento non secondario nella globalizzazione che sembra rappresentare lo scenario ancora in trasformazione nel quale ci muoviamo. Quando le comunicazioni fra un punto e l’altro del pianeta sono diventate veloci ed economiche, come se si comunicasse con il vicino di casa, l’orizzonte degli scambi di informazioni di ogni tipo si trasforma, e le distanze si accorciano con gli effetti positivi e negativi che abbiamo sotto gli occhi. Il fenomeno della new economy con i suoi alti e bassi, ad esempio, è incomprensibile al di fuori di internet.
Il World Wide Web, creando quello spazio virtuale che è il cyberspazio, abitato da persone reali quali sono gli abituali utenti, pone anche problemi politici e suscita interpretazioni diverse, addirittura opposte fra loro: come ogni nuovo mezzo di comunicazione, anche questo si presta a essere utilizzato e dominato dagli utenti grandi e piccoli che se ne servono, suscitando l’esigenza di una regolamentazione. Come ogni nuovo mezzo di comunicazione che crea modalità diverse d’uso e spazi nuovi, così anche il web forma via via una propria grammatica, un proprio galateo, proprie regole da condividere e rispettare.
Il web spesso viene interpretato come una ragnatela (in inglese web significa letteralmente “ragnatela”) senza un ragno, ossia un artefice responsabile della sua tessitura, oppure – all’opposto – come una struttura tessuta intenzionalmente da un ente che la sovrintende. In questa prospettiva la rete delle reti rappresenta l’ennesimo strumento di un potere che tutto vede senza essere visto, e che, come in un gigantesco Panopticon (luogo di rieducazione dei prigionieri nel quale i sorveglianti possono osservare senza essere visti, ideato a fini umanitari da Jeremy Bentham nell’Ottocento e mai realizzato), controlla e manipola l’esistenza di tutti noi. Spesso questo potere invisibile è indentificato con il Grande Fratello dell’orwelliano 1984 (1948) e di tutte le utopie negative che hanno immaginato poteri occhiuti e pervasivi che fanno del controllo della comunicazione anche privata la chiave della loro forza. La prima interpretazione insiste invece sul carattere per il quale il Web non ha un centro e mette dunque l’utente in una condizione di apertura e orizzontalità: il web offrirebbe condizioni ideali e inedite per una democrazia che ritroverebbe l’immediatezza di quella della Grecia classica, coniugata con la potenza della telematica (questa ipotesi va sotto il nome di “Repubblica elettronica”): una rete, appunto, immaginata come aperta e orizzontale, priva di un ragno – ossia di un potere centrale – che la produce e la controlla.
Entrambe le immagini colgono elementi importanti presenti nel fenomeno internet, aggiungendovi una parte forse ineliminabile di mitizzazione: da un lato l’idea di un potere invisibile e smisurato, dall’altro quella di una apertura partecipativa assai prossima alla democrazia diretta. In un caso e nell’altro, è difficile non porsi alcune domande: in quali mani dovrebbe risiedere un potere così potente? A quali fini esso utilizzerebbe le informazioni minute acquisite su ognuno di noi? E d’altra parte: siamo proprio sicuri che la rete riesca ad autorganizzarsi in un modo da rinnovare l’utopia anarchica della ventura fine di ogni potere?