Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il Ducato di Borgogna diviene nel corso del XV secolo una delle realtà statuali più ricche e importanti tra i Paesi di nuova formazione dell’Europa tardo-medievale. Dopo la pace di Arras del 1435, il duca ottiene dalla Francia il riconoscimento del suo ruolo autonomo e importanti regioni ai confini orientali francesi. Come risultato di una fortunata e brillante azione politico-militare, nei decenni seguenti si ricostituisce quello che era stato il Regno di Lotaringia. Successivamente, però, contro la Borgogna si forma un’unione di forze che sconfigge il duca Carlo il Temerario (1477) e dissolve il suo Stato, a favore della Francia e dei domini ereditari di Massimiliano d’Asburgo.
La fase conclusiva e più importante dal punto di vista europeo dell’ascesa del Ducato di Borgogna inizia nel 1363 con l’investitura di Filippo l’Ardito, quarto figlio del re di Francia, Giovanni II di Valois, a duca di Borgogna. Il sovrano pone delle condizioni tra cui quella del rispetto della legge salica nella successione al trono, prevedendo che in mancanza di eredi maschi il ducato ritorni alla corona francese. Nel 1369, Filippo sposa Margherita di Fiandra, la quale gli porta in dote, oltre alla stessa Fiandra, la Franca Contea (meglio nota come contea di Borgogna), l’Artois, le contee di Nevers e di Rethel. Dal punto di vista geografico la nuova compagine statale si estende dal Giura fino al Mare del Nord; giuridicamente, invece, i vari possedimenti mantengono la loro fisionomia, tanto che essa risulta divisa, sul piano ecclesiastico, nelle tre diocesi di Lione, Sens, Besançon. Le singole parti mantengono, nel corso dei secoli, la loro distinta giurisdizione amministrativa. I Valois, tuttavia, compiono uno sforzo di armonizzazione delle diverse regioni, istituendo gli Stati provinciali, organismi di rappresentanza politica dei gruppi sociali presenti nelle diverse parti del ducato che nel corso del Quattrocento vengono periodicamente riuniti.
Filippo l’Ardito, quale membro della famiglia reale francese, riprende un ruolo nel suo Paese d’origine alla morte di Carlo V per la minore età di Carlo VI. La sua reggenza, per conto di Carlo, coincide con un’azione repressiva dell’esercito francese nella contea di Fiandra, contro un’agitazione popolare favorevole alla presenza inglese. Quando Carlo VI assume, sia pure per il breve tempo consentito dalle sue condizioni mentali, il governo della Francia, il duca di Borgogna e Fiandra si vede inevitabilmente costretto a riprendere una politica attenta agli interessi dei suoi Stati. Ciò significa una più ampia attenzione da parte di Filippo alla componente tedesca del suo Stato, rappresentata dalla borghesia delle città fiamminghe, interessate a stretti rapporti con l’Inghilterra per via del ricco commercio di lana grezza proveniente da quest’ultima, lavorata dagli artigiani e commercializzata dai mercanti fiamminghi.
Giovanni Senzapaura, figlio di Filippo l’Ardito, è il secondo dei duchi di Borgogna. A partire dal 1404, per l’incapacità di governo di Carlo VI, il duca viene coinvolto nella complessa vicenda politica francese. Lo scontro con i rivali d’Orléans diviene di nuovo molto acuto, così come la divisione della Francia tra i sostenitori degli Armagnacchi e dei Borgognoni.
Al culmine della disputa, Giovanni Senzapaura fa assassinare il capo del partito avversario, Luigi d’Orléans, e successivamente si impadronisce di Parigi con l’appoggio dell’esercito borgognone (1413). Tuttavia, viene costretto ad abbandonare la capitale francese per l’ostilità del partito popolare. Cinque anni più tardi, nel 1418, ritorna a impadronirsi della capitale francese e coadiuva nel governo la regina Isabella di Baviera, moglie del sovrano Carlo VI, incapace di adempiere al suo ruolo per la sua notoria pazzia. Il duca di Borgogna si barcamena in una politica che oscilla tra l’accordo con il delfino Carlo e quello con gli Inglesi che, a partire dal 1415, hanno avviato una nuova fase della guerra dei Cent’anni. Nel 1419, questa politica viene interrotta dall’assassinio di Giovanni, per opera dei rivali Armagnacchi.
Il nuovo duca di Borgogna, Filippo III il Buono, per vendicare la morte del padre muta il delicato equilibrio della politica del suo predecessore e si allea con l’Inghilterra, nel frattempo divenuta padrona della parte settentrionale della Francia. Il giovane duca riesce a convincere la stessa regina di Francia a negoziare con il sovrano d’Inghilterra Enrico V il trattato di Troyes (1420). Successivamente, il duca e la regina convincono l’ormai incosciente sovrano di Francia ad aderire al trattato, diseredando il figlio, il delfino Carlo, e riconoscendo il principe ereditario d’Inghilterra come reggente di Francia ed erede presuntivo alla morte di Carlo VI. Se il progetto si fosse realizzato sarebbe nata una grande potenza franco-inglese.
Il duca di Borgogna aiuta perciò nei 15 anni successivi gli Inglesi nella loro lotta contro il nuovo sovrano francese, Carlo VII che, con l’aiuto di Giovanna d’Arco, viene incoronato a Reims. Proprio uno dei luogotenenti del duca di Borgogna, Giovanni di Lussemburgo, riesce a catturare la stessa Giovanna e a consegnarla agli Inglesi, suoi alleati, nel 1430. Presto, la politica di Filippo III subisce una profonda trasformazione, perché si rende conto della pericolosità, per la Borgogna, della formazione di una grande potenza franco-inglese che si sarebbe trasformata in una minaccia permanente ai confini borgognoni.
La reciproca convenienza politica spinge i due rivali, Carlo VII e Filippo III, ad aprire trattative diplomatiche, concluse il 21 settembre 1435, con la pace di Arras. Il duca di Borgogna ottiene la riparazione per l’assassinio del padre e si fa cedere le contee di Mâcon e d’Auxerre, le città della vallata della Somme, il Ponthieu, Boulogne-sur-Mer. Soprattutto il trattato riconosce a Filippo, vita natural durante, la dispensa da ogni omaggio di vassallaggio verso la corona francese per la contea delle Fiandre.
La guerra del duca Filippo III continua ora contro gli Inglesi come alleato della Francia. Gli Inglesi attaccano le coste settentrionali delle Fiandre, ma il duca resiste, anzi riesce a portare avanti una politica di conquiste territoriali e di annessioni. In particolare, unifica i diversi feudi che costituiscono il Belgio alla corona ducale; acquista la contea di Namur; riceve l’eredità del Ducato di Brabante-Limburgo; confisca a Jacqueline di Baviera, che è alleata dell’Inghilterra, quattro delle contee che costituiranno i Paesi Bassi settentrionali (Hainaut, Zelanda, Olanda e Frisia); si annette il Ducato di Lussemburgo e stabilisce un protettorato su Liegi. Alla fine degli anni Cinquanta, il duca è padrone della Borgogna, della Franca Contea, della Fiandra, dell’Artois e delle province belghe: di fatto rinasce l’antico regno della Lotaringia, eredità di Carlo Magno.
Solo apparentemente il dominio borgognone rappresenta una semplice riunione di province e di popolazioni sotto uno stesso sovrano; almeno il nucleo belga-olandese-lussemburghese presenta omogeneità civile e culturale e una solidarietà di interessi. Proprio a partire da questo nucleo, il duca Filippo III opera lo sforzo di dare coesione allo Stato borgognone e, pur rispettando le diverse realtà provinciali, convoca gli Stati Generali con rappresentanti di tutti i Paesi che costituiscono il suo Stato (1463). Nel contempo, ai fini di garantire l’unità del governo, viene istituito il Gran Consiglio.
Nonostante l’autonomia politica di cui ormai gode il ducato nel contesto degli Stati europei, il duca di Borgogna non cessa di interessarsi di vicende interne al regno di Francia, tanto che nei primi anni del regno di Luigi XI (1423-1483), il nuovo duca di Borgogna, Carlo il Temerario , partecipa a una lega di principi con il programma di distruggere l’organizzazione monarchica e la struttura burocratico-territoriale, ritornando alla struttura feudale di età capetingia. Luigi XI affronta la minaccia non con la forza, ma con l’abilità diplomatica, cedendo privilegi e territori alle personalità di minore vigore politico entrate nella Lega del Bene Pubblico e ottiene l’obiettivo di metterne in crisi l’organizzazione. La lega viene sciolta. Successivamente, l’azione monarchica francese riprende la politica di confisca e occupazione militare, rivolgendosi isolatamente a ciascuno dei membri della lega. Lo stesso avviene, naturalmente, con Carlo il Temerario e la guerra tra Francia e Borgogna diviene inevitabile.
Grazie all’accordo tra Luigi XI e gli Svizzeri, da una parte, e tra Francia e Inghilterra, dall’altra, il duca di Borgogna risulta isolato sul piano dei rapporti di forza europei, nonostante sia sostenuto dall’imperatore. Egli viene attaccato, contemporaneamente, dalla migliore cavalleria europea, quella francese, e dalla migliore fanteria, quella svizzera, subendo le disfatte di Granson (1476) e di Morat (1477). Poi il duca perisce combattendo contro gli Svizzeri mentre tenta di impadronirsi della città di Nancy (1477). Re Luigi approfitta della crisi politica ai vertici del ducato per occuparlo assieme alla contea di Borgogna. È nelle sue intenzioni anche l’occupazione delle Fiandre, ma a parte le resistenze degli altri Stati europei, il sovrano francese avverte la deficienza per i Valois di titoli di legittimità alla successione della regione fiamminga. Poiché il duca ha lasciato come unica erede la figlia Maria, secondo i principi della legge salica e del trattato di Arras il Ducato di Borgogna torna alla Francia, mentre tutti gli altri Stati, che hanno costituito il dominio del Temerario, vengono portati in eredità da Maria a Massimiliano d’Asburgo, suo sposo, più tardi imperatore del Sacro Romano Impero.