La peau douce
(Francia 1964, La calda amante, bianco e nero, 115m); regia: François Truffaut; produzione: Les Films du Carrosse, SEDIF, SIMAR;soggetto: François Truffaut, Jean-Louis Richard; sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard; fotografia: Raoul Cotard; montaggio: Claudine Bouché; scenografia: Claude Pignot; musica: Georges Delerue.
Mentre scorrono i titoli di testa, la macchina da presa inquadra le mani di un uomo e di una donna che si accarezzano reciprocamente; l’uomo indossa la fede. La vicenda del film ha inizio con Pierre, intellettuale parigino di successo, direttore di una rivista letteraria, che torna a casa per poi ripartire immediatamente: deve recarsi a Lisbona per una conferenza su Honoré de Balzac. Dopo i saluti alla bella moglie Franca e alla figlia ancora piccola, e una corsa all’aeroporto, Pierre riesce a partire. Sull’aereo nota una giovane hostess e la osserva mentre, celata solo in parte da una tenda, si toglie le scarpe da lavoro per indossare scarpe nere dai tacchi alti. A Lisbona, tornato in albergo dopo la conferenza, Pierre incontra la stessa hostess, Nicole, in ascensore. Dopo lunghi momenti di imbarazzo, alla ragazza cadono le chiavi della sua stanza per terra e Pierre, aiutandola, può vedere dove alloggia. Rientrato nella sua camera, con una decisione repentina l’uomo telefona alla giovane, che dopo un primo rifiuto accetta di rivederlo il giorno successivo. Dopo una serata entusiasmante in cui i due parlano e ridono fino a tardi, Pierre e Nicole passano la notte insieme. Al ritorno a Parigi, già durante la prima sera passata in casa, nonostante siano invitati a cena due cari amici, l’uomo si annoia e cerca di chiamare Nicole per rivederla. Inizia così la loro relazione. Per poter passare del tempo con lei Pierre accetta di presentare un film su André Gide a Reims, ma il viaggio non ha successo. L’uomo, infatti, non riesce a liberarsi dagli impegni con gli organizzatori e Nicole rimane sola in albergo. Decidono quindi di prolungare il loro viaggio recandosi in una locanda di campagna, dove la mattina successiva arriva la telefonata della moglie di Pierre, furiosa, che ha scoperto il tradimento. Nonostante la donna lo ami ancora con passione, i due, tra scenate e riavvicinamenti, decidono di separarsi. Pierre cerca un appartamento per sé e per Nicole, ma a questo punto la giovane cambia idea e decide di interrompere la relazione. In seguito a questa decisione della ragazza l’uomo tenta di tornare dalla moglie, ma la donna, nel frattempo, ha scoperto le foto che Pierre ha fatto a Nicole durante il loro viaggio. Nascosto un fucile sotto l’impermeabile, la donna si reca nel ristorante dove il marito è solito pranzare e, davanti a tutti, lo uccide.
Uscito nel 1964, dopo il trionfo di Jules et Jim (1962; Jules e Jim), La peau douce rappresenta il più grande insuccesso di Truffaut: il film non fu apprezzato né dai critici che poterono vederlo in anteprima al Festival di Cannes, né dal pubblico, che si aspettava dal regista un’opera più simile alla precedente, incentrata su un trasgressivo rapporto d’amore tra tre giovani, e non un dramma borghese sul tema dell’adulterio. Truffaut dichiarerà che l’idea di girare un film sull’argomento gli era venuta da un’immagine, vista o forse soltanto pensata – una coppia di amanti abbracciati in un taxi a Parigi –, e di un suono, quello dei denti che si urtano nel bacio sensuale tra i due. A questa ispirazione si aggiungerà la lettura di un tragico fatto di cronaca, una donna che uccide il marito in un locale pubblico, oltre ad alcuni elementi autobiografici, circostanza favorita dal fatto che il film fu girato in parte nell’appartamento del regista.
Tuttavia, anche questo classico triangolo amoroso viene sovvertito da Truffaut, in particolare nella caratterizzazione dei personaggi femminili: qui infatti è la moglie, interpretata dalla bruna e sensuale Nelly Benedetti, la donna passionale con cui il protagonista non smette di fare l’amore anche durante il periodo delle liti e della separazione. Se la moglie è una donna «che possiede il senso del tragico» fino alle estreme conseguenze, così la descriverà il regista, l’amante è invece divertente e dolce. Interpretata dalla bellissima Françoise Dorléac – sorella di Catherine Deneuve, che sarebbe morta tre anni dopo in un incidente – Nicole, giovane dalla mentalità moderna, rimane coinvolta come per gioco in una relazione che ha quasi i tratti di un rapporto padre-figlia, con un uomo appartenente a un ambiente del tutto diverso dal suo.
Jean Desailly, attore della Comédie française, recita in modo convincente la parte di Pierre, un personaggio dall’aspetto convenzionale, debole e agito dalle sue donne, i cui tratti di indeterminatezza e passività impediscono l’identificazione piena da parte dello spettatore. Truffaut dirà che, del totale delle inquadrature del film, la metà sono soggettive del protagonista, mentre l’altra metà sono primi piani del suo volto, la cui inespressività, esplicitamente richiesta dal regista, conferisce all’uomo un’aria a volte solenne. Uno sguardo liquido e quasi sofferente, capace di suggerire a tratti una grande emozione, anima il suo volto immobile anche mentre accarezza le gambe dell’amante addormentata. Tuttavia, Pierre non è stato capace di liberarsi dai suoi impegni per passare del tempo con lei, sembra suggerire il regista, che ammetterà di aver trattato quest’uomo dubbioso e un po’ represso con una certa ironia.
Complice dell’insuccesso del film fu forse anche lo stile volutamente freddo e oggettivo, quasi un’autopsia della vita coniugale, piena di ipocrisie e inganni, un ritratto che fa da contraltare all’inno all’amore libero, giovane e gioioso di Jules et Jim. La macchina da presa insiste infatti su oggetti neutri come le valigie dell’uomo, le scarpe dei clienti nel corridoio dell’albergo, i pulsanti dell’ascensore nella lenta salita dei due amanti verso le loro camere, e registra in modo impassibile persino l’esplosione degli spari nell’ultima scena. Tuttavia, proprio questa stilizzazione dà al film un’intensità inaspettata, insieme a un’eleganza che ricorda le opere di Alfred Hitchcock (con cui Truffaut proprio in quegli anni aveva intrapreso la lunga conversazione poi pubblicata con successo nel 1966) e che ha condotto critici come Serge Toubiana a una successiva rivalutazione del film. Forse è un esito della lezione hitchcockiana la raffinatezza con cui, in un gioco di ombre cinesi, Truffaut racconta la prima notte d’amore tra i due protagonisti; una scena che non sarà mai mostrata esplicitamente dal regista sebbene attorno a essa graviti tutto il suo cinema.
Interpreti e personaggi: Françoise Dorléac (Nicole), Jean Desailly (Pierre Lachenay), Nelly Benedetti (Franca Lachenay), Sabine Haudepin (Sabine Lachenay), Daniel Ceccaldi (Clément), Paule Emanuèle (Odile).