La crescita demografica e gli insediamenti urbani
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Agli inizi del nuovo millennio la popolazione europea è in crescita. Vengono fondati nuovi villaggi, mentre le città si ripopolano e diventano centri di scambi e di attività produttive. Il reticolo urbano, assai fitto in Italia e nella Francia meridionale, presenta maglie sempre più larghe man mano che ci si dirige verso est e verso nord. Il massimo del numero di abitanti viene raggiunto agli inizi del Trecento, quando la popolazione di città come Milano, Firenze, Parigi si aggira intorno ai 100 mila abitanti.
Agli inizi del nuovo millennio la popolazione europea, dopo il calo dei secoli III e VI e la stagnazione di quelli seguenti, è decisamente in crescita. Si estende la superficie delle terre messe a coltura attraverso impegnative opere di dissodamento e vengono fondati nuovi villaggi. Le città si ripopolano e diventano centri di scambi e di attività produttive. Salgono i prezzi dei prodotti agricoli, che ora trovano nel mercato cittadino uno sbocco molto più ampio che nel passato. Il possesso fondiario appare sempre più frantumato nel passaggio da una generazione all’altra, segno che viene diviso tra un numero più grande di figli. Le famiglie nobili, di cui è possibile ricostruire la genealogia, risultano formate da un numero maggiore di membri.
A giudicare dai dati forniti dagli inventari (polittici) di alcuni grandi monasteri francesi, un aumento della popolazione contadina è già in atto tra IX e X secolo, probabilmente frenato dal clima di insicurezza creato dalle frequenti incursioni di Ungari, Saraceni e Normanni, che si arrestano verso la metà del X secolo. L’unica regione dell’Europa, per la quale è possibile con una certa approssimazione elaborare una stima del fenomeno, è l’Inghilterra, e ciò grazie al Domesday Book, una specie di censimento a fini fiscali di tutti gli abitanti del regno, compilato tra il 1080 e il 1086, e dal quale risulta una popolazione di circa un milione e 100 mila abitanti, divisi in 300 mila nuclei familiari. Poiché agli inizi del secolo XIV gli abitanti sono circa tre milioni e 500 mila, è evidente che in poco più di 200 anni la popolazione inglese si è più che triplicata.
A questo dato non è possibile però dare un carattere generale e concludere che in tutta Europa la popolazione si triplichi tra XI e XIII secolo, perché le condizioni di partenza dei vari paesi dell’Europa non sono le stesse. L’Italia, ad esempio, nei secoli dell’alto Medioevo è molto più popolata e quindi ha meno terre da mettere a coltura, rispetto a paesi come la Germania e l’Inghilterra; perciò è stato stimato che la sua popolazione si sia soltanto raddoppiata tra il Mille e gli inizi del secolo XIV, passando da cinque a nove, dieci milioni.
Accanto all’incremento demografico, un altro fenomeno che coinvolge tutta l’Europa è l’impegno dei signori laici ed ecclesiastici nella valorizzazione di zone completamente disabitate, nelle quali essi cercano di attirare coloni promuovendo la fondazione di nuovi centri abitati, detti villenuove o borghi franchi, questi ultimi con chiaro riferimento alle particolari condizioni giuridiche offerte ai loro abitanti: esenzioni fiscali e garanzie di carattere giudiziario, tra cui il diritto di essere giudicati all’interno del borgo e da giudici espressi dalla comunità. Nella sola zona di Parigi si contano ben 500 villenuove tra XI e XIII secolo e più di 200 sono quelle documentate nella pianura padana.
Ma è soprattutto in ambiente urbano che si colgono con immediatezza i segni dell’incremento demografico, a partire dall’Italia meridionale, le cui città, soprattutto quelle della Campania e della Puglia (Amalfi, Gaeta, Salerno, Bari ad esempio), traggono vantaggio dall’essere inserite nello spazio commerciale bizantino e musulmano. Ancora più decisamente proiettate verso il futuro, per quanto concerne il ruolo economico e la dinamica politico-sociale, appaiono alcune città marinare dell’Italia centro-settentrionale. Innanzitutto Venezia, i cui mercanti già nel IX secolo hanno contatti con la Grecia, la Sicilia, la Tunisia, l’Egitto e si apprestano a battere la concorrenza degli amalfitani sul Bosforo e nel mare Egeo, puntando a fare dell’Adriatico un mare regionale sotto il loro pieno controllo. Sul Tirreno si appuntano invece le mire di dominio di altre due città marinare, Pisa e Genova, entrambe in posizione favorevole per trarre vantaggio dalla ripresa degli scambi tra l’Europa continentale e i paesi del Mediterraneo.
La crescente prosperità economica di Venezia, Pisa e Genova si inquadra, a sua volta, in una più generale ripresa, che coinvolge anche le città dell’Europa continentale e ne favorisce il sorgere di nuove. In questo panorama l’Italia centro-settentrionale si inserisce con elementi di originalità, riconducibili soprattutto all’intensità dell’urbanesimo antico, che non consente, come altrove, il sorgere dopo il Mille di molte città nuove. Villaggi rurali, destinati poi a crescere di consistenza, sono fondati in gran numero, ma le vere e proprie città di nuova fondazione sono poche: Ferrara, Alessandria, Fabriano, Macerata.
Una città in pieno e precoce sviluppo è Pavia, grazie non solo al suo ruolo di capitale del regno italico, ma anche alla sua posizione geografica alla confluenza del Ticino con il Po e presso le strade che, attraverso i valichi alpini, conducono in Germania e in Francia. Fin dall’età carolingia sono in crescita anche Piacenza, Mantova e Cremona, tutte destinate però ad essere sopravanzate da Milano, che manifesta dopo il Mille una prorompente vitalità sia sul piano economico-sociale sia su quello politico. In Toscana i primi centri ad assumere un ruolo di rilievo sul piano economico e politico sono, oltre a Pisa, Firenze, Lucca e Siena.
La rinascita urbana coinvolge anche la Francia meridionale e, sia pur in misura minore, alcune regioni della Germania poste lungo il corso del Reno e dei suoi affluenti, in buona parte navigabili. Qui infatti le antiche città di Colonia, Coblenza, Magonza, Treviri, Metz, Worms, Spira, Strasburgo, Basilea, grazie alla loro posizione, svolgono un ruolo importante lungo gli itinerari fluviali e terrestri che collegano l’Europa centro-settentrionale con l’Oriente. Ad esse nel corso dei secoli XI-XII se ne aggiungono altre di nuova fondazione, in collegamento con l’intensificarsi delle attività mercantili e artigianali: Francoforte sul Meno, Norimberga, Ulma e, al di là dell’Elba, Brema, Amburgo, Lubecca.
I modi in cui questo avviene sono fondamentalmente due: o un signore feudale prende l’iniziativa di fondare un centro fortificato nei pressi di un luogo di mercato, per attirarvi mercanti e artigiani, o un gruppo di mercanti crea un proprio insediamento nei pressi di un castello, di una piccola città fortificata o di una grande abbazia, per riceverne protezione. Il borgo, come si chiama questo nuovo insediamento, ben presto cresce in estensione e in floridezza economica, attirando altri mercanti, artigiani, venditori ambulanti, per cui finisce con il prevalere sul nucleo originario, fino a che un’unica cinta muraria non li ingloba entrambi, sanzionando così la nascita della nuova città. Un’origine di questo genere hanno molte città delle Fiandre (Bruges, Gand, Arras, Lilla, Saint-Omer, Ypres), che diventano, insieme all’Italia centro-settentrionale, una delle regioni d’Europa più urbanizzate.
Il reticolo urbano presenta maglie molto più larghe man mano che ci si dirige verso est, anche se in quella direzione non mancano città di una certa importanza commerciale, sorte già nel secolo X dallo sviluppo di centri di mercato o a protezione di facili attraversamenti fluviali e di importanti strade di comunicazione, come Praga in Boemia, Cracovia in Polonia e Novgorod e Kiev in Russia, la cui fortuna è legata alle correnti di traffico, che dal Baltico si spingono verso l’interno. In Inghilterra, infine, dove la dominazione romana non aveva lasciato insediamenti di tipo urbano, una rete di città si forma solo nel pieno Medioevo. Si tratta di centri di piccola e media consistenza, il cui decollo, nonostante le correnti di traffico che lambiscono le coste meridionali e occidentali dell’isola, è assai lento; nell’insieme giungono, tuttavia, a formare tra XII e XIII secolo un reticolo urbano abbastanza fitto. Agli inizi del Trecento l’unica città inglese di grandi dimensioni è Londra, che con i suoi 30/40 mila abitanti si pone al livello di Pisa, Pavia, Roma.
Il Medioevo occidentale non conosce il fenomeno delle megalopoli. Le stesse aree a più intensa urbanizzazione – Italia centro-settentrionale e Fiandre – sono tali per il gran numero di città e non per la loro grandezza.
Il massimo dell’estensione e del numero di abitanti viene raggiunto agli inizi del Trecento, quando città come Milano, Firenze, Parigi hanno già costruito una terza cerchia muraria, essendo state le due precedenti man mano superate dal continuo moltiplicarsi delle abitazioni. La loro popolazione si aggira allora intorno ai 100 mila abitanti, addensati in una superficie compresa tra i 450 (Parigi) e i 600 ettari (Firenze). Minore la densità nelle città della Germania e delle Fiandre, all’interno delle quali si aprono ampi spazi per orti e giardini: a Bruges, sempre agli inizi del Trecento, su una superficie di 430 ettari vivono ad esempio 60-70 mila abitanti e altrettanti risiedono a Gand, ma in un’area di 644 ettari. A Colonia, la maggiore città tedesca del tempo, i circa 40 mila abitanti si distribuiscono su una superficie di ben 400 ettari.
In assoluto le città più popolose, oltre Milano, Firenze e Parigi, sono Venezia e Genova, che probabilmente non si pongono molto al di sotto dei 100 mila abitanti, seguite da Gand e Bruges, come si è detto, a quota 60-70 mila. Più numerose sono quelle che si collocano nella fascia dei 30-50 mila abitanti, occupata in gran parte da città italiane (Bologna, Pisa, Siena, Padova, Verona, Roma, Napoli, Palermo, Messina) e delle Fiandre (Tournai, Ypres, Bruxelles, Lovanio); ad esse sono da aggiungere Colonia, Londra e alcune città spagnole, sia musulmane (Siviglia, Granada, Cordova) sia cristiane (Barcellona, Valencia).
Una classe di grandezza ancora più affollata è quella che possiamo definire media, tra i 15 e i 30 mila abitanti, in cui si impongono per il loro numero ancora una volta città italiane (Pavia, Piacenza, Parma, Mantova, Vicenza, Treviso, Ferrara, Modena, Lucca, Arezzo, Ancona, Viterbo, Perugia, L’Aquila, Barletta, Lucera, Trani, Bitonto, Melfi, Trapani, Sassari), seguite da quelle delle Fiandre (Arras, Lilla, Liegi) e della Germania (Lubecca, Brema, Amburgo, Strasburgo, Norimberga).