La Polonia
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Tra le tribù del Nord, che formano il primo nucleo del regno polacco, si diffonde il cristianesimo latino, mentre si avvia un processo di concentrazione del potere intorno alla dinastia locale dei Piasti. Mieskzo I e suo figlio Boleslao gettano le basi della monarchia polacca, che vuole fin dall’inizio essere indipendente dal potere tedesco. Boleslao riceve, dal papa, la corona nel 1025. La monarchia polacca, però, alterna sovrani energici a periodi di debolezza. Il paese nel XIII secolo vive un lungo periodo di anarchia.
Il processo di conversione dei Polacchi è lungo e complesso. I primi contatti con il cristianesimo sono dovuti alle missioni di Cirillo e Metodio. Nel IX secolo, la “tribù della Vistola” presta obbedienza alla Moravia. Nell’875 risulta da alcune fonti storiche che il capo di quella tribù accetta di farsi battezzare secondo il rito bizantino. La regione dell’alta Vistola, compresa Cracovia, resta quindi sottomessa alla Boemia fino al 990 e i collegamenti col mondo ceco sono comunque mantenuti fino al 1086. I legami col rito greco-orientale sopravvivono almeno fino al XII secolo. Diversi resti di chiese di rito greco testimoniano, infatti, quest’epoca.
Le tribù del Nord, che formano il primo nucleo del regno polacco, hanno, invece, un percorso diverso. Esse restano infatti pagane almeno fino al X secolo, per poi venire captate nell’orbita della Chiesa latina. Parallelamente alla diffusione del cristianesimo latino, si avvia un processo di concentrazione del potere intorno alla dinastia locale dei Piasti. Il centro del potere è presso il fiume Warta, con le città di Gniezno, Poznan e Legnica. Le città fortificate sono le sedi del potere. Anche in questa regione, come in altre parti d’Europa, i processi di concentrazione si caratterizzano per il fatto che i più forti sottomettono i più deboli.
È intorno alla figure di Mieskzo I (930 ca. - 992, re dal 960) e suo figlio Boleslao il Coraggioso che si forma la monarchia polacca. Il primo principe cristiano polacco è, infatti, Mieskzo I. Nel 966 riceve il battesimo secondo il rito latino. All’epoca è signore della Grande Polonia, dalla Masovia, della Cuiava e Pomerania. Nel 990, combattendo contro la Moravia, annette ai suoi domini anche la Slesia e la Piccola Polonia, gettando le basi territoriali di quella che sarà la Polonia vera e propria. Sceglie come sua capitale Gniezno. L’adesione alla cristianità occidentale è caratterizzata fin dall’inizio da una precisa volontà d’autonomia organizzativa rispetto al mondo boemo-germanico. Mieskzo nel 968 si adopera, infatti, per la costituzione di un vescovado con sede a Poznan, indipendente dalla Chiesa tedesca. Nel 990, anticipando una politica tipica dei Piasti, stringe rapporti diretti con Roma, ponendo la Polonia sotto la diretta protezione della Santa Sede, in una posizione indipendente dall’impero germanico. La sua mossa è dettata dall’esigenza di reagire alle pressioni evangelizzatrici provenienti dalla Germania, per la creazione di una sede episcopale tra la Vistola e l’Oder autonoma e non di derivazione tedesca. Per le diocesi da fondare al di là dell’Elba è previsto, infatti, che siano sottoposte alla giurisdizione della provincia ecclesiastica di Magdeburgo. I Piasti, attraverso la loro politica romana, vogliono proprio impedire l’applicazione di questa regola, che inficerebbe gravemente l’indipendenza ecclesiastica della Polonia.
È all’interno di questo quadro che va inserito l’incontro dell’anno Mille a Gniezno tra Ottone III e Boleslao il Coraggioso, figlio di Mieskzo e detto princeps Poloniae. A seguito di accordi con papa Silvestro II, Ottone, dopo aver fatto visita alla tomba di sant’Adalberto, pone il diadema su Boleslao e lo nomina suo fratello e cooperator imperii, rinunziando, quindi, a suo favore, a qualunque diritto l’impero avesse sull’ordinamento ecclesiastico della dominazione polacca. Ottone, di fatto, riconosce la piena autonomia conseguita dalla casa dei Piasti e la legittima nell’azione della cristianizzazione dell’Est europeo. A Gniezno viene, quindi, fondata la prima arcidiocesi del territorio polacco, a cui sono direttamente sottoposti i vescovadi di Poznan, Breslavia, Cracovia e Kolbrzeg.
La collaborazione con il potere imperiale viene subito meno col successore di Ottone III. Boleslao, infatti, riprende la politica espansionistica del padre. Mieskzo ha già sottratto ai Boemi la Slesia e Cracovia, che un secolo dopo diviene la capitale della Polonia. Boleslao combatte duramente contro Enrico II, compiendo incursione e razzie nel cuore della Sassonia. Annette, inoltre, parte della Slovacchia e della Moravia e per un breve periodo quasi tutta la Boemia. Nel 1003 si impossessa di Praga. Nel 1018 giunge fino a Kiev e infrange la sua spada sulle porte della città. Boleslao, inoltre, favorisce l’arrivo di missionari per poter cristianizzare approfonditamente la Polonia. Viene, quindi, ricompensato dal papa, poco prima di morire, con la corona ottenuta nel 1025. Alla fine del suo regno, la Polonia comprende cinque province: la Grande Polonia, la Piccola Polonia, la Slesia la Masovia e la Pomerania. L’affermazione del cristianesimo nell’XI secolo ha favorito la nascita di una monarchia che governa un paese dai confini geografici poco chiaramente definiti. Successivamente la capitale viene spostata a Cracovia e lentamente la dinastia dei Piasti trasforma la Polonia nel più importante bastione del cattolicesimo nell’Europa orientale.
Dopo la morte di Boleslao, negli anni Trenta dell’XI secolo, la Polonia deve superare la sua prima grave crisi, dovuta a una situazione di vuoto di potere e di anarchia. La stabilità ritorna faticosamente nella seconda metà del secolo, con Boleslao II, che riesce a ottenere la corona reale nel 1076. Boleslao II si adopera a ricostituire uno stato polacco forte, anche grazie a una politica internazionale molto attiva. Partecipa, infatti, alle lotte per le investiture, parteggiando per Gregorio VII e riceve, in cambio, l’incoronazione nel 1076. Deve interrompere, però, la sua azione, perché è costretto all’esilio a seguito dei torbidi di Cracovia, che hanno portato all’uccisione del vescovo filoimperiale Stanislao. Boleslao muore in Ungheria nel 1081.
Con Boleslao III Boccatorta la Polonia acquisisce altri territori e procede alla completa cristianizzazione della Pomerania. Il sovrano, infatti, favorisce la penetrazione dei Benedettini e dei Premostratensi che fondano nel paese numerosi monasteri. Tuttavia, Boleslao indebolisce enormemente lo Stato allorquando decide che alla sua morte il regno deve essere diviso tra i suoi figli. Nella famiglia reale si afferma un sistema ereditario molto simile a quello del seniorato dei Rurikidi di Kiev: tutti i figli maschi ereditano il potere politico, dividendosi il patrimonio e sottomettendosi formalmente al più anziano fra loro. La Polonia manifesta da subito una profonda debolezza a causa di questo sistema, che produce una forte conflittualità tra i gruppi consanguinei per ottenere il seniorato e per il controllo di Cracovia. La monarchia si frammenta in numerosi ducati e il titolo reale resta addirittura vacante sino al cadere del XIII secolo, mentre si registra uno sviluppo della potenza aristocratica.
La palese condizione di debolezza della Polonia scatena gli appetiti dei più potenti vicini, come gli imperatori tedeschi o i signori di Kiev. Si rende, quindi, necessaria una profonda trasformazione del sistema politico, con l’affermazione dell’ereditarietà della corona e del controllo di Cracovia da parte di una sola linea della famiglia dei Piasti. Ciò, tuttavia, non pone fine al frazionamento politico del regno, che vede l’esistenza di un mosaico composito di principati, spesso discordi e in conflitto tra le diverse linee della famiglia regnante. Gli slavi sono rimasti legati ad un forte separatismo tribale, che la prima forma monarchica, con le sue idee ed istituzioni occidentali, ha solo parzialmente domato. Non appena, infatti, la monarchia dà segni di debolezza, il sentimento della separazione tribale riprende il sopravvento, per trionfare nel periodo della divisione. Prima dell’arrivo dei Mongoli, quindi, la Polonia, nonostante l’esistenza di una autorità a Cracovia, si presenta divisa.