L'Atalante
(Francia 1933-34, 1934, bianco e nero, 87m); regia: Jean Vigo; produzione: Jacques-Louis Nounez per Argui-Films; soggetto: Jean Guinée [Roger de Guichen]; sceneggiatura: Jean Vigo, Albert Riéra; fotografia: Boris Kaufman; montaggio: Louis Chavance; scenografia: Francis Jourdain; musica: Maurice Jaubert, Charles Goldblatt.
Dopo essersi sposati, Jean e Juliette si imbarcano su L'Atalante, la chiatta di cui Jean è proprietario, che si sposta lungo il canale dell'Oise. Fanno parte dell'equipaggio anche Père Jules e un ragazzino. Destinazione: Le Havre. La vita sulla chiatta non è semplice, soprattutto per una giovane sposa. La luna di miele viene spesso osteggiata da fattori imprevisti, nonché da incomprensioni reciproche. I gatti di Jules si presentano spesso nei momenti più indesiderati. Jean è convinto che Juliette si annoi. Inoltre, l'attrazione della moglie per Parigi lo rende geloso e irascibile. Una notte Juliette, dopo diversi battibecchi col marito, lascia la chiatta e si dirige di soppiatto verso le luci della grande città. Jean, accortosene, decide di ripartire immediatamente, lasciando la moglie sulla terraferma. Mentre Juliette si perde e si lascia trascinare dal caos cittadino, Jean soffre di solitudine. Ricorda le parole pronunciate dalla moglie: sott'acqua si può vedere la donna che si ama. Gettatosi nella Senna, ha la visione di Juliette, radiosa in abito bianco. Giunto a destinazione, scorato e depresso, Jean non sa più cosa fare. Jules decide che è tempo di ritrovare Juliette. Di ritorno a Parigi, cercando Juliette in una fiera, Jules ascolta una canzone: Le chant des mariniers. È Juliette che ha messo il disco. Jules riporta Juliette su L'Atalante. I due si abbracciano, cadendo a terra. Piano aereo della chiatta che, scomparendo, lascia in mostra il riflesso scintillante dell'acqua.
Figlio di Miguel Almereyda (anarchico, agitatore, polemista, nonché fondatore nel 1913 del giornale satirico "Le bonnet rouge", arrestato e imprigionato nel 1917 sotto accusa di essere una spia al soldo della Germania, morto in circostanze misteriose una settimana dopo l'arresto), Jean Vigo passerà parte della sua vita a riabilitare la figura paterna, da cui erediterà lo slancio anarchico. Dopo il documentario À propos de Nice (1929), presentato in due serate al Vieux-Colombier di Parigi (il 28 maggio e il 14 giugno del 1930) e dopo Zéro de conduite, film che apre le ostilità censorie destinate a colpire sistematicamente l'autore, Jean Vigo porta a termine nel 1934 L'Atalante. Avvalendosi del prezioso aiuto dei suoi più fedeli collaboratori (Boris Kaufman, il cui sodalizio con Vigo risale ai tempi di À propos de Nice, alla fotografia; Maurice Jaubert compositore delle musiche), Vigo inizia le riprese del film nel novembre del 1933: la sceneggiatura è scritta dallo stesso Vigo a quattro mani con l'amico Albert Riéra, tratta da un soggetto anodino di Jean Guinée, completamente ribaltato e modificato da Vigo (e riletto da Blaise Cendrars). La fredda vicenda di una coppia di sposi si trasforma genialmente in un inno alla vita, all'amore, al desiderio e al lavoro, sullo sfondo dei canali navigabili (Vigo aveva chiesto a Georges Simenon alcune informazioni dettagliate sulla vita lungo i canali, impossibilitato, per motivi di salute, a svolgere normali sopralluoghi).
Film sensoriale, in cui il lavoro di composizione delle inquadrature dimostra un rimarcabile potere evocativo, L'Atalante ci sembra un capolavoro sfuggente, impermeabile a qualunque definizione. Il montaggio, il taglio documentaristico degli esterni, la sua aura avanguardistica, la recitazione degli attori: ogni aspetto del film appare come un enigmatico tassello che, unito agli altri, non compone un film lineare, quanto ‒ piuttosto ‒ un testo stratificato, intrattabile, dalle molteplici sfaccettature (una "vetrata" gotica, così l'aveva definito Henri Langlois). Nel film, gli agenti naturali vengono amplificati artificialmente: a pioggia si aggiunge pioggia, a luce si aggiunge luce, al buio il buio. Un poema lacunare, ecco come ci appare L'Atalante. Un film in cui l'emulsione fissa brutalmente materia e sensazioni (senza per questo diventare un'opera sentimentale); dove i contrasti vengono sistematicamente intensificati, invece di essere acclimatati; dove si manifesta un mondo di oggetti e situazioni sproporzionate, in grado di comporre un movimento tensivo, una minuziosa sinfonia visiva del desiderio e dell'assenza. Ci riferiamo per esempio alla sequenza in cui Jean Dasté e Dita Parlo, separati spazialmente ‒ lei in una stanza d'albergo sulla terraferma, lui nella cabina della chiatta che scorre sull'acqua ‒ si cercano e sfiorano nel buio a colpi di dissolvenze incrociate. Sequenza di rara sensualità in cui le potenzialità cinematografiche mostrano qui il loro apice, la loro intrinseca specificità.
Finite le riprese nel gennaio del 1934, il film conosce un primo montaggio nel febbraio dello stesso anno. Vigo, gravemente ammalato, si riposa, affidando il montaggio definitivo a Louis Chavance. In marzo, rientra a Parigi. Assiste al massacro del film, imposto dalla casa di produzione, dopo la tiepida accoglienza alla prima del 25 aprile. Il film cambierà titolo, trasformandosi in Le chaland qui passe, come la canzone imposta in sostituzione alle musiche di Jaubert (la versione italiana includerà Parlami d'amore Mariù). Con questo titolo il film viene di nuovo distribuito nel settembre dello stesso anno. Scompare dalle sale alla fine dello stesso mese. Vigo, afflitto da setticemia virale, morirà il 5 ottobre.
Il 30 ottobre Henri Beauvais, proprietario della società di produzione e distribuzione detentrice dei diritti e dei materiali di L'Atalante (così come di Zéro de conduite), rimonta il film in una versione più vicina all'originale, facendolo uscire nella capitale francese presso lo Studio des Ursulines. È la prima di una lunga serie di rimaneggiamenti della pellicola che sfocerà nel restauro Gaumont del 1990.
Interpreti e personaggi: Michel Simon (Père Jules), Dita Parlo (Juliette), Jean Dasté (Jean), Gilles Margaritis (venditore ambulante), Louis Lefebvre (mozzo), Fanny Clar (madre di Juliette), Raphaël Diligent (vagabondo), Charles Goldblatt (ladro), René Bleck (testimone di nozze), Gen Paul (ospite che zoppica), Pierre Prévert, Jacques Prévert.
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