La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Acarnania
di Demetrio U. Schilardi
Regione (gr. Ακαρνανία; lat. Acarnania) situata lungo la costa occidentale della Grecia, in un’area di forma triangolare delimitata a nord dal Mar Ionio e dal Golfo di Ambracia, a est dal sistema montuoso del Thyamis e dal fiume Acheloo e a sud dal delta di quest’ultimo. A breve distanza dalla costa, ricca d’insenature e di punti di approdo, si trovano numerose piccole isole, tra le quali Leucade, un tempo collegata con l’Acarnania da uno stretto istmo. Caratterizzata da fitte foreste, da montagne scoscese e da profonde vallate, l’Acarnania fu abitata, anche in età classica, da una popolazione ostile (Thuc., I, 5; III, 112). La regione era nota sia per la produzione del frumento (Xen., Hell., IV, 6), sia per l’abbondanza di equini, bovini e suini. Lungo il basso corso dell’Acheloo si estendeva una fertile pianura, mentre a nord lo stretto passo di Makrynoros costituiva la sola via di comunicazione tra la Grecia nord-occidentale (Epiro) e l’Acarnania. Le frequenti inondazioni provocate dal fiume Acheloo, che costituiva il limite orientale, potevano determinare lo spostamento della linea di confine, così che parte della regione si trovava a volte sotto il controllo dell’Etolia. L’angolo nord-ovest dell’Acarnania era occupato dall’Amphilochia, un’area isolata e inaccessibile; secondo la tradizione essa deriverebbe il nome dall’eroe Amphilochos, che vi si stabilì dopo il ritorno da Troia (Paus., II, 8, 8). Le due più potenti città dell’Amphilochia erano Olpai e Argos Amphilochikon; quest’ultima, fondata da Amphilochos (Apollon., III, 7), era situata vicino all’omonima pianura che, circondata da montagne, si apriva verso il mare.
La regione fu abitata sin dall’età preistorica. A Haghios Ilias, nella bassa valle dell’Acheloo, si trovano un’acropoli e resti di abitazioni del Tardo Elladico (TE) IIIB e IIIC; Astakos presenta un’acropoli e tracce di abitazioni del periodo Elladico Recente e TE III e IIIC; Palairos conserva un’acropoli con mura ciclopiche e ceramica del TE III. Una tomba a tholos situata nei pressi della baia di Ambracia è stata scoperta da poco nella località di Moschovi; la tomba misura 2,42 m di diametro e si data, in base alla ceramica, al TE IIIA. Il monumento dimostra una forte presenza micenea nel TE. L’Acarnania non prese parte alla guerra contro Troia: il suo nome non compare nel Catalogo delle navi. In età geometrica l’interesse dei Bacchiadi verso occidente spinse i Corinzi a insediarsi in alcune importanti zone costiere. Il territorio corinzio rimase separato dal resto della regione e i Corinzi scavarono allora il canale che separa Leucade dall’Acarnania, trasformando così Leucade in un’isola (Strab., XIV; X, 451, 682). Essi controllavano il traffico marittimo da nord a sud, il Golfo di Ambracia e il canale di Leucade. Le loro città, Leucade e Anaktorion, influenzarono notevolmente le città vicine, come Palairos e Thyrreion. In età geometrica Corinto non esercitò comunque un’influenza artistica dominante nella regione: un’esigua quantità di ceramica tardogeometrica, proveniente da Palaiomanina, presenta elementi corinzi tipici del vasellame del gruppo greco-orientale, prevalente in Elide, nella Messenia occidentale, in Acaia e a Itaca. L’Acarnania non conobbe una stabile unità politica a causa sia della sua frammentazione geografica, sia della feroce rivalità esistente tra le città vicine: è il caso di Stratos e Oiniadai, presso il basso corso dell’Acheloo (Paracheloitis, secondo le fonti antiche). La più importante città era Olpai, che secondo Tucidide (III, 105) costituiva il più antico centro politico della regione. Dal primo quarto del V sec. a.C. Stratos si affermò come il centro di una federazione comprendente le principali città dell’Acarnania: Anaktorion, Limnaia ed Eraclea sul Golfo di Ambracia, Sollion e Astakos ubicate sulla costa ionica. Altre città erano Thyrreion, Metropolis, Phoitai, Koronta, Medion, Palairos e Derieis.
A causa del suo isolamento, l’Acarnania non prese parte alla guerra contro i Persiani. Solo le città corinzie di Leucade e Anaktorion inviarono navi e truppe per sconfiggere il nemico. I combattimenti si svolsero a Platea e i nomi delle due città furono iscritti sulle spire del serpente della colonna bronzea consacrata dai Greci a Delfi (Hdt., IX, 28, 51, 81). Durante la guerra del Peloponneso, Ambracia, spinta dai Corinzi, attaccò l’Acarnania nell’ambito di un più vasto piano di opposizione agli Ateniesi. La guerra si concluse con un trattato tra Ambracia e l’Acarnania. Un anno più tardi, nel 425 a.C., tutti i Corinzi furono cacciati da Anaktorion. Gli abitanti riuscirono a sconfiggere gli Spartani, ma vennero sottomessi da Agesilao nel 389 a.C.; la regione rimase così sotto il dominio spartano fino al 375 a.C. Successivamente l’Acarnania si alleò con gli Ateniesi nella guerra contro Filippo di Macedonia (340 a.C.). Sconfitta cadde sotto il dominio macedone e nel 314 a.C. nacque una nuova federazione di città comprendente Oiniadai, Savria, Agrinion e Stratos, che ne costituiva il centro militare e politico. Quest’ultima subì l’occupazione etolica nel 300 a.C. circa. Intorno al 260 a.C. la regione fu divisa tra l’Etolia e l’Epiro. Dopo la morte di Antigono Gonata di Macedonia, suo alleato, nel 240 a.C., l’Acarnania chiese a Roma di intervenire in proprio aiuto; riacquistò così la propria indipendenza dopo la caduta della monarchia epirota. Nel 200 a.C. l’Acarnania intervenne contro i Romani al fianco di Filippo V di Macedonia e solo dopo la definitiva sconfitta di quest’ultimo, nel 197 a.C. a Cinoscefale, accettò il dominio di Roma. Da allora e fino alla battaglia navale di Azio nel 31 a.C., la regione dell’Acarnania divenne uno Stato autonomo e indipendente; successivamente fu proclamata provincia romana.
Di grande interesse sono le città fortificate dell’Acarnania, la cui inusuale quantità suscitò l’interesse degli autori antichi (Plut., Arat., 50). I siti colpiscono per l’impianto militare, per la scelta di colline protette naturalmente e per la solidità delle fortificazioni. Notevoli sono le dimensioni, il preciso assemblaggio dei grossi blocchi di pietra secondo diverse tecniche d’opera (poligonale, trapezoidale, ecc.) e la presenza di porte ad arco nelle mura difensive. Si ritiene che per la costruzione delle mura l’Acarnania dovette disporre di ottimi architetti e di eccellente manodopera sin dall’età classica. Particolarmente interessante è l’esempio della città di Oiniadai, per la quale si ipotizza che le solide mura difensive siano state edificate da maestranze itineranti. Una parte di muratura isodoma si è conservata vicino a una delle porte principali. Altre parti, le più antiche delle quali vengono fatte risalire al 455 a.C. circa, erano invece costruite in stile poligonale e trapezoidale. La cinta muraria venne ulteriormente rafforzata nel 219 a.C. Di recente è stata portata alla luce l’agorà di Oiniadai, di forma quadrata. Tra le ultime scoperte sono di rilievo il teatro, la strada che lo collegava con l’agorà e l’arsenale.
Nella mitologia locale, la divinità più importante era quella del fiume Acheloo; quando i Corinzi s’insediarono nella regione, a questa divinità si aggiunse Eracle, eroe dorico. Come nel resto della Grecia, anche gli abitanti dell’Acarnania veneravano il Dodekatheon. A Stratos, Zeus era venerato in un grande tempio del IV sec. a.C. Altre divinità popolari erano Atena, Ares, Asclepio e Igea. Dopo la cacciata dei Corinzi da Anaktorion nel 425 a.C., Apollo divenne oggetto di un culto federale: in suo onore fu eretto un tempio ad Azio (Apollo Aziaco), dove ogni anno si svolgevano anche gare di atletica. Azio, situata su una penisola all’imboccatura del Golfo di Ambracia, fu probabilmente una colonia corinzia fondata da Kypselos, inizialmente sotto il controllo di Anaktorion (Thuc., I, 29, 3). Dopo la famosa battaglia del 31 a.C. contro Marco Antonio, Augusto ampliò il santuario di Apollo, distante 40 stadi circa (Strab., VII, 7, 6). Nell’area sono state rinvenute diverse rovine, nonché due torsi di kouroi provenienti dal santuario, conservati oggi al Louvre.
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di Luigi Caliò
Fondata sulla riva destra dell’Acheloo, S. (gr. Στράτος; lat. Stratus) era la città più importante dell’Acarnania, di cui era capitale. Il sito fu occupato fin dalla protostoria, ma le notizie che abbiamo sono relative soprattutto al V sec. a.C. quando la città fu alleata di Atene durante la guerra del Peloponneso (Strab., X, 450; Ptol., V, 13, 10; 96, 3).
Assediata senza successo da Knemos di Sparta nel 429 a.C., resistette anche a un secondo attacco spartano condotto da Agesilao nel 391 a.C.; probabilmente in quest’epoca era già attivo un sistema di difesa della polis, anche se la tecnica pseudoisodoma con cui sono state costruite le mura potrebbe far pensare piuttosto a una realizzazione di IV sec. a.C., forse messa in opera dopo che nel 314 a.C. la città passò a Cassandro, il quale promosse un sinecismo tra S., Saurias e Agrinion; inoltre nel settore ovest della fortificazione le mura inglobano anche il peribolo del tempio di Zeus, costruito probabilmente dopo il 338 a.C., che si porrebbe quindi come terminus post quem per la realizzazione della cinta muraria. Le mura abbracciavano quattro terrazze parallele il cui asse lungo aveva un orientamento nord-sud. Un muro fortificato trasversale (diateichisma) con andamento nord-sud divideva il cerchio delle mura in due settori; in quello sud si apre la porta principale della città, difesa da due contrafforti che formano una corte interna, secondo una tecnica tipica del IV sec. a.C., mentre nel punto più a nord della cinta in corrispondenza con il diateichisma si trova l’acropoli, difesa da un complesso di mura e torri legato al sistema di fortificazione della polis, che la fanno assomigliare a una fortezza.
A parte il teatro, databile probabilmente al IV sec. a.C., ma ancora non completamente scavato, tutti gli edifici pubblici della polis si trovano nel settore occidentale, in cui sono stati rinvenuti scarsi resti dell’agorà e una cisterna. L’agorà, anche questa da datarsi al IV sec. a.C., presenta nel lato ovest un portico, costruito sopra una fila di camere sotterranee. La città aveva anche un ginnasio, come testimonia una iscrizione del II sec. a.C. (IG 2 IX, 1.24.408) che ricorda una riunione di Gimnasiarchi. Il tempio di Zeus, rimasto incompleto, è costruito su una piattaforma lunga circa 70 m da est a ovest, è periptero, esastilo con 11 colonne sui lati lunghi. Il tempio non ha l’opistodomo, il che comporta come conseguenza la riduzione dei lati lunghi della peristasi ed è costruito in una miscellanea di ordini: dorico nella peristasi, ionico per l’architrave e corinzio per l’interno della cella, caratteristica che ritorna in altri templi coevi come quello di Zeus a Nemea e il Metroon a Olimpia.
La città nel 270 a.C., dopo la morte di Pirro, fu assegnata all’Etolia. Antioco e più tardi Nicandro trovarono rifugio nelle fortificazioni della polis. Nel 167 a.C. fu inclusa nella provincia romana.
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