L'Impero bizantino fino al periodo dell'iconoclasmo
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
I primi secoli dell’Impero bizantino, che si identifica con l’Impero romano d’Oriente, sono caratterizzati da una notevole prosperità. Le riconquiste e l’attività edilizia di Giustiniano si collocano all’inizio del suo regno e il drenaggio di uomini e risorse da esse imposto finisce per indebolire la compagine statale, soprattutto di fronte alle minacce esterne. Dalla metà del VII secolo le invasioni arabe e il dilagare degli Slavi pongono in forse la stessa sopravvivenza dell’impero.Costantino e la sua dinastia
Quando Costantino rimane unico dominatore dell’impero, dopo aver sconfitto il proprio rivale Licinio nel 324, decide di fondare una città che celebri il suo nome.
Dopo alcune esitazioni iniziali è l’antica colonia greca di Bisanzio, affacciata strategicamente sul Bosforo, tra Europa e Asia, a essere preferita come sede della nuova città, che viene consacrata come Costantinopoli l’11 maggio del 330. Costantino morirà esattamente sette anni dopo la fondazione, lasciando l’impero ai tre figli: l’intero Oriente a Costanzo II, destinato in poco più di venti anni a rimanere l’unico sovrano; Gallia, Spagna e Britannia al primogenito Costantino II; il resto dell’Occidente a Costante. Costanzo appoggia energicamente il cristianesimo, in particolare l’eresia ariana, già condannata nel corso del concilio di Nicea nel 325; ma la situazione è destinata a cambiare bruscamente con l’ascesa al potere, nel 361, di Giuliano, cugino dell’imperatore, che rinnega la fede cristiana nella quale era stato allevato (per questo sarà chiamato l’Apostata), abolisce tutti i privilegi che le sono stati concessi e cerca di promuovere e stimolare in ogni modo lo sviluppo di un paganesimo per molti versi “artificiale”, prima di perdere la vita nel 363 durante una spedizione contro la Persia.
Dopo il brevissimo regno di Gioviano, gli alti gradi dell’esercito scelgono come nuovo sovrano un altro ufficiale cristiano, Valentiniano, che si associa il fratello Valente, cui assegna il governo dell’Oriente.
Dal punto di vista della politica estera si fa crescente l’irrequietezza delle popolazioni germaniche, in particolare dei Goti, che sono incalzati dagli Unni provenienti dalle steppe orientali e premono sempre più lungo i confini nord-orientali dell’impero. I Goti nel 378, ad Adrianopoli, riescono ad annientare l’esercito imperiale e a uccidere lo stesso Valente. Graziano, figlio di Valentiniano e imperatore d’Occidente, affida l’Oriente a Teodosio, militare di origine ispanica, che negli anni successivi riesce con molte difficoltà, e con l’aiuto dei generali franchi di Graziano, a pacificare i Balcani. Teodosio allora, sfruttando le risorse dell’Oriente e il capitale umano rappresentato dai Goti, definitivamente inquadrati come federati nell’esercito romano, interviene diverse volte in Occidente per puntellare il trono sempre più traballante dei discendenti di Valentiniano, in balia dei propri generali di origine barbarica, e infine nel 394 sconfigge presso il Frigido, non lontano da Aquileia, le truppe del franco Arbogaste e dell’usurpatore Eugenio.
Alla morte dell’imperatore, nel 395, l’impero si trova suddiviso tra i suoi figli: ad Arcadio è affidato l’Oriente, a Onorio l’Occidente. La situazione dell’Oriente e dell’Occidente finirà per divergere rapidamente sotto molteplici aspetti, ma entrambi devono fare i conti con l’ingombrante presenza germanica. In Oriente il magister militum gotico Gainas viene cacciato da Costantinopoli nel 400, e l’ondata di crescente ostilità spinge lo stesso Alarico, a capo dei Goti stanziati nei Balcani, a dirigersi verso Occidente dove, com’è noto, finirà per saccheggiare Roma nel 410. Questa serie di avvenimenti contribuisce ad alleggerire notevolmente la pressione sulla parte orientale dell’impero, che gode di un lungo periodo di tranquillità nel corso del regno di Teodosio II, figlio di Arcadio. La vita culturale sembra beneficiare della situazione di calma, mentre il cristianesimo, ormai ampiamente maggioritario, è perturbato da una serie di divergenze dottrinali, spesso riflesso di rivalità geopolitiche tra i vari patriarcati.
I vari esponenti della dinastia teodosiana, infine, sono responsabili di un massiccio programma edilizio a Costantinopoli, ormai stabilizzata nel proprio ruolo di capitale, che viene cinta di un nuovo imponente circuito murario proprio sotto Teodosio II. Alla sua morte seguono i regni di Marciano e Leone, ufficiali di medio rango insediati sul trono dai generali barbarici che reggono le fila dell’impero, e infine quello piuttosto turbolento di Zenone, rappresentante del forte partito degli Isaurici, una popolazione bellicosa che annovera numerose truppe nella capitale. A Zenone succede un funzionario civile, Anastasio, che ha il merito di risanare le finanze dell’impero con una serie di misure oculate e con una riforma monetaria.
Il successore di Anastasio è scelto dalle guardie di palazzo tra i propri ranghi: Giustino I, di origini assai umili e analfabeta – stando alla testimonianza di Procopio –, convoca al proprio fianco il promettente nipote Pietro Sabbazio, che assume il nome di Giustiniano e gli succede formalmente nel 527. Fin dall’inizio Giustiniano, accanto al quale opera instancabilmente e spesso decisivamente l’imperatrice Teodora, dà mostra di grande energia e ambizione. Ai primi anni del regno datano infatti, a fianco di misure contro gli ultimi focolai di paganesimo – come la chiusura della scuola filosofica di Atene (529) e del tempio di Iside a File, in Egitto – la redazione del Codice (529-534), anello fondamentale nella catena di tramissione del diritto romano fino alla modernità, un’intensa fase di edilizia urbana (nel corso della quale viene edificata anche la celebre Santa Sofia), e l’avvio delle lunghe campagne belliche che porteranno alla riconquista di vari territori occidentali ormai da lungo tempo germanizzati, come l’Africa settentrionale vandalica e, dopo una campagna lunghissima e sfibrante, l’Italia ostrogota. Le frontiere dell’impero, devastato in quegli anni dalla peste, saranno dunque ampliate, ma ad un prezzo elevatissimo.
Varie linee di frattura esplodono drammaticamente negli anni successivi, durante il regno di Giustino II, nipote di Giustiniano, e del suo successore Tiberio II, ufficiale della guardia di palazzo.
Gli Avari si insediano in Pannonia e iniziano a premere sui Balcani, mentre gli Slavi si spingono fino alla Grecia e forse al Peloponneso; i Longobardi dilagano in Italia; i Mauri saccheggiano la provincia africana; si riaccendono i conflitti con la Persia. Il genero di Tiberio, Maurizio, cercherà di porre rimedio alla situazione, da un lato, per quanto riguarda i fronti più lontani (l’Africa e l’Italia), delegando il potere a un esarca, che riunisce in sé il potere civile e militare, dall’altro, sul fronte persiano, inserendosi con successo nelle lotte intestine che turbano la monarchia sasanide. Maurizio intraprende un’energica offensiva anche sul fronte balcanico, cercando in particolare di rinnovare le tattiche e il modus operandi delle truppe bizantine, anche se questo, insieme a una serie di difficoltà finanziarie, comporta un crescente malcontento, che esplode nel 602. Le truppe marciano sulla capitale dopo aver proclamato imperatore il centurione Foca, che fa massacrare Maurizio e tutti i suoi figli, e dà inizio a un regno disastroso, nel quale la selvaggia ferocia del sovrano verso veri o presunti oppositori interni fa il paio con una totale inettitudine a fronte della travolgente offensiva scatenata dai Persiani con il pretesto di vendicare Maurizio.
La rivolta che porrà fine al regime scoppia in Africa: Eraclio, il figlio dell’esarca locale, salpa da Cartagine per approdare a Costantinopoli e deporre Foca, trucidato nell’ottobre del 610.
La guerra civile facilita però l’avanzata dei Persiani, che conquistano la Siria, la Palestina e Gerusalemme (da dove asportano la reliquia della Vera Croce) nel 614, e l’Egitto con Alessandria nel 619. Nel frattempo gli Avari e gli Slavi dilagano nei Balcani e giungono a minacciare la stessa capitale. Di fronte a questa situazione disperata, Eraclio decide di portare la guerra sul territorio del nemico, e dopo tre anni di campagne condotte tra l’Armenia e la Mesopotamia, mentre Persiani e Avari coalizzati assediano Costantinopoli, sconfigge definitivamente i Persiani a Ninive alla fine del 627. Nel 630 dunque Eraclio può entrare a Gerusalemme e reinsediarvi la reliquia della Vera Croce.
Questo grande trionfo, tuttavia, non può nascondere che il lunghissimo conflitto ha comunque un prezzo drammatico e lascia l’impero esausto, disorganizzato e preda di nuove tensioni religiose nelle aree riconquistate, a maggioranza monofisita, nonostante i tentativi di Eraclio di trovare un punto d’incontro con la formulazione di nuove dottrine come monotelismo e monoenergismo, e la promulgazione dell’Ekthesis. Si riscontrano anche importanti cambiamenti dal punto di vista culturale, con la definitiva grecizzazione dell’apparato amministrativo, e una crescente tendenza alla desocializzazione e all’atomizzazione della vita cittadina. Sono anche questi fattori a favorire la rapida avanzata degli Arabi sotto la guida del successore di Maometto, il califfo Abu Bakr, che attacca la Siria e la Transgiordania a partire dal 633. I Bizantini sono poi sconfitti duramente nel 636 presso il fiume Yarmuk. Il crollo dell’Impero persiano nel 638 (contemporaneamente alla caduta di Gerusalemme) permette agli Arabi, guidati da Amr, di concentrare le proprie forze sull’Egitto, che è già praticamente perduto nel 641. Anche Eraclio muore nel 641, e solo tre anni dopo suo figlio Costante II, allora quattordicenne, riesce a salire stabilmente sul trono.
Gli anni successivi sono contrassegnati dal tentativo di contenere l’avanzata islamica. A quanto pare, Costante II concepisce seriamente l’idea di spostare il baricentro dell’impero a Occidente, e trasferisce la corte a Siracusa, nella ricca provincia di Sicilia che è stata fino ad allora risparmiata dalla guerra. La decisione suscita malumori nell’esercito e Costante viene assassinato a Siracusa nel 668 da un alto ufficiale armeno. Il figlio e coimperatore Costantino IV assiste quasi impotente all’avanzata degli Arabi, la cui strategia è chiara: con la conquista di una serie di teste di ponte nell’Egeo e nel Mar di Marmara stanno spianando la strada a una grande flotta che dovrà attaccare la capitale nemica. È con l’aiuto del fuoco greco, una miscela segreta che si incendia e continua a bruciare a contatto dell’acqua, che nel 677 i Bizantini riescono a distruggere gran parte della flotta araba e a salvare Costantinopoli. Questo successo allenta considerevolmente la morsa intorno all’impero, che riesce a recuperare le teste di ponte occupate dagli Arabi, il cui califfo, Mu’awiya, nel 679 si impegna a pagare un cospicuo tributo annuo.
Per contro, si verifica un peggioramento della situazione sul fronte balcanico: i Bulgari attraversano il Danubio e, dopo aver sconfitto un esercito guidato dallo stesso Costantino IV, si stabiliscono permanentemente nella regione che poi prenderà il loro nome. Il figlio e successore di Costantino, Giustiniano II, sale al potere nel 685 e inizia una campagna di trasferimenti volontari o coatti di varie popolazioni, finalizzati perlopiù a ripopolare Costantinopoli e alcuni territori sguarniti, oltre che a fornire nuovi contingenti alle truppe imperiali. In quest’epoca la disposizione delle truppe nell’Asia Minore bizantina ha già assunto i connotati di quello che poi sarebbe stato noto come il sistema dei “temi” (la cui creazione, su cui è tuttora in corso un dibattito storiografico, è stata spesso attribuita a Eraclio), dove con il termine di “tema” si indica un reggimento dell’esercito composto da contadini-soldati stanziati in un determinato territorio, che dal reggimento prende il nome.
Giustiniano II è pesantemente sconfitto dagli Arabi nel 692, e, a fronte di una situazione in continuo peggioramento, anche sul fronte fiscale, sarà deposto nel 695. Una serie di successivi colpi di Stato indebolisce fortemente l’apparato statale e militare bizantino, al punto che gli Arabi riescono finalmente a completare la conquista dell’Africa settentrionale e ritengono che sia giunto il momento per muovere l’attacco finale contro Costantinopoli. È in una città già stretta d’assedio che nel 717 riesce a penetrare e farsi incoronare imperatore l’ennesimo ribelle, l’alto ufficiale Leone III l’Isaurico.