ARMADA, La invencible
Epilogo della lotta combattuta tra la Spagna e l'Inghilterra nella seconda metà del sec. XVI è la distruzione della potente armata navale che Filippo II inviò contro l'Inghilterra. Il lungo contrasto, determinato da ragioni religiose e politiche, dall'aiuto che l'Inghilterra dava alle ribelli Provincie Unite, ma soprattutto dalle imprese piratesche dei marinai inglesi non solo sulle coste delle colonie spagnuole d'America, ma sulle stesse coste della Spagna (si rammentino le imprese di Drake a Cartagena de las Indias e a Cadice nel 1586 e 1587), portò Filippo II alla risoluzione di colpire al cuore la rivale e di sbarcare un forte corpo d'esercito sulle coste inglesi. Alessandro Farnese, comandante delle forze spagnuole nelle Fiandre, aveva preparato uno scelto corpo d'invasione di 17 mila uomini, e attendeva ad Anversa che l'armata navale spagnuola sgombrasse la Manica dalle poche navi inglesi per varcare lo stretto.
Ma l'armata navale di Spagna, forte di ben 132 navi (galeoni, galeazze, galere e navi minori di Spagna, di Portogallo, di Napoli, di venturieri italiani), riunita a Lisbona nella primavera del 1588, difettava di unità, di allenamento e soprattutto di audaci comandanti. Era morto di recente il veterano di Lepanto, Alvaro de Bazán, marchese di Santa Croce, e il comando era stato affidato a un giovane ufficiale di terra, Alonso de Guzmán, duca di Medina Sidonia, ignaro di cose marinare, ignoto ai marinai. E quantunque pomposamente il re chiamasse questa sua armata invencible, i più esperti già preconizzavano gravi sciagure; perché i marinai di Elisabetta, audacissimi e fatti più arditi dalle recenti imprese, comandati da lord Howard, che aveva alle sue dipendenze lord Seymour e i due ormai celebri corsari Francesco Drake e Giovanni Hawkins, avevano per sé, quantunque notevolmente inferiori di numero, molti elementi di superiorità morale.
Già prima di lasciare le coste della Spagna (16 luglio 1588) una tempesta aveva gravemente danneggiato l'armata, e, che è peggio, provocato delle diserzioni. Quando fu giunta in vista dell'Inghilterra e si dirigeva verso le coste delle Fiandre per riunirsi alle forze del Farnese, essa venne attaccata alla retroguardia dagli Inglesi del Drake e soffrì notevoli danni (20 luglio). Tuttavia il Medina Sidonia riuscì a disimpegnarsi e a proseguire il viaggio, seguito a distanza dal Drake e dal Howard: ma il 24 all'alba, ricevuti notevoli rinforzi, gl'Inglesi ripresero l'attacco, e continuarono poi le molestie, sempre senza impegnarsi a fondo, nei giorni successivi. Il 27 luglio fu lanciata contro l'armata (che era ancorata presso Calais in attesa del Farnese) una squadriglia di navi incendiarie, il cui effetto fu assolutamente disastroso. L'armata del Medina Sidonia fu disgregata; approfittando della confusione, il grosso delle forze spagnuole venne attaccato e subì gravissime perdite. L'ammiraglio ordinò allora la ritirata, fuggendo dinanzi al nemico, lungo le coste della Scozia, per poi tornare in patria lungo il canale d'Irlanda. Quella fuga disordinata, in mari tempestosi, senza basi di rifornimento, riuscì disastrosa; molte navi si perdettero; gli equipaggi furono dimezzati dal freddo, dalle malattie, dalla fame. Specialmente nel Mar d'Irlanda le perdite furono gravissime: molte navi naufragarono, altre per salvarsi diedero in secco. Molti marinai furono venduti come schiavi, altri vennero uccisi dalle popolazioni della costa; l'ammiraglio con pochissime navi, ridotte in condizioni infelicissime, poté tornare in patria. La marina di Spagna dopo quella catastrofe non si riebbe più; la conseguita vittoria diede da quel momento all'Inghilterra un primato marittimo, che nei secoli successivi non le fu più ritolto.
Bibl.: B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia espanola é hispano-americana, 2ª ed., Madrid 1927, nn. 4738, 6800 segg. Specialmente C. Fernández Duro, La Armada Invencible, voll. 2, Madrid 1884-85; I. A. Froude, The Spanish History of the Armada and other essays, Londra 1892; A. Close, The defeat of the Spanish Armada, Londra 1913.