L'Italia preromana. I siti etruschi: Cortona
Città della Toscana (etr. curtun, curthute; gr. Κόρτωνα, Γορτυναία, Κρότων; lat. Corythus, Cortona), posta su un’altura nella Val di Chiana, in provincia di Arezzo.
Le fonti indicano come fondatori Nanos-Ulisse o Korythos e ricordano i Pelasgi e gli Umbri fra i primi abitanti. Un’altra tradizione, conosciuta da Virgilio, parla di Dardano come mitico fondatore della città, dopo una sua vittoria sui Pelasgi. Nelle fonti latine C. emerge solo con il 310 a.C., quando, sconfitta insieme con Arezzo e Perugia dal console romano Rulliano, chiese e ottenne una tregua trentennale. Durante le guerre puniche, la città è menzionata in occasione dello scontro avvenuto presso il Lago Trasimeno. Alcune iscrizioni di epoca imperiale attestano che C. era un municipio. La ricostituzione della Lega etrusca, avvenuta sotto Augusto, previde l’ammissione della città tra i XV populi Etruriae. Le testimonianze archeologiche documentano la presenza di principes alla fine del VII sec. a.C. e nel successivo; in secoli durante i quali si erano sviluppati già significativi poli urbani in Etruria, la zona di C. sembra dominata ancora da una struttura sociale gentilizia. Le celebri tombe a tholos di Camucia e del Sodo I e II rientrano in questa temperie socio-culturale.
Il cosiddetto “melone” di Camucia venne scoperto da A. François nel 1842 e presenta una circonferenza di ben 200 m; quelli del Sodo I e II si ergono nella pianura immediatamente al di sotto di C. e distano 300 m l’uno dall’altro. Dal “melone” di Camucia proviene uno dei più antichi esempi di scultura arcaica dell’Etruria settentrionale: il prospetto di un letto funebre costituito da tre blocchi di tufo e raffigurante, tra i profili delle zampe figurate, due file di donne piangenti. Il “melone” del Sodo II fu rinvenuto alla fine degli anni Venti del Novecento, ma indagini in anni recenti hanno scoperto che il tumulo raggiungeva un diametro di 60 m e che vi erano i resti di un altare monumentale a forma di terrazza, delimitato da una balaustra composta da imponenti sculture a forma di palmette. L’accesso alla terrazza era consentito da sei gradini; su ciascun lato della gradinata sono posti due grandi blocchi scolpiti con scene di lotta tra uomini ed esseri mostruosi. Sul blocco situato sulla destra è riconoscibile una sfinge che trattiene un personaggio inginocchiato, probabilmente un guerriero, colto nell’atto di affondare con la mano destra un pugnale nel suo fianco.
Le tombe cortonesi hanno restituito anche reperti di bronzo, tra cui il celebre “lampadario” (oggi nel Museo dell’Accademia Etrusca) e una serie di bronzetti votivi ispirati a modelli del medio ellenismo e prodotti con ogni probabilità localmente. Tra essi è il noto fanciullo con l’oca al Museo di Leida, recante una dedica alla divinità Thufltha. La documentazione del periodo ellenistico è affidata comunque soprattutto alla Tanella Angori e alla Tanella Pitagora, tombe, probabilmente del II sec. a.C., che rientrano in una tipologia funeraria attestata nel perugino e nel chiusino. Alla ricchezza della documentazione da necropoli si contrappone la scarsità di testimonianze archeologiche dall’area urbana. Sappiamo comunque che la città aveva una poderosa cinta muraria, realizzata in gran parte in opera pseudoisodoma, lunga più di 2 km e ascritta per ora dubitativamente al V sec. a.C. Tratti di essa sono visibili sui lati sud, ovest e nord della città moderna. All’interno di C. si trovano un tratto di mura in opera quadrata con volta a tutto sesto (via Mazzuoli) e i resti di una cisterna di opus incertum presso la chiesa di S. Antonio.
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