L'archeologia del Subcontinente indiano. Sri Lanka
di Hans-Joachim Weisshaar
Il territorio di Sri Lanka è costituito dall'isola di Ceylon e da isole e penisole che, dall'estremità nord-occidentale di questa, riducono a 35 km la distanza dalla punta meridionale della penisola indiana, cui lo Sri Lanka appare culturalmente legato fin da epoche remote.
I più antichi resti osteologici risalgono al 28.000 a.C., ma il dato è da considerarsi ancora provvisorio, essendo l'esplorazione dei siti paleolitici delle dune costiere (teri) ancora all'inizio. Il Mesolitico è invece ben documentato in tutto il Paese. Gli strumenti litici di quarzo e selce da vari siti, tuttavia, mostrano solo pochi ritocchi secondari. Secondo C.G. Seligman, la tradizione mesolitica si prolungherebbe fino all'età del Ferro, con sopravvivenze ancora documentabili presso gli odierni Wedda. In molti siti reperti tipici dell'età del Ferro compaiono infatti in associazione con microliti, di cui resta dubbia però l'attribuzione. Un esempio in tal senso è costituito dall'insediamento monastico di Pidurangala, dove i ripari sotto roccia furono occupati da monaci di Sigiriya dal IV al VI sec. d.C., ma furono frequentati prima e probabilmente anche dopo questa data da gruppi di cacciatori e raccoglitori. Non è ancora chiaro il processo di transizione dal Mesolitico al Neolitico; sembra ancora valida l'ipotesi secondo la quale tanto il Neolitico quanto l'età del Bronzo sarebbero assenti, anche se si segnalano rinvenimenti sporadici di asce di pietra. L'unico reperto in strato, rappresentato da un'ascia da Pidurangala, è probabilmente importato dall'India ed è stato trovato in contesto mesolitico. Ad Anuradhapura al deposito della tarda età della Pietra si sovrappone direttamente quello relativo all'età protostorica del Ferro.
Nel I millennio a.C. si diffusero dall'India meridionale le necropoli megalitiche, con una significativa associazione di Black-and-Red Ware (BRW).
Di grandi dimensioni è la necropoli di Ibbankatuwa, nei pressi di Dambulla, che conta diverse centinaia di tombe a cista con rivestimento di lastre. Ognuna delle ciste contiene una o due urne BRW, circondate da vasellame e oggetti quali grani di corniola, agata, pasta vitrea e, più raramente, spilloni di ferro. Il contenuto di un'urna, sottoposto ad analisi radiometriche, ha fornito una datazione al 400 a.C. circa. La posizione delle urne e gli oggetti di accompagnamento riflettono il rango sociale del defunto. Nelle vicinanze del cimitero si trova un piccolo villaggio preistorico. Una prospezione geofisica del cimitero ha mostrato che le sepolture erano disposte in gruppi; sembrerebbe che ciascun agglomerato avesse il suo spazio riservato all'interno del cimitero, separato da una distanza di 10-12 m da quelli contigui. I cimiteri megalitici caddero apparentemente in disuso nel corso del IV sec. a.C., ma poco si sa delle pratiche di sepoltura dei periodi successivi. Sono documentate tombe comuni: il sito meglio indagato è Pomparippu, nel Nord-Ovest, dove le urne erano poste in fosse prive di architettura e i corredi erano costituiti da grani di collana e oggetti di ferro. Oltre a queste, solo sporadiche sepolture, per lo più singole, sono state rinvenute durante gli scavi di altri siti (ad es., Sigiriya e Tissamaharama).
Al VI sec. a.C. sembra risalire la fondazione di Anuradhapura, destinata nel IV sec. a.C. a diventare il centro più influente nonché capitale dell'isola. La città divenne un importantissimo centro religioso da quando, nel III sec. a.C., il buddhismo fu introdotto nello Sri Lanka dal re Devanampiya Tissa. La città ricoprì la funzione di capitale fino al 993 d.C., quando l'isola fu conquistata dai Chola, sovrani dell'India meridionale, che spostarono il centro del potere a Polonnaruva. Capitale dell'isola fu, per breve tempo, anche Sigiriya. Il re Kashyapa (Kassapa) I (477-495 d.C.) costruì un palazzo, i cui resti sono ben conservati, sulla cima della rocca di Sigiriya, una delle imponenti formazioni rocciose monolitiche che caratterizzano questa zona arida. Il sito è conosciuto anche per i celebri dipinti murali. Gli scavi, diretti da S. Bandaranayake, si sono concentrati nelle immediate vicinanze, in particolare nel giardino ai piedi della rocca, ma sono state condotte anche ricognizioni in tutta la zona, fino alla regione di Dambulla, che hanno rivelato l'esistenza di un'area di insediamento con numerosi siti preistorici, megalitici e storici e hanno riunito una collezione di iscrizioni su roccia.
Nei pressi di Sigiriya, nel IV sec. d.C., ai piedi e lungo i fianchi della rocca di Pidurangala dal caratteristico profilo a cono, fu edificato un monastero, senza dubbio connesso con la fortezza e con la corte reale, di cui doveva costituire il centro di culto. Gli scavi nella sala capitolare hanno messo in luce solo una piccola parte del complesso, in gran parte ancora nascosto dalla giungla. Lungo le pareti rocciose sono disseminati numerosi ripari, il più importante dei quali è il cosiddetto Upper Rock Shelter, un allineamento di 12 ambienti il cui punto focale è un ambiente costruito con muratura di mattoni, che ospita la statua colossale (lungh. 13 m) di un Buddha recumbente. Una gran quantità di ceramica è stata pubblicata; essa tuttavia pertiene per lo più a una fase tarda, non anteriore al 450 d.C.
A Polonnaruva le indagini archeologiche hanno avuto come scopo principale l'esposizione delle strutture architettoniche. Un elemento datante è costituito dalla grande quantità di ceramica cinese di epoca Song (960-1279 d.C.), rinvenuta in tutti gli scavi. Anche la ceramica locale appare significativa in tal senso, soprattutto per quanto riguarda tipi caratteristici del cosiddetto "periodo di Polonnaruva" (epoca Chola), assieme ad altri complessi più antichi comparabili con le ultime fasi di Tissamaharama, dall'VIII sec. d.C. in poi. Di grande rilievo è stata la scoperta di un antico ospedale, circondato da un muro a terrazza, da cui provengono reperti quali mortai per la preparazione di medicinali, forbici e altri strumenti di uso medico.
Il sito di Godavaya, alla foce del Walawe Ganga, è uno dei porti più importanti del Sud e del Sud-Est dell'isola, strettamente connesso con la residenza regale di Tissamaharama, capitale del regno di Ruhuna. Un monastero, sorto sull'estuario dopo il I-II sec. d.C., svolgeva funzioni di raccordo nei traffici commerciali e riscuoteva dazi; un'iscrizione su roccia nel sito ci informa che tale privilegio era stato accordato al monastero dal re di Anuradhapura. Un gran numero di depositi con monete romane originali o di imitazione locale testimonia dell'importanza di questa regione per l'economia del Paese e della connessione del regno di Ruhuna con la "via della seta marittima". Oltre che nell'esportazione dei rinomati prodotti dell'isola, quali spezie, gemme, legno di sandalo e avorio, sembra che il Ruhuna fosse specializzato nella produzione e commercializzazione dell'acciaio, prodotto con tecniche di sfruttamento eolico; le fornaci erano localizzate infatti lungo i crinali occidentali delle catene montuose centrali nell'area di Samanalawewa, esposte ai forti venti monsonici. I prodotti, di alta qualità, potevano facilmente essere convogliati verso i porti sulla costa meridionale. Fonti islamiche del IX secolo lodano l'acciaio Sarandibi, usato come materiale grezzo per la produzione delle famose lame damaschinate.
Nel tracciato della "via della seta marittima", Sri Lanka rappresentava uno snodo di primaria importanza. La presenza in tutti i siti scavati nel Paese di monete da Cina, India, Aksum, Persia, Vicino Oriente, Roma e Bisanzio, di ceramiche da Persia, India e Cina, di anfore dal Mediterraneo, di grani di corniola e pasta vitrea dall'India, palesa la sua posizione di preminenza nell'Oceano Indiano.
Bibliografia
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di Hans-Joachim Weisshaar
Uno dei più grandi siti archeologici dello Sri Lanka, nella Provincia Nord-Occidentale, con superficie di circa 50 km2.
Secondo il Mahāvaṃsa ("La grande cronaca"), testo letterario redatto tra il IV e il VI sec. d.C., la fondazione di A. si deve ad Anuradha, ministro del principe Vijaya, arrivato a Sri Lanka nel VI sec. a.C. dall'India settentrionale. A. divenne capitale dell'isola nel IV sec. a.C., quando il re Pandukhabhaya ridisegnò la città, dotandola di una cittadella fortificata, con un palazzo e quartieri residenziali, e di un'area extra moenia per i mercanti stranieri (Yāvana/Yona). Nel III sec. a.C. il re Devanampiya Tissa strinse forti relazioni con il re Maurya Ashoka e introdusse il buddhismo nell'isola. A. fu capitale del regno allora più importante, quello dei Rajarata, fino al 993 d.C., quando, sotto il dominio dei Chola, dinastia dell'India meridionale, fu sostituita da Polonnaruva. A. fu abbandonata e riscoperta solo nel 1832, divenendo da quel momento un importante centro di pellegrinaggio per i buddhisti.
Monumenti di spicco per le loro dimensioni sono il Ruwanweli Dagoba (Mahatupa) e l'Abhayagiri Dagoba, alti entrambi circa 115 m, e il Jetavahana, costruito dal re Mahasena nel 276, che con i suoi 120 m rappresenta il più alto monumento di mattoni dell'antichità (per la sua costruzione ne occorsero 62 milioni). Gli scavi del 1982 di H. Ratnayake portarono all'importante scoperta del cosiddetto Tesoro del Jetavahana nella piattaforma di fondazione del monumento. Fra gli oggetti rinvenuti, oltre a un enorme quantitativo di grani di collana, gemme intagliate e altri articoli di gioielleria, si annoverano 150 pezzi di vasellame, completi o quasi completi, presumibilmente provenienti dall'Asia occidentale e dall'India settentrionale. I ritrovamenti sono ascritti da Ratnayake, su base archeologica e stilistica, a un arco di tempo compreso tra il II sec. a.C. e l'ultimo quarto del III sec. d.C.
Secondo il Mahāvaṃsa il monastero di Abhayagiri fu fondato nel I sec. a.C., ma il dāgöba, o stūpa, risalirebbe al tempo del re Gajabahu (114-136 d.C.). Tra il 1981 e il 1987 l'Abhayagiri Dagoba fu oggetto di indagini archeologiche, nel corso delle quali furono riportarti in pianta i monumenti presenti nel circondario e ne furono scavati alcuni. Solo in pochi casi furono rinvenuti materiali di epoca precedente l'era volgare: Black-and-Red Ware (BRW), Rouletted Ware and Northern Black Polished Ware (NBPW). La data più antica fornita dalle analisi al 14C è 210±60 d.C. Ulteriori ricerche hanno dimostrato, grazie anche al ritrovamento di ceramiche invetriate sasanidi-islamiche e cinesi céladon di periodo Tang, che il monastero, almeno in quella zona, fu abitato fino al 1000 d.C. circa. Per la stessa area è stata messa a punto una sequenza ceramica che si articola dal I sec. a.C. in poi.
Dell'antica città è visibile oggi solo il terrapieno che un tempo la circondava. Scavi estensivi all'interno della cittadella furono condotti dal locale Dipartimento di Archeologia dopo il 1969. Essi affrontarono la prima vera indagine analitica sulla ceramica locale, pubblicata in seguito da S. Deraniyagala, direttore dello Anuradhapura Citadel Archaeological Project (ACAP) sin dalla sua fondazione nel 1984. Tra il 1989 e il 1995 furono condotte indagini nell'area del terrapieno, che rivelarono l'esistenza di due muri paralleli di mattoni e pietra, fu redatta una mappa di tutti i resti archeologici di A. e fu provata l'esistenza di una lunga fase precedente gli eventi raccontati dalle fonti, attestata da tracce di frequentazione mesolitica e di un vero e proprio insediamento a partire dall'età del Ferro, per il quale datazioni al 14C indicano nel IX sec. a.C. il termine più alto. Reperti tipici sono costituiti da frammenti di BRW e strumenti di ferro.
Sono stati individuati 11 periodi, distinti da lettere in ordine alfabetico, due dei quali (da K a J) preistorici. Le strutture correlate consistono principalmente di suoli di occupazione e piccole fornaci o forni. Frammenti di Rouletted Ware di una ceramica grigia medio-fine sono identificabili come prodotti di importazione. Alcuni frammenti ceramici recano iscrizioni incise in caratteri brāhmī, che si datano almeno a partire dal IV sec. a.C. La struttura dell'insediamento cambia nel periodo G (che datazioni al 14C collocano tra il I sec. a.C. e il 130 d.C. ca.), in cui si registra l'impiego di lastre di calcare e di mattoni come materiali da costruzione; risalgono a questo periodo una corte pavimentata e un viale con pavimentazione di mattoni. Alcuni frammenti di ceramica invetriata turchese, comunemente attribuita al periodo sasanide-islamico, potrebbero rappresentare un'intrusione oppure indicare una lunga durata di questa fase. Tutte queste strutture furono sigillate da una sala colonnata la cui costruzione è assegnata al periodo F, datato tra il 300 e il 600 d.C. I successivi cinque periodi, caratterizzati da una stratigrafia disturbata, appartengono a epoca medievale.
Rotte di terra collegavano A. con Mihintale e altre città, ma di queste arterie di traffico non restano che alcuni ponti di pietra di accurata costruzione.
W. Geiger, The Mahāvaṃsa or the Great Chronicle of Ceylon, London 1912 (rist. New Delhi 1993); S. Deraniyagala, The Citadel of Anuradhapura 1969. Excavations in the Gedige Area, in Ancient Ceylon, 2 (1972), pp. 48-168; H. Ratnayake, Jetavanaramaya Project Anuradhapura. First Archaeological Excavation and Research Report (January - June 1982), Colombo 1984; M. Kuna, Local Pottery of Anuradhapura: a Way to its Classification and Chronology, in Památky Archeologické, 78 (1987), pp. 5-66; H. Ratnayake, The Jetavana Treasure, in S. Bandaranayake et al. (edd.), Sri Lanka and the Silk Road of the Sea, Colombo 1990, pp. 45-61; J. Bouzek (ed.), Ceylon between East and West. Anuradhapura Abhayagiri Vihara 1981-1984. Excavations and Studies, Prague 1993; A. Seneviratna, Ancient Anuradhapura, Colombo 1994; T. Momose - Y. Abe, Anuradhapura Citadel Project: Anuradhapura Citadel Rampart 2. Excavation Report 1994 - 1995, in Ancient Ceylon, 17 (1996), pp. 1-128; S. Deraniyagala - M. Abeyratne, Radiocarbon Chronology of Anuradhapura, Sri Lanka. A Revised Age Estimate, in SAA 1997, pp. 759-91; R. Coningham, Anuradhapura. The British-Sri Lankan Excavations at Anuradhapura Salgaha Watta 2, I, Oxford 1999.
di Hans-Joachim Weisshaar
Città dello Sri Lanka meridionale, capitale dell'antico regno di Ruhuna con il nome di Mahagama, fondata, secondo il Mahāvaṃsa ("La grande cronaca"), dal re Mahanaga nel III sec. a.C. come residenza regale.
Il centro della città (oggi una bassa collinetta abitata chiamata Akurugoda), a partire dal II sec. a.C. fu una cittadella rettangolare con adiacente un lago artificiale (Tissa wewa); le più antiche tracce di occupazione risalgono tuttavia al IV sec. a.C. Quattro monasteri sorgevano all'esterno della cittadella, a sud del Tissa wewa. Al limite meridionale della cittadella nel II e I sec. a.C. era attivo un quartiere artigianale specializzato nella lavorazione del bronzo. La ceramica più significativa trovata in questo contesto è la Black-and-Red Ware (BRW). Nelle vicinanze, scavi condotti da H. Parker alla fine del XIX secolo avevano rivelato la presenza di fornaci per ceramica. A nord di uno spazio aperto c'erano probabilmente le abitazioni degli artigiani, mentre a sud di esso si trovava la zona di produzione, caratterizzata da lunghe batterie di fornaci. La più estesa di queste batterie, che contiene 18 postazioni di lavoro, si conserva per oltre 11 m. Da questi dati si ricava il quadro di un'area di produzione estremamente vivace all'interno della cittadella e, più in generale, dell'alto livello delle attività manifatturiere nel Ruhuna.
Nel I sec. d.C. il carattere dell'insediamento cambia. Si produce ancora il bronzo (sono stati rinvenuti infatti dei crogioli), ma le batterie di fornaci non sono più in uso e l'area è occupata da abitazioni più grandi, dislocate lungo il pendio. Le testimonianze meglio conservate relative al I e II sec. d.C. provengono dalla zona occidentale della cittadella, nel Giardino della Corte (Tissa 2), presso il Tissa wewa, dove gli scavi hanno messo in luce un grande edificio (probabilmente una residenza aristocratica), distrutto da un incendio. Esso aveva pilastri portanti lignei, pavimento di argilla, pareti intonacate e dipinte in bianco, tetto con copertura di tegole. Sono stati rinvenuti molti oggetti di uso domestico ancora in situ, sigillature di argilla, monete e le cosiddette Lakṣmī plaques, tradizionalmente interpretate come monete, ma recentemente rilette da R. Walburg come oggetti simbolici o votivi.
Nell'ambito della produzione ceramica, dal I sec. d.C. la BRW cessa di essere prodotta, mentre sono documentati nuovi tipi di vasellame realizzati con una ceramica rossa più grossolana. Nel complesso, il vasellame domestico è composto da ceramica rossa, cui si affiancano pochi ma nuovi tipi di Black Ware. Contatti con l'Occidente sono testimoniati da ceramiche invetriate, dette "sasanidi-islamiche", e da frammenti di anfore. Le prime ceramiche invetriate sono state rinvenute in contesti databili al III sec. d.C. La Red Polished Ware (RPW), di supposta origine indiana, e altre ceramiche simili sono presenti dal IV sec. d.C. in poi. Di grande interesse sono frammenti a impasto bianco, con decorazione dipinta in rosso o con ingubbiatura rossa, ritenuti di origine locale, che compaiono nel V-VI sec. d.C.; una simile, ma più grossolana Orange-Dipped Ware è già presente nel IV sec. d.C. Contatti con la Cina sono evidenziati da pochi ritrovamenti di ceramiche céladon e invetriate di periodo Tang, nell'ultima fase del sito (VIII-IX sec. d.C.).
Nella vicina area di Sarvodaya (Tissa 3) è stato rinvenuto, in un contesto stratigrafico datato al I-II sec. d.C., un vasto edificio costruito con canniccio ricoperto di argilla e fango. Nonostante le affinità con la residenza aristocratica nei pressi del Giardino della Corte (simile è infatti la struttura e la presenza di grandi giare di stoccaggio e di focolari interni ed esterni), ha funzione del tutto diversa: centinaia di oggetti quali frammenti di tavoli di pietra, macine, mortai, pestelli e strumenti di ferro, spesso con evidenti tracce di usura, inducono infatti a interpretare l'edificio come ospedale e dispensario di medicamenti, fondato da un ricco donatore o dallo stesso re.
A T. non ci sono le grandi vasche per bagni medicamentosi di cui erano forniti gli ospedali di epoca più tarda (ad Anuradhapura, Mihintale), ma una struttura ovale (lungh. 2,3 m; largh. 1 m) in muratura di pietra, con pavimentazione anch'essa di pietra e rivestita di argilla, può forse esserne un antecedente. Inoltre, le fondazioni di un grande bagno sono state rinvenute a una distanza di 10 m circa nei pressi del lago: esso consiste di una struttura di mattoni con accurato sistema di scarico per le acque nere. Sono state rilevate anche le fondazioni di mattoni di due edifici successivi, databili tra il 300 e il 450 d.C., dotati di copertura di tegole e pinnacoli. Anche qui è stato rinvenuto in situ del vasellame domestico. La distruzione degli edifici può essere collocata dopo il 450 d.C. grazie alla presenza di un buon numero di monete tardoromane di periodo compreso tra il IV e la metà del V secolo.
Non sono attestate strutture più tarde nella cittadella. L'architettura più recente del sito, assai modesta, è costituita da un piccolo edificio monastico, con pilastri di pietra che poggiano su una fondazione di mattoni recuperati da edifici più antichi. All'interno dell'allineamento dei pilastri sono stati rinvenuti dei recipienti, interrati probabilmente nel corso di un sacrificio di fondazione; uno di essi è sicuramente coevo alla data di fondazione (dopo il 450 d.C.), due appartengono invece alla fase precedente (300-450 d.C. ca.).
I dati archeologici raccolti nei vari saggi condotti all'interno della cittadella suggeriscono un declino dell'insediamento dopo il 500 d.C., forse in concomitanza con il crollo della dinastia regnante. La cittadella non fu mai abbandonata completamente, come provano reperti databili al IX e X sec. d.C.; i monasteri al di fuori della cittadella rimasero in vita, nonostante l'apparente spopolamento dell'area.
H. Parker, Report on Archaeological Discoveries at Tissamaharama, in Journal of the Ceylon Branch of the Royal Asiatic Society, 8 (1883-84), pp. 1-97 (rist. Mattegodagama 1998); W. Geiger, The Mahāvaṃsa or the Great Chronicle of Ceylon, London 1912 (rist. New Delhi 1993); H. Schenk, ‟Rouletted Ware". Eine besondere Gefäßform zwischen dem Roten Meer und Vietnam in vorrömischer Zeit, in E. Pohl - U. Recker - C. Theune (edd.), Archäologisches Zellwerk. Beiträge zur Kulturgeschichte in Europa und Asien. Festschrift für Helmut Roth zum 60. Geburtstag, Rahden 2001, pp. 129-43; Id., The Development of Pottery at Tissamaharama, in H.-J. Weisshaar - H. Roth - W. Wijeyapala (edd.), Ancient Ruhuna. Sri Lankan-German Archaeological Project in the Southern Province, I, Mainz a.Rh. 2001, pp. 59-195; H.-J. Weisshaar - H. Schenk - W. Wijeyapala, Excavations in the Citadel at Akurugoda: the Workmen's Quarter (Tissa 1) and the Court's Garden (Tissa 2), ibid., pp. 5-39.