Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La Rivoluzione francese segna un punto di svolta nella storia della musica militare, che perde il suo carattere aristocratico e quasi cameristico divenendo uno strumento di propaganda politica. La banda diviene protagonista di tutti i grandi eventi festivi e funerari della vita repubblicana e funge da stimolo “nazionale” ai reggimenti. A partire dalla Francia il nuovo modello di banda si diffonde in Europa e, arricchitosi di strumenti e sonorità che derivano dalla musica militare ottomana, assume le caratteristiche che conserva ancora oggi.
La Rivoluzione francese e la nuova funzione della banda
È la Francia rivoluzionaria che dà vita alla banda moderna. Al momento della presa della Bastiglia le bande sono composte da un numero di elementi che varia da 8 a 12; appena un anno dopo a Parigi è già stata costituita una banda di 45 suonatori a piena paga e si assiste alla rapidissima crescita degli organici.
La Rivoluzione determina una modificazione profonda, addirittura un rovesciamento, della funzione della banda. Non soltanto esplodono le grandi feste e le nuove cerimonie civili con una partecipazione di massa che richiede un volume di suono sempre più grande, ma la stessa musica cerimoniale e militare muta radicalmente di senso: non è più addobbo sonoro per il re e la società aristocratica o sostegno alla marcia dei soldati regi, ma strumento “festivo” di emozione – e quindi di propaganda politica – in un eccitato contesto borghese e popolare, nonché stimolo “nazionale” ai reggimenti repubblicani. La musica militare e cerimoniale perde così il vecchio carattere aristocratico e quasi cameristico, per acquisire un vivo se pur solenne colore “popolare”.
Il 20 settembre 1789 viene benedetta, in Notre-Dame, la bandiera della nuova Guardia nazionale di Parigi e in questa occasione fa il suo debutto anche la nuova banda del corpo, che tanta parte avrà nell’evoluzione della musique d’harmonie.
Inoltre, con la Rivoluzione francese e la formazione dell’esercito nazionale le bande reggimentali cessano di essere “proprietà” degli ufficiali, che dovevano provvedere personalmente al loro mantenimento, e divengono parte organica dell’esercito.
Bernard Sarrette e l’Institut National de Musique
È Bernard Sarrette che, nella Parigi rivoluzionaria, contribuisce più di ogni altro al formarsi della banda moderna. Sarrette, che non è un musicista ma un organizzatore e un amministratore, sa cogliere il nuovo spirito del tempo e soprattutto sa capire i nuovi compiti ai quali deve assolvere la musica militare. La sua opera contribuisce così a connotare con caratteri anche musicali la rivoluzione e soprattutto a porre la musica in posizione politica centrale nella cerimonialità e nella propaganda rivoluzionaria e, quindi, nell’immagine stessa della rivoluzione.
Sarrette nasce il 27 novembre 1765 e muore nel 1858; figlio di un calzolaio, riceve un’educazione modestissima. Ufficiale della Guardia nazionale di Parigi, all’inizio del 1790 viene nominato organizzatore della banda del corpo.
Sotto la sua direzione organizzativa la banda della Guardia nazionale diviene protagonista di tutti i grandi eventi festivi e funerari, così importanti nella vita repubblicana, a partire dalla grandiosa festa della Federazione del 14 luglio 1790, primo anniversario della presa della Bastiglia.
Sarrette non è importante soltanto per la storia della banda, ma anche per la storia dell’educazione musicale moderna. Nel 1791, infatti, la soppressione dei maîtrises, nei quali per due secoli si sono formati i musicisti, determina una grave situazione per la formazione musicale ed è grazie alle pressioni di Sarrette che, nel 1793, viene costituita una Ecole Gratuite de Musique de la Garde National Parisienne che, il 18 Brumaio anno II, diventerà l’Institut National de Musique.
L’8 novembre 1793, per ottenere la costituzione dell’Ecole Nationale de Musique e forzare la mano al Direttorio, Sarrette non esita a “occupare” con i suoi musicisti la sala della Convenzione; davanti ai rappresentanti del popolo perora la causa della musica, facendo eseguire dai suoi uomini una sinfonia e il Ça ira e pronunciando un appassionato discorso.
L’Institut, creato dai legislatori per fornire maestri e suonatori alle musiche militari della repubblica, diventa presto, per iniziativa di Sarrette, una vera scuola di musica con l’insegnamento dell’armonia, del canto, del violino. Sarrette raccoglie nell’Institut i migliori musicisti francesi riuscendo a far loro assegnare gradi militari; così Gossec diventa sottotenente – oltre che insegnante e suonatore di clarinetto – e assume le funzioni non ufficiali di direttore musicale della scuola, Devienne è fatto sergente, mentre Brielle, Catel e Duvernoy sono nominati musici di prima, seconda e terza classe.
Brielle è ispettore dell’insegnamento e nel 1794 Sarrette “arruola” nella Guardia nazionale anche Luigi Cherubini, pure lui militarizzato, con la funzione di suonatore di triangolo; quando Brielle si ritirerà, Cherubini ne prenderà il posto quale ispettore. Impegnato così a riunire nell’Institut i migliori insegnanti disponibili, Sarrette gioca nelle pieghe della burocrazia, da un lato, e nei propositi dei politici dall’altro, portando la scuola ben oltre le intenzioni utilitaristiche militari dei governanti e i rigori del tempo. Assume infatti anche Jean Tourette, un monarchico che aveva avuto non pochi guai per le sue idee. Nella scuola della Guardia nazionale avranno così posti di rilievo Grétry, Lesueur, Gossec, Méhul, Catel e Cherubini.
Il 16 Termidoro anno III (3 agosto 1795), Sarrette riesce a far trasformare l’Institut in Conservatoire National de Musique. Sarà questa scuola parigina il modello dei conservatori pubblici moderni. Uno degli argomenti portati da Sarrette alle autorità, per ottenere l’ampliamento della sua scuola e la sua trasformazione da scuola per suonatori di banda in vera scuola di musica, è quello che il regime aristocratico s’era appropriato della musica – bene del popolo – per il suo esclusivo e mondano divertimento e questo bene deve essere restituito al popolo.
La banda della Guardia nazionale
Intanto la banda della Guardia nazionale ha portato il suo organico da 45 a 78 membri stabili e pagati, ma negli anni il numero dei suoi componenti è assai variabile: in occasione di campagne di guerra dalla banda della Guardia nazionale vengono infatti distaccati musicisti per le bande reggimentali. Si tratta di un organico non soltanto molto allargato rispetto alle musiche militari e cerimoniali presenti in tutta Europa negli anni prerivoluzionari, ma anche profondamente rinnovato quanto alla complessità della compagine strumentale.
La banda della Guardia nazionale nel 1795 arriva a comprendere – nelle maggiori occasioni cerimoniali, con quelli che oggi nelle orchestre si chiamano gli “aggiunti” – fino a 10 flauti, 30 clarinetti, 18 fagotti, 4 trombe, 2 tube curve, 2 buccine, 12 corni, 3 tromboni, 8 serpentoni e 10 percussioni; ma per certe cerimonie l’organico può essere ancora aumentato e si ha testimonianza della presenza di 300 tamburi. Si nota subito la mancanza degli oboi – ben presenti nelle musiche militari prerivoluzionarie – rimpiazzati ora dai clarinetti, che tanta parte avranno nello sviluppo della banda moderna, e l’ingresso nell’organico di tromboni e serpentoni.
Le bande francesi di questo periodo sono bande di fanteria, poiché la cavalleria – riservata ai nobili – almeno in un primo tempo non è presente nell’esercito repubblicano; essa sarà infatti ristabilita da Napoleone con le relative bande: 16 trombe, 6 corni e 3 tromboni, più i timpani per i corazzieri e i carabinieri.
Dalla Francia all’Europa
Le novità strumentali della banda francese passano assai presto alle musiche militari di altri Paesi, come la Prussia, l’Austria e la Gran Bretagna. Con la rapida diffusione di questo nuovo modello di musica militare escono dall’uso quei complessi di ottavini e tamburi che sino a questo momento hanno accompagnato la marcia degli eserciti europei.
Anche i più articolati complessi militari e cerimoniali settecenteschi, strutturati su un organico ridotto (8-12 suonatori) e uno strumentario fondato su flauti (o ottavini), oboi, fagotti, trombe e tamburi, sono rapidamente travolti dal modello francese. Un esempio classico della musica militare settecentesca prerivoluzionaria è la nota Mollwitzer Marsch che Federico II di Prussia avrebbe composto nel 1741.
La banda moderna si definisce dunque attraverso l’esperienza francese, ma anche con il contributo della musica militare dei giannizzeri dell’esercito ottomano. Già all’epoca delle crociate vi era stata un’influenza saracena sulla musica militare europea; tuttavia è nel secondo decennio del Settecento che complessi musicali turchi vengono concessi dalla Sublime Porta alla Polonia e alla Russia.
Intorno al 1770 Prussia e Austria accolgono simili complessi e poco più tardi anche la Gran Bretagna. Nella seconda metà del Settecento il pieno organico delle musiche turche dei giannizzeri è normalmente composto di strumenti a doppia ancia (oboi) e da una nutrita sezione di percussioni: coppie di piatti, piccolo timpano, triangolo, tamburello e chaghána o “cappello cinese” (in inglese Jingling Johnnie).
La musica militare turca vive un momento di moda, che però non tocca la Francia, nella seconda metà del secolo. Vari eserciti europei, e tra questi soprattutto quello prussiano, oltre a utilizzare veri complessi ottomani adottano composizioni in “stile” turco. Queste composizioni in realtà non hanno molto di turco, tranne che l’imitazione del suono “aperto” degli oboi e in particolare l’impiego di strumenti a percussione tipicamente turchi: il tamburo basso, il tamburello e soprattutto i cimbali, i triangoli e il chaghána.
Anche se la moda della Janitzari Musik passa abbastanza rapidamente – ma alcune marce di questo stile sono rimaste nei repertori bandistici tedeschi fino a oggi – le percussioni ottomane rimangono ed entrano nella banda moderna, arricchendola di timbri e sonorità che sono ancora caratteristici della musica bandistica d’oggi.