L'archeologia del Sud-Est asiatico. Arcipelago delle Filippine
di Peter Bellwood
L'arcipelago delle Filippine (300.000 km2) si estende in direzione nord-sud (5°-20° Lat. N; 117°-127° Long. E) nella fascia tropicale compresa tra Taiwan e l'Indonesia settentrionale. È formato da due isole maggiori, Luzon e Mindanao, e, nel settore centrale, da una serie di isole minori note con il nome di Visayas. Durante le regressioni marine pleistoceniche solo l'isola sud-occidentale di Palawan era unita alla piattaforma continentale della Sonda, in questo caso al Borneo; le restanti isole delle Filippine, così come le isole dell'Indonesia orientale (Wallacea), sono rimaste invece costantemente circondate dal mare. In conseguenza di ciò le Filippine, con l'unica eccezione dell'isola di Palawan, hanno una varietà limitata di Mammiferi: solo 3 specie di Ungulati e 2 di Carnivori, comparate rispettivamente alle 11 e alle 29 specie presenti nell'isola di Sumatra, che un tempo faceva parte della piattaforma continentale della Sonda.
In diverse località dell'arcipelago, in particolare nella valle di Cagayan a Luzon, sono stati riportati alla luce resti di faune plioceniche e pleistoceniche estintesi (stegodonti e rinoceronti); sono state invece infruttuose le ricerche di tracce antropiche coeve alla paleofauna presente, quest'ultima, fino al Pleistocene medio. In base alle datazioni al 14C ottenute in grotte e ripari sotto roccia, il popolamento dell'arcipelago delle Filippine è da attribuirsi a gruppi di sapiens che raggiunsero l'isola di Palawan più di 30.000 anni fa; più tarde (15.000 anni fa ca.) sono le evidenze rinvenute nelle grotte di Peñablanca (valle di Cagayan, Luzon settentrionale), sebbene le ricerche in corso potrebbero modificare il quadro cronologico attuale. La grotta di Tabon (Palawan) ha restituito i più antichi resti umani delle Filippine, datati al 14C negli anni Sessanta del Novecento a circa 22.000 anni fa. Recentemente nuovi campioni sono stati sottoposti ad analisi tramite le tracce di fissione dell'uranio con un risultato che colloca la prima presenza umana in un arco cronologico piuttosto ampio, tra 47.000 e 16.000 anni fa. I complessi litici rinvenuti nella grotta di Tabon comprendono soprattutto nuclei e schegge di selce e di basalto simili ai reperti dei coevi depositi delle grotte di Madai e del riparo di Hagop Bilo, entrambi nella regione di Sabah; risultano invece assenti le industrie su lama, la cui comparsa nel Sud-Est asiatico è datata all'Olocene. I resti faunistici rinvenuti a Palawan e Luzon appartengono a esemplari di maiale barbuto e Cervidi, cacciati dagli abitanti delle grotte di Tabon e di Peñablanca, mentre sono assenti stegodonti e rinoceronti che all'epoca erano con ogni probabilità già estinti in entrambe le isole. A nord di Luzon, nello stretto tra quest'isola e Taiwan, sono situate le Isole Batan, in cui recenti scavi in quattro distinti siti in grotta non hanno rilevato alcuna traccia di frequentazione preneolitica, rafforzando l'ipotesi secondo cui i gruppi umani e i Mammiferi che popolarono le Filippine sarebbero passati attraverso il Borneo. Le Isole Batan, circondate da profondi bracci di mare attraversati da forti correnti, non sono infatti mai state unite alla piattaforma continentale della Sonda e i primi uomini a raggiungere tali isole, presumibilmente via Taiwan intorno al 2000 a.C., appartenevano a comunità di agricoltori austronesiani.
Le culture neolitiche delle Filippine rivestono particolare importanza per la posizione occupata da questo arcipelago, situato poco a sud dell'area di formazione e di propagazione delle lingue austronesiane (Taiwan). La sequenza neolitica di Taiwan ebbe inizio più di 5000 anni fa con gruppi sedentari che utilizzavano ceramica e coltivavano riso e panico (Setaria italica). Complessi culturali in parte analoghi comparvero nel Nord delle Filippine in fasi posteriori a 4000 anni fa, in particolare nelle Isole Batan e nella valle di Cagayan. Nell'ampio territorio della valle di Cagayan sono stati segnalati numerosi siti nei bacini interfluviali, nei depositi alluvionali e in forma di chiocciolai. I complessi neolitici di maggiore importanza provengono dal chiocciolaio di Magapit e dai siti all'aperto di Pamittan, Andarayan, Nagsabaran e Irigayen. I livelli neolitici, datati tra il 1800 e il 500 a.C., hanno restituito ceramiche con ingobbio rosso decorate a incisione e impressione, associate a residui di riso (Andarayan), resti ossei di suini e bufali (Nagsabaran), bracciali e orecchini di nefrite (quest'ultima proveniente dalle cave di Fengtian vicino Hualian, nell'Est di Taiwan), grani e bracciali di conchiglia, un mazzuolo di pietra per la battitura delle stoffe di corteccia (grotta di Arku), fusaiole di terracotta, punte di osso con barbigli e asce litiche trapezoidali. Nel sito di Dimolit, ubicato nella baia di Palanan nella Provincia di Isabela (Luzon nord-orientale), sono stati scavati i buchi di palo di piccole abitazioni a pianta quadrata, associate a ceramiche con ingobbio rosso. In altre aree delle Filippine, ceramica neolitica con ingobbio rosso decorata a incisione e impressione, molto simile ai materiali di Cagayan, è stata segnalata a Batungan Mountain (isola di Masbate) e si ritrova anche più a est nelle Isole Marianne (Micronesia occidentale), popolate da comunità provenienti, intorno al 1500 a.C., dalle Filippine settentrionali. Ceramica neolitica inornata è invece emersa nei chiocciolai di Bagumbayan (Masbate) ed Edjek (isola di Negros), databili intorno al 2000 a.C. I siti neolitici documentano inoltre una presenza ricorrente di resti di suini e Cervidi, così come l'uso di strumenti su scheggia; tuttavia non sono stati segnalati né falcetti litici, né fusaiole di terracotta a sud delle Isole Batan. Appare quindi molto probabile che le origini del Neolitico siano da ascrivere alle comunità austronesiane spintesi dopo il 2000 a.C. a sud di Taiwan.
Differentemente dal Sud-Est asiatico continentale, nelle Filippine non è possibile distinguere un'età del Bronzo da un'età del Ferro; l'uso di manufatti metallici (rame/bronzo e ferro) si diffuse nelle fasi successive al 300 a.C. Il complesso dei materiali di ceramica e metallo più noto dell'età iniziale dei Metalli è quello Kalanay, così denominato da W.G. Solheim II, che è documentato nelle Filippine centrali e meridionali e presenta stringenti affinità con Sabah (Borneo) e il Nord-Est dell'Indonesia. Le ceramiche rinvenute nelle necropoli con sepolture in giare di tipo Kalanay presentano decorazioni incise e impresse, mentre le coeve ceramiche dell'età dei Metalli della valle di Cagayan sono prevalentemente prive di decorazione. Nelle Filippine la maggior parte dei rinvenimenti di tipo Kalanay consiste in grandi giare con coperchio rinvenute per lo più all'interno di grotte, nelle quali erano deposti i resti ossei dei defunti, scarnificati e privi di tracce di combustione, insieme ai corredi. Il più importante complesso di sepolture in giare proviene dalla grotta di Ayub (Mindanao meridionale), dove sulle giare e sui coperchi erano stati applicati teste, braccia e seni umani di ceramica modellati separatamente. I corredi includono perle di vetro, vasi di piccole dimensioni e ornamenti di conchiglia. Un altro rilevante complesso è stato rinvenuto nel sito all'aperto di Magsuhot (isola di Negros), in cui sono state individuate tre grandi giare funerarie poste una accanto all'altra in una grande fossa foderata da frammenti ceramici. Ceramica di tipo Kalanay, figurine antropomorfe e zoomorfe di terracotta, resti ossei di Sus e Gallus erano associati alle sepolture in giare; solo una, però, conteneva resti ossei umani appartenenti a una giovane donna e a due bambini. In una fossa adiacente era sepolta una gigantesca giara con coperchio del peso di 52 kg, collegata alla superficie attraverso un condotto di vasi impilati; all'interno, insieme a un contenitore di terracotta per le ossa del defunto, vi erano non meno di 70 vasi di corredo e un coltello di ferro.
Intorno a 1000 anni fa in numerose aree delle Filippine apparvero ceramiche cinesi d'importazione, databili a partire dalla tarda dinastia Tang, ma principalmente attribuibili alle dinastie Song, Yuan e Ming iniziale (1150-1400 d.C. ca.). Nei depositi alluvionali del fiume Libertad a Butuan (isola di Mindanao) sono state recuperate tre imbarcazioni di legno con legature interne e perni lignei, datate tra il 500 e il 1400 d.C. circa. Nel relitto del vascello di Pandanan, localizzato al largo della costa meridionale di Palawan e datato intorno al 1450 d.C., sono state recuperate più di 4700 ceramiche vietnamite d'importazione, oggetti metallici, monete cinesi e migliaia di perle di vetro. Molti archeologi ed etnostorici ritengono, sulla base delle descrizioni rintracciabili nelle fonti spagnole del XVI secolo, che tra il XIV e il XV secolo si siano rapidamente sviluppati chiefdoms con élites ereditarie. I depositi culturali di Butuan, associati ai resti delle tre imbarcazioni, hanno restituito evidenze di manifattura locale di vetro, ferro e oro. Gli scavi effettuati nei cimiteri tardopreispanici a Manila (Santa Aña), Laguna de Bay (Prov. di Batangas, Luzon), a Cebu City, nell'isola di Negros e a Butuan hanno rivelato, per il diverso grado di accesso alle ricchezze documentato dai corredi funebri e per la presenza di ceramiche importate dai mercati asiatici (Cina, Vietnam, Thailandia), l'esistenza di differenziazioni di status. Nel periodo del contatto con gli Spagnoli (XVI sec. d.C.), il centro e il Nord delle Filippine erano occupati da chiefdoms di origine sostanzialmente locale, influenzati solo marginalmente dalla cultura indiana, i cui concetti erano mediati dalle lingue giavanese e malese. Nello stesso periodo il Brunei (Borneo) e il Sud delle Filippine subirono un processo di islamizzazione, dando così origine alla divisione tra cristiani e musulmani che tuttora caratterizza l'arcipelago.
Bibliografia
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AYUB, Grotta di
v. Mindanao
di Peter Bellwood
Arcipelago situato nel Canale di Bashi, a 150 km di distanza dalla punta meridionale di Taiwan e a 200 km dalla costa settentrionale di Luzon. Il gruppo insulare è formato da tre isole di origine vulcanica e corallina ‒ Batan, Sabtang e Itbayat ‒ e da un gruppo di isole minori, disabitate. Contrariamente a quanto sostenuto in molti dei primi studi archeologici, Taiwan, durante le oscillazioni pleistoceniche del livello del mare, che raggiunge nel Canale di Bashi una profondità di almeno 1000 m, non è mai stata unita a Luzon attraverso le Isole B.
A oggi le ricerche non hanno riportato alla luce tracce di insediamenti aceramici; il popolamento iniziale delle Isole B. è attribuibile a gruppi parlanti lingue austronesiane, in possesso dell'agricoltura/allevamento (riso, panico e maiali) e di una tecnologia neolitica (ceramica e industria litica polita), giunti da Taiwan intorno al 2000 a.C. Le Isole B. rivestono comunque grande importanza, essendo state le prime isole a essere occupate dai gruppi austronesiani che da Taiwan avrebbero raggiunto, in un arco di tempo di circa quattro millenni, il Madagascar a ovest e la Polinesia orientale a est. Sotto il profilo linguistico le Isole B. costituiscono inoltre l'area di formazione del sottogruppo maleo-polinesiano, comprendente tutti gli idiomi della vasta famiglia austronesiana, a eccezione di quelli della stessa Taiwan, che fu l'area di formazione e di propagazione delle lingue austronesiane. Le prime ricerche di un certo rilievo, condotte da studiosi giapponesi nel 1982, consentirono di individuare il sito neolitico di Sunget, sull'isola di Batan. Dal 1982 archeologi filippini hanno indagato insediamenti fortificati (ijang) databili alla tarda preistoria, tumuli funerari di pietre che ricordano la forma di un'imbarcazione e sepolture in giare provviste di coperchi. Dal 2002 un'équipe di archeologi filippini e australiani sta conducendo ricerche in insediamenti neolitici con l'intento di raccogliere maggiori informazioni sulle modalità degli spostamenti dei gruppi austronesiani.
Sunget, situato nel territorio centrale di Batan, costituisce a oggi il sito più antico delle Isole B. Esso è costituito da due aree archeologiche situate a 100 m di distanza su due terrazzi naturali ubicati sulla cresta di un rilievo nei pressi di Mahatao. I livelli culturali si trovano al di sotto di un deposito di ceneri vulcaniche spesso fino a 1,5 m, prodotto dall'eruzione del Monte Iraya (Batan settentrionale) avvenuta circa 1000-1500 anni fa; le due aree erano state comunque abbandonate molto tempo prima dell'eruzione. Gli scavi hanno restituito ceramiche con ingobbio rosso, alcune delle quali decorate da motivi geometrici realizzati tramite impressioni circolari e con anse e orli simili a quelli delle ceramiche rinvenute nella regione orientale di Taiwan, particolarmente nelle culture di Beinan (Pei-nan) e Zhangguang (Chang-kuang), datate tra il 2000 e il 1000 a.C. Nei depositi di Sunget, datati al radiocarbonio tra il 1300 e l'800 a.C., sono stati rinvenuti anche ossa di suini e di pesci, fusaiole biconiche di terracotta del tipo presente nella regione orientale di Taiwan e numerosi pesi da rete litici impiegati per la pesca con la lenza e con le reti. Il repertorio ceramico di Sunget presenta affinità formali con il vasellame rinvenuto nei siti neolitici del II millennio a.C. della valle di Cagayan (Luzon settentrionale). Il sito di Anaro, ubicato circa 2 km all'interno dell'isola di Itbayat, ha restituito ceramiche poco più recenti (ca. 500 a.C. - 500 d.C.?) rispetto a quelle rinvenute a Sunget; ciònonostante, la particolare decorazione realizzata con impressioni circolari continua a persistere, mostrando palesi affinità con il vasellame del sito di Yingpu (Ying-píu, 1000 a.C. ca.), ubicato nel settore centro-occidentale di Taiwan. Da Anaro provengono inoltre scarti di nefrite derivanti dalla lavorazione in loco di orecchini del tipo detto lingling-o, simili a quelli rinvenuti nelle grotte di Tabon (isola di Palawan) e associati a coltelli e punte di ardesia. Le analisi alla fluorescenza a raggi X hanno accertato che la nefrite proveniva dalle cave di Fengtian, vicino a Hualian (Taiwan orientale) ed era esportata nel Nord delle Filippine per la produzione locale di manufatti. Nello stesso sito sono stati rinvenuti manufatti lavorati con ardesia proveniente da Taiwan e numerosi frammenti di asce trapezoidali analoghe a quelle portate alla luce negli insediamenti del II millennio a.C. della valle di Cagayan. I rinvenimenti effettuati a Sunget e Anaro attestano dunque contatti intensi e continui tra Taiwan e il Nord delle Filippine tra 4000 e 2000 anni fa, che in seguito sembrano diminuire.
Le fasi più tarde della preistoria delle Isole B. rivestono minore interesse. Le ceramiche ingobbiate di rosso appaiono predominanti nel repertorio fittile fino ad almeno il termine del I millennio d.C., quando a causa dell'eruzione vulcanica l'isola di Batan fu devastata dalle ceneri, che fortunatamente non raggiunsero nessun'altra isola del piccolo arcipelago. Nel 1687 le Isole B. furono visitate da W. Dampier, che ha lasciato accurati resoconti sulle etnie indigene Ivatan stanziate in insediamenti fortificati sulle Isole B. e Ibuhos. Tuttora le isole sono abitate da comunità Ivatan e Itbayaten, mentre gruppi linguisticamente affini risiedono nell'isola di Lanyu (Botel Tobago), che costituisce oggi uno dei possedimenti di Taiwan.
E.Z. Dizon, Archaeology of Batanes Province, Northern Philippines, in BIndoPacPrehistAss, 19 (2000), pp. 115-24; P. Bellwood et al., Archaeological and Palaeoenvironmental Research in Batanes and Ilocos Norte Provinces, Northern Philippines, ibid., 23 (2003), pp. 141-61.
di Wilfredo P. Ronquillo
Valle ubicata nel Nord di Luzon, la cui importanza archeologica è stata riconosciuta nel 1949 da H.O. Beyer, che identificò un deposito fossilifero del Pleistocene medio con denti e ossa di rinoceronte e probabili resti di altri grandi Mammiferi.
La prima scoperta di fossili risale al 1936, quando alcuni cacciatori rinvennero casualmente una mandibola di rinoceronte sul fianco di una piccola falesia a est di Tabuk. Parti dei denti furono portate al Bureau of Science di Manila e il loro studio affidato a Beyer. Successivamente il paleontologo olandese G.H.R. von Koenigswald classificò i denti fossili e, osservando che essi differivano dai tipi rinvenuti in Cina, Taiwan e Indonesia, li attribuì a una nuova specie di rinoceronte, il Rhinoceros philippinensis Nov. sp., probabilmente endemica. Geologicamente la valle di C. è un bacino che si estende in direzione nord-sud (lungh. 250 km, largh. 80 km ca.), formatosi nell'area nord dell'isola di Luzon, tra la catena vulcanica attiva della cordigliera centrale e quella inattiva della Sierra Madre. La formazione della Mesa di Awidon, del Pleistocene medio, dove fu rinvenuta fauna fossile, è costituita da una sequenza di sottili depositi interstratificati di piroclastite e tufi lungo il lato occidentale della valle, con depositi fluviali tufacei. La parte superiore della formazione, caratterizzata da conglomerati di ciottoli e massi, arenarie conglomeritiche e arenarie, contiene fossili, mentre nella sottostante Formazione Ilagan del Pliocene non è stato rinvenuto alcun tipo di megafossile. Sul lato occidentale della valle vi sono estesi affioramenti della formazione della Mesa di Awidon lungo gli ampi sinclinali e i ripidi anticlinali; questi ultimi, sollevati ed erosi, si estendono oggi per una lunghezza compresa tra 15 e 25 km.
Nei primi anni Cinquanta fu nuovamente segnalata a Beyer e al Museo Nazionale delle Filippine la presenza di fauna fossile nella stessa zona della valle; un sopralluogo di von Koenigswald (1957) portò alla scoperta e all'identificazione dei primi utensili su ciottolo, che lo studioso attribuì a epoca paleolitica proponendo (1958) la definizione di "industria cabalwaniana", sebbene non venisse fatta menzione dei manufatti litici su scheggia. Le indagini condotte nella valle agli inizi degli anni Settanta hanno confermato la presenza di resti fossili sia di grandi Mammiferi estinti (elefanti, stegodonti e rinoceronti) sia di specie ancora esistenti (coccodrilli, maiali, Cervidi e tartarughe giganti). Le ricerche geologiche della fine degli anni Settanta hanno rilevato che i fossili rinvenuti si presentavano in frammenti disarticolati e che vi erano dunque buoni elementi per ritenere che essi fossero stati trasportati dalle correnti fluviali prima della loro deposizione. Successive esplorazioni e saggi stratigrafici condotti dal Museo Nazionale delle Filippine hanno portato all'identificazione di oltre 100 siti paleolitici e al rinvenimento sia di manufatti litici su scheggia e su nucleo, sia di tectiti; venne inoltre rilevato che nella formazione del Pleistocene gli utensili su scheggia erano in numero superiore a quelli su ciottolo. Nella definizione di "industria cabalwaniana", inizialmente proposta da von Koenigswald per gli utensili su ciottolo rinvenuti nel 1957, furono in seguito inclusi tutti i manufatti litici scheggiati. Successive verifiche dell'ubicazione stratigrafica dei due utensili su scheggia rinvenuti nel Locus 4 del sito di Espinosa Ranch (Bondoc 1979) hanno indicato che essi erano all'interno della formazione della Mesa di Awidon. Tale rapporto stratigrafico ha dunque confermato l'associazione tra utensili di pietra e fauna estinta; conseguentemente, gli utensili litici su scheggia sono divenuti evidenze indirette dell'antica presenza umana nella valle.
La notevole quantità di fossili rinvenuti nella porzione settentrionale dell'isola di Luzon fa ritenere che vi siano stati movimenti migratori dal Nord verso le Filippine, dal momento che in tale isola la valle di C. è l'area più vicina alla Cina e a Taiwan. È stato ipotizzato che molti degli animali di grossa taglia siano rimasti imprigionati nel bacino di C. e quindi decimati dall'uomo. Sin dal Plio-Pleistocene la valle di C. era infatti circondata a est, ovest e sud da alte montagne, che potrebbero avere agito da barriere naturali agli spostamenti verso sud di elefanti, stegodonti e altri grossi Mammiferi. Solo la costa di Ilocos (Luzon occidentale) avrebbe offerto un passaggio da nord verso sud per i Mammiferi del Pleistocene; molti resti fossili di elefanti e di stegodonti sono stati infatti rinvenuti ad Anda, Pangasinan, a sud della valle di C. e lungo la costa occidentale della porzione settentrionale dell'isola di Luzon. La valle di C. è quindi una regione di particolare importanza per l'archeologia del Pleistocene, che potrebbe fornire dati preziosi sulle origini e sulle prime attività umane nell'arcipelago delle Filippine.
H.O. Beyer, Outline Review of Philippine Archaeology by Islands and Provinces, in The Philippine Journal of Science, 77, 3-4 (1949), pp. 205-374; Id., New Finds of Fossil Mammals from the Pleistocene Strata of the Philippines, in NatResPhilip, 41 (1956), pp. 1-17; G.H.R. von Koenigswald, Fossil Mammals from the Philippines, Quezon City 1956; Id., Preliminary Report of a Newly Discovered Stone Age Culture from Northern Luzon, Philippine Islands, in AsPersp, 1, 2 (1958), pp. 69-70; R.B. Fox, Ancient Man and Pleistocene Fauna in Cagayan Valley, Northern Luzon, Philippines: a Progress Report of the Philippine National Museum, Manila 1971, pp. 1-32; R.B. Fox - J.T. Peralta, Preliminary Report on the Paleolithic Archaeology of Cagayan Valley, Philippines, and the Cabalawanian Industry, in R.B. Tantoco (ed.), Proceedings of the First Regional Seminar on Southeast Asian Prehistory and Archaeology (Manila, June 26 - July 4 1972), Manila 1974, pp. 100-47; N.H. Bondoc, A Re-Investigation of the Espinosa Archaeological Sites, Cagayan and Kalinga-Apayo, in AnthrPMusManila, 6 (1979), pp. 127-61; C.F. Vondra et al., Plio-Pleistocene Geology and Paleoenvironment of the Central Cagayan Valley, Northern Luzon, Philippines, Manila 1981; K. Tanaka - A. de la Torre, Preliminary Report of the Archaeological Survey in Four Sites in the Middle Reaches of the Cagayan River, Northern Luzon: Discovery of Several Stone Adzes and Pottery, in Yeung Chun-Tong - B. Li Wai-ling (edd.), Archaeology in Southeast Asia, Abingdon 2000, pp. 191-209.
di Wilhelm G. Solheim II
Penisola bifida situata nella provincia di Batangas, circa 100 km a sud di Manila, dove sono stati individuati una dozzina di siti, principalmente costituiti da necropoli.
Nel 1934, nel corso del disboscamento e spianamento di una vasta area, fu messa in luce una necropoli preispanica con sepolture accompagnate da modesti corredi di cui facevano parte porcellane del XV secolo. La maggior parte dei rinvenimenti fu donata dai pro-
prietari del terreno (famiglia Zobel) al Museo Nazionale delle Filippine. R.E. Galang, archeologo in forza presso lo stesso museo, visitò in seguito il sito e condusse una ulteriore ricognizione di superficie, raccogliendo alcuni utensili di pietra levigata tipici della regione. Nel 1940 l'archeologo svedese O.R.T. Janse, dopo gli scavi dei siti Dong Son in Vietnam, condusse indagini in tre dei principali siti di C., Pinagpatayan, Pulo Bakao e Kay Tomas. Lo scavo di due delle maggiori necropoli di C., Pulung Bakaw e Kay Tomas, fu nuovamente intrapreso nel 1958 da R.B. Fox. Dopo la rimozione dello strato superficiale di terreno, le sepolture furono localizzate agevolmente in ragione del contrasto cromatico tra il riempimento delle fosse e il suolo in cui esse erano scavate. In ambedue i siti la maggior parte di esse era in posizione supina all'interno di fosse poco profonde (meno di 50 cm) in cui non si rinvennero tracce di sarcofagi, né di sudari di stoffa o stuoia.
A Pulung Bakaw la maggior parte dei defunti era sepolta, con il capo rivolto a nord o a est, in file grosso modo parallele alla vicina linea di costa, mentre a Kay Tomas essi erano stati deposti con il capo a sud in fosse orientate nord-nord-ovest o sud-sud-est. Ambedue le necropoli furono in uso per circa 150 anni, con una densità di sepolture piuttosto alta, sebbene poche sepolture si intersecassero; ciò dimostrerebbe che per indicare la posizione delle tombe venivano impiegati segnacoli. In alcuni casi, buchi di palo associati alle fosse funerarie indicherebbero l'uso di sovrastrutture che davano visibilità alle sepolture. Dall'analisi dei corredi funerari non si rilevano signifi-
cative differenze di status tra gli individui deposti nelle sepolture, che Fox ha stimato in circa 150 a Pulung Bakaw e grosso modo il doppio a Kay Tomas. Nella porzione centrale della penisola furono inoltre individuate, a una distanza di 5 km l'una dall'altra, sei vaste necropoli apparentemente coeve. Secondo Fox, terrecotte di fabbricazione locale e ceramiche d'importazione formavano il nucleo principale dei corredi funerari; rari gli ornamenti di metallo o vetro, le armi o altri manufatti. La metà delle sepolture di Pulung Bakaw aveva una o più ceramiche d'importazione cinese (85%), siamese (13%), annamita o della Cina meridionale (2%), mentre a Kay Tomas esse erano presenti in poco più della metà delle tombe (così distribuite: il 75% di fattura cinese, il 22% siamese, il 2% annamita o della Cina meridionale e l'1% di fattura ignota). La datazione di tali ceramiche oscilla dal XIV all'inizio del XVI secolo. Le terrecotte di manifattura locale erano presenti in quantità leggermente maggiore rispetto a quelle importate.
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di Ian C. Glover
Insediamento neolitico ubicato nei pressi della baia di Palanan (Prov. di Isabela, Luzon).
Scavato da W. Peterson dell'Università dell'Illinois (1969-70), D. ha fornito importanti dati per comprendere le modalità dell'espansione austronesiana da Taiwan nelle isole del Sud-Est asiatico. Sono stati individuati sei strati contenenti due livelli culturali: nel livello 2, all'interno dello strato 3, sono stati messi in luce 12 buchi di palo (diam. 40 cm) disposti in quadrato; l'assenza di un piano di calpestio sembrerebbe indicare la presenza di una abitazione eretta su pilastri. Sono stati inoltre rinvenuti alcuni frammenti di vasi globulari e di vassoi di ceramica a tempera sabbiosa con ingobbio rosso (Red-Slipped Pottery), un peso da rete di terracotta, un'ascia frammentaria (tipo Duff 2A) e parte di un lisciatoio. Il livello 2 risale al tardo Neolitico o alla prima età dei Metalli. Il livello 1, all'interno dello strato 5, conteneva le strutture di fondazione di due case, ciascuna delle quali di circa 3 m di larghezza, con un singolo ingresso, e i resti di altre due strutture. I pali erano posti in una trincea poco profonda; la grande quantità di ceramica e strumenti litici rinvenuti in superficie lascerebbe presumere che le strutture, forse occupate stagionalmente in un'area invasa dalle acque durante la stagione delle piogge, si trovassero al livello del suolo. Non è stata rinvenuta paleofauna, mentre dall'analisi dei carboni è stato possibile identificare la presenza di bambù. La ceramica è grosso modo simile a quella proveniente dal livello 2, a eccezione di alcuni vasi con piede forato ad anello. Gli strumenti litici comprendono 109 schegge di diaspro con tracce d'uso (di cui 21 presentano tracce di lustro da silice sui margini, presumibilmente perché impiegate nel taglio del bambù), 2 piccoli mortai in arenaria, 5 mole di pietra, 2 grani di giadeite e numerose schegge di basalto. Il livello 1 ha fornito tre datazioni al radiocarbonio non calibrate: 3900±140 B.P. (GaK 2937); 5120± 220 B.P. (GaK 2938); 3280±110 B.P. (GaK 2939).
W. Peterson, Summary Report of Two Archaeological Sites from North-Eastern Luzon, in AAnthrOceania, 9, 1 (1974), pp. 26-35; B. Thiel, Austronesian Origins and Expansion: the Philippines Archaeological Data, in AsPersp, 26 (1984-85), pp. 119-30; B.E. Snow et al., Evidence of Early Rice Cultivation in the Philippines, in Philippine Quarterly of Culture and Society, 14 (1986), pp. 3-11; M. Spriggs, The Dating of the Island Southeast Asian Neolithic, in Antiquity, 63 (1989), pp. 587-612; P. Bellwood, Prehistory of the Indo-Malaysian Archipelago, Honolulu 19972, pp. 219-20.
di Eusebio Z. Dizon
Sito postpleistocenico in grotta ubicato sul versante nord di Lipuun Point a Quezon (isola di Palawan, Filippine centro-occidentali).
Si tratta di una delle grotte più interessanti dell'area, formata da molte sale a cupola e da sinuosi passaggi ubicati a vari livelli e ricchi di formazioni calcaree. Gli scavi nella sala principale (camera A), all'ingresso della grotta, ubicata circa 17 m s.l.m., hanno portato alla luce una ricca stratigrafia nella quale strumenti litici scheggiati erano associati a conchiglie marine e ossa di animali subfossili, tra cui molti frammenti di corna di cervo, alcune utilizzate come strumenti. Il secondo ambiente (camera B), ubicato più in alto dell'ingresso della grotta, dopo l'ampia entrata, conteneva numerose sepolture in giare associate a un caratteristico tipo di orecchini di giada (lingling-o), a perle di vetro, di giada e conchiglia, oltre che a frammenti di rame e a ornamenti di bronzo. La maggior parte degli utensili evidenzia la presenza di ritocchi successivi: gli strumenti tendono inoltre a essere più piccoli di quelli rinvenuti a Tabon (Palawan), dove sono comuni grandi manufatti scheggiati di selce. I livelli meno profondi della grotta hanno restituito strumenti su lama: ciò indicherebbe lo sviluppo di nuove tecniche di lavorazione e la preparazione dei nuclei. Un campione di conchiglie marine dai livelli più antichi dell'insediamento ha fornito una datazione di circa 4070±80 anni fa (UCLA-698), mentre dalla porzione più interna della camera A provengono due frammenti di ossa di cervo datati a 11.250±940 anni fa (cal. ca. 9300 a.C., GAK-10527) e 12.950±1220 anni fa (cal. ca. 11.000 a.C., GAK-10528): G.C. fu dunque abitata tra 11.000 e 9000 anni fa, durante il periodo coevo con il complesso litico su scheggia I-B della grotta di Tabon.
Bibliografia
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di Eusebio Z. Dizon
Piccola isola del gruppo delle Isole Batan, ubicata a ovest dell'isola di Sabtang.
L'isola è oggi disabitata, se si eccettuano le occasionali visite degli abitanti di Sabtang che vi pascolano bovini e caprini; nel complesso, la superficie emersa è di circa 6 km2 (lungh. 4 km, largh. 2 km). Si ritiene che I. sia l'isola visitata dal capitano W. Dampier, un predone inglese che vi risiedette dall'agosto all'ottobre 1687 descrivendone gli insediamenti a terrazze lungo le cenge e le falesie di Dibhu Point, un'altissima formazione calcarea nota oggi come Chuhangin Idyang (20° 18' 58" Lat. N, 121° 47' 48" Long. E). Con il nome di idyang si indicano elevate formazioni rocciose che possono fungere da piazzaforte o da rifugio contro gli attacchi nemici, vicino alle quali sono solitamente situati città e quartieri (barrios). Presso questo idyang sono stati rinvenuti superficialmente molti frammenti di terracotta e perle di vetro, mentre osservando la formazione rocciosa dal basso è possibile scorgere muri di pietra e opere di terrazzamento che con ogni probabilità rappresentano i resti delle strutture descritte da Dampier. Secondo F. Hornedo, Dampier si imbatté in popolazioni che vivevano in villaggi di montagna, coltivando radici commestibili, banane e canna da zucchero dalla quale producevano il palek, una bevanda alcoolica fermentata a base di succo di canna. Inoltre allevavano capre e maiali, praticavano il baratto, usavano l'oro come mezzo di scambio e costruivano numerose imbarcazioni. Sotto il Chuhangin Idyang venne individuata e più tardi scavata (1995) una necropoli ubicata su una collina ondulata a circa 60 m dalla costa occidentale dell'isola; qui le sepolture erano contrassegnate da blocchi di pietra disposti in modo da riprodurre la forma di una imbarcazione (tataya) del tipo utilizzato dai nativi delle Isole Batan; l'imbarcazione funeraria più piccola era lunga 2,3 m e larga 90 cm, la più grande era lunga circa 5 m e larga 3,5 m. Questo complesso funerario potrebbe costituire la prima prova certa dell'esistenza di una comunità barangay, società orientate verso l'uso esclusivo dell'imbarcazione (boat communities) cui già i primi esploratori spagnoli avevano ascritto le società filippine.
F. Hornedo, Batanes 200 Years after: Travelogue, in Life Today, 39, 2 (1983), pp. 15-23; P.-Y. Manguin, Shipshape Societies. Boat Symbolism and Political System in Insular Southeast Asia, in Consultative Workshop on Research on Maritime Shipping and Trade Networks in Southeast Asia. Spafa Final Report (Cisarua, West Java, Indonesia, November 20-27 1984), Bangkok 1984, pp. 213-44; F. Hornedo - E.Z. Dizon - A. Rey Santiago, Preliminary Report on the Archaeological Explorations in Batan, Sabtang, and Ibuhos Islands, Batanes Province, Northern Philippines, in Yeung Chun-Tong - B. Li Wai-ling (edd.), Archaeology in Southeast Asia, Hong Kong 1995, pp. 123-44.
di Wilhelm G. Solheim II
Sito in grotta ubicato sulla costa nord-occidentale di Masbate, una piccola isola a ovest dell'estremità meridionale di Luzon.
La grotta (largh. ca. 2,5 m, alt. 1-2,5 m), affacciata direttamente sulla costa, ha l'ingresso orientato a ovest verso il Mar di Sibuyan e si estende fra 6 e 8 m all'interno della falesia. Quando venne scoperta (1951), la superficie della grotta era ricoperta da numerosi frammenti di ceramica e di ossa umane; tuttavia il contesto stratigrafico appariva poco chiaro. Con il procedere delle indagini si venne a conoscenza di un violento terremoto che nel 1935 aveva sconvolto l'interno della grotta, disturbando e alterando l'originario assetto stratigrafico. Rimosso il deposito disturbato e colmo di detriti, fu raggiunto un piano di calpestio (prof. 40-80 cm); in questo contesto furono recuperati numerosi frammenti ceramici diagnostici il cui esame tipologico portò all'identificazione di un peculiare complesso ceramico, denominato Complesso Ceramico K. (Kalanay Pottery Complex). Esso comprende due varianti principali: la ceramica K. e la ceramica Bagupantao. L'80% dei frammenti appartiene alla variante K., il cui tipo principale (70% dei frammenti) è inornato, mentre il secondo tipo (14%) presenta decorazioni incise rettangolari e figure zoomorfe lungo l'orlo, elementi accoppiati realizzati attorno al collo, motivi intrecciati e triangoli sulla pancia e un volto modellato su una testa animale; il terzo tipo della variante K. (7%) mostra decorazioni impresse con strumenti semplici (forse il bordo di una conchiglia) sulle pareti delle ciotole. Il restante 9% dei frammenti appartiene al tipo Kalanay-Slipped ovvero quello a ingobbio rosso. La ceramica della variante Bagupantao, a impasto notevolmente più depurato rispetto alla variante K., presenta il 57% dei frammenti privi di decorazione o ingobbio, mentre il 41% del vasellame presenta decorazioni impresse o puntinate che formavano un disegno geometrico. Il sito ha inoltre restituito strumenti di pietra e conchiglia per la manifattura della ceramica, strumenti di pietra levigata e grani di collana di giadeite. Tra i manufatti di metallo sono presenti una punta di ferro, quattro frammenti di ferro di una lama di coltello, una lama di coltello con lungo codolo uncinato e una piccola campana di bronzo. Vennero recuperati anche frammenti e manufatti di conchiglia (una conchiglia di Cypraea forata, due pendenti e un frammento di bracciale). Non essendo disponibile alcuna datazione al radiocarbonio, dall'analisi dei manufatti, soprattutto di quelli in metallo, è stata proposta una datazione tra il 200 e il 400 d.C.
W.G. Solheim II, The Kalanay Pottery Complex in the Philippines, in ArtAs, 20 (1957), pp. 279-88; Id., Further Notes on the Kalanay Pottery Complex in the P. I., in AsPersp, 3, 2 (1959), pp. 157-65; Id., The Archaeology of Central Philippines, Manila 1964; Id., Further Relationships of the Sa-Huynh-Kalanay Pottery Tradition, in AsPersp, 8 (1964), pp. 196-211; R.B. Fox, The Tabon Caves. Archaeological Explorations and Excavations on Palawan Island, Philippines, Manila 1970; W.G. Solheim II - A.M. Legaspi - J.S.S.J. Neri, Archaeological Survey in Southeastern Mindanao, Manila 1979.
di Eusebio Z. Dizon
Grotta ubicata sull'isola di Langen, a nord di Palawan.
Oggetto di scavi fra l'ottobre e il novembre 1965, la grotta è in realtà un vasto riparo provvisto di un pavimento molto ripido e protetto da una falesia. Presso l'estremità più elevata del pavimento è stato rinvenuto un piccolo ambiente circolare. Gli scavi hanno portato alla luce un complesso di manufatti litici e di conchiglia databile al Neolitico tardo (ca. 1500-1000 a.C.), associati a un tipo di vasellame particolarmente elaborato. Sulle sporgenze di entrambi i lati del pendio e nell'ambiente sono state rinvenute grandi quantità di manufatti e ossa umane, tra i quali tre recipienti di terracotta perfettamente conservati di cui uno particolarmente interessante: una sorta di bicchiere a forma di figura umana, con collo e orlo che formano testa e volto della figura. Il vasellame è caratterizzato principalmente da forme adatte a contenere liquidi (in particolare calici e coppe), probabilmente recipienti di cui ci si serviva durante il consumo ‒ forse rituale ‒ di fermentato di riso. I manufatti litici rappresentano uno dei complessi più diversificati databili al periodo precedente l'età dei Metalli dell'area: asce quadrangolari di pietra levigata, sgorbie, scalpelli e un'ascia con codolo; un pendente di pietra con foro realizzato a trapano; perle di pietra e conchiglia; perle di giada; pendenti e braccialetti di conchiglie; dischi piatti per le orecchie realizzati con conchiglie Conus; cucchiai decorati ricavati dalla lavorazione del nautilo; mestoli forgiati dalla conchiglia Melo diadema e contenitori di calce, la cui materia prima era ricavata da grosse conchiglie del tipo Arca.
R.B. Fox, The Tabon Caves. Archaeological Explorations and Excavations on Palawan Island, Philippines, Manila 1970; Id., Leta-Leta Cave, in Filipino Heritage, I, Singapore 1977, pp. 228-34.
di Eusebio Z. Dizon
Isola, la più grande dell'arcipelago delle Filippine, situata nell'estremità settentrionale della catena insulare.
I manufatti e i materiali fossili più antichi provengono dalla valle di Cagayan e sono datati al Pleistocene medio (ca. 400.000-250.000 anni fa). In questa valle, ubicata nella zona settentrionale dell'isola (Prov. di Pangasinan), sono stati scoperti numerosi siti paleolitici che hanno consentito di provare la coesistenza tra fauna estinta di epoca pleistocenica (elefante, stegodonte, rinoceronte, coccodrillo, tartaruga gigante, maiale, cervo) e industrie litiche specializzate nella produzione di strumenti scheggiati e su ciottolo. Fra gli strumenti più comuni vi sono grandi asce a mano di fattura piuttosto grossolana, più rifiniti choppers di selce e utensili di quarzo e calcedonio; nelle province di Batan, Batangas, Rizal e Bulacan sono stati inoltre rinvenuti strumenti litici di grandi dimensioni lavorati in modo grossolano e ottenuti da ciottoli di fiume o noduli. Negli anni 1976-77 furono avviate ricerche nei siti in grotta presso l'area delle formazioni calcaree di Peñablanca (Prov. di Cagayan, Luzon settentrionale) che portarono all'identificazione di 78 tra grotte e ripari rocciosi, 43 dei quali con materiali archeologici in superficie. Nel 1978 R. Shutler Jr. condusse saggi stratigrafici nel sito di Andarayan, a est di Solanam nei pressi di Cagayan, dove rinvenne grandi quantità di ceramica a ingobbio rosso (Red-Slipped Ware) associata a orecchini di terracotta, fusaiole, schegge di selce e un frammento di ascia di pietra. I manufatti fittili presentavano inclusi organici carbonizzati nei nuclei ossidati, riconosciuti come pula di riso e frammenti di radice di gabi (o taro) e igname (o ubi, Dioscorea spp.). Successivamente, studi più approfonditi condotti presso l'Istituto Internazionale di Ricerche sul Riso (Laguna, Filippine) evidenziarono che la forma generale e la lunghezza delle impronte di gluma erano compatibili con il genere Oryza, lo stesso del comune riso asiatico (O. sativa). L'analisi al 14C ottenuta dalla misurazione diretta delle pellicole dei chicchi di riso carbonizzati e dei frammenti di radice ha restituito una datazione di 3400±125 anni fa, che corrisponde alla data ottenuta da un campione di carbone (3240±160 anni fa); i risultati daterebbero quindi con relativa certezza al II millennio a.C. sia l'occupazione di Andarayan sia la presenza del riso nelle Filippine. Accanto allo sviluppo dell'industria litica levigata, nei siti neolitici dell'isola si diffuse progressivamente anche l'uso di materiali come la giada e la nefrite, quest'ultima importata dalle cave di Fengtian (Hualian, Taiwan), utilizzate per la manifattura sia di strumenti sia di ornamenti personali.
L'età dei Metalli nelle Filippine copre il periodo compreso tra il rinvenimento dei primi manufatti di rame/bronzo e lo sviluppo del commercio (in particolare per l'importazione di porcellane) con la Cina; tale periodo è solitamente suddiviso in una fase più antica (ca. 700-200 a.C.), caratterizzata dalla presenza di manufatti in rame/bronzo e oro, e in una più recente (ca. 200 a.C. - 1000 d.C.), in cui il ferro si aggiunse ai metalli già in uso. Dalla zona di Rizal-Bulacan provengono alcuni ornamenti di bronzo, mentre a Batangas è stata recuperata una discreta quantità di ceselli e asce di bronzo insieme a ornamenti personali. Orecchini a pendente, comunemente conosciuti come lingling-o, di giada, pietra, nefrite, conchiglia e terracotta sono stati rinvenuti nelle necropoli con sepolture in giare della Provincia di Batangas, presso le grotte di Arku e Musang a Peñablanca, nella grotta di Latu-Latuo a Peñablanca (Cagayan) e nel sito di Aguit-it (Camarines Norte). Dai siti ubicati nelle aree di Bulacan e Batangas Rizal provengono invece strumenti di ferro di vario genere: da piccoli coltelli a elaborate armi forgiate. Intorno al IX-X sec. d.C. i contatti tra la Cina e le Filippine divennero sempre più intensi, raggiungendo il massimo sviluppo commerciale verso la metà dei secoli XIV e XV. Molti siti di questo periodo, detto "preispanico", sono ubicati lungo le coste o nei pressi delle zone fluviali. Manila e le province circostanti di Batangas e Laguna giocarono un ruolo di primo piano all'interno di quella koinè commerciale. Uno dei siti meglio conosciuti è Santa Aña, dove gli scavi hanno consentito di recuperare dettagliati dati sui modelli di vita tra l'XI e il XIV secolo, insieme a una impressionante quantità di ceramiche invetriate e porcellane provenienti dalla Cina meridionale e riferibili alla tarda dinastia Song (960-1279 d.C.). In molti altri siti preispanici (Pila e Lumbang, l'isola di Talim, Porac, Calagatan Bolinao, Aborlan, Butong, Calincamasan e Aludaid) è stato rinvenuto vasellame importato proveniente dalla Cina e dal Sud-Est asiatico (Thailandia, Cambogia e Vietnam), insieme a manufatti d'oro, vetro, rame e bronzo.
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di Peter Bellwood
Isola delle Filippine meridionali situata in prossimità dell'equatore.
Scarsi sono gli indizi sulla preistoria più antica di M., nonostante altre isole vicine, in particolare Palawan a ovest e le Isole Talaud a sud, fossero abitate almeno da 30.000 anni fa. Ancora minori sono i dati sulle fasi neolitiche, ma dalle evidenze identificate nelle Isole Talaud (Indonesia) è noto che almeno dal 1600 a.C. l'area era popolata da gruppi umani in possesso di ceramica e suini domestici. L'interesse degli archeologi per M. si è concentrato principalmente su tre aspetti di rilievo: le eccezionali sepolture in giare antropomorfe della grotta di Ayub, datate intorno a 2000 anni fa, le imbarcazioni di Butuan e il dibattito sviluppatosi in seguito alla scoperta di una comunità di cave-dwellers (abitatori di grotte) nota con il nome di Tasaday. Questo gruppo, composto da 27 individui, fu segnalato nel 1970 in una grotta dell'entroterra della Provincia di South Cotobato, immersa nella foresta pluviale a un'altitudine di circa 1300 m s.l.m. Dalle descrizioni fornite i Tasaday sarebbero stati caratterizzati da aspetti culturali estremamente "arcaici"; come molte altre comunità austronesiane praticavano il tatuaggio, la masticazione del betel e la limatura dei denti; tuttavia non cacciavano, non possedevano cesti o altri strumenti per il trasporto, né archi, ma impiegavano unicamente utensili litici scheggiati o con i bordi levigati. L'alimentazione si basava principalmente sul consumo di frutti, di igname selvatico (le cui estremità venivano nuovamente piantate dopo il raccolto), di larve di insetti, di pesci catturati con le mani e di rospi. Sui Tasaday ebbe inizio un acceso dibattito: in alcuni rapporti si sosteneva che questa comunità fosse l'ultima testimonianza di una cultura paleolitica preservata dall'isolamento; in altri essi erano invece accusati di essere impostori coinvolti in un complotto politico durante il regime di Marcos, legato ai diritti di sfruttamento delle terre. In realtà è molto più probabile che i Tasaday abbiano adottato in tempi recenti un modello di vita basato sulla raccolta, a causa forse di ostilità e conflitti sociali che costrinsero i loro antenati a fuggire e a nascondersi nella foresta pluviale. In termini linguistici, infatti, i Tasaday parlano un dialetto delle lingue Manobo in uso presso gli agricoltori vicini, da cui i primi si sarebbero separati dopo l'arrivo degli Spagnoli; essi non costituiscono dunque una società "paleolitica" fossilizzata, bensì la testimonianza di come una comunità basata essenzialmente sull'agricoltura possa abbandonare tale pratica e adottare uno stile di vita basato sulla caccia/raccolta.
Nella grotta di Ayub, nei pressi di Maitum (Cotobato meridionale), è stato rinvenuto il più importante complesso di sepolture in giare scoperto nelle Filippine. Sulle giare di dimensioni maggiori venivano talvolta applicati modelli plastici di braccia umane, seni e ombelichi, ma gli oggetti che meritano la maggiore attenzione sono i coperchi su cui erano modellate teste umane provviste di orecchie, bocche, menti e fori per l'inserimento di capelli (non conservatisi); molti esemplari erano dipinti con ocra rossa. Nella grotta furono rinvenuti perle di vetro, piccoli vasi, strumenti di ferro e ornamenti di conchiglia, che erano parte dei corredi deposti nelle giare collocate sul piano di calpestio della grotta. Le datazioni radiocarboniche per spettrometria con acceleratore di massa ottenute dai materiali organici collocano i reperti intorno a 2000 anni fa. I ritrovamenti di Butuan, datati tra il 500 e il 1500 d.C., risalgono al periodo dei commerci con la Cina e con il Sud-Est asiatico continentale. Nei depositi alluvionali del fiume Libertad sono state recuperate parti di tre imbarcazioni costruite con assi di legno assicurate, tramite aggetti forati, a una intelaiatura interna di ordinate e tenute insieme con perni di legno. Le datazioni al radiocarbonio ottenute dai legni oscillano approssimativamente tra il 500 e il 1400 d.C. Nei depositi archeologici di Butuan sono stati inoltre rinvenuti buchi di palo, vasellame d'importazione cinese databile alla dinastia Song (960-1279 d.C.), vetro mediorientale insieme a tracce della locale lavorazione di vetro, ferro e forse anche di oro. Ricchi corredi funerari composti da grandi quantità di vasellame d'importazione furono rinvenuti all'interno di vere e proprie bare di legno. Nel relitto del vascello di Pandanan, rinvenuto al largo della costa meridionale di Palawan e datato al 1450 circa, furono scoperte oltre 4700 ceramiche d'importazione, un rinvenimento che testimonia chiaramente come tali oggetti raggiungessero l'isola di M. via mare.
T. Headland (ed.), The Tasaday Controversy, Washington (D.C.) 1993; E.Z. Dizon - R. Santiago, Faces from Maitum, Manila 1996; E. Bacus, The Archaeology of the Philippine Archipelago, in I. Glover - P. Bellwood (edd.), Southeast Asia. From Prehistory to History, London 2004, pp. 257-81.
di Peter Bellwood
Isola delle Filippine sud-occidentali nota principalmente per le testimonianze emerse in un complesso di grotte a Lipuun Point, sulla costa occidentale, conosciuto come "grotte di Tabon".
Durante le fasi glaciali pleistoceniche, quando il livello del mare scese di oltre 100 m rispetto a quello attuale, P. era l'unica isola dell'arcipelago filippino a essere unita a fasi alterne alla piattaforma continentale della Sonda mediante una lingua di terra che la congiungeva al Borneo settentrionale; pertanto non sorprende che proprio la grotta di Tabon (che ha dato il nome all'intero complesso di grotte) abbia restituito, durante le prime indagini effettuate negli anni Sessanta del Novecento, i più antichi resti umani delle Filippine (un cranio e una mandibola), datati al 14C intorno a 25.000 anni fa; tuttavia, una serie più recente di datazioni all'uranio li colloca oggi in un più ampio arco cronologico, tra 47.000 e 16.000 anni fa. Lo stru-
mentario pleistocenico della grotta di Tabon è costituito, come in altri siti coevi del Borneo (Niah), essenzialmente da nuclei, schegge e strumenti su ciottolo; non compaiono industrie su lama, attestate nel Sud-Est asiatico solo a partire dalle fasi oloceniche. Uno strumentario analogo continuò a essere utilizzato nella vicina grotta di Duyong fin nell'Olocene iniziale. Non si dispone di informazioni riguardo l'alimentazione dei gruppi che frequentarono la grotta di Tabon tranne che per i resti faunistici comprendenti Cervidi, maiali barbuti, uccelli, pipistrelli e Mammiferi di piccola taglia; inoltre, la notevole distanza della grotta dalla linea di costa non permetteva certamente lo sfruttamento delle colonie di molluschi. Ancora incerta è la data di arrivo a P. di gruppi di tradizione neolitica, a causa dello scarso numero di datazioni disponibili e di analisi effettuate sui numerosi complessi vascolari delle grotte di Tabon. Confronti tipologici con altre aree delle Filippine suggerirebbero una data vicina ai 3500 anni fa e una cultura materiale associata a vasellame con ingobbio rosso. R.B. Fox, che negli anni Sessanta scavò le grotte di Tabon, rinvenne a Duyong un'inumazione prona e flessa di un individuo maschile, accompagnata da un corredo composto da un'ascia litica a sezione quadrangolare, quattro asce di conchiglia (Tridacna), due dischi auricolari, un pettorale composto da conchiglie forate di Conus e sei gusci di Anadara che potrebbero essere stati usati come contenitori per la calce utilizzata nella masticazione del betel (tracce di betel sono state rilevate anche sui denti dell'inumato). Dai resti di carbone rinvenuti nella fossa funeraria è stata ottenuta una datazione intorno al 3000 a.C., che risulterebbe però troppo antica rispetto al corredo rinvenuto nella sepoltura.
Le grotte di Tabon, insieme a molti altri siti in grotta di P., in particolare della regione di El Nido nel Nord dell'isola (ad es., Ille Cave), hanno restituito numerosi complessi dell'età dei Metalli inquadrabili nel tipo Kalanay, o Complesso Ceramico Kalanay, che trovano confronti diretti con i manufatti rinvenuti negli insediamenti della regione di Sabah, come Hagop Bilo e Madai. In molti di questi siti sono stati rinvenuti resti di sepolture in giare che Fox, sulla base di due datazioni al 14C da campioni provenienti dall'ambiente A della grotta di Manunggul, colloca ai primi secoli del I millennio a.C. L'assenza di oggetti metallici aveva indotto lo studioso, forse a ragione, ad attribuire questo complesso alle fasi neolitiche. Nel repertorio vascolare, di ottima fattura, non sono rappresentate le forme con carena accentuata di tipo Kalanay; alcuni vasi hanno motivi ornamentali curvilinei dipinti di rosso e racchiusi da linee incise, particolarmente evidenti sul coperchio di una grande giara funeraria su cui furono modellate due figure umane nell'atto di remare su una piroga. La giara di Manunggul è considerata oggi tesoro nazionale del patrimonio culturale del popolo filippino. Sebbene Fox dati la comparsa dei manufatti di rame/bronzo nelle sequenze di P. al 500 a.C. circa, l'unico sito dell'età dei Metalli a essere stato datato è l'ambiente B di Manunggul, che ha fornito una datazione al 14C intorno al 200 a.C. I materiali qui rinvenuti includono bracciali di ferro e vetro, perle di vetro e corniola e cinque vaghi di agata incisi con sostanze alcaline, simili a quelli recuperati a Leang Buidane (Isole Talaud, Indonesia). Perle e orecchini di nefrite estratta dalle cave di Fengtian (Hualian, Taiwan) sono stati riportati alla luce in molte delle grotte di Tabon, insieme a manufatti di rame/bronzo tra cui asce a immanicatura cava, punte di lancia, una punta di freccia con barbigli e codolo e un probabile arpione dentellato. Sono stati rinvenuti anche forme per la fusione di asce ed elementi in oro di collana.
Alle fasi successive della protostoria filippina (periodo preispanico) appartengono alcuni relitti di mercantili rinvenuti al largo delle coste di P., in particolare il relitto di Pandanan a sud e quello di Busuanga al largo della costa settentrionale. Tra il XIV e il XV secolo questi vascelli importavano nell'arcipelago delle Filippine grandi quantitativi di ceramica invetriata e porcellana dalle fornaci della Cina e dell'Asia Sud-Orientale.
R.B. Fox, The Tabon Caves. Archaeological Explorations and Excavations on Palawan Island, Philippines, Manila 1970; E. Bacus, The Archaeology of the Philippine Archipelago, in I. Glover - P. Bellwood (edd.), Southeast Asia. From Prehistory to History, London 2004, pp. 257-81.
TABON, Grotte di
v. Palawan, Isola di