Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
A metà Ottocento è già compiuta la trasformazione del giardino paesaggistico settecentesco nel nuovo parco urbano pubblico, strumento per soddisfare i bisogni della massa che abita la metropoli. L’Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti definiscono con sistematicità una politica degli spazi verdi urbani e a fine secolo l’insediamento extra-urbano di piccole dimensioni, immerso nel verde, si propone come modello alternativo ai “mali” della città.
Non più luogo di compiaciute esperienze estetico-culturali, destinate al colto e aristocratico fruitore del secolo dei Lumi, il parco urbano diventa nell’Ottocento uno strumento del soddisfacimento dei bisogni della massa che abita la metropoli.
L’Inghilterra è tra le prime nazioni a riconoscere istituzionalmente la necessità dei parchi urbani, con la creazione del Selected Committee on Public Walks che nel 1833 redige il primo rapporto sulla situazione del verde pubblico nelle grandi città inglesi. La realizzazione di nuovi parchi e la risistemazione di quelli già esistenti diventano obiettivi prioritari della politica urbanistica.
A Londra, dotata di un’estensione di verde di circa 600 ettari (il complesso costituito da St. James Park, Green Park, Hyde Park e Kensington Gardens occupa il centro della città, mentre Regent’s Park, Victoria Park e Battersea Park formano un sistema periferico), Joseph Paxton si occupa della risistemazione del Regent’s Park, inserendo un variegato insieme di laghetti, nuovi prati e macchie arboree, allo scopo di realizzare un luogo ricco di scenari sempre diversi, in cui le abitazioni realizzate da John Nash all’inizio del secolo scompaiono alla vista del visitatore.
Seguendo le teorie di Humphry Repton la nuova cultura inglese del giardino rifiuta le citazioni colte e gli effetti troppo sentimentali, a favore di chiare esigenze funzionali. In tale ambito rientra la scelta di inserire nel parco le attrezzature per lo svago e lo sport, nonché giardini botanici ed essenze esotiche, con un evidente intento didattico.
Tre parchi costruiti da Joshua Major a Manchester intorno agli anni Quaranta, Peel Park, Philip’s Park e Queen’s Park, ospitano attrezzature per l’esercizio fisico (palestre, campi da bocce, spazi per il salto), separate dallo spazio verde comune attraverso l’inserimento di cortine (belts) di alberi; mentre nel Sefton Park di Liverpool, costruito da Edouard André nel 1867, un articolato sistema di curve ellittiche separa e allo stesso tempo unisce gli spazi comuni del giardino e le strutture sportive. Il Battersea Park, aperto a Londra nel 1858, oltre alle attrezzature per lo sport ospita anche un giardino subtropicale, un antico giardino inglese ricostruito con attenzione scientifica, nonché ampi prati erbosi e masse di bosco, in modo da offrire un panorama complesso di situazioni visive e ambientali.
Nell’ambito dell’inserimento di un giardino botanico in un parco, l’Arboretum costruito a Derby nel 1839 da John Claudius Loudon (1783-1843) rappresenta un modello. Il parco si struttura attorno a due assi, alla cui intersezione viene realizzata una rotonda; il disegno è poi arricchito da una serie di piccole alture. Nel giardino trova sistemazione un’importante collezione di essenze, classificate secondo i più moderni criteri: ogni elemento vegetale viene numerato e corredato di una targhetta, in cui è riportato il nome botanico, quello comune, la provenienza e l’altezza massima.
In Francia il verde non è più esclusivamente concepito come embellissement, ma risponde alle nuove esigenze della metropoli industriale. Le maggiori realizzazioni si producono durante il secondo Impero (1852-1870) e le trasformazioni urbane promosse dal prefetto Haussmann interessano anche gli spazi verdi; esse comprendono un sistema integrato di parchi urbani, dislocati in diverse parti della città, concepiti non solo al servizio dei singoli quartieri ma dell’intera città. Adolphe Alphand, Gabriel Davioud e il giardiniere Barillet-Deschamps collaborano – nell’ambito del Service des Promenades et Plantations – alla realizzazione del Bois de Boulogne, del Bois de Vincennes, del Parco delle Buttes-Chaumont e di quello di Montsouris.
Nel Bois de Boulogne, situato nella parte occidentale della città, la realizzazione di una collinetta dalla quale si aprono cinque visuali sul paesaggio circostante, nonché la dislocazione di un sistema di laghi, di cui uno arricchito da isolette, conferisce al parco un carattere di estrema varietà e al tempo stesso di unità. Un sistema di viali perimetrali per il passeggio viene inoltre integrato a quello dei sinuosi percorsi interni. Analoghi criteri sono osservati nel Bois de Vincennes, situato nella parte opposta della città: la rete dei viali, l’insieme degli specchi d’acqua e dei ruscelli costituisce un vero e proprio sistema. Alla ricchezza del parco contribuiscono, inoltre, l’inserimento di un campo da corsa e di una fattoria. Il Parco delle Buttes-Chaumont, costruito fra il 1864 e il 1867, resta tuttora il più suggestivo, grazie alla particolarissima situazione orografica determinata dal promontorio, sul quale viene costruito un tempietto che si specchia sul lago sottostante.
La cultura urbanistica americana ottocentesca si sviluppa sul modello delle esperienze inglesi del landscape gardening e in quest’ambito diventano fondamentali le problematiche sull’inserimento del verde nei grandi centri urbani. Jackson Andrew Downing sistema il Mall di Washington (1851) secondo i canoni del pittoresco, raggiungendo un armonioso rapporto fra città e campagna, mentre Alexander Jackson Davis realizza il Llewellyn Park a Orange (1853) concependolo come un insediamento di cottages romanticamente immersi nel verde.
È Frederick Law Olmsted il protagonista indiscusso di questa stagione della cultura americana dei parchi urbani; suo è il Central Park di New York (1862), disegnato come un giardino paesaggistico anglosassone con scenari sempre variabili, arricchito da un grande lago e da elementi rocciosi in forte contrasto con il paesaggio urbano circostante.
La varietà del paesaggio vede alternarsi ampi spazi boschivi e vaste zone erbose, contrappuntate da isolati elementi arborei. Un complesso di attrezzature sportive e un elaborato sistema per la circolazione interna e perimetrale – connesso da un insieme di ponti e sottopassaggi – completano il quadro di questo microcosmo, naturale e artificiale insieme.
Al di là della qualità dei singoli interventi, ciò che rende peculiare la cultura americana della seconda metà del secolo è l’idea di un sistema integrato di parchi urbani, così come viene proposto da Robert Morris Copeland per Boston nel 1872 e da William Shaler Cleveland per Minneapolis nel 1883.
Sul finire del secolo, allo sviluppo della cultura dei parchi urbani si associa la sperimentazione sugli insediamenti extra-urbani di piccole dimensioni, con bassa densità abitativa e immersi nel verde. Le città-fabbrica sono costruite dagli imprenditori lontano dalle metropoli, allo scopo di offrire agli operai migliori standard abitativi, ma anche per ridurre i pericoli della conflittualità sociale urbana. Sulla base delle prime esperienze inglesi di Company Towns, come Port Sunlight (1889) e Bournville (1895), Ebenezer Howard propone il suo modello di città-giardino nel 1898 in Tomorrow. A Peaceful Path to Real Reform (riedito nel 1902 con il titolo di Garden Cities of Tomorrow).
Nell’opera Howard definisce un modello a schema circolare con un’ampia zona centrale sistemata a parco e circondata da una galleria in vetro, utilizzata come giardino d’inverno e come struttura commerciale. Un’ulteriore cintura verde ospita scuole, attrezzature sportive e abitazioni, mentre lungo la fascia più esterna sono dislocate le fabbriche, i depositi e i mercati. Il numero di abitanti è limitato a 30.000, superato il quale Howard ritiene necessario creare altre città-giardino.
Nel 1903 viene fondata Letchworth, la prima città-giardino presso Londra. Se il progetto di Barry Parker (1867-1941) e Raymond Unwin non segue da vicino lo schema di Howard, grande successo avrà tuttavia l’idea del piccolo insediamento extra-urbano integrato ai luoghi naturali, non distante però dai grandi centri urbani e dagli insediamenti industriali.