KUŚINAGARA
Luogo dove avvenne il parinirvāṇa, o finale estinzione del Buddha Sākyamuni, identificato con il gruppo di rovine situate in prossimità della piccola città di Kasiā nello stato indiano dell'Uttar Pradesh, nella fascia in parte ancor oggi di foreste e paludi nota come Terai. Come per molti altri siti legati alla vita del Buddha, l'identificazione venne proposta nel secolo scorso da A. Cunningham, ed è stata in seguito sostanzialmente accettata da tutti, nonostante il parere avverso di V. Smith e il fatto che i dati sui quali si fonda non collimino in punti assai importanti con le scarse fonti scritte di cui disponiamo. Le notizie principali su K. si devono infatti a Xuan Zang (prima metà del VII sec. d.C.), che racconta di una località in quasi completo abbandono dove tuttavia si ergevano ancora due colonne iscritte di Aśoka (III sec. a.C.): la prima, accanto allo stūpa del nirvāṇa fatto costruire dallo stesso Aśoka; la seconda dinanzi al luogo dove erano state distribuite, a cremazione avvenuta, le reliquie del Tathāgata. Ora, nel sito non v'è traccia delle colonne, né vi è alcuna struttura che sia databile con sicurezza a epoche precedenti quella kuṣāṇa (I-II sec. d.C.).
L'identificazione del sito con la K. dei testi buddhisti sembra reggersi quasi soltanto sulla presenza di un'immagine del Buddha in parinirvāṇa lunga 6 m che si crede sia quella vista da Xuan Zang. Si tratta di un'immagine di arenaria che, data l'assenza di quel tipo di pietra nelle vicinanze del sito, solo motivazioni stringenti - si argomenta - avrebbero indotto a commissionare. Su di essa, che si trova all'interno di un edificio (nirvāṇa-caitya) riedificato dal primo responsabile degli scavi, A. C. L. Carlleyle, nel 1876, e poi di nuovo rifatto nel 1956 con poco rispetto, in entrambi i casi, delle sue vicende storico- archeologiche, è un'iscrizione della fine del V sec. d.C. che ci dà il nome del committente, l'abate (mahāvihāra- svāmin) Haribala.
Il tempio del nirvāṇa fa parte del gruppo principale di monumenti. Accanto a esso sorge lo stūpa principale dell'area sacra, o meglio il suo nucleo cilindrico in mattoni cotti del diametro di c.a 20 m, costruito inglobando uno stūpa più antico e assai più piccolo databile al I sec. d.C. Il rifacimento dello stūpa risale all'epoca gupta, tant'è vero che al suo interno venne rinvenuto un piatto di rame iscritto anch'esso dovuto a Haribala, che lo dichiara depositato all'interno del nirvāṇa-caitya. I due monumenti sorgono su una comune piattaforma alta c.a 2,70 m, attorno alla quale si dispongono almeno otto monasteri rispondenti all'usuale modello (una corte quadrangolare con le celle lungo i lati), stüpa minori e altre strutture non identificate, tutte in mattoni cotti. Sono costruzioni che risalgono all'epoca gupta (V-VI sec. d.C.), così come la maggior parte dei rinvenimenti che vi sono stati fatti (oggetti votivi di terracotta, monete, ecc.); l'esistenza di monasteri sul luogo risale tuttavia al periodo kuṣāṇa, quando alcune strutture erano allineate in maniera diversa. Vi fu una certa ripresa della vita monastica dopo la grave crisi attraversata dal buddhismo intorno all'epoca del viaggio di Xuan Zang, finché, dopo il 900 d.C., il sito venne completamente abbandonato.
Circa 1,5 km a E del gruppo principale di monumenti si trova lo stūpa di Ramäbhär, identificato con quello sorto nel luogo dove il Buddha venne cremato. Si tratterebbe dunque dello «stūpa della cremazione», del makuta-bhandana-caitya dei testi. Esso posa su un plinto circolare, articolato in almeno due terrazze, di 47 m di diame tro, con un tamburo del diametro di c.a 34 m. H. Śāstrī, che condusse gli scavi a K. negli anni 1910-12, ne esaminò l'interno, dove rinvenne numerosi frammenti di sculture e mattoni decorati presumibilmente appartenenti allo stūpa precedente. Tutt'attorno alla struttura vennero invece ritrovate centinaia di tavolette votive con il «credo» buddhista risalenti all'ultimo periodo di vita del sito.
Bibl.: A. C. L. Carlleyle, Report of Tours in Gorakhpur, Saran and Ghazipur in 1877-78-79 and 80 (ASI Reports, 22), Calcutta 1885, pp. 16-29; J. Ph. Vogel, Note on Excavations at Kasia, in ASIAR 1904-5, pp. 43-58; id., Excavations at Kasia, in ASIAR 1905-6, pp. 61-85; F. E. Pargiter, The Kasia Copper-Plate, in ASIAR 1910-11, pp. 73-77; H. Śāstrī, Excavations at Kasia, ibid., pp. 63-72 e ASIAR 1911-12, pp. 134-140; D. R. Patii, Kuśinagara (ASI), Calcutta 1957; D. Mitra, Buddhist Monuments, Calcutta 1971, pp. 69-71.