La nascita dell'economia produttiva in Egitto e le prime comunita di rango
Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, edizione in 75 ebook
Molto diversi, rispetto ai territori limitrofi siro-palestinesi, sono i caratteri della prima neolitizzazione in Egitto. La valle del Nilo durante il Tardo Paleolitico e nell’Epipaleolitico presenta una frequentazione umana rarefatta, se non addirittura assente. L’avvicendarsi di frequenti e disastrose alluvioni deve aver fatto scomparire molti siti archeologici sotto metri di depositi alluvionali, ma deve anche aver favorito la dispersione delle popolazioni nilotiche verso il deserto, interrompendo proprio quel processo verso la produzione di cibo che nel Vicino Oriente risulta compiuto già all’inizio dell’VIII millennio. Gli unici due aspetti dell’Epipaleolitico riconosciuti e datati intorno al 7000 sono quelli della cultura qaruniana nella regione del Fayyum, un’area che all’epoca risultava ricca di bacini lacustri, e quella Elkabiana, dal sito di Elkab, nella parte meridionale dell’alto Egitto. Nel Levante e nel medio Eufrate il Natufiano costituisce un importante momento di formazione che favorisce l’avvento del Neolitico. Ma alcune delle tipiche innovazioni dell’economia neolitica vengono per lo più introdotte in Egitto e non nascono direttamente in queste regioni. L’archeologa inglese Gertrude Canton Thompson, lavorando nel Fayyum negli anni Venti, identificò due aspetti culturali che lei stessa definì neolitici: Fayyum A e Fayyum B. In realtà Fayyum B fu in seguito attribuito all’Epipaleolitico qaruniano, di circa 1000 anni precedente al Fayyum A, assegnato al Neolitico antico. Il Qaruniano è costituito da cacciatori-raccoglitori-pescatori che vivevano lungo le sponde dei laghi. Non vi è alcuna testimonianza di forme sperimentali del processo di domesticazione di piante e animali. Queste popolazioni cacciavano grandi mammiferi come gazzelle, antilopi e ippopotami. Pescavano pesce-gatto e altre specie, che costituivano la maggiore fonte di proteine. Lo strumentario in pietra era soprattutto microlitico. Nel sito di Elkab la pesca risulta una risorsa molto importante, ed è probabile che questa comunità avesse realizzato e utilizzato imbarcazioni per la pesca nelle acque profonde del Nilo. Nei siti epipaleolitici egiziani è documentata un’industria litica pesante utilizzata probabilmente per macinare minerali e ottenere pigmenti. Non vi è traccia su tali strumenti di macinazione di piante alimentari. I siti si caratterizzano per non avere una frequentazione permanente, si tratta per lo più di accampamenti. È possibile che i cacciatori epipaleolitici si spostassero stagionalmente dalla valle del Nilo verso il deserto per cacciare particolari mammiferi, come la gazzella del deserto e la capra berbera; bisogna infatti considerare che all’inizio dell’Olocene queste regioni desertiche presentavano un ambiente meno arido di quello attuale.
Se consideriamo il Neolitico sahariano, emerge con evidenza il contrasto con i villaggi vicino-orientali che, intorno all’8000 a.C., sono stabili e tendenzialmente aumentano di dimensione e di numero di abitanti. Le condizioni ecologiche del deserto rendono impossibili le pratiche agricole, di conseguenza l’economia di caccia-raccolta in accampamenti stagionali costituisce lo stile di vita prevalente. I villaggi non aumentano né in dimensioni né in numero di abitanti. Intorno al 5000 a.C. il processo di inaridimento di queste aree porta all’abbandono graduale dei siti. Di fatto i siti del Neolitico sahariano non hanno avuto una economia neolitica in senso tradizionale. Vengono classificati come tali per la presenza della ceramica e per una possibile domesticazione locale, e conseguente allevamento, del bovino. Il Neolitico di questi territori, suddiviso in antico (8800-6800), medio (6500-5100) e tardo (5100-4700), copre un periodo di oltre 4000 anni. Alcuni dei siti più significativi sono quelli di Bir Kiseiba nella bassa Nubia, Nabta Playa a sud-est di Bir Kiseiba e, più a nord, nelle oasi di Dakhla e Kharga. Le ricerche hanno messo in luce nelle regioni desertiche numerosi pozzi che, dal 7500 a.C., venivano scavati da queste popolazioni per rifornire d’acqua la propria comunità e il bestiame, rendendo meno difficile la permanenza nel deserto. Era praticata la caccia alla gazzella e alla lepre, mentre i bovini venivano allevati per il latte e per il sangue piuttosto che per rifornirsi di carne, una pratica ancora in uso tra gli allevatori di bovini africani. L’industria litica comprende lamelle a dorso e pietre da macina utilizzate per triturare semi di piante spontanee e sorgo selvatico. La ceramica del Neolitico antico è decorata con linee e punti realizzati con pettini e cordicelle. Queste produzioni, insieme a quelle del Neolitico medio, possono essere associate alle ceramiche di tradizione “saharo-sudanese” o di “Khartoum” diffuse nel Sudan settentrionale. Durante il Neolitico medio e tardo la regione del deserto occidentale mostra un numero di siti maggiore. Nei villaggi compaiono case costruite in fango e paglia con le pareti intonacate e tra gli insediamenti si manifesta una certa differenza di estensione. Gli abitati più piccoli sembra abbiano avuto carattere stagionale, mentre in quelli più estesi l’occupazione doveva essere più stabile. Pecora e capra, domesticate in Asia sud-occidentale, fanno la loro prima comparsa in questo periodo, ma la caccia fornisce ancora la maggior parte delle proteine animali. Strumenti foliati e punte a base concava con ritocco bifacciale costituiscono l’armamentario litico principale, oltre a macine e macinelli. Nel Neolitico tardo di Nabta Playa e di Bir Kiseiba compare per la prima volta una nuova ceramica dalla superficie lisciata con il bordo nero. In seguito questa produzione sarà tipica del Predinastico antico nella valle del Nilo. La presenza di questa ceramica nel deserto occidentale e in seguito nell’Alto Egitto fornisce elementi per sostenere forme di contatto e scambio tra ampi territori. Dopo il 4900 a.C. le condizioni di sempre maggiore aridità delle aree desertiche portano i pastori neolitici a limitare la frequentazione alle sole oasi. Resti di strutture particolari provengono da Nabta Playa dove sono stati scavati due tumuli coperti con lastre di pietra. Questi tumuli contenevano due fosse, in una delle quali era stato sepolto il cranio di un bue. Un’altra struttura è costituita dall’allineamento circolare di lastre di pietra disposte in verticale, formando quello che nella preistoria europea viene denominato henge. Sebbene a questi contesti sia difficile attribuire una funzione certa, essi costituiscono senz’altro i primi esempi di luoghi con forti implicazioni simboliche.
Nella valle del Nilo egiziano l’agricoltura e l’allevamento hanno inizio alla fine del VI millennio. Può risultare strano che in Egitto l’economia produttiva sia apparsa molto più tardi e con differenti caratteristiche rispetto alla regione levantina. Varie sono le spiegazioni, ma solo la combinazione di esse può chiarire la peculiarità della situazione egiziana. Bisogna considerare che grano e orzo non crescevano spontaneamente in Egitto e la pecora era stata introdotta dalle regioni dell’Asia sud-occidentale. Inoltre la penisola del Sinai, un lembo di terra ideale per i contatti con il Levante, costituisce in realtà in questo periodo una barriera a causa della eccessiva aridità del territorio. La valle del Nilo fornisce un ambiente ricco di risorse alimentari per i cacciatori-raccoglitori-pescatori i quali non necessitano probabilmente di altre fonti di sussistenza. In questo quadro i siti del Fayyum A sono quelli di più antica neolitizzazione e comprendono un arco di tempo tra il 5500 e il 4500. Queste popolazioni coltivano cereali e allevano pecora-capra e bovini. Tuttavia nel Fayyum A non ci sono villaggi permanenti e gli abitati sono simili a quelli dei cacciatori-raccoglitori; le uniche strutture permanenti sono i focolari e pozzetti-granaio come nel sito di Kom W. Sebbene nel Fayyum i cereali e la pecora siano stati introdotti dall’esterno, l’intero complesso di questa cultura sembra invece svilupparsi localmente. Tra i prodotti dell’industria litica oltre le macine sono presenti punte di freccia a base concava per la caccia che ricordano quelle più antiche del deserto occidentale. La ceramica di Fayyum A è costituita da semplici vasi a forma aperta realizzati con un’argilla mal cotta che include vegetali. È documentata la tessitura del lino per l’abbigliamento. Altri oggetti, come conchiglie marine e perle di feldspato verde proveniente dal deserto orientale, sono stati ottenuti attraverso scambi a lunga distanza. La cultura neolitica del Fayyum A non si trasformerà mai in una società con villaggi permanenti. Nel IV millennio quando la complessità sociale diventa sempre più evidente nella valle del Nilo, nel Fayyum rimangono pochi accampamenti di cacciatori-pescatori perché probabilmente gli agricoltori avrebbero tratto maggior vantaggio dal potenziale agricolo del suolo alluvionale nella valle del Nilo. Siti significativi sono quelli di el-Omari a sud del Cairo e di Merimde Beni-Salame presso il delta del Nilo. Quest’ultimo ha restituito una serie di datazioni radiocarbonio calibrate comprese tra il 4750 e il 4250. L’occupazione è molto estesa e raggiunge i 24 ettari, lasciando supporre inizialmente un aumento graduale delle dimensioni del villaggio. In realtà l’abitato nei vari periodi non è stato mai ampio, è la popolazione che ha spostato il villaggio nel tempo dando l’impressione di un unico insediamento. A Merimde è presente una ceramica nera, brunita, decorata a motivi impressi, incisi e applicati. I granai sono associati a case costruite isolatamente e questo aspetto lascia supporre che il controllo sullo stoccaggio dei cereali sia a carattere familiare piuttosto che comunitario. Merimde può definirsi un sito a economia pienamente neolitica. El-Omari è contemporaneo a Merimde e presenta case di paglia e fango con elevati lignei e pozzetti per lo stoccaggio degli alimenti. Entrambi i siti hanno restituito sepolture che sono sempre all’interno dell’insediamento. Il defunto è collocato in posizione contratta senza corredo a Merimde e in genere con un vaso a el-Omari. Nell’Alto Egitto è stata riconosciuta una cultura in parte contemporanea a quella del Fayyum A, la cosiddetta cultura Tarifiana, dal sito di el-Tarif, ma quello che emerge è che l’economia neolitica di questa regione non si è mai pienamente sviluppata e lo stile di vita dei cacciatori raccoglitori è rimasto dominante.
Nel medio Egitto l’agricoltura compare con la cultura Badariana (4500-4000) dal distretto di Badari-Matmar-Mostagedda. Anche qui si hanno abitati con capanne costruite con materiale deperibile attrezzati con focolari e granai. Questi gruppi coltivano grano, orzo, lenticchie e lino, raccolgono tuberi e praticano la pesca, mentre la caccia diminuisce di importanza. Gli strumenti litici sono costituiti da lame di falcetto e asce a ritocco bifacciale, ma anche punte di freccia a base concava. Sia la litica che la ceramica suggeriscono legami con le regioni del deserto occidentale. Ma nonostante questi elementi la cultura badariana mostra una maggiore mobilità rispetto ai gruppi settentrionali. Essa è conosciuta soprattutto dalle necropoli dove è stato possibile individuare l’inizio di una differenziazione sociale che anticipa il processo che porterà alle dinastie faraoniche. Nei corredi, oltre a una ceramica a pareti molto sottili, che ricorda quella delle regioni del deserto occidentale, rossa con il bordo nero e una superficie ondulata e lustrata (ripple ware), sono presenti cucchiai in avorio, figurine in argilla, tavolozze di ardesia con tracce di coloranti ancora conservati sulla superficie e ornamenti in malachite e rame martellato, prime testimonianze di una attività metallurgica non fusoria. Il defunto viene collocato nella fossa in posizione contratta sul lato sinistro, il viso a ovest e la testa rivolta a sud. Un tipo di orientamento che sarà codificato nelle tombe della successiva cultura di Naqada. Gli elaborati processi cerimoniali che riguardano i riti di sepoltura rappresentano forme simboliche che aiutano a consolidare il senso di appartenenza. Essi diventeranno profondamente importanti nella società faraonica per lunghissimo tempo. Questi aspetti ideologici sono maturati per la prima volta soprattutto nelle culture del tardo Neolitico del medio Egitto, che contribuirono a costituire quell’humus in cui sarebbero cresciute le future dinastie.