Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Tra i Paesi europei l’Olanda gode, all’inizio del secolo, di maggiore stabilità, anche perché non partecipa alla prima guerra mondiale. Pure il dopoguerra presenta una situazione di sostanziale continuità politica, con la collaborazione tra i due partiti cristiani. L’Olanda è però travolta dalla seconda guerra mondiale con l’occupazione nazista cui segue, dopo la guerra, una drastica epurazione. Tra gli anni Cinquanta e Settanta il Paese attraversa gravi problemi economici che danno origine a forti proteste sociali, mentre negli anni Ottanta conosce una positiva fase di crescita. Negli ultimi anni si è acuito il problema relativo all’immigrazione che ha investito in modo violento la vita politica.
Agli esordi del Novecento l’Olanda vive una fase politica ed economica di transizione, in coincidenza con il processo di industrializzazione che coinvolge tutti i Paesi dell’Europa. Lo sviluppo del commercio, in particolare con le colonie e con l’Europa nord-orientale, e le ridotte dimensioni del Paese rendono meno traumatico il passaggio all’economia industriale, necessario per reagire alle difficoltà del settore agricolo, colpito dalla concorrenza della cerealicoltura proveniente dal continente americano e dalla Russia. Contemporaneamente nel Paese, retto da una monarchia costituzionale, vengono realizzate significative politiche, orientate in senso autenticamente democratico. I partiti più rappresentativi sono, da una parte, quelli religiosi (calvinista e cattolico, non più rivali tra loro, come nella seconda metà del XIX secolo) e, dall’altra, le forze socialiste cresciute sensibilmente negli ultimi decenni dell’Ottocento in coincidenza con l’avvio della industrializzazione. Nel 1901 entra in carica il primo governo di coalizione tra i partiti cattolico e calvinista; le riforme democratiche, tuttavia, conducono alla frammentazione del sistema politico e creano una situazione di difficile governabilità. La regina Guglielmina (1880-1962), in carica dal 1890, decide di nominare un governo extraparlamentare, che risponde dei propri atti solo alla sovrana. Allo scoppio della prima guerra mondiale, sia la regina, sia il governo, guidato dal liberale Pieter Cort Van der Linden (1846-1935), sono d’accordo nel mantenere l’Olanda in una posizione di neutralità, nonostante l’invasione, operata dalle truppe tedesche, del confinante Belgio. Negli anni della guerra che, pur non combattuta, provoca un deciso peggioramento del livello di vita della popolazione, il governo introduce ulteriori riforme democratiche: nel 1917 viene istituito il suffragio universale maschile e, nel 1918, il diritto di voto è esteso anche alle donne.
La colonia dell’Indonesia è pure oggetto di un significativo provvedimento: nel tentativo di fronteggiare alle rivendicazioni nazionalistiche che portano all’organizzazione di nuove formazioni politiche, il governo olandese approva l’istituzione di un Consiglio del Popolo che dà alla colonia una forma di rappresentanza, sia pure solo consultiva. Dopo la guerra si registra una situazione di instabilità; i sacrifici che la popolazione ha sopportato, uniti alla precarietà politica esistente in tutti i Paesi europei – e in particolare nella confinante Germania – producono anche in Olanda le condizioni per un tentativo insurrezionale, guidato dall’esponente del Partito Socialdemocratico Operaio Olandese Pieter Jelles Troelstra (1860-1930), che fallisce. Fino alla metà degli anni Venti, la situazione politica rimane stabile, guidata saldamente dai partiti cristiani; Charles Ruijs de Beerenbrouck (1873-1936), primo ministro dal 1918 al 1925, è il primo cattolico a ricoprire tale carica. Ma è proprio la questione religiosa a creare instabilità quando, nel 1925, il parlamento approva la rottura delle relazioni diplomatiche con il Vaticano. Dal 1926 al 1929 il Paese è retto da un nuovo governo extraparlamentare: i Primi ministri che si alternano, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, sono il cristiano Dirk Jan der Geer (1870-1960), dal 1926 al 1929, e il rappresentante del Partito Calvinista Antirivoluzionario (un partito riformista che propone una politica di riforme graduale ed evoluzionista, ostile alla violenza rivoluzionaria dei socialisti) Hendrikus Colijn (dal 1925 al 1926, e poi dal 1933 al 1939).
Anche in Olanda la crisi economica del 1929 produce sensibili ripercussioni, ma i provvedimenti per affrontarla sono più coraggiosi di quelli degli altri Stati europei: viene approvata una serie di riforme sociali che riducono la giornata lavorativa a otto ore, introducono l’assicurazione obbligatoria per le malattie e per l’invalidità. Permane, nel corso degli anni Venti, la situazione di instabilità nella colonia dell’Indonesia: sempre più frequenti sono gli scioperi organizzati dal Partito Comunista Indonesiano e, nel 1928, Ahmed Sukarno (1901-1970) fonda il Partito Nazionalista Indonesiano; il governo olandese risponde con una energica azione repressiva.
Il 14 maggio 1940 l’Olanda è invasa dall’esercito della Germania nazista, ma l’atteggiamento dei regnanti è di risoluta opposizione. In Olanda, infatti, il Movimento Nazionalsocialista Olandese, guidato da Anton Mussert (1894-1946), non ha mai goduto di un sicuro consenso, anche in ragione dei numerosi profughi ebrei rifugiatisi dalla Germania in Olanda, che informavano sul carattere criminale del regime tedesco. L’occupazione si rivela particolarmente brutale. La famiglia reale, rifugiatasi a Londra, organizza la resistenza e la popolazione dà luogo a frequenti scioperi e attività di non collaborazione con gli occupanti. Il governo tedesco organizza tuttavia la deportazione della quasi totalità degli ebrei residenti in Olanda (si calcola che i morti complessivi siano stati circa 100 mila). Durante la guerra l’Indonesia viene occupata dalle truppe giapponesi e ciò rafforza ulteriormente i movimenti nazionalisti. L’ultimo anno di guerra è particolarmente duro, soprattutto l’inverno compreso tra il 1944 e il 1945; le forze alleate non riescono a liberare il Paese e la scarsità di risorse produce, per l’indigenza, numerose vittime. Alla fine del conflitto, il nuovo potere organizza una decisa epurazione di chi aveva collaborato con gli occupanti; Mussert viene processato con l’accusa di collaborazionismo e fucilato nel 1946. Nel 1948 la regina Guglielmina abdica a favore della figlia Giuliana (1909-2004).
Nel 1945, intanto, è stata proclamata l’indipendenza delle principali isole indonesiane e gli Olandesi, coadiuvati dalla Gran Bretagna, intervengono militarmente. Lo scopo della loro azione non è quello di mettere in discussione la nuova Repubblica Indonesiana, da loro riconosciuta già nel 1946, quanto di frammentare l’arcipelago indonesiano in una pluralità di comunità politiche sulle quali esercitare un controllo diretto. E nel 1949 viene istituita l’Unione Olandese-Indonesiana, nella quale l’Olanda intende esercitare una funzione di guida, ma già nel 1954 il governo indonesiano decide di denunciare l’unione e di proclamare l’intero arcipelago dell’Indonesia Stato unitario. Nello stesso anno il Suriname e le Antille olandesi, che fanno anch’esse parte dell’Unione, ottengono un regime parlamentare e il suffragio universale, pur rimanendo parte del territorio nazionale.
Il secondo dopoguerra, dal punto di vista politico, è caratterizzato da un bipolarismo tra i partiti cristiani (a cui appartengono la maggior parte dei primi ministri) e i laburisti. In questi anni l’Olanda aderisce a tutte le organizzazioni di cooperazione e di alleanza dei Paesi occidentali: il Benelux e il CED nel 1948, la NATO nel 1949, la CECA nel 1953, il MEC e l’EURATOM nel 1957. Il decennio è dominato dalle personalità politiche del calvinista Willem Drees (1886-1988) (al governo dal 1948 al 1958) e del cattolico Jan Eduard de Quay (1901-1985), primo ministro nel 1959.
I provvedimenti più significativi riguardano la politica estera: nel 1963 è sancita l’annessione della Nuova Guinea all’Indonesia; nel 1964 l’Olanda raggiunge un accordo con la Repubblica Federale Tedesca sulle riparazioni dei danni dell’ultima guerra (in cambio di un pagamento di 280 milioni di marchi tedeschi, l’Olanda restituisce i territori, dal 1945 sotto la sua amministrazione, di Elten e di Tuderen). A partire dagli anni Sessanta la vita politica olandese è sconvolta soprattutto da problemi di ordine economico: le tensioni sociali, dovute alla crisi di importanti settori produttivi, e soprattutto l’imponente sciopero dei lavoratori edili di Amsterdam del giugno 1966, causano la caduta del governo di centrosinistra, guidato dal cattolico Jozef Maria Laurens Theo Cals (1914-1971), eletto appena un anno prima. Il malessere presente nel Paese dà luogo a manifestazioni anche contro la casa reale, come la contestazione della principessa Beatrice (1938-) per il suo matrimonio con un diplomatico tedesco. Il governo, per affrontare la situazione di recessione, opta per una politica di decisa austerità (blocco dei prezzi e dei salari), che favorisce, nelle elezioni successive, la crescita dei partiti di sinistra. Ancora nel 1972 la difficile situazione economica provoca una crisi di governo; neppure il ricorso alle grandi coalizioni riesce, in quegli anni, a restituire stabilità politica. Nel 1973, inoltre, l’Olanda, accusata di una politica estera filoisraeliana, subisce con particolare asprezza l’embargo petrolifero deciso dai Paesi arabi, in coincidenza con la guerra del Kippur. In questo delicato frangente politico, la casa reale viene travolta da uno scandalo; il principe Bernardo è coinvolto nell’affare Lockheed ed è costretto a rinunciare alle partecipazioni in diverse società, oltre a fare pubblica autocritica. In ragione di ciò il parlamento decide nei suoi confronti il non luogo a procedere. Il Paese è comunque scosso e, in occasione dell’incoronazione della principessa Beatrice, dopo l’abdicazione di Giuliana, si verificano durante la cerimonia vivaci manifestazioni di protesta.
Il nuovo governo del democristiano Andreas Antonius Maria Van Agt (1931-) è costretto ad adottare ancora una politica di austerità. Nel corso degli anni Ottanta, congiuntamente alla ripresa economica, il mondo politico è percorso da contrasti per la legge sulla depenalizzazione dell’aborto e per la decisione di installare gli euromissili. In quest’ultimo caso, il governo decide di sospendere le iniziative in attesa che si apra una trattativa con l’Unione Sovietica, anche se poi la loro installazione viene approvata nel novembre 1985, nonostante la mancata trattativa e la decisa protesta di parte dell’opinione pubblica, per decisione del nuovo primo ministro, il democristiano Ruud Lubbers (1939-), principale personalità politica di questi anni. Alle elezioni del 1989 i democristiani aumentano i loro consensi a scapito dei socialisti e dei liberali, anche se le forze di opposizione complessivamente aumentano, grazie alla crescita di diverse formazioni di sinistra, fra cui i Verdi. Si forma allora un governo di grande coalizione, nel quale emerge la personalità del socialista Wim Kok (1938-), che ricopre l’incarico di ministro degli Esteri. Questo governo è artefice di una legge particolarmente avanzata in merito ai diritti degli stranieri, cui è permesso l’accesso alla pubblica amministrazione. Un altro provvedimento che suscita clamore in Europa è la depenalizzazione dell’eutanasia, per i malati terminali che soffrono di dolori incessanti e per i quali non esiste più alcuna terapia alternativa. Nel 1991 l’Olanda, presidente di turno della Unione Europea, è tra le maggiori sostenitrici per la firma del trattato di Maastricht.
La situazione economica dell’Olanda è, negli anni Novanta, una delle più prospere dell’Europa, il che conduce alla conferma, nelle elezioni del 1994 e del 1998, del governo di coalizione guidato da Wim Kok. Nel 2002, però, Kok è costretto a dimettersi per le risultanze dell’inchiesta ufficiale sul massacro di Sebrenica, avvenuto nella ex Jugoslavia nel luglio 1995, con responsabilità diretta dei caschi blu olandesi delle Nazioni Unite, che non sono intervenuti a fermare le milizie serbo-bosniache. Le elezioni del 2002 sono condizionate dal primo omicidio politico della storia del Paese, compiuto da uno squilibrato nei confronti del leader di estrema destra Pym Fortuyn. L’evento, che colpisce in modo decisivo l’opinione pubblica, sposta a destra l’asse politico e favorisce il ritorno alla maggioranza relativa del Partito Democristiano e l’ascesa, quale secondo partito, proprio della lista di Fortuyn. Ne segue un governo di centrodestra, detto di “accordo strategico”. Ma già nel gennaio 2003, il partito ha perso due terzi dei voti. Intanto i problemi legati alla emigrazione e alle relazioni con la comunità islamica assumono una grande importanza nella società. E l’uccisione del regista Theo Van Gogh da parte di un terrorista islamico, il 2 novembre 2004, provoca diversi atti di violenza contro gli immigrati. Nel giugno 2005 un referendum respinge il progetto di costituzione europea, rivelando l’esistenza di un forte distacco tra la società civile e la classe politica, schierata a grande maggioranza per l’approvazione.