L'Italia preromana. I siti piceni: Monterinaldo
Centro della valle dell’Aso. In contrada La Cuma, campagne di scavo condotte tra il 1958 e il 1962 hanno portato alla luce i resti di un santuario, databile in età tardorepubblicana, e una grande quantità di terrecotte architettoniche.
Il tempio, di cui si conservano le sostruzioni e parte del podio, aveva un orientamento in senso nord-sud ed era circondato da un temenos a blocchi di tufo. Sul lato posteriore si apriva un portico lungo 66 m, costituito da due file di colonne tufacee, quelle esterne con capitelli dorici, quelle centrali con capitelli di tipo ionico. All’estremità occidentale del portico era posto un ambiente rettangolare (9 x 6 m), chiuso sulla fronte da tre colonne ioniche tra due paraste. Rimane ignota la divinità alla quale il santuario era dedicato, come incerta è ancora l’attribuzione territoriale del complesso, secondo alcuni da legare alla colonia latina di Firmum Picenum. Numerosi frammenti di statue frontonali ad altorilievo, di cui manca uno studio sistematico, furono rinvenuti inglobati nelle murature del tempio, dove erano stati reimpiegati come materiale da costruzione. Tra questi si distinguono per l’alto livello artistico alcune teste femminili e altre virili barbate con tracce di policromia, in cui si riconoscono influssi classicheggianti e di ambito microasiatico. I confronti stilistici riportano alle botteghe attive a Roma alla fine dell’età ellenistica e fanno ipotizzare una datazione tra il secondo e il terzo quarto del II sec. a.C. Coppi, tegole e altre terrecotte architettoniche decorate furono rinvenuti sparsi tra l’area del portico e il tempio. Tra le ultime sono comprese lastre di rivestimento con tralci vegetali e colombe ad altorilievo, lastre con tralci ad andamento sinuoso o con motivi vegetali e cornice inferiore ondulata o con palmette tra doppie spirali e antefisse con potnia theròn. Si tratta di tipologie molto diffuse, databili tra la seconda metà del II e gli inizi del I sec. a.C.
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