L'année dernière à Marienbad
(Francia/Italia 1961, bianco e nero, 94m); regia: Alain Resnais; produzione: Pierre Courau, Raymond Froment per Précitel/Terrafilm/Cineriz; sceneggiatura: Alain Robbe-Grillet; fotografia: Sacha Vierny; montaggio: Henri Colpi, Jasmine Chasney; scenografia: Jacques Saulnier; costumi: Bernard Evein, Chanel; musica: Francis Seyrig.
La macchina da presa scorre in carrellata lungo le pareti e i soffitti di un hotel barocco, mentre la voce di X, un uomo dall'accento italiano, descrive la fredda bellezza dell'ambiente ad A, un donna che sta cercando di convincere a lasciare l'hotel in sua compagnia. Si entra in un teatro dove è in corso la rappresentazione di uno spettacolo, interpretato da due attori immobili davanti a un'ugualmente immobile platea di uomini e donne in abiti eleganti: tra gli spettatori vediamo prima M, che potrebbe essere il marito di A, poi X e infine A. Il film prosegue alternando scene in cui compaiono A, X e M, conversazioni casuali degli altri ospiti, immagini dell'hotel e del suo giardino. X continua a ricordare ad A il loro precedente incontro, avvenuto un anno prima in un altro hotel, nel quale la donna gli aveva promesso che l'avrebbe seguito se egli avesse aspettato un anno. Ma A sembra non ricordare nulla di tutto ciò e sostiene che X l'ha scambiata per un'altra. L'uomo continua a descrivere particolari ‒ una scarpa con un tacco rotto, una conversazione interrotta ‒ che a poco a poco entrano a far parte del flusso delle immagini. In una scena chiave, X ricorda ad A di aver richiamato l'attenzione di lei nei confronti di una statua raffigurante un uomo e una donna sul balcone prospiciente il giardino. Lui dava un'interpretazione della scultura, lei un'altra. In seguito M ne proporrà una terza. Periodicamente M e X giocano una partita a scacchi, a domino oppure a carte, sempre vinta da M. Mentre le resistenze di A sembrano indebolirsi, i ricordi di X si fanno più confusi e lasciano intravedere alcuni possibile finali della loro storia: M che spara ad A, X che entra nella stanza di A e la violenta ‒ violenza rappresentata da discontinue e sovraesposte carrellate verso A, condiscendente ed estatica. X respinge queste idee. A supplica M di salvarla, ma lui le risponde che ormai sa con certezza che lei sta per lasciarlo. Mentre gli ospiti dell'hotel assistono a un'altra partita tra i due uomini, A, ai piedi della scalinata, attende che l'orologio batta la mezzanotte. A e X lasciano l'hotel, mentre M, sulla scalinata, li guarda tristemente allontanarsi. I due amanti in fuga nella notte si lasciano alle spalle l'hotel; le finestre dell'edificio si illuminano, mentre la voce di X dice ad A che sta per perdersi nel labirinto della notte e del giardino, sola con lui.
Dopo il successo di Hiroshima, mon amour, due produttori presentarono Alain Resnais al maggiore esponente del nouveau roman, Alain Robbe-Grillet. Il regista scelse uno dei quattro soggetti che gli vennero proposti e Robbe-Grillet ne trasse una sceneggiatura dettagliata. Resnais seguì da vicino le indicazioni di Robbe-Grillet, che comprendevano descrizioni delle inquadrature e dei movimenti di macchina, ma introdusse cambiamenti simili a quelli d'un regista hollywoodiano rispetto a una sceneggiatura approvata dallo studio: tra questi, la sequenza vistosamente discontinua dello 'stupro'. Il film venne girato in studio a Parigi e in tre edifici barocchi nei dintorni di Monaco di Baviera. Resnais e i tre protagonisti cercarono di trovare il 'tono' giusto per ogni scena, come se si trattasse di comporre una partitura musicale. A volte di una stessa scena furono girate più versioni, ma il montaggio del film, che rispettava l'ordine delle sequenze previsto dalla sceneggiatura, fu realizzato in appena due giorni e mezzo. Un allievo di Olivier Messiaen compose un accompagnamento musicale per organo, con alcuni brani per orchestra che ritornano a conclusione della sequenza dello spettacolo teatrale e nel finale, creando un'evidente analogia tra gli spettatori della scena e il pubblico del film. Visto L'année dernière à Marienbad, i produttori si rifiutarono di distribuirlo temendo le reazioni del pubblico. Senza informarli, Resnais lo presentò al Festival di Venezia dove vinse il Leone d'oro. Il film divenne così una delle opere più discus-se di un decennio che aveva assistito all'esplosione mondiale di nuove forme di linguaggio cinematografico. Per una generazione rappresentò l'emblema di un cinema simile a un mondo autosufficiente, in cui passato e presente, reale e immaginario coesistono senza alcun riferimento alla realtà esterna. Radicalizzando le innovazioni introdotte da film quali Paisà di Rossellini, L'année dernière à Marienbad frammentava il flusso narrativo delle immagini in una discontinuità musicale che liberava il cinema dalle antiche convenzioni narrative, lasciando spazio all'immaginazione e ai suoi 'giochi di prestigio' ‒ personaggi che scompaiono o che appaiono contemporaneamente in luoghi diversi, ambienti che mutano, commistioni di immagini e suoni.
Il film di Resnais trasformò la stessa attività interpretativa, in gran parte ricollegabile all'inconscio, presentando immagini dai molteplici e contraddittori significati: a) X tenta di sedurre A descrivendole una storia d'amore mai accaduta; b) X dice la verità ma A la rifiuta (queste due interpretazioni furono spesso citate dalla stampa come le due visioni contrapposte di Robbe-Grillet e Resnais); c) come in una leggenda bretone che Resnais conosceva fin dall'infanzia, X è la Morte che rivendica la vita di A dopo averle concesso un anno di tregua; d) A è malata e l'hotel è una casa di cura; e) X è Orfeo che vuole portare via Euridice dal regno dei morti; f)i tre personaggi simboleggiano rispettivamente Es, Io e Super-io nel sogno della donna; g) X è l'unica persona reale in un luogo popolato da fantasmi, come in La invención de Morel di Adolfo Bioy Casares… L'année dernière à Marienbad, tuttavia, racconta una storia a lieto fine: X riesce a convincere A ad andarsene con lui. È un tema comune ai romanzi di Robbe-Grillet: un tentativo di "far scomparire un vuoto fastidioso", tentativo che si trasforma in fallimento quando questo vuoto ‒ l'anno scorso, Marienbad, la controversa storia d'amore ‒ "invade e riempie ogni cosa". Per Resnais il film si svolge in un tempo mitologico, come le fiabe di Cenerentola e della Bella Addormentata, il mito di Euridice o la leggenda della fanciulla bretone che stringe un patto con la Morte. Egli costruisce il proprio film come un castello popolato da immagini già sognate dai grandi narratori della storia del cinema: Welles, Lang, Hitchcock (il cui profilo è riconoscibile in una scena), Cocteau, Epstein, Gance, L'Herbier, Ophuls, von Sternberg, Renoir, Disney, Lewton, Feuillade, Guitry, Bresson, Antonioni, Rossellini, Bergman. Opera originale al cui interno riecheggiano tutti questi influssi, il film è "aperto a ogni mito", come dichiarò lo stesso Resnais. E benché sia uno degli oggetti più singolari che il cinema abbia mai prodotto, passerà ancora molto tempo prima di vederne l'ultimo dei discendenti.
Interpreti e personaggi: Delphine Seyrig (A), Giorgio Albertazzi (X), Sacha Pitoëff (M), Françoise Bertin, Luce Garcia-Ville, Helena Kornel, Françoise Spira, Karin Toeche-Mittler, Pierre Barbaud (ospiti dell'hotel).
A. Kyrou, L'année dernière à Marienbad, in "Positif", n. 40, juillet 1961.
A.S. Labarthe, Marienbad année zéro, in "Cahiers du cinéma" n. 123, septembre 1961.
D. Rocher, Le symbolisme du noir et blanc dans 'L'année dernière à Marienbad', in "Études cinématographiques", n. 100-103, 1974.
P. Bertetto, Alain Resnais, Milano 1976.
G. Deleuze, L'Image-temps, Paris 1985 (trad. it. Milano 1989).