Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel Seicento le scienze assumono un ruolo sempre più rilevante nelle università europee. Mentre la filosofia tarda a innovarsi, le matematiche subiscono una rapida trasformazione, includendo l’insegnamento di cartografia, idrografia e meccanica nei curricula. Anche in medicina si hanno importanti innovazioni, con l’ingresso delle lezioni di chimica e la diffusione degli orti botanici e dei teatri anatomici. Botanica, chimica e matematiche sono insegnate anche al di fuori delle università, in istituzioni come il Gresham College di Londra e il Jardin du Roi di Parigi. I libri di testo registrano molto lentamente i mutamenti in atto nelle scienze. Tra i più innovativi sono quelli di chimica, che nascono per lo più da corsi privati.
Nel Seicento si assiste al declino dell’aristotelismo e della medicina galenica (e araba) nell’insegnamento universitario. L’insegnamento delle matematiche acquista un’importanza crescente, mentre orti botanici, teatri anatomici e corsi di chimica arricchiscono l’insegnamento medico, dando maggior rilievo all’esperienza e all’osservazione. Il panorama europeo dell’insegnamento scientifico è tutt’altro che omogeneo e le tradizioni locali hanno un forte peso nel determinare tempi e modi dell’innovazione dei curricula e delle strutture. Le università olandesi sono in genere le più aperte all’innovazione curriculare, con l’introduzione del copernicanesimo e della medicina di Harvey. Nel Seicento si ha un declino dell’insegnamento delle scienze nella penisola iberica – un processo che è parte del generale declino delle scienze, cui contribuiscono molteplici fattori, soprattutto il crescente potere dell’Inquisizione e il forte controllo della produzione e circolazione dei libri. Inoltre, le università spagnole si specializzano essenzialmente nella formazione dei predicatori e dei funzionari per le colonie.
Nel XVII secolo l’insegnamento delle scienze non è limitato alle università, ma ha luogo anche in corsi privati, impartiti in alcuni casi dagli stessi docenti universitari, come ad esempio i corsi di matematiche applicate di Galileo a Padova. A Parigi sono impartiti corsi privati di chimica, talvolta in laboratori creati presso la bottega degli speziali. Nella seconda metà del Seicento il Jardin du Roi di Parigi diviene il principale centro di insegnamento di botanica, anatomia e chimica, in aperto contrasto con la facoltà di medicina, che cerca di mantenere il controllo della formazione dei medici. Le scienze sono anche insegnate in istituzioni con finalità specifiche, come il Gresham College di Londra, dove si studiano le matematiche applicate. Successivamente, nel XVIII secolo, sorgono in Francia, per iniziativa dello Stato, le scuole militari, dove i giovani delle famiglie nobili apprendono nozioni elementari di matematica, finalizzate soprattutto all’artiglieria.
La Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola, ha un ruolo centrale nell’istruzione in tutta l’Europa cattolica. I Gesuiti creano numerosi collegi in Europa e nel Nuovo Mondo, tutti con lo stesso ordinamento degli studi (la ratio studiorum). Le opere dei Gesuiti sono sottoposte a un rigido sistema di controllo prima della loro pubblicazione, ma ciò non produce una completa uniformità di vedute. Quanto alle scienze matematiche, la Compagnia può vantare un numero cospicuo di validi matematici, come Cristoforo Clavio, che contribuisce alla riforma del calendario e introduce l’insegnamento della matematica nella ratio studiorum, e il suo allievo Gregorio di Saint-Vincent, che elabora un eccellente metodo per la quadratura del cerchio. All’inizio del secolo, i Gesuiti insegnano la teoria geocentrica tradizionale cercando di perfezionarla, ossia portandola a un più elevato grado di esattezza; successivamente, quando appare con chiarezza l’impossibilità di raggiungere questo scopo, adottano il sistema geoeliocentrico di Tycho Brahe, insegnato dai Gesuiti fino allo scioglimento dell’ordine nel 1773. L’opposizione all’eliocentrismo non impedisce tuttavia agli astronomi gesuiti come Christopher Scheiner di produrre importanti risultati nell’astronomia d’osservazione. I collegi gesuitici adottano aspetti della filosofia cartesiana alla fine del Seicento, ma solo come utili strumenti per lo studio di determinati fenomeni, non come una complessiva filosofia della natura. Nei libri di testo si registrano alcune timide innovazioni: intorno alla metà del XVII secolo nei manuali di filosofia naturale, come ad esempio il Cursus Philosophicus (1652) di Emanuel Maignan, sono introdotte, anche se in un contesto ancora aristotelico, le teorie fisiche galileiane. Nella seconda metà del Seicento l’aristotelismo è sempre meno presente nei libri di testo ed è sostituito dalla filosofia cartesiana; ne è un esempio il Traité de physique (1671) di Jacques Rohault, che per molti decenni è il più diffuso manuale di fisica. All’inizio del XVII secolo nascono libri di testo di discipline ancora estranee ai curricula universitari, che però rispondono a una crescente domanda di istruzione in nuove discipline. Il libro di testo di chimica, insegnata ancora in corsi privati, nasce in Francia con Jean Beguin e ha un carattere eminentemente pratico, essendo destinato a medici e farmacisti. Il più diffuso manuale di chimica secentesco è il Cours de Chymie (1675) di Nicolas Lémery, che, tradotto in varie lingue, contribuisce a gettare le basi per l’unificazione della terminologia chimica.
L’insegnamento delle scienze e della medicina all’università di Parigi è caratterizzato da un sostanziale conservatorismo: dominano l’aristotelismo e la medicina galenica; il meccanicismo di Descartes e quello di Pierre Gassendi sono introdotti nei curricula solo dopo il 1690, la teoria della circolazione del sangue è a lungo rifiutata dai professori di Parigi. Verso la fine del secolo l’insegnamento della fisica comincia a includere la pneumatica e la legge galileiana di caduta dei gravi, mentre in astronomia non è insegnato il sistema copernicano, bensì quello geoeliocentrico di Tycho Brahe. All’inizio del Settecento, grazie a Pierre Varignon, si ha un rinnovamento dell’insegnamento della matematica e della meccanica al Collège de Mazarin (che è parte dell’università di Parigi) e al Collège Royal. Le lezioni di Varignon, che è tra i primi ad utilizzare il calcolo infinitesimale nella meccanica, sono pubblicate postume con il titolo di Eléments de Mathématiques (1731).
Le matematiche e le scienze fisiche sono studiate nei collegi della Congregazione dell’Oratorio, fondata nel 1611 dall’abate Pierre de Berulle (1575-1629), nella seconda metà del secolo si insegna la filosofia cartesiana e alcuni si dotano di laboratori. La nascita dell’orto botanico parigino (Jardin du Roi), a opera di Guy de la Brosse, noto per le competenze chimico-farmaceutiche, è molto lenta a causa dell’opposizione della facoltà di medicina. Il Jardin ospita corsi di botanica, anatomia e chimica finalizzati alla formazione dei futuri medici e farmacisti. I soprintendenti sono per lo più medici e chimici e l’amministrazione del Jardin dipende dal ministro delle Finanze, inizialmente da Colbert. Ed è grazie a lui e ai medici di corte che il Jardin può resistere ai continui attacchi della facoltà medica. Una svolta significativa è impressa dalla direzione di Guy-Crescent Fagon (1638-1718), medico personale di Luigi XIV, che mette fine al conflitto con la facoltà di medicina e recluta personale di grande levatura scientifica, tra cui Joseph Pitton de Tournefort – uno dei padri della botanica francese – e Antoine de Jussieu.
A differenza di Parigi, Montpellier è più aperta a nuove idee scientifiche: nuove dottrine mediche e farmacologiche trovano accoglienza nella facoltà di medicina. L’orto botanico contribuisce a potenziare gli studi di storia naturale. Alla fine del XVII secolo, Pierre Magnol, uno dei maggiori botanici del secolo, ottiene (ma solo dopo essersi convertito al cattolicesimo) una cattedra presso la facoltà di medicina di Montpellier e la direzione dell’orto botanico.
L’insegnamento universitario negli Stati tedeschi è inevitabilmente segnato, sia in termini quantitativi che qualitativi, dagli eventi della Riforma. Mentre nel 1500 l’impero contava 16 università, nel 1700 ce ne sono circa 36. Di queste, 20 sono protestanti e 16 cattoliche; queste ultime, con l’eccezione dell’università benedettina di Salisburgo, sono tutte nelle mani dei Gesuiti. Nella Germania protestante l’aristotelismo è ancora fondamento dell’istruzione nelle università luterane, ma nei primi decenni del secolo vengono introdotte innovazioni sia in filosofia che in medicina. Nell’università luterana di Wittenberg il prestigio e l’influenza di Melantone sono fortissimi, e un gruppo di umanisti e astronomi legati a lui, tra cui il matematico Erasmus Reinhold, interpreta il copernicanesimo come un modello per calcolare le posizioni dei pianeti, ma non quale descrizione reale dell’universo. Sempre a Wittenberg, il medico Daniel Sennert integra l’aristotelismo con dottrine provenienti da altre correnti filosofiche, tra cui l’atomismo. A Tubinga, Michael Maestlin (1550-1631) inizia l’insegnamento dell’astronomia con il sistema tolemaico e successivamente, dopo che gli studenti hanno appreso il sistema geocentrico, illustra l’astronomia copernicana. L’aspetto più significativo nell’insegnamento delle scienze in Germania è la rapida diffusione, sostenuta da numerosi principi, dell’insegnamento della chimica: cattedre di chimica sono istituite in ben undici università, tra le quali Jena, Rostock, Lipsia e Marburgo.
A Marburgo, dal 1687 al 1696, la cattedra di matematica è occupata da Denis Papin, un ugonotto che ha abbandonato la Francia e ha lavorato come assistente di Boyle a Londra. Papin integra l’insegnamento della matematica con l’architettura militare, la geografia e l’idraulica. L’università di Halle, che nasce a fine secolo, gode di una maggiore libertà di insegnamento rispetto ad altre università tedesche. Nel giro di qualche decennio dalla sua fondazione, ad Halle acquista prestigio l’insegnamento della medicina, grazie all’opera di Friedrich Hoffmann e Georg Ernst Stahl.
In Inghilterra, l’insegnamento delle scienze è impartito non solo a Oxford e Cambridge, ma anche al di fuori delle università, presso il Gresham College di Londra e in numerose scuole di matematica applicata finalizzate soprattutto all’istruzione nautica. Il rinnovamento scientifico nelle due università inglesi è un processo piuttosto lento e si completa nel corso del XVII secolo. A nulla approdano vari tentativi di creare nuove università per rompere il monopolio di Oxford e Cambridge. La costituzione di una sede universitaria a Durham è uno dei più concreti progetti in cui, durante l’interregno, si impegnano gli intellettuali puritani. I riformatori sono spinti dalla convinzione che l’istruzione tecnico-scientifica debba essere sottratta al monopolio del clero e diffondersi fra tutti gli strati della società al fine di garantire la realizzazione degli ideali baconiani di riconquista del dominio dell’uomo sulla natura.
Il potenziamento dell’insegnamento scientifico a Oxford è soprattutto opera di Sir Henry Savile, umanista e matematico. Savile dà impulso all’insegnamento delle matematiche a Oxford e nel 1619 crea le cattedre di geometria e di astronomia, dando precise istruzioni sui curricula: Euclide, Apollonio e Archimede sono i principali autori da studiare in geometria, mentre l’astronomia prevede lo studio di Copernico. Il primo professore “saviliano” di geometria è Henry Briggs, noto per il suo studio dei logaritmi. A Oxford nel 1649 i matematici John Wallis e Seth Ward insegnano rispettivamente geometria e astronomia. Durante l’interregno, John Wilkins, che dirige il Wadham College di Oxford, è tra i principali animatori della vita scientifica oxoniense. A lui si deve l’invito a Boyle a trasferirsi a Oxford. Una volta stabilitosi a Oxford, Boyle organizza corsi di chimica extracurriculari. Nel 1699 è istituita la cattedra di filosofia naturale (fisica), che è assegnata al newtoniano John Keill. A Cambridge la figura più influente nella filosofia è il neoplatonico Henry More, che, dopo aver aderito al cartesianesimo se ne distacca per ragioni filosofiche e religiose. La prima cattedra di matematica è fondata solo nel 1663, per volontà di Henry Lucas, e assegnata prima a Isaac Barrow e poi a Isaac Newton.
A partire dagli anni Ottanta del Cinquecento a Londra comincia a diffondersi la pratica dell’insegnamento privato delle matematiche applicate alla topografia, cartografia e navigazione. Lezioni private di matematica, geografia e tecnica della navigazione sono impartite da Thomas Hood, uno dei fondatori della Compagnia della Virginia, e sono finanziate dalle principali compagnie mercantili. Nel 1596, grazie al lascito testamentario del mercante londinese Thomas Gresham, è creato il Gresham College, la cui direzione non è affidata al clero (come a Oxford e Cambridge), ma a un comitato formato da mercanti della città di Londra. Al Gresham College sono impartiti non solo insegnamenti tradizionali, ma anche insegnamenti con finalità pratiche, in particolare astronomia, matematica e navigazione; le lezioni sono sia in latino che in inglese. Il primo professore di geometria al Gresham è Henry Briggs, membro della Compagnia della Virginia, infaticabile organizzatore della vita scientifica a Londra e poi professore a Oxford. L’insegnamento dell’astronomia passa poi al matematico e inventore Edmund Gunter, e a Henry Gellibrand, studioso di magnetismo e costruttore di strumenti. Il Gresham College ha un ruolo di primo piano nella vita scientifica inglese fino alla Restaurazione monarchica (1660). Successivamente, il suo prestigio declina, anche se tra i suoi docenti vi sono insigni scienziati, quali Robert Hooke e Isaac Barrow.
Nei Paesi Bassi del nord nuove università nascono negli anni della rivolta antispagnola, soprattutto al fine di formare il clero calvinista: Leida nasce nel 1575, Franeker nel 1585, Groningen nel 1614, Utrecht nel 1636. A metà Seicento, Leida è la più popolosa dei Paesi Bassi del nord, con circa 1000 studenti. Vi giungono numerosi stranieri, che frequentano soprattutto la facoltà di medicina. Rudolph Snell (1546-1613), seguace di Piero Ramo, è il primo professore di matematica a Leida. Alla sua morte, il posto è dato al figlio Willebrord, noto per i suoi studi di ottica e per un trattato di geodesia, Eratosthenes Batavus (1617), basato sul metodo di triangolazione ideato da Gemma Frisius. Nei primi decenni del XVII secolo, si diffonde, grazie, all’opera di Simone Stevino, la teoria copernicana, e l’astronomia assume un crescente prestigio nelle università, cosicché, nel 1633, è costruito un osservatorio astronomico sul palazzo dell’università di Leida. Qui l’insegnamento della matematica è affidato a Frans van Schooten, che insegna la matematica cartesiana e le teorie di Viète e Fermat. Van Schooten, cui si deve l’edizione latina della Géometrie di Cartesio (1649), ha tra i suoi allievi il giovane Huygens, che è da lui introdotto alla matematica cartesiana.
Fino ai primi decenni del Seicento, l’insegnamento della filosofia nelle Province Unite è dominato dall’aristotelismo, che viene spesso integrato da altre correnti filosofiche. L’ingresso della filosofia cartesiana avviene grazie a Henricus Regius – un ingresso osteggiato dai teologi calvinisti, sostenitori dell’aristotelismo. A Leida la filosofia cartesiana è vietata nel 1647, ma il divieto non ha effetto ed è poi ripetuto nel 1656, ma ormai invano. Intorno alla metà del Seicento l’insegnamento della medicina a Leida, grazie soprattutto a Franciscus de le Boe, detto Sylvius, diviene la più prestigiosa facoltà di medicina europea. È presente un teatro anatomico e un ricco orto botanico, con piante provenienti soprattutto dall’Asia e dall’Africa. Sylvius, che introduce la iatrochimica nel curriculum medico, costruisce un laboratorio nel 1665 e dà impulso allo studio dell’anatomia del cervello.
Tra il 1400 e il 1600 l’insegnamento della matematica ha un ruolo piuttosto marginale nelle università italiane; anche nei centri più importanti, quali Padova e Bologna, raramente vi è più di un docente, che in genere riceve uno stipendio basso. A Padova, Giuseppe Moletti (1531-1588) integra l’insegnamento tradizionale con le matematiche applicate, quali l’ottica, la geografia, l’anemografia (studio dei venti) e l’idrografia. Il successore di Moletti a Padova nel 1592 è Galileo, che insegna per diciotto anni, tenendo corsi su temi tradizionali – unica eccezione le Questioni Meccaniche pseudo-aristoteliche. Galileo dedica le proprie energie soprattutto all’insegnamento privato, che ha carattere pratico e applicativo, avendo come oggetto l’architettura militare, la prospettiva, la meccanica, la cosmografia e l’uso di uno strumento da lui stesso ideato: il compasso geometrico-militare, utilizzabile per l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la balistica. Nel 1678 la cattedra padovana di astronomia diviene completamente indipendente da quella di matematica ed è occupata da Geminiano Montanari, che insegna anche idrologia e meteorologia.
L’insegnamento della matematica a Bologna ha un ruolo meno importante che a Padova, ma la situazione cambia con l’arrivo di Egnazio Danti (1536-1586), che dà impulso allo studio delle matematiche applicate (geografia, architettura, meccanica). Nel 1629 diviene professore di matematica uno dei maggiori matematici europei, il gesuato Bonaventura Cavalieri, corrispondente di Galileo, che insegna fino al 1647. Gli succede l’astronomo Gian Domenico Cassini, che insegna dal 1650 al 1669, quando si trasferisce a Parigi su invito di Colbert, ministro di Luigi XIV. Nel 1694 è istituita la cattedra di idrometria – la prima cattedra di questa disciplina in Europa – che è occupata da Domenico Guglielmini fino al 1698.
A Roma, l’insegnamento delle scienze è appannaggio dei Gesuiti, in quanto per tutto il XVII secolo La Sapienza versa in una condizione miserevole. Il quartier generale della Compagnia è il Collegio Romano, dove l’insegnamento delle arti consiste in un corso triennale in cui si studia logica, filosofia naturale e metafisica. Nel XVII secolo la filosofia della natura insegnata nel Collegio Romano e negli altri collegi della penisola è estranea alla matematizzazione della fisica e apertamente contraria al meccanicismo e all’empirismo. Sottoposto a vincoli meno rigidi della filosofia, l’insegnamento delle matematiche è più innovativo: grazie a Clavio, che si è formato sui classici della matematica antica, le matematiche assumono un ruolo di primo piano nell’insegnamento dei Gesuiti. Al Collegio Romano si impartiscono anche corsi di carattere più avanzato, destinati a pochi allievi, che si basano sulle ricerche di matematica e astronomia condotte dai matematici della Compagnia. Questi corsi sono parte delle attività della cosiddetta Accademia di Matematica del Collegio Romano. L’attività didattica ha inizialmente carattere informale, ma successivamente, per iniziativa di Clavio, intorno al 1594, essa è istituzionalizzata. I corsi sono frequentati non solo da allievi del Collegio Romano, ma anche da studenti provenienti da altri collegi, destinati all’insegnamento della matematica o alle missioni. Con la morte di Clavio, l’Accademia torna ad assumere il carattere informale che aveva avuto all’origine, ma l’insegnamento delle matematiche continua a essere di alto livello, grazie soprattutto al collaboratore e successore di Clavio, Christoph Grienberger, che dà importanti contributi alla matematica, alla meccanica e all’idrostatica. Tra il 1600 e il 1610, grazie a Grienberger e ai suoi allievi, l’algebra di Viète è assimilata dai matematici del Collegio Romano. A Parma, i corsi di matematica di Giuseppe Biancani formano alcuni dei principali scienziati gesuiti, quali il fisico Niccolò Cabeo e gli astronomi Niccolò Zucchi e Giovambattista Riccioli.