La Dichiarazione di neutralità è un atto costituzionale del parlamento austriaco, promulgato il 26 ottobre 1955, con cui venne sancita la perpetua neutralità del paese. Dal punto di vista giuridico la neutralizzazione costituzionale è affine a quella permanente, adottata per esempio da Svizzera o Città del Vaticano, pur non basandosi su un accordo internazionale: essa poggia sulla legge fondamentale di uno stato, impegnandolo a non aderire in tempo di pace ad alleanze militari (la legge austriaca vieta espressamente anche l’installazione sul territorio nazionale di basi militari straniere), e sancendo la sua volontà a rimanere estraneo a qualsiasi conflitto futuro.
Formalmente, la Dichiarazione fu un atto volontario; politicamente, tuttavia, fu una diretta conseguenza dell’occupazione militare quadripartita (statunitense, britannica, francese e sovietica) successiva alla Seconda guerra mondiale, dalla quale l’Austria poté liberarsi grazie alla firma, da parte delle potenze occupanti, del Trattato di stato del 15 maggio 1955. Nello specifico furono i sovietici a richiedere all’Austria, tramite la sottoscrizione del Memorandum di Mosca (precedente di un mese rispetto al Trattato di stato), un simile impegno alla neutralità, con il preciso obiettivo di impedirle di unirsi alla Nato una volta ultimato il ritiro delle truppe d’occupazione.