MANCHA, la (A. T., 39-40 e 41-42)
Regione storica della Spagna, corrispondente all'ingrosso alla parte sud-orientale della Nuova Castiglia. Costituita in provincia a sé stante nel 1691, venne, con la divisione amministrativa del 1833, ripartita fra le circoscrizioni di Toledo, Cuenca, Ciudad Real e Albacete, delle quali le due ultime ne abbracciano la parte maggiore. Pure mancando di limiti ben definiti, il margine montagnoso della Serrania de Cuenca, della Sierra Morena e dei M. di Toledo la separano abbastanza nettamente dalle regioni vicine e anche verso N. la Mesa de Ocaña disegna verso l'alta valle del Tago un distacco sensibile. Il nome, che corrisponde a un etimo arabo significante "terra asciutta, pastura", riassume i caratteri distintivi della regione: estrema scarsezza d'acqua, quasi totale mancanza di vegetazione arborea, clima continentale a forti contrasti stagionali (da −22° in inverno ad Albacete a 45° d'estate a Ciudad Real), e, di conseguenza, prevalenza assoluta della steppa. Il terreno, costituito essenzialmente da depositi mesozoici (soprattutto calcari triassici) nella parte meridionale, e cenozoici più a N., risulta di terreni gessosi e salini, con largo sviluppo di fenomeni carsici (oyos, o risorgenze): la monotona orizzontalità del paesaggio (altezza media intorno ai 600-700 m.) è appena disturbata, qua e là, da ondeggiamenti collinari e le stesse valli dei fiumi maggiori vi sono appena abbozzate. Le piogge non superano di regola i 400 mm. annui (e diminuiscono anzi verso l'estremo E.), e sono concentrate nelle stagioni intermedie: dalla primavera all'autunno la siccità è quasi assoluta. Il deflusso delle acque, sempre irregolare, determina la formazione di zone palustri, con frequenti lagune salate (Ruidera, Quero, El Toboso), con le quali tuttavia è in rapporto l'insediamento, dove, come di regola, non sia possibile altro approvvigionamento idrico.
Queste condizioni si fanno estreme nella cosiddetta Mancha bassa, a S. dello Záncara e del Júcar; si mitigano alquanto nella Mancha alta, nella Mesa de Ocaña e verso i campos che si stendono sul primo pendio della Sierra Morena. Nel suo complesso l'economia mancega resta imperniata sulla pastorizia (ovini, muli) e sull'agricoltura estensiva (cereali, soprattutto grano, orzo, segala); ma vi hanno importanza localmente, sia alcune piante industriali (canapa, sparto, lino, zafferano), sia la vite (Valdepeñas), l'ulivo (Campo de Calatrava) specie nelle zone marginali. L'acqua potrebbe certo essere meno scarsa ove venisse meglio sfruttata la circolazione sotterranea cui pure son legati i numerosi mulini a vento, che dànno su larghi spazî il tono al paesaggio reso celebre dal Cervantes.
La popolazione attinge densità minime fra le spagnole (intorno a 25 ab. per kmq.) ed è caratterizzata da un netto accentramento in grossi nuclei rurali (5-10 mila ab.), separati da larghi spazî deserti. I due capoluoghi di provincia propriamente manceghi, Albacete e Ciudad Real, non superano gran che gli altri centri più popolosi (Tomelloso, Alcazar de S. Juan, Daimiel, Manzanares, Villarrobledo, la Solana, ecc.), né se ne distinguono per il tipo d'insediamento, che in questi è determinato dalla condizione di mercati agricoli, con scarso sviluppo di industrie, e in ogni caso sempre a carattere tradizionale (rozzi tessuti di lana e cotone; saponi, cuoi).
Bibl.: O. Jessen, La Mancha. Ein Beitrag zur Landeskunde Neu-Kastiliens, in Mitteil. d. geogr. Gesell. zu Hamburg, XLI (1930), pp. 123-227.