LA NOUE, François de
Nacque nel 1531 da illustre famiglia della Bretagna. Fu paggio alla corte di Enrico II; prese parte alle campagne del Piemonte. Tornato nella sua terra, conobbe d'Andelot, fratello del Coligny, che lo convertì al protestantesimo. Non prese parte al complotto d'Amboise (1560); ma, dopo l'eccidio di Vassy (10 marzo 1562), accorse sotto le bandiere del Condé. Fu presente alla presa di Beaugency-sur-Loire (luglio 1562) e alla battaglia di Dreux (19 dicembre 1562), in cui, insieme col Coligny, mise in salvo l'esercito ugonotto. Ristabilitasi la pace con l'editto d'Amboise (19 marzo 1563), La N. si ritirò nella sua regione. Riaccesasi la lotta tra ugonotti e cattolici, La N. ritornò alle armi. Prese parte alla battaglia di Saint-Denis (10 novembre 1567) e poi, al comando dei calvinisti del Saintonge, del Poitou e dell'Aunis, conquistò varie piazze. Prese quindi parte alle più sanguinose battaglie: fu fatto prigioniero a Jarnac (13 marzo 1569) e a Moncontour (3 ottobre 1569). Amputatogli il braccio sinistro per una ferita d'archibugio, ebbe adattato da un meccanico un braccio di ferro al moncone e da allora fu soprannominato Bras de fer.
Fu l'anima della difesa di La Rochelle, divenuta, dopo Moncontour, strenuo presidio dei protestanti. Inviato da Carlo IX per una azione contro Filippo II nei Paesi Bassi, conquistò Valenciennes e Mons. Nella strage di San Bartolomeo La N. fu risparmiato e da quel momento egli divenne lealista, pur serbando intatta la sua fede religiosa. Quando fu inviato dal re a offrire ai protestanti di La Rochelle libertà di coscienza e conferma delle loro franchige, purché ricevessero come governatore il Biron, gli abitanti proposero a La N. di assumere la difesa della piazza e il re gli permise di accettare. Il valoroso capitano si assunse allora il duplice e arduo compito di guidare i difensori agli assalti e, nello stesso tempo, persuaderli a sottomettersi, ponendosi in una situazione equivoca sulla quale non è stata mai fatta interamente luce. Ma i cinque delegati al Consiglio della città respinsero una pace in cui non fossero compresi tutti i fedeli del regno. Divenuta la sua posizione insostenibile, passò nel campo del duca d'Anjou, e quivi gettò le basi di quello che fu poi il Parti des politiques.
L'atteggiamento di Carlo IX, che parve alimentare negli ugonotti il timore che il re non volesse seguire una politica di moderazione nei loro riguardi, fece riaccendere la lotta, nella quale La N. tornò a porsi a capo delle forze protestanti del Mezzogiorno e poi anche dell'Ovest. Prese Fontenay-le-Comte, Lusignan, Brouage, Rochefort e altre piazze, venne a una tregua di due mesi con Caterina, cui premeva di avere le mani libere contro Damville. Finalmente, l'editto di pacificazione di Beaulieu (6 maggio 1576) segnò una vittoria per i protestanti. Ma quando i cattolici vollero strappare le concessioni già fatte da Enrico III, i protestanti ripresero le armi. Le riprese anche La N., che entrò nell'esercito del re di Navarra prendendo parte alle operazioni nel Mezzodì, fino alla pace di Bergerac (17 settembre 1577). Passato nelle Fiandre in rivolta contro Giovanni d'Austria, gli Stati gli conferirono la carica di maresciallo di campo generale. Fatto prigioniero nel giugno 1580, fu tenuto per più di cinque anni nella fortezza di Limbourg.
Durante la dura prigionia, egli rifece la sua cultura, leggendo Plutarco e commentando Guicciardini. Scrisse, così, i Discours politiques et militaires, con i quali si conquistò un posto eminente fra gli scrittori contemporanei, considerando da un punto di vista altamente morale i problemi più interessanti: religione, riforma della società francese, politica estera, arte militare. Ugonotto convinto, al disopra di tutto pone la patria; di principî moderati, non oltraggia i cattolici e non cela i difetti e gli errori del suo partito. Di qui l'interessamento del duca di Guisa per la sua liberazione, che avvenne col cambio del conte d'Egmont, prigioniero del re di Navarra.
Quando gli parve che l'alleanza di Enrico III e del re di Navarra (3 aprile 1589) effettuasse il suo ideale politico, passò a servizio di Enrico IV; il 17 maggio, insieme col duca di Longueville riuscì con piccole forze a bloccare Senlis, aprendo all'esercito la via su Parigi. Così, La N. si guadagnò il grado di primo maresciallo di Francia. Mandato da Enrico IV al principe di Dombes, perché gli portasse l'ausilio della sua esperienza militare nella spedizione per domare le rivolte della Normandia e della Bretagna, nell'assedio di Lamballe cadde colpito a morte (4 agosto 1591).
Bibl.: H. Hauser, F. de La N., 1892; id., Sur l'authenticité des discours de La N., in Revue historique, nov.-dic. 1893; L. Petit de Julleville, Histoire de la langue et de la littérature française des origines à 1900, Parigi 1924, III, pp. 540-541; J. H. Mariéjol, La Réforme et la Ligue. L'Édit de Nantes, in É. Lavisse, Histoire de France, VI, i, Parigi 1904.