Generale piemontese (Torino 1799 - Crimea 1855). Partecipò alla repressione del moto costituzionale del 1821. Nella guerra del 1848-49 rimase ferito a Goito; nel 1849 fu capo di stato maggiore generale; fu infine al comando di un corpo dell'esercito di spedizione in Crimea, dove morì di colera nella notte tra il 6 e il 7 giugno del 1855 su un letto da campo a Kadikoi. La M. è noto soprattutto per aver organizzato alcuni reparti di fanteria armati leggermente, che, per la cura posta nelle esercitazioni di tiro al bersaglio, furono detti bersaglieri. Quando nel 1835 espose al re di Sardegna la sua Proposizione per la formazione di una compagnia di bersaglieri e modello di uno schioppo di suo uso, La M. pensava di poter dotare il corpo di carabine a ripetizione come quella da lui studiata già dal 1826. Questa arma portava sette cariche già confezionate nel calcio e poteva spararle tutte in un minuto; la culatta era chiusa da un vitone azionato dal guardamano. Per motivi varî i bersaglieri ebbero però in dotazione il fucile mod. 1836, del tipo Delvigne. La M. studiò in seguito una nuova versione, che fu adottata dal corpo nel 1844 e che portò il suo nome (carabina La M.); tale carabina, dotata di grande celerità di tiro, fu impiegata anche in Crimea.