KYLIX (gr. κύλιξ)
Termine greco equivalente all'italiano "tazza". La forma della kylix appare nella ceramica micenea con la sagoma allungata, alto piede e due manichetti verticali: è un tipo di recipiente che ha il suo pieno riscontro nel vasellame aureo, noto soprattutto dai rinvenimenti del recinto funerario dell'acropoli di Micene. Nel periodo geometrico la tazza appare piuttosto raramente: bassa, espansa, con orlatura accentuata, con anse orizzontali innestate a metà del corpo e senza piede. Esemplari di tale tipo appartengono alla ceramica detta del Dipylon e a quella detta protocorinzia. Nella ceramica rodio-geometrica la tazza è senza orlatura, semisferica, con anse orizzontali all'imboccatura e con un piccolo piede. Tipiche nel tardo geometrico, penetrando anche nel periodo orientalizzante (sec. VII a. C.), sono in Beozia le cosiddette "tazze degli uccelli", apode, con due anse orizzontali fiancheggiate da bugne. Nella ceramica orientalizzante non frequenti sono le tazze. Per la produzione di Naucratide si può addurre la tazza del British Museum dedicata da un Sostrato ad Afrodite, larga e a largo e basso piede, con decorazione zoomorfa sia all'interno sia all'esterno, con anse innestate sull'orlatura.
Si ricollegano alla sagoma delle tazze geometriche del Dipylon e protocorinzie quelle di fabbrica rodia, con decorazione vegetale o geometrica policroma del cosiddetto tipo "lesbio" o dello stile detto di Vroulià, ma le forme sono più slanciate col piede più alto. Alle stesse sagome di ceramica geometrica si avvicinano le tazze corinzie, in cui tuttavia l'orlatura diventa più bassa e più tondeggiante, il corpo meno alto, ma più largo il piede.
È nella ceramica laconica o cirenaica, del sec. VI, che scorgiamo di frequente la kylix di forma elegante, ad alto piede, con le lunghe anse obliquamente disposte a mezzo il corpo, e con decorazione fitomorfa all'esterno, figurata all'interno. Alle isole ioniche e, recentemente, a Calcide, sono state ascritte le tazze ad occhioni, a figure nere, piuttosto basse, con curvatura elegante, che somiglia all'echino di un capitello dorico, e piede ingrossato a risega.
Riprende vigore la kylix durante il sec. VI a. C. nella ceramica attica a figure nere. La tazza di Clizia ed Ergotimo del Museo di Berlino ha la sagoma delle tazze laconiche o cirenaiche, ed è questa la sagoma che si mantiene anche nella produzione dei cosiddetti "piccoli maestri", dove o si ha la linea divisoria attorno al corpo del vaso, con sopra una figura animalesca o una testa umana, o si ha una stretta fascia figurata. Vi è tuttavia anche la forma, più antica, a recipiente sferico con potenti anse bitorzolute.
Il trionfo della kylix è nello stile severo a figure rosse, tra il 520 e il 480 a. C.: è il periodo dei grandi maestri di tazze. La tazza ha anse allungate, piede sottile, scodella poco profonda, decorazione figurata all'interno e all'esterno, bella vernice nera lucente. Talvolta la kylix attica di stile severo ha proporzioni assai grandi; quella di Eufornio e di Cacrilione di Monaco misura mm. 428 di diametro. Tali dimensioni si mantengono anche nella fase di stile grandioso o polignoteo (480-450 a. C.); così la tazza con la morte di Pentesilea misura mm. 425. Dopo, la kylix non è molto usata; alla fine del sec. V a. C. subentra la lekane o la lepaste, tazza a coperchio. La kylix appare nella ceramica etrusca in alcuni esemplari chiusini; è rara nella ceramica apula.
V. tavv. XXVII e XXVIII.
Bibl.: E. Buschor, Griechische Vasenmalerei, Monaco 1921; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923; Ch. Dugas e E. Pottier, art. Vasa, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des ant. gr. et rom., V, p. 628 segg.; Th. Lau, E. Brunn e P. Krell, Die griechischen Vasen, ihre Formen und Dekorationssysteme, Lipsia 1877; H. B. Walters, History of ancient pottery, Londra 1905.