KYKNOS (Κύκνος)
1°. - Eroe crudele e selvaggio, figlio di Ares e di Pelopeia, che assaliva i viandanti sulla strada fra Tempe e le Termopili, uccidendoli per costruire con i loro crani un tempio al padre. Fu ucciso da Eracle su incarico di Apollo, a cui aveva rubato l'ecatombe destinata a Delfi.
Il combattimento tra Eracle e K., che non rientra nel dodekàthlos non ancora fissato nel VI secolo, ebbe varie tradizioni letterarie, che si riflettono in parte sulle raffigurazioni. Secondo l'Aspis pseudoesiodeo Eracle combatté contro K. nel boschetto di Apollo Pagasàios presso l'Anauros; dopo averlo ucciso con la lancia, affrontò e ferì, con l'aiuto di Atena, Ares che aveva assistito alla morte del figlio. Apollo fece portare via, successivamente, dall'Anauros la tomba e il σῆμα di Kyknos. Stesicoro e Pindaro (Schol. Pind., Ol., x, 19; Ol., x, 15) fanno in un primo tempo vincitore K., che fu ucciso solo dopo essere stato abbandonato da Ares. Una tradizione tarda (Apoll., ii, 114), confermata tuttavia da alcuni dei più antichi documenti figurati, riferisce che i due contendenti furono separati dal fulmine di Zeus.
Il mito ebbe una grande popolarità nella ceramica attica a figure nere del VI sec. a. C.; pochi sono invece i documenti a figure rosse. Non mancano però raffigurazioni di altro genere: il combattimento appariva sul Trono di Amicle (Paus., iii, 18, 10) e in un gruppo statuario dell'acropoli di Atene (Paus., i, 127, 6), riferendosi sempre alla tradizione stesicorea della monomachia.
Eracle combatte con la spada o con la lancia o con la clava; l'arco impugnato dall'eroe sul rilievo bronzeo del carro di Castel S. Mariano della metà del VI sec. a. C., è ricordato solo da Euripide (Alk., 503; Herc., 391). K., armato sempre come un oplite, non presenta una tipologia costante e uniforme: le varianti sono dovute alla diversa maniera dei ceramografi arcaici di realizzare lo schema di una persona in atto di cadere o di fuggire.
Al secondo venticinquennio del VI secolo va datata l'unica documentazione della ceramica corinzia (frammento di Amsterdam), che non amò mai tale soggetto, sfruttato ampiamente, pur se in un breve periodo, ad Atene. Fin dalle prime raffigurazioni della metà del VI sec. a. C. (lèkythos 497 di Atene; anfora B 156 di Londra; piatto 2410 dell'Acropoli), Zeus, maestoso e gesticolante, appare fra i contendenti. Si forma uno schema comprendente una triade centrale (Eracle, Zeus, K.) fiancheggiata da Atena e da Ares, che si ha, pur se la figura di Zeus perde di maestosità, sul cratere a volute della Collezione Stathatos, dove viene inserito il motivo delle quadrighe, elemento non soltanto decorativo, ma corrispondente alla tradizione esiodea. Talora (oinochòe 1732 di Berlino, affollata di personaggi) K. è già morto: la lotta si svolge fra Ares ed Eracle. Schema questo che appare pure su un rilievo di Vienna del III sec. d. C. e nell'Ara Casali. Sul cratere B 364 di Londra K. è addirittura in fuga su una quadriga, lasciando a combattere il padre e Atena. La dea sostituisce Zeus al centro, dai primi del V sec. (anfora 460 di Monaco, mentre sulla lèkythos 50561 di Villa Giulia la sostituzione avviene con il fulmine). Altri schemi semplificano sempre più la scena: i due contendenti al centro con ai lati Atena e Ares si trovano per la prima volta sull'anfora del Pittore di Amasis al Louvre. La monomachia, infine, appare anche sulla ceramica a figure rosse, su una gemma etrusca e in una metopa del Tesoro degli Ateniesi a Delfi, in cui si perde la ricchezza decorativa, ma risaltano i due eroi nudi nella loro lotta drammatica.
Una scena completamente diversa si ha sul medaglione fittile di età romana di Orange: Eracle è sfidato da Ares, mentre su un podio stanno osservando Zeus, Atena e una Nike.
Monumenti considerati. Rilievo del carro di Castel S. Mariano: P. Ducati, Storia dell'arte etrusca, Firenze 1927, pp. 278-280, tav. 109, fig. 289. Frammento di cratere di Amsterdam: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, pp. 131, 330, n. 1472, fig. 45 bis. Lèkythos n. 497 di Atene: S. Karouzou, in Bull. Corr. Hell., 1955, p. 188, tav. vii. Anfora B 156 di Londra: C.V.A., Gran Bretagna, iv, British Museum, 3, iii H e, tav. 27, i b-c. Piatto n. 2410 dell'Acropoli, attribuito al Pittore di Lydos: J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. iii, n. 50; S. Karouzou, op. cit., tav. viii. Cratere a volute della Collezione Stathatos, attribuito al Pittore di Antimenes: S. Karouzou, op. cit., p. 177 s., figg. 1-2, tavv. v, vi a. Oinochòe n. 1732 di Berlino, attribuita al Pittore di Lydos: A. Rumpf, Sakonides, Lipsia 1937, p. 25, n. 44, tav. 30; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 110, n. 37. Rilievo di Vienna: J. Zingerle, in Oesterr. Jahresh., xxi-xxii, 1922-24, p. 229 ss., tavv. iii-iv. Ara Casali: W. Amelung, Die Skulpturen des Vaticanischen Museum, ii, Berlino 1908, p. 237 s., n. 87 a, tav. 15. Cratere a volute B 364 di Londra, attribuito al Pittore di Lydos: J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 229. Anfora 460 di Monaco, attribuita al Pittore di Priamo: C.V.A., Germania, iii, Monaco 1, tav. 40, 2; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 331, n. 4. Lèkythos 5o561 di Villa Giulia, attribuita al Pittore di Saffo: P. Mingazzini, Vasi della Collezione Castellani, Roma 1930, tav. lxxxvii, 1-3; C. H. Haspels, Attic Black-figured Lekythoi, Parigi 1936, p. 226, n. 9. Anfora F 36 del Louvre, attribuita al Pittore di Amasis: C.V.A., Francia iv, Louvre 3, iii H e, tavv. 15, 5; 17, 2; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 150, n. 6. Vasi a figure rosse: J. D. Beazley, Red-fig., pp. 40, n. 70; 101, n. 2; A. Brulin, Oltos, Copenaghen 1943, fig. 26; C.V.A., Italia, xxv, Tarquinia 1, iii, i, tav. 6, 2. Gemma etrusca del British Museum: A. Furtwängler, Gemmen,, p. 78, n. 29, tav. xvi; G. Lippold, Gemmen und Kameen des Altertums und der Neuzeit, Stoccarda s. d., tav. 38, 12. Metopa del Tesoro degli Ateniesi: Ch. Picard, Manuel, i, i, Parigi 1939, p. 24 ss.; F. Vian, in Revue des Études Anciennes, xlvii, 194S, p. 21, n. 56, tav. ii, 4. Medaglione da Orange: Cat. Brit. Mus., Pottery, p. 72, tav. xvi, 2.
Bibl.: R. Engelmann, in Arch. Zeit., 1879, p. 187 ss.; A. Furtwängler, in Roscher, I, cc. 2210 s., 2221, 2231, 2246; A. Balsamo, Il mito di Herakles e Kyknos e le rappresentazioni figurate ad esso relative, in Studi di Filologia greca, I, 1899, pp. 9-49; R. Engelmann, in Roscher, II, i, 1890-94, cc. 1690-1695, s. v., n. i; C. Robert, Die griechische Heldensagen, II, Berlino 1921, pp. 508-512; Adler, in Pauly-Wissowa, XI, 2, 1922, cc. 2435-2438, s. v., n. 2; S. Zingerle, Kyknos-Relief in Wien, in Oesterr. Jahresh., XXI-XXII, 1922-24, p. 229 ss.; F. Vian, Le combat d'Héraklèes et de Kyknos d'après les documents figurés du VIe et du Ve siècle, in Revue des Études Anciennes, XLVII, 1945, pp. 5-42; S. Karouzou, Fragments d'un cratère à volutes provenant de la Collection Hélène Stathatos, in Bull. Corr. Hell., LXXIX, 1955, p. 177 ss.; F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensagen, II ed., Marburg 1960, p. 79 ss.